giovedì 28 settembre 2017

TRIESTE PORTO CITTA' - ERAVAMO STATI BUONI PROFETI.

 
LA GRANDE TRUFFA TRIESTINA!
 
SI SCRIVE "TRIESTE PORTO-REGIONE"
MA SI LEGGE
"TRIESTE PORTO-CITTA' "

IL CASO SELECO


Dal sito PORDENONE OGGI.IT

PORDENONE – Unindustria Pordenone apprende con stupore e disappunto dagli organi di stampa, che Seleco Spa ha scelto, quale sede produttiva, il punto franco nel Porto di Trieste. Una scelta che smentisce le intenzioni annunciate – e più volte ribadite dal management – di insediare le linee di produzione negli stabilimenti di Vallenoncello. (…)

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO



.................................
 
 
Eravamo stati buoni profeti, purtroppo ignorati (almeno in apparenza!)
 
Questo il nostro Comunicato stampa del 9 settembre scorso pubblicato solo su siti facebook amici, ma ignorato dalla stampa locale che evidentemente preferisce pubblicare solo le veline della Presidente Debora Serracchiani:
 
 
il nostro Comunicato stampa terminava con questa frase:
 
"(...) A suo tempo il prof. Fabbro aveva illustrato la propria idea di “porto – regione” con ben altra prospettiva e ben altro respiro, per ora invece lo sviluppo del porto triestino si presenta solo come portatore di nuove servitù per il Friuli e questo non può che portare ad altre divisioni tra Trieste e Friuli." 
 
Abbiamo letto spesso sulla stampa locale articoli sulle polemiche di Michelangelo Agrusti - Presidente Unindustria Pordenone - contro Udine, bersaglio preferito di questo personaggio di Pordenone città, che da sempre, ottusamente, alla unità di intenti e all'alleanza con il Friuli intero (Friuli occidentale - centrale - orientale) preferisce l'asse Pordenone-Trieste nella speranza di raccogliere qualche briciola che cade dalla tovaglia triestina.
 
Oggi leggiamo - sempre sulla stampa locale - il grido di dolore di Agrusti: "Il porto (di Trieste n.d.r.)  non deve servire per concorrenza interna".
 
 Così dichiara il Vicepresidente regione F-VG Bolzanello in una intervista pubblicata sul quotidiano il Messaggero Veneto, mercoledì 27 settembre 2017, pagina 7:
 
" (...) il porto franco (triestino n.d.r.) va esteso in tutto il Fvg (...) le ricadute devono interessare l'intera regione (...). Se invece si trasforma in un sistema soltanto triestino si trasforma in problema da opportunità." 
 
A parte il fatto che il "porto franco triestino" non può essere esteso a tutto il Friuli perché è legato a determinate zone portuali ben individuate,  fissate per legge e controllate dalla dogana, era del tutto prevedibile che la cultura esclusivamente municipale di Trieste intendeva e intende dare attuazione ad un "porto-città" ad esclusivo beneficio di Trieste.
 
Era quest'ultimo un dato oggettivo facilmente prevedibile anche se ignorato dalla politica regionale che sulla stampa stra-parlava di "Trieste porto-regione" con grande probabilità per giustificare gli imponenti finanziamenti regionali e statali che la Giunta regionale sta regalando al Porto di Trieste nel mentre il resto della regione ha grossi problemi di disoccupazione e il settore manifatturiero è in grande difficoltà.  
 
Del resto i vantaggi fiscali  del "porto franco" triestino, e conseguente invito a sfruttarli, non erano a suo tempo stati illustrati anche a Udine alle imprese friulane - in Camera di commercio - da Zeno D'Agostino? Ed era ovvio il significato di "tale invito" che ora ha avuto una prima concretizzazione con la Seleco di Pordenone...
 
Agrusti? Poteva allearsi con il Friuli centrale e orientale, invece di ricercare costantemente una alleanza Pordenone-Trieste che in questo caso si è dimostrata fallimentare. Non lo sapeva che Trieste è una realtà municipale che si allea solo quando ciò va a suo esclusivo vantaggio?
 
E l'interesse triestino, parlando di portualità regionale e fiscalità di vantaggio,  è trasferire in porto franco il maggior numero possibile di imprese friulane, incluse quelle della Provincia di Pordenone: la concorrenza interna non pare essere un problema per Zeno D'Agostino che persegue - in contrasto con il suo ruolo di Presidente dell'autorità del sistema portuale del mare Adriatico Orientale  - solo gli interessi di Trieste, ma lo è per il Friuli intero, Pordenone città inclusa...
  
 
LA REDAZIONE DEL BLOG
 

martedì 26 settembre 2017

RAI TRIESTE - UN SERVIZIO PUBBLICO RADIOTELEVISIVO CON TROPPI DIFETTI!


 
E' GIUSTO DARE AL FRIULI
QUEL CHE E' DEL FRIULI
E NON E' CAMPANILISMO

di Alessandro Pian
 

Alcuni giorni fa, per la precisione il 23 agosto, l'edizione del mattino del radiogiornale regionale ha dato la notizia di numerosi incendi in Dalmazia, dovuti alla perdurante siccità ed all'opera dei piromani; due di questi individui, di nazionalità serba, erano stati arrestati nella zona di Sebenico.
 
Con tutto il rispetto per il martoriato ambiente della Dalmazia e per i dalmati, mi sono chiesto: "Una notizia del genere che ci azzecca con la nostra regione? Forse, in Friuli e a Trieste non è accaduto nulla che sia degno di attenzione da parte della Rai e devono riempire il radiogiornale con notizie dall'estero? Mah".
 
Il giorno seguente, sempre durante l'edizione del mattino, la giornalista di turno informava i radioascoltatori che la "Scuola mosaicisti del Friuli Venezia Giulia... ecc.".

"Ma come - mi sono detto - hanno cambiato nome pure a quella?". La risposta arrivava dopo alcuni secondi con l'intervista al rappresentante di quella bella realtà che, correttamente, la definiva "Scuola mosaicisti del Friuli". Allora è proprio vero che il lupo non perde il vizio. 

Confrontandomi con altri cittadini di questa regione mi sono convinto che uno dei maggiori, se non il peggiore, dei difetti del servizio pubblico radiotelevisivo regionale, e sottolineo "pubblico" in quanto pagato con i soldi dei contribuenti, sia quello di alterare i nomi dei territori e delle località: esempio il termine "Isontino" per "Friuli orientale o Goriziano", "Destra Tagliamento" al posto di "Friuli occidentale", Còmeglians invece di Comegliàns ecc. Ricordate la "Bleif di Mortean" per indicare la famosa "Blave"? 
Per non parlare dei cognomi delle persone e del "vizio" di aggiungere ovunque il fantomatico "Venezia Giulia" a tutto ciò che invece attiene solamente il Friuli, di fornire notizie che nulla hanno a che vedere con la nostra realtà regionale ovvero di fornirne di banalissime (le varie brezze di Piazza Unità d'Italia o Piazza Oberdan) e via di questo passo.

Non è campanilismo il mio, ma voglia di avere un servizio pubblico degno di tale nome. I cittadini di questa regione, Friulani e Triestini, se lo meritano.

E' chiedere troppo? Che sia possibile in una regione dove lo stesso omonimo ente riduce l'identità dei territori nel triste acronimo Fvg nel quale l'intero Friuli è ridotto al singolo grafema "F"?

ALESSANDRO PIAN – Chiopris Viscone

................



La lettera a firma di Alessandro Pian è stata pubblicata sul quotidiano IL MESSAGGERO VENETO (Udine) domenica 3 settembre 2017 – pagina 37 - rubrica IDEE.

La Redazione del Blog ringrazia Alessandro Pian per averle concesso la pubblicazione della sua lettera.
 

mercoledì 20 settembre 2017

QUANTE VOLTE DOBBIAMO ANCORA SALVARE CON DENARO PUBBLICO IL TEATRO LIRICO DI TRIESTE? VONDE, NO?!


Quante volte
dobbiamo ancora salvare
con il denaro pubblico,

il teatro lirico Verdi di Trieste?
 

Così il 7 ottobre 2012 
 

Così oggi... 
 
 
 
"(...) per quel che riguarda il taglio di quasi 900mila euro di quest'anno, la presidente ha manifestato l'impegno di cercare assieme a Torrenti una soluzione in tempi brevi affinché non ci siano ripercussioni sulla gestione operativa della Fondazione.

V O N D E, NO?



Il Verdi di Trieste
si rimbocchi le maniche
e la smetta di pretendere
fondi pubblici in continuazione!!


Non c'è solo
il teatro lirico Verdi di Trieste!!!
 


Torrenti ha detto NO al Teatro Stabile in lingua friulana; all'università friulana la Giunta regionale Serracchiani ha concesso la miseria di 300 mila euro per cercare di ridurre la spaventosa sperequazione dei fondi statali MIUR tra Trieste e Udine e risulta che la sua parte politica abbia giustificato questa “miseria” affermando di non poter fare di più perchè la coperta è corta e non ci sono altri fondi disponibili...

Iscritti

Università di Udine n. 15.266
Università di Trieste n. 14.970

Finanziamenti statali
Università di Udine € 69.226.740
Università di Trieste € 82.887.846

L'università di Udine continua ad essere finanziata dal MIUR - salvo correttivi inadeguati! - in base al costo storico, ossia come avesse ancora 9.000 iscritti...

http://messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2017/09/14/news/universita-sempre-meno-fondi-1.15855446?ref=search

Ricordiamo a chi se lo è già scordato che il teatro lirico Verdi di Trieste non è affatto un teatro virtuoso e che l'attivo di bilancio è stato rimpinguato dalla regione con ben 20 milioni di euro complessivi, soldi sottratti a tutti i cittadini, friulani in primis! E vogliono ancora soldi?

Si finanzi anzitutto l'Università di Udine, una delle università più sottofinanziate d'Italia, e si istituisca il Teatro Stabile Friulano come richiesto inutilmente da almeno un decennio dalla minoranza linguistica friulana. 

Relativamente al teatro lirico Verdi,  impari questo teatro a farsi bastare i già tantissimi fondi pluri-milionari statali e regionali che ha a sua disposizione: non è così che stanno facendo tantissime realtà culturali regionali, oltretutto con finanziamenti regionali all'osso (quando ci sono)?

Lo faccia anche il Verdi di Trieste!

E per quanto riguarda l'eventuale perdita di qualche posto di lavoro al Verdi, ricordiamo le tante industrie manifatturiere che stanno chiudendo in Friuli, perdendo molte centinaia di posti di lavoro: non pare che in questo ultimo caso la Giunta regionale di Debora Serracchiani abbia lo stesso reattivo livello di attenzione che ha sempre per il Verdi di Trieste a favore del quale fino ad ora ha sempre trovato prontamente e  senza alcuna difficoltà, tutti i fondi richiesti dalla Fondazione teatrale triestina. La fortuna di questo teatro? Trovarsi nella città di San Giusto. Fosse un teatro friulano avrebbe già chiuso i battenti...

 
La Redazione del Blog

 

lunedì 18 settembre 2017

IL GRANDE INGANNO: TRIESTE "PORTO-REGIONE"? NO, E' SOLO TRIESTE "PORTO-CITTA' "!!!


 

COMUNICATO STAMPA

del 9.9.2017



Porti, interporti e porti franchi
 

L'ultima notizia è quella della compagnia MSC che punta ad utilizzare le aree della Watsila per la logistica: tutto bene!

Dallo sviluppo delle rotte per Cina e Giappone al rilancio dell'idea del canale navigabile Trieste – Danubio al tema del porto franco e del suo sviluppo è tutto un fiorire di proposte, progetti, fatti reali e meno reali centrati sulla città di Trieste, sulle grandi opportunità da cogliere ora che l'asse Serracchiani – Russo – Rosato – Renzi si è rinsaldato su questi progetti.

Ma Trieste non è la città–porto che può guardare solo a se stessa: è la capitale della Regione Friuli Venezia Giulia ed ha precise responsabilità sull'intera Regione e la gestione dei progetti di sviluppo dovrebbe veder coinvolti non solo i politici triestini e l'onnipresente D'Agostino, ma anche i rappresentanti dell'area friulana.

O no?

Perchè nei progetti sullo sviluppo portuale non appaiono mai proposte concrete sulla redistribuzione dei traffici su base regionale, i progetti paiono intendere lo sviluppo come sviluppo della “città–porto” o meglio del “porto–città” ed il Friuli vi compare solo come landa su cui far correre le necessarie infrastrutture di trasporto, treno, aereo, autostrada e oleodotto a servizio.

Quali opportunità per gli interporti di Gorizia, Cervignano, Pordenone? Udine resterà solo il nodo ferroviario da riordinare un pò? Porto Nogaro è un'evidente punto centrale per lo sviluppo del piccolo cabotaggio, funzionale allo sviluppo dei grandi porti di Trieste e Venezia, ma non compare mai nei progetti triestini che vedono ipotesi di occupazione e opportunità solo dalle parti del rio Ospo.

Un po' poco, però, per pretendere di continuare ad essere la capitale della Regione perchè o sei città-portofranco o sei capoluogo della Regione!

A suo tempo il prof. Fabbro aveva illustrato la propria idea di “porto – regione” con ben altra prospettiva e ben altro respiro, per ora invece lo sviluppo del porto triestino si presenta solo come portatore di nuove servitù per il Friuli e questo non può che portare ad altre divisioni tra Trieste e Friuli.

per il Comitato per l'Autonomia
e il Rilancio del Friuli

il presidente
Paolo Fontanelli

 

mercoledì 13 settembre 2017

CARTELLONISTICA STRADALE BILINGUE E FVG STRADE SPA - PRESENTATO E APPROVATO IN AULA CONSILIARE UN INUTILE "ORDINE DEL GIORNO"!!



Regione Friuli-Vg
CARTELLONISTICA STRADALE BILINGUE
E FVG STRADE SPA
 
PRESENTATO E APPROVATO
IN AULA CONSILIARE
UN INUTILE "ORDINE DEL GIORNO”!!

VERGOGNA!!!


In Consiglio regionale il 12 settembre 2017 la maggioranza di governo (partito democratico) ha scritto l'ennesima pagina che dimostra quanto in questa regione pochissimo contino i diritti linguistici del 60% degli abitanti della nostra regione: le minoranze linguistiche storiche riconosciute e tutelate dalla Repubblica italiana, dalla Costituzione italiana, dal Consiglio d'Europa, da leggi regionali e dai trattati internazionali sottoscritti anche dallo Stato italiano.
 
Oltre tutto sono proprio le minoranze linguistiche che giustificano l'autonomia speciale della nostra regione, ma questo è solo un piccolo, irrilevante e "fastidioso"  dato di fatto che alla politica regionale pare non interessare affatto....

Nessuna differenza tra l'attuale Giunta regionale di Debora Serrachiani e la precedente di Renzo Tondo, per quanto attiene alla tutela delle tre minoranze linguistiche che vivono in regione: uguale indifferenza e menefreghismo.

In più, a maggior discredito dell'attuale Giunta regionale di sinistra, c'è solo un fastidioso e ipocrita “bla, bla, bla” a favore – ma solo a parole! - della tutela delle comunità linguistiche minorizzate che vivono in regione, nel mentre Renzo Tondo non aveva mai nascosto la sua accesa friulanofobia e aveva chiaramente espresso la sua opinione sulla tutela della lingua friulana, ossia “UNA CAZZATA!”.

Che i diritti linguistici di friulani e germanici siano una “cazzata” anche per la Giunta Serracchiani, lo avevamo già ampiamente capito da un pezzo. Gli sloveni sono più fortunati dei friulani e dei germanici perchè i contatti diplomatici con Lubiana sono mediaticamente utili sul piano politico...

E lo abbiamo ancora una volta capito quando nel dibattimento in aula consiliare il 12 settembre 2017, del disegno di legge 225 con il quale tutte le strade ex-provinciali vengono assegnate alla società regionale FVG Strade (una costosissima società regionale inventata nel 2007 dall'ex-Presidente regionale Illy) è stato rifiutato dalla maggioranza di Governo regionale (Partito democratico) l'inserimento in legge dell'emendamento che prevedeva la salvaguardia del bilinguismo sulla cartellonistica stradale e toponomastica.
 
 
Solo un attimo prima del voto finale è stato approvato “UN ORDINE DEL GIORNO, INUTILMENTE  PRESENTATO E INUTILMENTE APPROVATO”, presentato da Violino (Misto) e Gabrovec (Pd-Ssk) in cui si chiede di vigilare affinché FVG Strade continui a garantire la toponomastica e la cartellonistica stradale regionale nelle lingue minoritarie riconosciute.
 
Un ordine del giorno non lo si rifiuta a nessuno....tanto non vale NULLA!!!
 
 
 
"Continui?" Siamo molto curiosi di sapere dove e quando FVG Strade ha istallato cartelli stradali bilingui italiano-friulano sul territorio regionale dove vive la minoranza linguistica friulana. A noi non risultano, ma forse eravamo distratti...

Sul sito Udinetoday, è stato pubblicato un ottimo articolo chiarificatore in cui il giornalista denuncia anche la mancata osservanza delle leggi di tutela da parte della società FVG Strade indicando anche il "luogo del misfatto":

"(...) Un subemendamento che voleva richiamare più attenzione sul plurilinguismo, che di  fatto è già stabilito per legge, visto che negli ultimi mesi diversi nuovi cartelli installati dalla società in Friuli non presentano la lingua friulana. E' il caso ad esempio della rotonda inaugurata a febbraio  vicino l'Interporto di Cervignano del Friuli (vedi foto in basso) o della rotonda di Muzzana dove la nuova segnaletica, prima presente anche in friulano, ora risulta essere solo in italiano (...)"

Segnaletica plurilingue, emendamento bocciato da 16 consiglieri friulani
http://www.udinetoday.it/politica/segnaletica-plurilingue-friulano-sloveno-bocciato-emendamento-consiglio-regionale.html
 
LA REDAZIONE DEL BLOG

..................

DA FACEBOOK:

Diego Navarria, President de Asemblee de Comunitât Lenghistiche Furlane, nus informe di cemût che a son ladis lis robis in Consei:

"Îr dopomisdì o vin vût un brut segnâl di trop che il Consei Regjonâl ai ten aes minorancis, chê furlane, chê slovene e chê todescje, che a son inte Regjon F-VG.

Si votave la leç di riordin de viabilitat, là che si afidin ae F-VG STRADE lis ex stradis provincials.

I conseîrs Claudio Violino, Igor Gabrovec e Mara Piccin a presentin un emendament là che si domande di zontâ te convenzion cun F-VG STRADE la garanzie di doprâ ancje lis lenghis minoritariis tes tabelis, come che a previodin la L 482/99 e la L. 38/2001. A marchin ancje che no son coscj in plui par fâ un cartel bilengâl.

Al è un dirit stabilît e al somearès une garanzie sigure per vê ce che al è just.

Invezit NO. Il Cosei lu à refudât:

Presints: 37

favorevui 16

contraris 19

astignûts 1

Favorevui: Bianchi, Colautti, Dal Zovo, Frattolin, Gabrovec, Piccin, Pustetto, Ret, Revelant, Riccardi, Santarossa, Sergo, Sibau, Ussai, Violino, Zilli;

Contraris: Agnola, Bagatin, Boem, Cremaschi, Da Giau, Edera, Gerolin, Gratton, Gregoris, Lauri, Liva, Marini, Marsilio, Martines, Moretti, Paviotti, Travanut, Vito, Zecchinon;
  
Astignût: Ciriani;

No votant: Tondo.

Dopo di vê refudât l'emendament di garanzie dal bilinguisim e prime di sierâ la sentade, al fotofinish al è stat fat bon un ordin dal dì, simpri di Violino e Gabrovec, che al domande ae Zonte di controlâ che FVG STRADE e metedi tes stradis i cartei tes lenghis minoritariis rignossudis.

Fonte: facebook

 

domenica 10 settembre 2017

IL MONOLINGUISMO ITALIANO, NEL TERRITORIO IN CUI VIVONO LE MINORANZE LINGUISTICHE, E' SINONIMO DI "REPRESSIONE LINGUISTICA"


Il monolinguismo italiano,
nel territorio in cui vivono
le minoranze linguistiche,
è sinonimo di
"repressione linguistica"

CHI LO DICE A
FVG STRADE SPA
E AI CONSIGLIERI REGIONALI?

..................


 
Allegato alla Delibera n. 997 del 1 giugno 2016
Piano delle priorità di intervento di cui all'art. 26 della L.R. 18 dicembre 2007, n.29 - anno 2016 (*)

(....)

Promuovere il bilinguismo visivo nelle strade del territorio regionale

3.1.2. Cartellonistica  FVG Strade
Attività diretta di progressiva sostituzione cartellonistica -  Con fondi propri dell’Ente - Promuovere il bilinguismo visivo nelle strade del territorio regionale

 
3.1.2. Cartellonistica  Autovie Venete
Attività diretta di progressiva sostituzione cartelli, esclusa toponomastica autostradale - Con fondi propri dell’Ente
 
(.....) 
 
............................


DAL SITO DEL
Consiglio regionale


CR: ddl riordino funzioni viabilità, relatore Maggioranza Liva (2) - 06/09/2017, 12:22

"(...) Il testo, al quale il passaggio in Commissione non ha apportato modifiche, prevede la decorrenza dal 1ºgennaio 2018 dell'esercizio delle funzioni, per il tramite della società in house Friuli Venezia Giulia Strade Spa, in materia di viabilità provinciale nonché dei relativi trasferimenti di risorse finanziarie, dei beni patrimoniali e demaniali e dei rapporti giuridici attivi e passivi. (...)"
 
 
 
 
COMMENTO
DELLA REDAZIONE DEL BLOG
 
 
Nemmeno un cenno risulta essere stato fatto durante la discussione in Commissione del ddl sul passaggio della viabilità provinciale  a FVG Strade,   all'obbligo della  promozione del bilinguismo visivo nelle strade ex-provinciali da parte della società regionale FVG Strade. 
 
L'assenza di questo importante tema durante la discussione in Commissione è una dimenticanza molto grave.

E' un grave segnale  di disinteresse dei consiglieri regionali sui diritti linguistici delle minoranze linguistiche che vivono nel territorio regionale, ossia dei diritti di oltre il 60% della popolazione regionale complessiva.

Ricordiamo che la visibilità pubblica - cartellonistica stradale inclusa - delle lingue delle minoranze linguistiche  (tutte e non solo alcune!!) è prevista dalla L.482/99, dalle leggi regionali di tutela  e da trattati internazionali vincolanti anche per lo Stato italiano.
  
Giusto tutelare il personale provinciale trasferito a FVG Strade e discuterne ampiamente, ma le Provincie davano piena attuazione al bilinguismo visivo nelle strade di loro pertinenza con la cartellonistica stradale bilingue/trilingue. Piena attuazione che obbligatoriamente deve continuare con la società FVG Strade.
 
Riteniamo  dunque indispensabile venga  inserito nel ddl una norma specifica che preveda l'obbligo di FVG Strade di  promuovere la cartellonistica stradale bi-trilingue "italiano-friulano", "italiano-tedesco", "italiano-sloveno", ecc. su tutte le strade di sua competenza.

Obbligo previsto - vedi Allegato alla Delibera n. 997 del 1 giugno 2016 - anche dai  piani generali di politica linguistica per la tutela della lingua friulana approvati dalla regione Friuli-Vg.

 
Un cartello stradale bi-trilingue ha lo stesso costo di un cartello stradale monolingue, per cui la scelta del monolinguismo italiano nei cartelli stradali, nei territori in cui vivono minoranze linguistiche, è una scelta "esclusivamente ideologica" da censurare perché è una scelta di "repressione linguistica" proibita dalla nostra Costituzione che così recita:

Art. 3 - Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua (...)

Art. 6 - La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Ricordiamo, infine,  che non ci sono minoranze di serie A e minoranze di serie B, e il diritto alla cartellonistica stradale bi-trilingue è un diritto di tutte le minoranze linguistiche senza alcuna distinzione tra loro. Lo ha precisato più volte anche la Corte Costituzionale italiana, ma non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire....
 
LA REDAZIONE DEL BLOG
 
 
* L.R. 29/2007 - TUTELA MINORANZA LINGUISTICA FRIULANA
 

venerdì 8 settembre 2017

IL RACCONTO DI COME TRIESTE E' RIUSCITA A SCIPPARE A UDINE IL RUOLO DI CAPOLUOGO REGIONALE


IL RACCONTO
DI COME TRIESTE
E' RIUSCITA A SCIPPARE
A UDINE  IL RUOLO DI
CAPOLUOGO REGIONALE
 

Per gentile  concessione dello scrittore Roberto Meroi, che ringraziamo, pubblichiamo dal libro  "Intervista immaginaria a TIZIANO TESSITORI" (autore Roberto Meroi - edizione Designgraf  2017) il racconto di come Trieste ha scippato a Udine il ruolo di capoluogo regionale.
 
...........
 
 
Tratto dal libro "Intervista immaginaria a TIZIANO TESSITORI" di Roberto Meroi, da pagina 53 a pagina 57:
 
 
"Il 26 febbraio 1957, gli onorevoli democristiani Alfredo Berzanti, Silvano Baresi, Lorenzo Biasutti, Gualtiero Driussi e Guglielmo Schiratti presentarono alla Camera dei deputati una loro proposta di legge costituzionale «Statuto speciale per il Friuli-Venezia Giulia».

All'articolo 2 del titolo I si poteva leggere: «La Regione ha per capoluogo la città di Udine». Nella relazione introduttiva tale articolo veniva così commentato: «Nella scelta di Udine come sede della Regione ci si è ispirati a considerazioni di funzionalità degli uffici regionali e di comodità di accesso agli stessi da parte delle popolazioni interessate. Udine infatti verrà a trovarsi al centro del territorio regionale, distando in modo pressoché uguale dai suoi confini orientale e occidentale, settentrionale e meridionale, mentre gli altri due capoluoghi di provincia, Trieste e Gorizia sono estremamente decentrati e situati nella immediata prossimità del confine di Stato».

Il giorno prima, i democristiani pordenonesi avevano però fatto una mossa astuta andando a chiedere sostegno ai democristiani triestini.

Il 25 febbraio fu effettivamente siglato un patto di alleanza tra Trieste e Pordenone con il quale la Dc di Pordenone riconosceva che Trieste avrebbe dovuto essere la capitale della futura Regione e che alla Provincia di Trieste avrebbe dovuto essere concessa una larga autonomia amministrativa e finanziaria provinciale, con poteri legislativi. La Dc pordenonese approvò in toto la mozione sull'Ente Regione votata dal Consiglio comunale di Trieste e il pronunciamento votato nell'ultima riunione del Comitato Dc provinciale triestino.

Che cosa offriva Trieste in cambio a Pordenone?

Il testo dell'accordo firmato dal sindaco di Trieste Gianni Bartoli, dal presidente della Provincia di Trieste Ettore Gregoretti, dal segretario provinciale della Dc triestina Redento Romano, dal sindaco di Pordenone Gustavo Montini, dal vice segretario della Dc pordenonese Giuseppe Pradella e dal senatore Zefferino Tomè, ravvisava nella costituzione della nuova Provincia di Pordenone «la soluzione più idonea alla formazione di un Consiglio regionale basato sul necessario equilibrio tra le Province».

Pure il Partito comunista italiano presentò alla Camera una sua proposta di legge costituzionale «Statuto speciale per la Regione Friuli-Venezia Giulia» d'iniziativa dei deputati Gino Beltrame, Giancarlo Pajetta, Giovanni Battista Gianquinto, Giorgio Amendola, Francesco Giorgio Bettiol, Stellio Lozza, Giovanni Grilli e Vittorio Bardini.

La premessa della proposta legislativa comunista del 2 aprile 1957 era stimolante: «Il Friuli, ufficialmente riconosciuto come zona economicamente depressa, è costituito in gran parte da terreni poveri. Esso abbisogna di vaste ed organiche opere pubbliche che sono legate al regime delle sue acque ed al loro sfruttamento, che sono opere di irrigazione e di bonifica. Questa povertà del suolo, la cattiva distribuzione della proprietà di esso, la scarsa industrializzazione, concorrono a determinare ed aggravare il triste fenomeno dell'emigrazione, specie temporanea e stagionale, che ha così gravi conseguenze economiche e sociali per le popolazioni friulane. Inoltre all'abbandono delle zone montane e alla minaccia di spopolamento delle nostre valli alpine si accompagna oggi un diffuso fenomeno di abbandono della terra anche nelle zone di pianura da parte di lavoratori che non trovano più conveniente coltivarla. Nel campo industriale, il Friuli a causa della sua posizione di frontiera, ha sempre avuto uno sviluppo inferiore a quello delle zone contermini ma negli anni più recenti si sono avuti licenziamenti massicci in quasi tutti gli stabilimenti, accompagnati da chiusura di intieri impianti industriali. Si aggiunga che, in conseguenza della crisi serica, la bachicoltura, che rappresentava un notevole cespite per l'economia del Friuli in generale e delle famiglie contadine in particolare, è stata quasi abbandonata e si sono venute chiudendo o hanno ridotto il loro lavoro quasi tutte le filature di seta, un tempo numerose, togliendo così un'altra possibilità di occupazione e di guadagno a numerosa mano d'opera femminile. In provincia di Udine vi sono oltre 100 comuni nei quali esistono centri abitativi privi di acquedotti, mentre in altri 52 comuni si trovano centri abitati con acquedotti insufficienti. Ben 124 comuni sono privi o dotati di fognature assolutamente insufficienti. Mancano ben 900 aule per l'istruzione elementare».

Successivamente si passava al testo della proposta di legge nella quale si proponeva la zona franca per il territorio di Trieste, mentre la decisione della sede del capoluogo della Regione veniva affidata a successiva legge regionale.

I socialisti invece misero subito in chiaro le reali intenzioni in merito alla capitale regionale.

L'11 aprile 1957 il Partito socialista italiano presentò una sua proposta di legge costituzionale attinente all'istituenda Regione Friuli-Venezia Giulia: primo firmatario fu l'onorevole Vittorio Marangone, poi Giusto Tolloy, Mario Bettoli e Lucio Mario Luzzatto. Affermarono che: «Per ciò che concerne in particolare modo i peculiari interessi della economia di Trieste e del suo territorio anche la nostra proposta di statuto speciale ne contempla particolari norme di autonomo governo nel reciproco comune interesse. E non abbiamo avuto difficoltà a riconoscere la preminente capacità di Trieste ad essere la giusta capitale della Regione Friuli-Venezia Giulia, non tanto sotto un aspetto puramente geografico, ma per la sua storia che ognuno conosce, per la sua grandezza e popolosità e per la comune nostra aspirazione acché il suo porto si affermi come sblocco naturale di commerci e di traffici di tutta l'Europa centro-orientale, ravvisando in ciò uno degli elementi fondamentali di sviluppo economico dell'intera Regione».

Il dibattito proseguì nelle sedi provinciali dei partiti che elaborarono delle nuove proposte.

Il 10 luglio 1958 i comunisti Gino Beltrame, Vittorio Vidali, Raffaele Franco, Giancarlo Pajetta, Girolamo Li Causi, Renzo Laconi e Riccardo Ravagnan presentarono alla Camera dei Deputati una nuova proposta di legge costituzionale di statuto speciale per la Regione Friuli-Venezia Giulia. Rispetto alla loro proposta del 2 aprile 1957, praticamente nulla veniva cambiato, se non un punto fondamentale: l'articolo 2 «Tenendo conto dell'aspirazione delle popolazioni interessate noi proponiamo con l'articolo 2 che, contemporaneamente all'attuazione della Regione, venga a crearsi anche la provincia di Pordenone e che il capoluogo della costituenda Regione venga fissato nella sua città più importante, cioè a Trieste».

Lo stesso 10 luglio pure i socialisti Marangone, Bettoli, Luzzatto e Giovanni Pieraccini ripresentavano una loro proposta di legge costituzionale del tutto ricalcante la precedente dell'11 aprile 1957, con ben chiaro l'articolo 2 «La Regione ha per capoluogo la città di Trieste».

Faustino Barbina denunciò immediatamente l'inganno.
 
Barbina scrisse: «Per dieci anni il Friuli ha insistito perché fosse attuata la Costituzione che prevede la Regione Friuli-Venezia Giulia a statuto speciale con capitale a Udine. Ma i friulani si sono anche baloccati per dieci anni a discutere di statuto normale e di statuto speciale, di norma decima e di tante altre disgrazie, ed intanto i bravi amici che hanno messo tanto zelo a impedire la realizzazione della Regione, hanno lavorato pian piano, col risultato di farci trovare oggi in una situazione inversa da quella di partenza, perché l'iniziativa è passata ad altri contro di noi. Udine non deve mai, per nessun motivo, costi quel che costi, rinunciare ad essere la capitale del Friuli. Oggi, dopo aver auspicata la Regione per valorizzare il Friuli, dopo aver chiesto l'autonomia, corriamo il rischio mortale di essere fagocitati in una Regione che non ha nulla a che fare con quella che avevamo chiesto ed avevamo ottenuto. Come si sia arrivati a questa inversione di situazioni, come si sia lasciato maturare con un lento lavorio in sordina una condizione di evidente inferiorità per il Friuli non è chiaro, ma i responsabili dovranno ben rendere conto al popolo friulano del loro operato».

Il 25 giugno 1959 la Democrazia cristiana friulana presentò alla Camera una nuova proposta di legge costituzionale per lo statuto della Regione Friuli-Venezia Giulia.

Sì, era a firma degli onorevoli Lorenzo Biasutti, Arnaldo Armani e Mario Toros. L'articolo 2 recitava: «La Regione comprende le circoscrizioni delle provincie di Gorizia, di Udine e dell'attuale Territorio libero di Trieste. La Regione ha per capoluogo la città di Udine». Peccato che quella proposta dei parlamentari friulani arrivasse con un giorno di ritardo rispetto a quella presentata sempre alla Camera dai deputati democristiani triestini Narciso Sciolis e Giacomo Bologna che, naturalmente, conteneva l'indicazione di Trieste capoluogo della nuova Regione. In quel testo istitutivo della Regione Friuli-Venezia Giulia, nella presentazione dei vari articoli di legge, mentre il nome di Trieste veniva ripetuto più volte, addirittura Udine e il Friuli non venivano citati nemmeno una volta!"
 
..................

 

domenica 3 settembre 2017

"TEATRO STABILE" IN LINGUA FRIULANA: LE GIUSTE PROTESTE DI BEPI AGOSTINIS E LA REPLICA DELL'ASSESSORE REGIONALE GIANNI TORRENTI.


 
UNA DOMANDA
ALL'ASSESSORE REGIONALE
ALLA CULTURA
GIANNI TORRENTI:
 
DOBBIAMO ATTENDERE ANCORA MOLTO
PER OTTENERE L'ISTITUZIONE DEL
TEATRO STABILE  
IN LINGUA FRIULANA? 

 
Il dialetto triestino da decenni ha il suo teatro stabile (la Contrada), idem la minoranza linguistica slovena di Trieste. E la minoranza linguistica friulana (solo 600 mila friulanofoni...)?
 
E ormai siamo verso la fine della legislatura Serracchiani: nel 2018 si vota di nuovo per le elezioni regionali e il Teatro Stabile in lingua friulana è ancora nel "mondo dei sogni"!!
.............

LA GIUSTA PROTESTA
DI BEPI AGOSTINIS
 
E LA REPLICA
DELL'ASSESSORE REGIONALE
GIANNI TORRENTI

 

Da "Il Messaggero Veneto" di Udine
venerdì 18 agosto 2017

L'INTERVENTO - pagina 34
 

LA CULTURA FRIULANA

VA RISPETTATA 

di Bepi Agostinis


Egregio direttore,
a mezzo del Messaggero Veneto vorrei mandare una lettera aperta all'assessore alla cultura della Regione Friuli - VG dottor Gianni Torrenti. Da molti anni continuo la mia battaglia affinché anche il Friuli abbia un suo teatro stabile.

Appena Torrenti è stato eletto ho chiesto un appuntamento che ho avuto circa un anno dopo. Mi ha subito proposto di creare una sezione staccata del Teatro Stabile del Friuli - VG per il teatro friulano al Giovanni da Udine, se la direzione del nostro teatro fosse d'accordo: gli ho risposto che i dirigenti del "Giovanni da Udine" erano in piena sintonia con quanto richiesto.

L'assessore mi ha assicurato che avrebbe parlato  con il presidente dello Stabile triestino e ci saremmo risentiti. L'ho ringraziato, precisando e rimarcando che la sezione doveva essere autonoma nello svolgere il suo compito in tutti i sensi.

I mesi sono passati e anche gli anni. Questi miei contatti erano sempre preceduti da incontri con l'Arlef. Dopo alcuni mesi mi hanno riferito che Torrenti aveva parlato con il presidente dello Stabile, ma le cose che proponevano non erano come da me chieste: d'accordo nel darci un Teatro Stabile friulano, ma gestito da loro.

Personalmente non l'accetterò mai, "simpri sotans a cjase nestre".

Già negli anni '70 avevano tentato una cosa del genere. Così, come vorrebbero loro oggi, il Teatro Stabile di Trieste potrebbe chiedere la sovvenzione allo Stato per il nuovo stabile (come da legge), per poi gestirla a piacimento e certamente per il teatro friulano ci sarebbero solo le briciole. Università e altri casi culturali e scientifici insegnano.

Continuavo con la mia battaglia, perché oggi le cose sono molto cambiate: abbiamo dei drammaturghi e degli attori e registri professionisti che possono competere con i colleghi in campo nazionale. Quindi persone che potrebbero tranquillamente gestire il tutto.

Negli  ultimi   mesi    avevo  mandato all'assessore due e-mail: nella prima ricordavo che la Regione aveva fatto culturalmente molto poco per il Friuli e per la sua lingua, e con questa mia richiesta, se realizzata, sarebbe  stato certamente un buon punto a loro favore. La risposta: silenzio! Nella seconda, gli ho scritto che forse sarebbe stato meglio che personalmente con questa legislatura non proseguissi la mia battaglia. Ancora silenzio!

Così aspetterò il prossimo Consiglio regionale per avere, mi auguro, più riscontri e soddisfazioni.

Mi auguro  che il prossimo assessore abbia una sensibilità  maggiore e che guardi al Friuli con più giustizia nel dare quello che gli aspetta, non solo per questa questione, che servirebbe a dare una forte valorizzazione alla lingua friulana, ma per tutto quello che è stato negato alla cultura friulana in questi anni, che è stata  fortemente penalizzata.


BEPI AGOSTINIS
 
......................


E QUESTA LA REPLICA "NO SE POL"

DELL'ASSESSORE REGIONALE

GIANNI TORRENTI

Messaggero Veneto - 28 agosto 2017
 pagina 20

Risposta a firma dell'assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti,  pubblicata nella rubrica "Lettere" con il titolo "Teatro stabile friulano all'ordine del giorno"

 Rafforzare e dare continuità alla produzione di testi e spettacoli teatrali professionali che riguardano la cultura e la lingua friulana è un impegno che ci siamo posti dall'inizio del mandato e che ha portato in questi quattro anni a una serie di concrete misure per stimolare l'offerta e la circuitazione di opere teatrali in lingua friulana e a valutare se fosse sostenibile la promozione fuori dai confini regionali, con spettacoli sottotitolati.
 
Nella consapevolezza che uno spazio per la ricerca, lo studio e soprattutto l'incontro di qualità con il pubblico possa essere garantito con frequenza e continuità solo da un'istituzione stabile e titolata, sono stati promossi incontri tra il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e un ente di grande esperienza come il Css Teatro  Stabile di innovazione.

Non è stato possibile concretizzare una progettualità in questa stagione, ma l'auspicio è di giungere per il prossimo anno a un progetto per una produzione pubblica che con un forte investimento si misuri con il pubblico e promuova attrazione e curiosità della critica.
 
Tra la creazione di un Teatro stabile friulano, che è nelle richieste di Bepi Agostinis, e l'attuale rete di percorsi occasionali e dilettantistici, peraltro preziosi per capillarità e vivacità, può esistere una strada sostenibile che tiene conto di due presupposti imprescindibili: che il teatro è una forma d'arte che non si cala dall'alto e che la scrittura per il teatro  richiede una costante verifica con il palco di scena, gli attori e i registri
 
Parlando di un teatro che guarda alla lingua friulana, bisogna impegnarsi nel lavoro di drammaturgia, poter contare su attori e registri professionisti  di livello e, per la produzione e distribuzione degli spettacoli, occorre fare riferimento a un possibile mercato di sbocco. Sono tutte valutazioni ancora all'ordine del giorno.
 
Durante questi quattro anni sono stati rivisti numerosi meccanismi per il finanziamento del settore e trasversalmente tutti i bandi hanno previsto incentivi sia per la produzione che per la distribuzione di teatro in lingua minoritaria, risorse che si vanno ad aggiungere ai consueti canali di finanziamento previsti dalla legge di tutela.
 
Sebbene gli strumenti siano stati messi in campo come forse prima non era mai stato fatto, il bilancio non era all'altezza delle aspettative, tanto che su alcuni bandi  non è stata presentata nemmeno una domanda progettuale.
 
Sarà mia cura stimolare al più presto gli incontri per concretizzare intanto una progettualità che nella prossima stagione porti a una produzione forte e attrattiva ma perché l'ambizione di rafforzare e esportare il teatro in lingua friulana sia soddisfatta occorre la sinergia di intenti tra istituzioni, mondo del teatro, professionisti e pubblico.
 
 
GIANNI TORRENTI  - Assessore regionale alla Cultura.
 

Commento della Redazione del Blog
alla replica dell'assessore Torrenti.

Nella replica sulla stampa locale dell'Assessore regionale alla cultura Gianni Torrenti, alla lettera dell'amico Bepi Agostinis,  non c'è neppure un minimo cenno ai diritti linguistici della minoranza linguistica friulana. 

Che l'assessore ignori la Costituzione italiana (art. 6 e 3), la legge 482/99, la l.r. 29/2007 e i trattati internazionali europei che tutelano anche la minoranza linguistica friulana?

Un Teatro stabile è fondamentale per aumentare lo status della lingua friulana e per dare alla produzione teatrale in lingua friulana "continuità" senza dover sempre attendere i fondi regionali - per altro sempre scarsi e rari! - per ogni singolo spettacolo, come oggi invece avviene. E la garanzia di una produzione di alta qualità non può che darla un Teatro Stabile che preveda una struttura di produzione che operi in via continuativa nel tempo!

Invece nella replica si straparla di "un possibile mercato di sbocco", "di promozione fuori dei confini regionali", come se il teatro in lingua di minoranza e i diritti linguistici fossero  solo una questione di business e non invece una questione di "diritti umani".  Perché questi concetti "economici" Torrenti non li applica anche al teatro lirico Verdi di Trieste i cui spaventosi debiti di bilancio sono già stati ripianati  dai cittadini di tutta la regione?

Ricordiamo all'assessore Torrenti, e a chi ci sta leggendo, che - immaginiamo su proposta dello stesso Torrenti notoriamente sempre molto vicino alle istituzioni teatrali triestine -  il teatro lirico Verdi di Trieste è finanziato dalla Regione -  ai sensi dell'art. 15 della L.R. nr.16/2014 - perfino per la "circuitazione in regione" dell'opere liriche prodotte dal Verdi  stesso.


Così grazie a un "contributo regionale" - previsto con norma di legge -  al teatro lirico Verdi di Trieste viene garantito un "mercato interno regionale" pagato da tutti, anche da chi non va mai a teatro. Un privilegio non da poco! Non bastavano i già pluri-milionari finanziamenti regionali e i ricchi fondi statali? Ma per il teatro icona della "propria" città, si fa questo e altro, vero assessore Torrenti?

Il teatro in lingua friulana, come ha ben precisato Bepi Agostinis nel suo intervento pubblicato sul Messaggero Veneto, "oggi ha drammaturghi e attori e registri professionisti che possono competere con i colleghi in campo nazionale. Quindi persone che potrebbero tranquillamente gestire il tutto".


Ma tutto ciò viene ignorato dall'assessore Torrenti nella sua replica; assessore che pare anche dimenticare che alla tutela della lingua friulana - inclusi i progetti teatrali - sono stati assegnati una miseria di finanziamenti durante i quattro anni e mezzo di amministrazione della Giunta regionale di cui fa parte e ciò in perfetta continuità con la precedente Giunta regionale di Renzo Tondo.

Il motivo reale per cui non si vuole istituire un Teatro Stabile friulano?

Al di là di un chiarissimo disinteresse politico per la tutela della lingua friulana da parte dell'assessore Torrenti, finanziare  un  Teatro  Stabile  in lingua friulana significherebbe  per le  istituzioni teatrali triestine che fanno produzione teatrale "dividere la torta anche con i Furlani!". Insomma per usare un gergo triestino : NO SE POL!!!  

 
LA REDAZIONE DEL BLOG 
 
 
...................
 

LEGGE REGIONALE
 
11 AGOSTO 2014. N. 16
 
Norme regionali in materia di attività culturali

articolo 15

 (Circuitazione opere liriche)


1. Nell'ambito dell'azione di promozione dello sviluppo e diffusione della cultura musicale nel territorio, l'Amministrazione regionale sostiene con speciali finanziamenti le iniziative delle istituzioni teatrali che inseriscono nella programmazione delle rispettive stagioni musicali manifestazioni lirico-operistiche prodotte dalla Fondazione Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Ai fini dell'erogazione dei contributi di cui al presente articolo, ripartiti con norma di legge finanziaria tra le varie istituzioni teatrali ospitanti, la documentazione delle spese a tal fine sostenute da ciascuna di esse è accompagnata da una relazione illustrativa dell'iniziativa. I contributi di cui al presente articolo sono concessi e liquidati in un'unica soluzione anticipata.