venerdì 31 gennaio 2014

NELLA REPUBBLICA ITALIANA CI SONO SOLO "MINORANZE LINGUISTICHE" !



IN ITALIA CI SONO SOLO

MINORANZE LINGUISTICHE” !


Dal sito istituzionale della Regione Friuli – Vg:

"La nostra Regione è autonoma e a Statuto speciale - ha aggiunto - in forza della presenza di minoranze linguistiche riconosciute e tutelate, tra queste quella slovena che è anche minoranza nazionale e tutelata, oltre che da norme legislative interne, da specifici trattati internazionali.”

http://www.consiglio.regione.fvg.it/pagine/comunicazione/comunicatistampa.asp?comunicatoStampaId=317779


COMMENTO


Nel sistema giuridico italiano esiste "ESCLUSIVAMENTE" il termine giuridico “MINORANZA LINGUISTICA” e non c'è alcuna differenza, sia sul piano giuridico che costituzionale, tra “minoranza linguistica con Stato” e “minoranza linguistica senza Stato”.

Il Consiglio d’Europa utilizza il termine giuridico “minoranza nazionale” come sinonimo di “minoranza linguistica”, comprendendo in questa categoria giuridica tutte le minoranze linguistiche “con" o "senza Stato”.

In Slovenia, con il termine giuridico “minoranza nazionale” si indicano TUTTE le minoranze linguistiche, "con" e "senza" Stato. E’ dunque un termine giuridico equivalente al termine giuridico italiano “minoranza linguistica”.

Non si deve poi dimenticare che anche sul piano dottrinale il concetto ottocentesco e risorgimentale di "STATO = NAZIONE" è stato superato da decenni.

Si ricorda inoltre che nel sistema giuridico italiano sono di "nazionalità italiana" TUTTI i cittadini italiani, indipendentemente dalla loro lingua madre.    

L'Europa, la Repubblica italiana, e dunque anche la nostra Regione e la vicina  Slovenia, sono entità territoriali plurilingui e le minoranze linguistiche riconosciute spesso non sono il risultato di spostamento di confini tra Stati, ma sono Comunità storiche autoctone millenarie che oggi vivono all'interno di uno Stato che ha una lingua ufficiale diversa dalla loro lingua. E' questo il caso, ad esempio, dei Baschi, dei Catalani, e anche dei Friulani.     

La minoranza linguistica slovena che vive nella regione Friuli-Venezia Giulia, mutuando dal sistema giuridico sloveno il termine “minoranza nazionale” e dando a questo termine il significato "superato sul piano dottrinale e errato sul piano giuridico italiano e europeo, ma anche sloveno", di "minoranza linguistica con Stato", INSISTE nel discriminare tra slovenofoni (da loro definiti "minoranza nazionale", nell'errato significato sopra indicato) e i friulanofoni ( da loro definiti "minoranza linguistica").  E ciò con chiari intenti discriminatori, accreditando così sul piano mediatico e politico regionale, la minoranza slovenofona come "minoranza di serie A", e la minoranza friulanofona come minoranza "di grado inferiore e di serie Z". 


Ciò non è più tollerabile !


Ricordiamo che:

Legge 23 febbraio 2001, n. 38

"Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli - Venezia Giulia"

(pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 56 dell'8 marzo 2001)


Costituzione italiana all'art. 6:

 
ART. 6

COSTITUZIONE ITALIANA

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche


PUO' BASTARE ?

Comitato per l'autonomia e

il rilancio del Friuli


giovedì 30 gennaio 2014

MINORANZE LINGUISTICHE - LA RIFORMA DELLA LEGGE ELETTORALE - "UN INSULTO AL FRIULI E ALLA SARDEGNA" di GIORGIO CAVALLO


MINORANZE LINGUISTICHE
RIFORMA ELETTORALE
in discussione in Parlamento


Un insulto che friulani,


sloveni e sardi


non possono accettare


RIFORMA ELETTORALE "ITALICUM"
PROPOSTA DI TESTO BASE

(…)

16. All'articolo 83 del "decreto  del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957", sono apportate le seguenti modifiche:

(….) 

3) individua quindi:

a) le coalizioni di liste la cui cifra elettorale nazionale sia pari ad almeno il 12 per cento dei voti validi espressi e che contengano almeno una lista collegata che abbia conseguito sul piano nazionale almeno il 5 per cento dei voti validi espressi ovvero una lista collegata rappresentativa di minoranze linguistiche riconosciute, presentata in uno dei collegi plurinominali compresi in una delle regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbia conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nel complesso delle circoscrizioni della regione medesima;
b) le singole liste non collegate che abbiano conseguito sul piano nazionale almeno l'8 per cento dei voti validi espressi nonché le singole liste non collegate rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute, presentate esclusivamente in collegi plurinominali in una delle regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbiano conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nel complesso dei collegi plurinominali della regione medesima, nonché le liste delle coalizioni che non hanno superato la percentuale di cui alla lettera a) ma che abbiano conseguito sul piano nazionale almeno il 8 per cento dei voti validi espressi ovvero  che siano rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute, presentate esclusivamente in circoscrizioni comprese in una delle regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbiano conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nel complesso delle circoscrizioni della regione medesima; (...)
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E nô furlans, slovens e sarts?
Ringraziamo l'ex-consigliere regionale Giorgio Cavallo per averci inviato il documento/analisi che di seguito pubblichiamo.
La Redazione del Blog
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La “riforma” della legge elettorale :


un insulto al Friuli e alla Sardegna


di Giorgio Cavallo


La cosiddetta riforma della legge elettorale per la Camera dei Deputati si palesa sempre più come una legge truffa in cui l’oggetto del contendere non è un modo nuovo e serio di selezionare la classe politica della Repubblica Italiana ma la ricerca del trucco da parte delle forze politiche maggiori per conquistare il potere con il minimo del consenso.

Che senso ha un meccanismo elettorale per la Camera approvato in fretta e furia senza una contemporanea revisione costituzionale del ruolo del Senato e di ciò che può significare domani quale rappresentanza dei territori regionali?

E senza una revisione profonda dei poteri locali e della loro organizzazione a partire dalle Provincie?

Ma nella proposta di legge all’esame della Camera c’è anche una norma che interessa il Friuli e che dimostra la incapacità dei legislatori di andare oltre gli interessi consolidati.

E’ previsto un meccanismo per salvaguardare la rappresentanza delle minoranze linguistiche riconosciute negli statuti regionali.

Queste liste possono accedere alla distribuzione dei seggi se ottengono un quoziente utile nelle nuove minicircoscrizioni e comunque devono raggiungere il 20% dei voti nell’intera Regione. Il meccanismo serve di fatto solo a salvare la Sudtiroler Volkspartei, mentre è probabile che in Val d’Aosta venga comunque conservato l’attuale collegio uninominale.

Ma le minoranze linguistiche non ci sono solo in Trentino Sudtirolo e in Val d’Aosta. Ci sono due Regioni a Statuto Speciale, il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna, dove le rispettive minoranze linguistiche friulana e sarda costituiscono la maggioranza della popolazione: e per di più nelle due Regioni ci sono altre minoranze linguistiche riconosciute, quelle slovena e tedesca in Friuli VG e quella catalana in Sardegna.

Peraltro nelle due Regioni la rappresentanza politica non è organizzata in partiti di raccolta delle rispettive minoranze ma assume un aspetto più variegato e probabilmente più democratico.

Non ha senso che vi sia una legge elettorale che tenga conto solo del Sudtirolo memori che i loro diritti se li sono conquistati con una dura lotta di popolo e dove oltre alla Sudtiroler Volkspartei le ultime elezioni regionali hanno visto premiare le liste nazionaliste tedesche con circa il 25% dei voti.

La complessità delle realtà del Friuli Vg e della Sardegna non permettono di affidare la rappresentanza politica a forze unicamente collegate alle minoranze linguistiche, anche se finora lo si è fatto a livello di elezioni regionali per garantire in pratica la sopravvivenza della Unione Slovena, ma vedono una interlocuzione più articolata tra forze politiche.

In queste realtà non è la minoranza a dover essere rappresentata in quanto tale, ma l’integrazione tra diritti delle minoranze e rappresentanze politiche.

Per questo, anche rimanendo nella logica della proposta attualmente in discussione, l’unico modo corretto di gestire la nuova legge elettorale nelle realtà dove sono significativamente presenti minoranze linguistiche è attivare circoscrizioni di dimensione regionale (nel caso di Bolzano anche provinciale) non facenti poi parte del collegio unico nazionale su cui ripartire gli eventuali resti ed i premi di maggioranza.

Nelle singole circoscrizioni regionali, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Sud Tirolo i seggi spettanti vengano quindi direttamente assegnati con metodo proporzionale, se necessario anche con quello chiamato D’Hont che non prevede l’utilizzazione dei resti.

Visto che si è tanto parlato della legge spagnola, questo è proprio il metodo lì applicato e che permette le rappresentanze politiche della Catalogna, dei Paesi Baschi, della Galizia, dei Maiorchini e delle Isole Canarie, senza creare alcun problema al formarsi della maggioranza politica statale.

E’ chiaro che per ottenere risultati significativi eventuali forze politiche diverse dai partiti italiani dovranno procurarsi i voti necessari, e non sono pochi.

Ma il fatto di non prevedere questa possibilità è un insulto che friulani, sloveni e sardi non possono accettare.


Udine 27 gennaio 2014


Giorgio Cavallo

mercoledì 29 gennaio 2014

UDINE CAPITALE - C'E' UNA STRADA PER ARRIVARCI di Roberto Meroi



UDINE CAPITALE
C’E’ UNA STRADA
PER ARRIVARCI
di
ROBERTO MEROI


La Regione Friuli-Venezia Giulia sta morendo. Era nata a Roma in un freddo inverno di 51 anni fa dopo una lunga e travagliata gestazione. Il contendere era la specialità. Solo con quella, la vasta provincia friulana avrebbe potuto staccarsi dal Veneto nella quale regione era inglobata fino al secondo dopoguerra. Il democristiano Tiziano Tessitori - assieme ad alcuni politici friulani lungimiranti - si era fieramente battuto per far inserire il Friuli (inteso con le province di Udine e Gorizia) tra le quattro nascenti Regioni a statuto speciale. Poi, però, aveva dovuto prodigarsi contro il tentativo (riuscito) di fissare la capitale della Regione non più nella friulana Udine ma nella giuliana Trieste.
Tessitori aveva anche capito le ambizioni di Pordenone a divenire capoluogo. In cuor suo sperava che con quella concessione gli attriti con Udine sarebbero cessati. Purtroppo si sbagliò. Ottenuta la sua Provincia, Pordenone si è sentita improvvisamente grande e si è messa a rivaleggiare con Udine. Quando Udine ha inaugurato il nuovo teatro, Pordenone lo ha subito preteso anche per lei; dopo che Udine ha iniziato la costruzione di un nuovo ospedale, anche Pordenone ne ha voluto uno tutto suo. Pordenone ha rivaleggiato con Udine con le fiere, con le manifestazioni culturali, finanche per ottenere lei l'adunata nazionale degli alpini. Mirerebbe ad avere un'università tutta sua. Ha persino ventilato l'ipotesi di aggregare qualche comune limitrofo pur di avvicinarsi alla attuale popolazione di Udine (hinterland escluso). Pordenone è stata seguita politicamente dalla Regione. Udine (e Gorizia) no.
La Regione sta vagolando nel buio un po' in tutti i settori, da quello economico (le circa centomila persone in cassa integrazione nel piccolo Friuli sono una cifra enorme!) a quello culturale, da quello sanitario a quello delle opere pubbliche, da quello dell'istruzione a quello turistico. Ora, è alle prese con la aggrovigliata questio della soppressione delle Province. Anche qui la confusione politica regna sovrana, tant'è che pare già di scorgere all'orizzonte un nulla di fatto.
Con una simile manovra, Udine rischierebbe di perdere persino la qualifica di capoluogo di Provincia e, addirittura, di venire equiparata a cittadine come Cervignano o Codroipo. Da capitale del potente Patriarcato aquileiese quale essa era!
Paolo Fontanelli sostiene che si dovrebbe trovare un punto di bilanciamento territoriale e ritiene che potrebbe essere dato proprio dal trasferimento della capitale della Regione a Udine, contemporaneamente all'istituzione dell'area metropolitana a Trieste.
E' una proposta di buon senso. Parliamone.


ROBERTO MEROI

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L’intervento di  Roberto Meroi

è stato pubblicato sul quotidiano

 IL GAZZETTINO di Udine

 venerdì 24 gennaio 2014.


domenica 26 gennaio 2014

COMITATO PER L'AUTONOMIA E IL RILANCIO DEL FRIULI - IL DOTT. PAOLO FONTANELLI E' IL NUOVO PRESIDENTE. IL PROF. GIANFRANCO D'ARONCO PER ACCLAMAZIONE NOMINATO PRESIDENTE ONORARIO


COMITATO PER L’AUTONOMIA
E IL RILANCIO DEL FRIULI

Assemblea del 24 gennaio 2014


Alla unanimità è stato nominato nuovo Presidente del Comitato il dott. Paolo Fontanelli.

Per acclamazione è stato nominato “Presidente Onorario” il prof. Gianfranco D’Aronco

Un augurio di “Buon Lavoro” al nuovo Presidente dott. Paolo Fontanelli e un grandissimo ringraziamento al Prof. Gianfranco D’Aronco che nel suo nuovo ruolo di Presidente Onorario siamo certi continuerà ad essere per il Direttivo e tutti i soci del Comitato, l’importante punto di riferimento che è sempre stato fino ad oggi.

LA REDAZIONE DEL BLOG

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COMITATO PER L'AUTONOMIA
ED IL RILANCIO DEL FRIULI

COMUNICATO STAMPA

Venerdì 24 febbraio, a Udine, si è tenuta l'assemblea del Comitato.
Il presidente prof. Gianfranco D'Aronco ha aperto i lavori ricordando la storia della nascita della Regione autonoma del Friuli e della progressiva erosione del progetto autonomista. Ha poi illustato le motivazioni che lo hanno portato a rassegnare le dimissioni dall'incarico di presidente, presentando all'assemblea la proposta della candidatura di Paolo Fontanelli.
Il prof. D'Aronco, su proposta unanime dei presenti, ha quindi accettato il ruolo di presidente onorario.
Sono seguiti vari interventi dei componenti il Comitato, tra cui quelli di Raimondo Strassoldo che ha evidenziato il rischio che sta correndo la specialità regionale nell'ambito della riscrittura del Titolo V della Costituzione, di Aldevis Tibaldi parlando contro la fusione dei Comuni e sul ruolo che dovrebbe avere Aquileia, di Roberta Michieli e Silvana Schiavi Facchin sul tema dell'insegnamento plurilinguistico in regione e di Giorgio Santuz sulla grave situazione economica del Friuli. Ha chiuso gli interventi il presidente dell'assemblea Roberto Dominici evidenziando l'errore che si sta commettendo con l'abolizione delle provincie e l'esigenza di riuscire a fare opinione con appropriati interventi sui media.
Paolo Fontanelli, votato all'unanimità, ha concluso ripercorrendo i temi principali emersi nel corso del dibattito ed in particolare l'esigenza della tutela della lingua friulana, elemento fondativo dell'autonomia regionale e della difesa e rilancio della specialità, strumento fondamentale per poter uscire dalla gravissima situazione economica evidenziata in tutti gli interventi.

Prof. Gianfranco D’Aronco – Dott. Paolo Fontanelli


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mercoledì 22 gennaio 2014

E se i bêçs dal “canone” RAI a lessin a Onde Furlane? di EUROFURLAN


 
1954-2014. LA RAI E FÂS FIESTE PAI SESSANTE AGNS DI TELEVISION, MA PE LENGHE FURLANE CUI FASIAL SERVIZI PUBLIC PARDABON?



E se i bêçs dal “canone” RAI


a lessin a Onde Furlane?


di




EURO FURLAN





Dôs setemanis indaûr al è colât il 60esim inovâl de television publiche intal Stât talian. Cun di fat, ai 3 di Zenâr dal 1954 a 11 a buinore a tacavin lis trasmissions televisivis dal 'Programma Nazionale'. Vie par chê stesse zornade a levin in onde ancje il prin telegjornâl, il prin program di intratigniment e la prime trasmission sportive.

La ricorince e je stade memoreade de bande de Rai, cun celebrazions di ogni sorte. Pe ocasion, chê che e je la aziende culturâl plui grande e plui impuartante dal Stât talian, e à marcât la sô impuartance storiche e la sô funzion di servizi public. Massime di uns vincj agns incà, ae Rai i covente une vore promovi e rilançâ la sô imagjin, soredut tra la fin dal an vecjo e il principi di chel gnûf. Cun di fat, chest al è il moment dal paiament dal abonament pe television e duncje si à di convinci i citadins che chê che formalmentri e je une tasse leade al possès di un aparât televisîf si à di paiâle no dome par chest ma ancje parcè che e covente par mantignî un servizi che si presente tant che “bon” e “just”.

Propit in cont dal servizi, de sô cualitât e de sô ecuitât, in tancj di lôr, cun cjaladuris diferentis, a fasin indenant plui di cualchi dubi. Chest al vâl par esempli in cont de presince e dal ûs de lenghe furlane te programazion de concessionarie dal servizi public radiotelevisîf. Al è un argoment che i politics nostrans a frontin, soredut cualchidun, plui par fâsi propagande che par altri. I risultâts si ju viôt, stant che ce che al è previodût de normative di tutele des minorancis, che su chest cantin e je di une clarece esemplâr, nol ven ancjemò metût in vore.

Il confront cun ce che al sucêt inaltrò al fâs incressi la avilizion, tant che citadins e tant che utents e clients dal servizi public radiotelevisîf. Intant che a Bolzan pal ladin a son nûf gjornaliscj, un cjâf redatôr e doi telegjornâi, cence fevelâ dai programs radio e di chei di intratigniment e aprofondiment par television, chi di nô no je nissune programazion televisive par furlan, no je nissune redazion pal furlan, e duncje no son ni telegjornâi ni 'gr'. Al è dome alc par radio – ven a dî rubricutis di pôcs minûts cuntune pagjine web sul sît de sede Rai pal Friûl-VJ – e il dut, magari cussì no, al somee fat in maniere precarie e pôc curade.

Ce che nus covente de Rai e je soredut la television, stant che la ufierte privade e je scjarsonone. Ma cheste e reste un tabù, cun dut che slargjant ancje a furlan e todesc la programazion regjonâl de Rai 3 bis si podarès fâ daurman alc di bon.

Cussì, par ce che al tocje la radio, par doprâ inte maniere miôr lis risorsis, al somee tant miôr rinfuarcî cui che al fâs cun continuitât, cun professionalitât e salacor cun passion chest servizi public.

E par fâ alc di bon e di just, si podarès ancje dâur a Onde Furlane e a Radio Spazio almancul part dai bêçs dal 'canone' paiât de bande dai furlans.


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L'articolo a firma di EUROFURLAN
 è stato pubblicato sul quotidiano
"IL QUOTIDIANO FVG" 
venerdì 17 gennaio 2014 -  pagina 6


domenica 19 gennaio 2014

ABOLIRE LE PROVINCE? UDINE CAPITALE !


Abolire
le province?

Udine capitale!

di Paolo Fontanelli

Stiamo assistendo all'avvio del percorso legislativo per l'abolizione delle provincie, "agnello sacrificale" sull'altare di un'ipotetico risparmio e stanno emergendo le dimenticanze e i disequilibri che si creeranno.

In realtà, visto il parere di autorevoli costituzionalisti e l'opinione recentemente espresso dallo stesso Letta che con legge ordinaria non si possa intervenire sulle Province vista la Costituzione vigente e che quindi sia necessaria la modifica della stessa e, per la nostra Regione, dello Statuto, prima (e non dopo) di qualunque passaggio legislativo. Dunque serietà vorrebbe che in piazza Oberdan a Trieste ci si limitasse eventualmente ad una mozione rivolta al Parlamento affinché cambi la Costituzione (e lo Statuto) per poi prenderne atto e, prudentemente, applicare le nuove norme costituzionali.

Altrimenti mettiamo il carro davanti ai buoi, facciamo i primi della classe a spese dei friulani senza nulla di concreto in cambio ed anzi con la scomparsa delle Province si determinerà nel Friuli-Venezia Giulia uno squilibrio “geopolitico” in particolare con la perdita di presenza politico-istituzionale (e quindi di potere) dell'area friulana. Il problema sta emergendo con forza, ha pesanti riflessi sul funzionamento e sui costi dell'intero sistema-regione e quindi va trovato un punto di bilanciamento.

Questo nuovo equilibrio potrebbe, o meglio dovrebbe, essere dato dal trasferimento della capitale della Regione a Udine e la contemporanea istituzione dell'area metropolitana (o di un'analoga forma amministrativa) a Trieste.

In questo modo avremo, finalmente, un'articolazione amministrativa regionale più coerente con la storia, le caratteristiche socio-economiche e culturali dei territori. Trieste potrebbe ottenere un riordino delle competenze amministrative ed urbanistiche quanto mai necessario per uno sviluppo della città nonché una definizione oggettiva delle risorse disponibili mentre l'area friulana non dovrebbe rivolgersi ad una capitale eccentrica e oggi ripiegata su se stessa per trovare un luogo ove poter vedere discusse le proprie esigenze.

E per evitare che Udine diventi la nuova Trieste, in termini di accentramento, si potrebbe completare il progetto con la riforme della legge elettorale regionale adottando quella oggi in uso nelle provincie. Tale legge garantisce la governabilità, la proporzionalità dei risultati e, soprattutto, il legame di ciascun eletto al proprio territorio grazie ai collegi uninominali.

Progressivamente il nostro territorio ridiventa, come un tempo e più di un tempo, luogo di servitù (da quelle militari di non lontana memoria a quelle del passaggio di ferrovie, autostrade, elettrodotti ecc. di oggi) espropriato del proprio patrimonio idrico ed impoverito nel sistema produttivo, forse è ora di osare nuove scelte. 

Paolo Fontanelli
già consigliere regionale VIII legislatura 
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L’intervento a firma di Paolo Fontanelli è stato pubblicato sul quotidiano IL GAZZETTINO di Udine, sabato 18 gennaio 2014.

L’intervento a firma di Paolo Fontanelli è stato pubblicato sul settimanale LA VITA CATTOLICA (Ud), giovedì 23 gennaio 2014.

giovedì 16 gennaio 2014

COMPAGNIIS FILODRAMATICHIS SVEÂSI!! BISUGNE REAGJÎ - di Bepi Agostinis



APEL PE NESTRE CULTURE
E NO DOME FURLANE


COMPAGNIIS FILODRAMATICHIS

SVEÂSI!!

BISUGNE REAGJÎ

di
Bepi Agostinis


Il Friûl simpri plui sotan a lis necessitâts e pai interès di Triest, in particolâr te Culture.

Strani, la Regjon a colp e à cjatât i 14 milion di euros pal lôr Teatri triestin. Chescj bêçs a son servîts par paiâ i debits, che di sigûr fats cence pensâ al doman, cence badâ a lis spesis (a varan dite: tant e pense ben la Regjon). Biel che invezit, il Teatri Zuan di Udin al siere i conts in atîf o in paritât.

Intant la Regjon di buride par meti a pâr il belanç al taie in Friûl: gjavant dal dut i za pôcs 40 mil euros dal an passât che veve ricevût il Teatri Club, che oltri la sô rassegne Teatrâl di Teatri Civîl, a gjestìs da plui di 40 agns, il "Pali Studentesc de citât di Udin", gjestint dute la programazion dant dut l'impegn a fin che il Pali al vadi indenant simpri al miôr, e dome cuntune impiegade in ufizi (duncje se lis robis a laran cussì, ancje jê a fasarà part de schirie dai disocupâts).

Chest al vûl dî sierâ une ativitât che à coinvolt miârs di fantats, e no dome de citât di Udin, ma ancje de Provincie. Une manifestazion che dave ai fantats la pussibilitât di vierzisi a un mont par lôr gnûf, e par cualchidun la pussibilitât di continuâ daspò come professionist tal Teatri, e no dome come atôr ma ancje tant che tecnics di sene. Di sigûr i fruts che à vevin sielzût cheste ativitât, la vevin preferide e lis inutilis pierditis di timp pasadis a butâle in fraie te stradis o tai locâi publics; duncje fantats plui cuiets su chest front, e di sigûr la lôr vite e sarà plui ecuilibrade, parcè che fâ Teatri al vûl dî ancje serietât e impegn.

Duncje il Pali oltri che un impegn culturâl al servìs di sigûr ancje tant che discors sociâl. Gjavâ il Pali e je une vergogne, che la Regjon a varès di domandâ scuse ai tancj fruts entusiascj di chest impen. Ma soredut domandâ "venie" a chês personis che da agns a lavorin cun passion e amôr par che cheste manifestazion a vadi indenant simpri al miôr, in prime persone, la “passionarie” Angela Felice.

Ma nol baste, al puar Friûl, la "Madrigne" Regjon e à gjavât dut il finanziament ancje ae "Associazion Teatrâl furlane", za ridusude l'an passât a 40mil euros, cumò nuie.

Une associazion che gjestìs plui di 50 Compagniis filodramatichis, sparniçadis in dut il Friûl, dulà che a puartin i lôr lavôrs in grant part in lenghe furlane in ducj i paîs e paisuts dal Friûl, dulà che no rivin lis Compagnis professionistis, duncje un lavôr di fin, impuartante pe nestre culture teatrâl, cussì a fassin amâ il Teatri. E ancje culì l'uniche persone che a à un stipendi, che za l'an passât al è stât smiezât, a restarà disocupade.

Ma la robe che mi a dât un grum fastidi, al è che no je stade nissune reazion da bande dal ATF a part il sbroc dal President Mezzelani sui gjornâi, ma des Compagnis?

 CIDINÔR !

Pûr viodût l'esempli dal Teatri Club, va ben, vuidât da une femine che pal Teatri e pai siei fruts a larès ancje in cjâf al mont.

Cjars filodramatics, e je ore di bati un colp, cuintri lis injustiziis, e no si po stâ a spietâ la buine stele, bisugne reagjî e protestâ viers chei politics che nô ju vin metûts in chei puescj, duncje fâi capî, che no son stâts elezûts, par sodisfâ lis esigjencis dai lôr partîs, che in maniere strane a cjalin simpri viers Triest, ma par dâ une man al nestri Friûl.

SVEÂISI !


Bepi Agostinis

………


La lettera a firma di Bepi Agostinis è stata pubblicata il 16 di Gennaio 2014, sul settimanale “La Vita Cattolica” - Ud


lunedì 13 gennaio 2014

REGIONE FRIULI - GIUNTA REGIONALE : NON TUTTI I POSTI DI LAVORO SONO DI SERIE "A"!!!



REGIONE FRIULI

GIUNTA REGIONALE

Non tutti i posti di lavoro
sono di serie A !!


Si salvano 270 posti di lavoro al teatro lirico Verdi di Trieste trovando "immediatamente" ben 17 MILIONI di euro di contributi regionali (14 milioni più 2,9 milioni per il solo 2014) e si riducono del 2% i finanziamenti alla sanità convenzionata regionale con gravi perdite di posti di lavoro e penalizzando il cittadino !


V E R G O G N A !
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Dal quotidiano
"IL PICCOLO" di Trieste

Cliniche private in rivolta contro i tagli alle strutture accreditate

Assosalute contesta la scelta della giunta regionale di ridurre del 2% le risorse «A rischio servizi essenziali per i cittadini»
di Gianpaolo Sarti

(…)
Danneggiamento del sistema sanitario regionale, nonchè tagli a strutture e disagi per i cittadini. A ventiquattrore dal via libera della giunta alla riduzione del 2% dei fondi riservati alle cliniche private convenzionate, e nonostante le rassicurazioni dell’assessore Maria Sandra Telesca, arriva la dura presa di posizione di AssoSalute Fvg. Una realtà che, sull’intero territorio, rappresenta il 34% della sanità privata accreditata e annovera una delle più grosse strutture ospedaliere, la Casa di Cura Città di Udine, oltre a 16 ambulatori operativi in tutta la regione. Tra cui, a Trieste, Lab Nordest, Sanitas e Studio Gortan. (…)
LEGGI TUTTO L’ARTICOLO
……………

Dal quotidiano
"IL MESSAGGERO VENETO" di Udine 

Cliniche private in rivolta contro i tagli della Regione

Il presidente di Assosalute Riccobon: percorreremo qualsiasi strada per veder modificate le linee di indirizzo

(…) «Si elimina infatti il più grosso laboratorio privato accreditato del Friuli Venezia Giulia (Lab Nordest, attivo a Udine e a Trieste) - aggiunge Riccobon - e si massacrano le tariffe della dialisi (prestazione erogata in convenzione, al di là del piccolo centro di Lignano che offre poche centinaia di prestazioni durante l’estate, guarda caso solo dalla casa di cura Città di Udine, che invece nel 2013 ne ha fornite quasi 8mila).
(…) Dispiace poi – conclude Riccobon – constatare l’enfasi con cui l’assessore Telesca parla dei 7 milioni di euro risparmiati con questa brillante manovra, quando il comparto regionale della sanità costa 2 miliardi e 150 milioni di euro».
12 gennaio 2014
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