giovedì 31 dicembre 2015

REGIONE - UTI - LA COSTITUZIONE ITALIANA NON E' IL GIORNALINO "TOPOLINO"!


REGIONE

Unioni Territoriali Intercomunali

LA COSTITUZIONE ITALIANA

NON E' IL GIORNALINO

"TOPOLINO"!!

......

Dal sito del QUIRINALE





COSTITUZIONE ITALIANA

(OMISSIS)

PRINCIPI FONDAMENTALI

(art. 1 – 12)

ART. 5.

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.

(OMISSIS)

TITOLO V

LE REGIONI, LE PROVINCIE, I COMUNI

ART. 114

 
La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.
 
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.
(omissis)

 

(OMISSIS)

ART. 118


Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. 

I Comuni, le Province e le Città metropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.

La legge statale disciplina forme di coordinamento fra Stato e Regioni nelle materie di cui alle lettere b) e h) del secondo comma dell’articolo 117, e disciplina inoltre forme di intesa e Coordinamento nella materia della tutela dei beni culturali.

Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.


OMISSIS

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REGIONE

Riforma enti locali

L.r. 26/2014


COSI' LA REGIONE

MOTIVA E GIUSTIFICA

LO SVUOTAMENTO DEI COMUNI

A FAVORE DELL'UTI

(Unioni Territoriali Intercomunali):

 

per la Giunta regionale del Friuli-Vg, i Comuni regionali (TUTTI!!) in applicazione del principio della adeguatezza e della differenziazione (art. 118)  sono  INADEGUATI (sic!!) a svolgere le funzioni comunali loro spettanti ai sensi dell'art. 118 della Costituzione italiana, primo e seconda comma.

Meglio SOSTITUIRLI con le Unioni Territoriali Intercomunali assegnando a queste Unioni di secondo livello - non elencate e dunque "non costituzionalizzate"  negli articoli 114  e 118, e neppure elette dal popolo - le competenze dei Comuni svuotando così un ente che costituisce la Repubblica italiana e a cui la Costituzione affida "di norma" le funzioni amministrative in quanto è l'ente più vicino al cittadino!


dal sito della Regione

Udine, 28 novembre 2014

da

"LE RIFORME PARALLELE"

di

Gianfranco Spagnul

 
Direttore del Servizio affari istituzionali e locali, polizia locale e sicurezza. Direzione centrale funzione pubblica, autonomie locali e coordinamento delle riforme.
 
           
http://autonomielocali.regione.fvg.it/aall/export/sites/default/AALL/Riforma_enti_locali/Allegati/Slides.pdf



LA RIFORMA

DELL’ASSOCIAZIONISMO LOCALE

(...)

Principi fondamentali del progetto di riforma dell’associazionismo locale sono quelli di adeguatezza (art.118 Cost.) ai sensi del quale l’ente titolare di una potestà amministrativa deve essere strutturalmente idoneo a garantirne l’esercizio efficace ed efficiente e di differenziazione, per cui non tutti gli enti locali dispongono delle stesse prerogative

(....)

...................



COMMENTO

della Redazione del Blog


1) All'art. 5, tra i "principi fondamentali" della Costituzione italiana troviamo "le esigenze dell’autonomia  e  del  decentramento."

Questo importante articolo eleva il "principio autonomistico" a principio fondamentale dell'ordinamento costituzionale italiano.

Principio autonomistico evidentemente "pochissimo amato" e "totalmente disatteso" sia a Roma che a Trieste, considerata l'accelerazione che sta subendo l'asfissiante centralismo sia regionale (Friuli - Vg) che del Governo di Matteo Renzi....

2) Non casualmente all'art. 114 della Costituzione italiana viene nuovamente ribadito e riconfermato il fondamentale principio autonomistico (art. 5).
All'art. 114 viene infatti ribadita l'autonomia degli enti che costituiscono la Repubblica italiana: e tra questi enti  costitutivi, ci sono anche i COMUNI!

3) ART. 118 - In questo articolo si afferma che di norma "Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni".

 Le funzioni amministrative, ai sensi dell'art. 118 della Costituzione italiana, devono dunque essere assolte - di norma - dall'entità territoriale amministrativa più vicina ai cittadini, ossia dai Comuni.

Le funzioni amministrative -  "salvo che" recita l'art. 118 - sono trasferite a livelli amministrativi territoriali superiori solo se i Comuni si dimostrano "inadeguati" sul piano organizzativo e il servizio può essere svolto in maniera più efficace ed efficiente da "Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza."

Per quanto riguarda il "principio della adeguatezza", che risulta essere il CARDINE della riforma degli enti locali nella regione Friuli-vg (L.r.26/2014), è tutto da verificare e da dimostrare che i Comuni regionali (216 in tutto!) siano - improvvisamente -  INIDONEI sul piano organizzativo a svolgere le funzioni comunali fino ad oggi loro attribuite. Fermo restando che è possibile creare - e molti Comuni regionali  lo hanno già fatto - libere associazioni di Comuni per la gestione associata di funzioni comunali.

Talmente INIDONEI per l'attuale Giunta Regionale Serracchiani,  che tutte le più importanti funzioni comunali per legge saranno ora gestite dall'UTI svuotando i Comuni delle loro funzioni.

UN RICORDO

In Friuli anche i piccoli Comuni seppero dimostrarsi IDONEI a superare i molteplici problemi organizzativi durante la ricostruzione del Friuli distrutto dal sisma nel 1976 e di cui il prossimo anno si ricorderà il 40 esimo: 


"(…) Fu l´allora presidente del Friuli Venezia Giulia, Antonio Comelli, ad intuire che per ricostruire "com´era e dov´era "bisognava avere la collaborazione dei sindaci. E fu questa impostazione che alla fine vinse, con la collaborazione del Commissario straordinario Giuseppe Zamberletti e del governo guidato da Aldo Moro.
Ai Comuni infatti vennero concessi i contributi stanziati dalla  leggi nazionali e furono i sindaci a "gestire" la ricostruzione che venne ultimata in poco più di 15 anni.

Non ci fu un solo caso di corruzione o malversazione e ancora oggi l´associazione che raggruppa gli ex sindaci del terremoto va fiera di quella scelta. "E´ nel 1976 che l´Italia scoprì il federalismo - sostiene il presidente, Franceschino Barazzutti ed è grazie a quella scelta che si poté ricostruire".(...)"



UNA PRECISAZIONE:

A differenza della legge statale (che limita l'obbligo di associazione ai Comuni fino a 5.000 o 3.000 abitanti, perché i Comuni con un numero di abitanti maggiore sono ritenuti dal Parlamento italiano evidentemente "ADEGUATI" a svolgere le "funzioni loro delegate" e comunque offre l'alternativa della stipula di una "CONVENZIONE TRA COMUNI"...) la legge regionale nr. 26/2014 OBBLIGA tutti i Comuni (grandi e piccoli) ad associarsi in un'UTI decisa dalla regione stessa, pena il commissariamento del Comune.

4) E' vero che il diritto costituzionale è materia spesso complessa e ostica, che si studia solo all'Università e in pochi corsi di laurea, ma ci si aspetterebbe che la classe politica regionale chiamata ad approvare le leggi regionali avesse le idee chiare in materia e sapesse che la Costituzione italiana non è il giornalino Topolino....

LA REDAZIONE DEL BLOG


domenica 27 dicembre 2015

"LE 18 UTI E L'IMPASSE ISTITUZIONALE" di Prof. Sandro Fabbro


 
 
CON LA RIFORMA REGIONALE

DEGLI ENTI LOCALI

L.r. 26/2014
 
 
SCOMPARE IL FRIULI

A TRARNE VANTAGGIO

E' TRIESTE

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Di seguito pubblichiamo l'articolo apparso sul quotidiano IL MESSAGGERO VENETO (Ud) lunedì 21 dicembre 2015 - prima pagina e “continua” a pagina 9 - con il titolo Con le Uti scompare il Friuli. A trarne vantaggio è Trieste” a firma del Prof. Sandro Fabbro.
 
La Redazione del Blog ringrazia il Prof. Sandro Fabbro per averci concesso la pubblicazione dell'articolo a sua firma.


Le 18 UTI

e l’impasse istituzionale

 
di Sandro Fabbro


Sembra che in Consiglio Regionale si sia riaperto uno spiraglio per discutere come migliorare la legge sull’ordinamento delle autonomie locali, meglio conosciuta come “legge Panontin” o legge delle “18 Unioni intercomunali” (o UTI). Questa riforma, infatti, coraggiosa negli intenti (altri tentativi precedenti erano comunque falliti), si è incartata nel percorso attuativo forse perché ha accumulato troppe criticità di fondo. Ma prima di discutere di miglioramenti è opportuno ripercorrere il dibattito su obiettivi ed esiti di una riforma che, nell’interesse di tutti, va comunque fatta.

Per il riordino dell’amministrazione del territorio regionale, quasi tutte le forze politiche, quale più quale meno, hanno puntato, negli ultimi dieci anni, su un modello duale puro: Regione e Comuni senza Province. Con una visione forse un po’ miope, perché limitata ai soli aspetti di risparmio di spesa pubblica, volevano avere, cioè, solo due livelli amministrativi invece di tre. Ma siccome i comuni sono troppi e spesso troppo piccoli e per governare validamente il territorio si devono raggiungere dimensioni comunali maggiori, per realizzare il modello duale in maniera coerente c’era davanti solo una strada: promuovere forti aggregazioni comunali dal basso, ovvero arrivare a 60/70 macro-comuni aggregati con vere e proprie “fusioni” (è, peraltro, anche la proposta della Società Geografica Italiana nel suo rapporto 2014). Si tratta comunque di una strada lunga e difficile e che implica anche i referendum comunali sulle fusioni (dall’esito sempre incerto).

Con la legge 26 del 2014 si è perseguito invece un modello “dall’alto” e “non puro”, chiamiamolo «2 e ½ o 2 e 3/4» e cioè Regione + Comuni + 18 unioni comunali (le UTI). E’ il risultato che ci si poteva aspettare?

Le 18 UTI della legge regionale 26/2014 non sono né aggregazioni dal basso (anche se la maggioranza dei Comuni vi ha aderito senza particolari resistenze) né «aree vaste strutturate per politiche di sviluppo territoriale». Sono troppe e, escluso Trieste, sono senza polarità forti: Udine, Pordenone e Gorizia sono depotenziate ed «amputate» di parti significative dei loro tradizionali hinterland. Non possono essere, quindi, «motori di sviluppo» territoriale. Alcune unioni, inoltre, includono comuni “esterni” al sistema locale; altre escludono comuni da sempre “interni” al sistema locale. I Comuni si sentono “espropriati” di loro competenze, a vantaggio delle Unioni, mentre la Regione, di suo, ci ha messo molto poco. L’idea di territorio che emerge da queste UTI è, quindi, quella di un territorio fatto di comunità locali un po’ artificiali destinate a gestire servizi comunali in riduzione e senza alcuna capacità di incidere sul futuro dei territori. Il Friuli, nel frattempo, con una sorta di rimozione freudiana -di cui nessuno sembra essersi accorto-, come istituzione è scomparso (ridotto solo ad una «assemblea di comunità linguistica»).

Le 18 UTI, valide a tavolino, nella verifica pratica si sono dimostrate un “tertium non datur” perché non perseguono efficacemente né la coesione dal basso né la competitività territoriale promossa dall’alto.

Fanno emergere, invece, tre criticità serie:

a. le UTI riaggregano solo poteri comunali;

b. solo Trieste, come area vasta, si rafforza (e giustamente ambisce ad essere “città metropolitana”) mentre Udine, Gorizia e Pordenone si indeboliscono (basta guardare i dati degli abitanti delle relative unioni).

c. il Friuli, spacchettato in numerose UTI, sparisce dalle carte della geografia istituzionale.

La riforma Regione-autonomie locali, coraggiosa negli intenti, alla fine si è impantanata in soluzioni sostanzialmente burocratiche ed autoritarie: priva di un progetto di territorio, fa pagare la riforma solo ai comuni e la impone anche con la forza. E’ chiaro che la somma di queste criticità produce lo stallo nel quale siamo finiti e il Friuli, intanto, non ha più alcuna rappresentanza istituzionale (con buona pace degli autonomisti alla Tessitori, Pasolini, D’Aronco ecc.)! Ma una riforma delle istituzioni del territorio riguarda tutti e per lungo tempo e, quindi, ricercare un più ampio consenso non è un optional ma un dovere.

Si può quindi fare qualcosa per correre ai ripari anche se in extremis? La politica regionale, nel suo complesso, dovrebbe esprimere una mossa coraggiosa, capace di superare l’impasse, di modificare giochi contrapposti e di allargare il consenso alla riforma. Ma come? Torniamo alle alternative che abbiamo discusso all’inizio. O dal territorio, dai sindaci sostanzialmente, nasce la proposta di un percorso per arrivare in poco tempo ad un certo numero di fusioni che porti a 60-70 macro-comuni (ma questa, temo, sia una soluzione un po’ complessa e che richiederebbe una riforma completamente diversa). O si deve cambiare approccio ed immettere «risorse» nuove (non necessariamente finanziarie) nella riforma in essere. Prima di tutto andrebbe rimosso l’approccio burocratico ed autoritario per sostituirlo con un approccio che ricrei fiducia reciproca tra Regione e territori. Bisogna, cioè, dare un senso a queste Unioni! Ci vorrebbe un progetto strategico che, per me, non può che essere di “rigenerazione del capitale territoriale” (come spiegherò in un prossimo libro).

Sulla base di un progetto strategico condiviso (e non di operazioni a tavolino) si devono poi assicurare ai territori:

a. più garanzie sulle grandi invarianti identitarie e storico-culturali;

b. più «diritti» territoriali (riconoscimento di particolari valenze strategiche o criticità ambientali);

c. più poteri, più strumenti amministrativi, più personale (trasferendoli dalla Regione!) per promuovere nelle Unioni “piani di rigenerazione territoriale”.

Solo un progetto strategico, allora, potrebbe riequilibrare la forza coercitiva dell’alto e far uscire le Unioni (magari riviste un po’ nei confini e ridotte di numero) dallo stallo in cui le ha cacciate una visione troppo burocratica. Ma c’è tempo e c’è, soprattutto volontà politica per una operazione di questo genere? A questa domanda non spetta certo a me rispondere.

Rimane comunque aperto il problema istituzionale del Friuli che merita una soluzione sua propria ma che ormai non può certo darsi nel contesto di questa riforma amministrativa.



Prof. Sandro Fabbro

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Il Prof. Sandro Fabbro è docente di Tecnica e Pianificazione Urbanistica presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell'Università degli Studi di Udine.
 
 

mercoledì 23 dicembre 2015

IN POLITICA LA TESTARDAGGINE E L'ARROGANZA, SONO UNA QUALITA' O UN GRAVE DIFETTO?


IN POLITICA

LA TESTARDAGGINE

E L'ARROGANZA

SONO UNA QUALITA'

O UN GRAVE DIFETTO?

E I CITTADINI NON CONTANO
PIU'  NULLA?

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Dal sito del settimanale

LA VITA CATTOLICA (Ud)


(…) Nessun dubbio nemmeno sulle avviate riforme degli Enti locali e della Sanità in regione, le più contestate: "andranno avanti comunque". Serracchiani ha ricordato che "le riforme sono in primo luogo un fatto culturale. Avremmo potuto tergiversare, invece ci siamo buttati a capofitto. Quando si cambia - ha aggiunto - non tutti comprendono e capiscono. Ma sulla riforma degli Enti locali accanto ad alcune decine di sindaci che protestano e ricorrono ci sono tantissimi altri che lavorano in silenzio per la riforma. Per questi noi intendiamo andare avanti". Serracchiani non ha escluso contrasti e difficoltà sui territori per l'avvio di queste riforme, "ma noi la nostra strada l'abbiamo imboccata. Abbiamo preso anche alcune precauzioni e quindi, ad esempio, vogliamo che il Tar si esprima sul ricorso di alcuni sindaci a proposito della riforma degli Enti locali. Se servirà porteremo dei correttivi, ascolteremo ancora i sindaci - ha concluso - ma la strada e' tracciata. Noi andiamo avanti" (...).

http://www.lavitacattolica.it/stories/regione/9522_serracchiani_promuove_il_2015_della_sua_giunta_allavanguardia_in_italia/#.Vno7muTSncs

 
COMMENTO
 
  1. Unioni  Territoriali  Intercomunali. Sono 57 i Comuni che hanno fatto ricorso, e sono ben 85 i Comuni  che non hanno approvato lo Statuto e l'Atto Costitutivo dell'UTI a cui la regione li aveva assegnati in "maniera coercitiva":  tutti Comuni (57 + 85) da commissariare ai sensi della legge regionale 26/2014!!!. Cinquantasette + ottantacinque,  ci pare siano più di “qualche decina”...;

  2. Con la riforma degli Enti locali "targata Debora Serracchiani" (l'assessore Panontin con grande probabilità è solo un fedelissimo e maldestro esecutore...) i Comuni sono stati SVUOTATI di autonomia, competenze e potere in palese violazione dell'articolo 114 della Costituzione italiana;

  3. Le UTI sono “solo” delle istituzioni di secondo livello (dunque non votate dai cittadini!) che si sostituiscono ai Comuni ( ente "costituzionalmente" autonomo e che costituisce la Repubblica italiana assieme alle Provincie, Stato e Regioni!) nella gestione della quasi totalità (per non dire tutte!!!) delle attuali competenze comunali senza per altro essere soggette - a differenza dei Comuni!!! - a una verifica elettorale da parte dei cittadini;

  4. Tutte le competenze delle Province sono/saranno trasferite alla Regione che con questa "spaventosa e incostituzionale" operazione di ACCENTRAMENTO AMMINISTRATIVO "completerà" la sua  trasformazione da  ente  di  "INDIRIZZO DI ALTA PROGRAMMAZIONE" (come stabilito dall'attuale art. 11 dello Statuto di autonomia speciale), a MOSTRO AMMINISTRATIVO  (in futuro non si muoverà foglia che Trieste non voglia!!!);

  5. Al posto di 4 Provincie avremo 18 provinciette calate dall'alto e imposte ai Comuni a forza di "commissariamenti" e "ricatti finanziari": dove sono le economie di scala? Dove la semplificazione amministrativa? Dove il rispetto dell'art. 114 della Costituzione italiana? Dove il rispetto delle minoranze linguistiche (maggioranza in regione)?


  6. Dove il riconoscimento istituzionale della plurilingue regione storica e geografica Friuli (il 90% del territorio regionale!) che risulta frantumata e distrutta dalla legge regionale 26/2014?   

E' questa la grande riforma degli Enti Locali che l'Italia intera ci invidierà?

E perchè mai SOLO l'Avv. Debora Serracchiani sa cos'è "IL MEGLIO" per i cittadini della nostra regione? Sicura che “non tutti comprendono e capiscono”?

Avvocato Debora Serracchiani, ancora una domanda. Perchè è stato stravolto l'articolo 11 del nostro Statuto di autonomia speciale  eleminando il fondamentale principio costituzionale del “decentramento amministrativo” e inserendo una norma – che diventerà di rango costituzionale – che permetterà all'ente regione con una semplice e ordinaria legge regionale di IMPORRE ai Comuni  qualsiasi “ideona” piaccia all'ente regione?



LA REDAZIONE DEL BLOG


domenica 20 dicembre 2015

VERGOGNA! STRAVOLTO L'ART.11 DELLO STATUTO DI AUTONOMIA DELLA NOSTRA REGIONE!


 

VERGOGNA!


Senza informare e/o consultare
i cittadini friulani e triestini,

"stravolto" l'art. 11
dello Statuto di autonomia!!
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Comitât pe autonomie
e pal Rilanç dal Friûl
 
Udine
 
COMUNICATO STAMPA
 
19 dicembre 2015
 
RIFORMA DELLO
STATUTO REGIONALE
 
 
Nel sostanziale silenzio della politica e dei media (e dell'ANCI regionale) sta passando in Parlamento la modifica dello Statuto regionale.
Come in altre occasioni vi sono punti ampiamente sbandierati come l'abolizione delle province, punti inseriti con colpi di mano e sbandierati solo in una parte della Regione, senza una verifica reale della volontà politica dei cittadini, come la città metropolitana, e punti nascosti come quello che appare nella modifica prevista all'art. 11, punto 2, dove si legge che la legge regionale disciplina le forme, anche obbligatorie, di esercizio associato delle funzioni comunali.
 
Si attua cioè uno stravolgimento “costituzionale” dell'attuale art. 11 che oggi afferma l'importante principio del “decentramento amministrativo” regionale.

Così recita l'attuale art. 11, primo comma, del nostro statuto di autonomia:
 
"La Regione esercita normalmente le sue funzioni amministrative delegandole alle Province ed ai Comuni, ai loro consorzi ed agli altri enti locali, o avvalendosi dei loro uffici.".

Ebbene, questo importante principio del decentramento amministrativo viene ora cancellato nel nuovo testo dell'art. 11.
 
E c'è di peggio nella nuova stesura dell'art. 11 in approvazione al Senato!
 
Secondo questo Comitato questo articolo è incostituzionale perchè la Regione diventa arbitro dei poteri e funzioni dei Comuni che di fatto diventano subordinati alla Regione che può decidere “motu proprio” di obbligarli – e con una semplice legge regionale! - ad associarsi come meglio essa vuole o secondo convenienza politica o personale del momento!
Dire che è un blitz per imporre le UTI è il minimo, in realtà è un emendamento portatore di altri gravi problemi; incostituzionale poichè sovverte il principio della pari dignità tra Stato, Regioni e Comuni!
 
il presidente del Comitato
dott. Paolo Fontanelli
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ATTUALE  ART. 11

DELLO STATUTO DI AUTONOMIA SPECIALE


Art. 11

La Regione esercita normalmente le sue funzioni amministrative delegandole alle Province ed ai Comuni, ai loro consorzi ed agli altri enti locali, o avvalendosi dei loro uffici.

I provvedimenti adottati nelle materie delegate sono soggetti al controllo stabilito nell’articolo 58.

Le spese sostenute dalle Province, dai Comuni e da altri enti per le funzioni delegate sono a carico della Regione.

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 dal testo della modifica dello Statuto regionale
in discussione in Parlamento:
 

NUOVO ART. 11

DELLO STATUTO DI AUTONOMIA SPECIALE:



XVII LEGISLATURA


CAMERA DEI DEPUTATI



   N. 3224




PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

APPROVATA, IN PRIMA DELIBERAZIONE,

DAL SENATO DELLA REPUBBLICA


il 7 luglio 2015 (v. stampato Senato n. 1289)

d'iniziativa del

CONSIGLIO REGIONALE DEL
FRIULI VENEZIA GIULIA


Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare

Trasmessa dal Presidente del Senato della Repubblica l'8 luglio 2015

omissis


Art. 4.



      1. L'articolo 11 della legge costituzionale n. 1 del 1963 è sostituito dal seguente:
      «Art. 11. –
1. I Comuni, anche nella forma di Città metropolitane, sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.
      2. In attuazione dei princìpi di adeguatezza, sussidiarietà e differenziazione, la legge regionale disciplina le forme, anche obbligatorie, di esercizio associato delle funzioni comunali.
      3. La Regione assicura i finanziamenti per l'esercizio delle funzioni conferite».

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