Lago di Cavazzo
(foto di Roberta Michieli)
(foto di Roberta Michieli)
Egregi Signori,
Vi
invio l'allegato scritto dell'ing. Dino Franzil con viva preghiera di
darne diffusione. Riveste
particolare importanza in un momento in cui, a fronte del rafforzarsi
della coscienza e della necessità della rinaturalizzazione del lago,
consolidati
interessi extraregionali
vogliono far credere che sia lo scarico della centrale idroelettrica
A2A di Somplago a garantire la sopravvivenza del lago, mentre è vero
l'opposto: lo scarico con le acque gelide e fangose ha sconvolto il
lago e lo trasformerà in una palude.
Ringraziando
porgo i migliori Auguri di Buon Anno Nuovo.
Franceschino
Barazzutti, per il Comitato Tutela Acque del Bacino Montano del
Tagliamento
ORIGINE
ED AUTONOMIA VITALE
DEL
LAGO DI CAVAZZO
di
Ing . Dino Franzil
Ing . Dino Franzil
Membro
del C.D.S.L. Comitato Difesa Sviluppo
del Lago tre Comuni
del Lago tre Comuni
Dagli
studi dei nostri geologi, fra cui M.Gortani ed F.Feruglio, risulta
che, un tempo lontano, nella valle del Lago di Cavazzo, alias, Lago
dei Tre Comuni, vi era il mare ed in seguito il Grande Lago della
piana di Osoppo. Dalla
fine del Tilaventino, ultima era glaciale di diecimila anni fa,
il Tagliamento ha iniziato l’inghiaiamento di quel lago ed i
torrente ”Leal e Palar”, in primis, coadiuvati dalle deiezioni
delle montagne franose circostanti, chiusero il fondo valle. In
seguito, il Palar trasportò ghiaia verso est formando la morena su
cui posa Alesso e confinò il nostro Lago che visse fiorente fino
alla costruzione della centrale idroeletrica a metà del
secolo scorso.
Le conseguenze di questo devastante impianto sono state evidenziate dai recenti studi, del sottoscritto, in “Lago-Energia-Ambiente” e dai rilievi dell’Istituto di Scienze Marine (ISMAR) di Bologna del Consiglio Nazionale Ricerche (C.N.R.).
Risulta che, per colpa della
centrale idroelettrica di Somplago, che da oltre mezzo secolo scarica
acque fredde e limose, il fango trasportato ha ricoperto
abbondantemente il fondale seppellendo le alghe ed assieme al freddo
ha fatto estinguere quasi totalmente la vita biologica lacustre ed
anche quella ittica che un tempo era molto varia ed abbondante.
Inoltre, è stato valutato che “il Lago scomparirà” tristemente
in meno di cento anni, perché lo stesso fango lo riempirà e lo
trasformerà in una palude attraversata da un canale.
Le conseguenze di questo devastante impianto sono state evidenziate dai recenti studi, del sottoscritto, in “Lago-Energia-Ambiente” e dai rilievi dell’Istituto di Scienze Marine (ISMAR) di Bologna del Consiglio Nazionale Ricerche (C.N.R.).
Deviando lo
scarico della centrale, con tubi o galleria, il Lago non solo
diventerà più caldo, ma riacquisterà anche la sua “antica
autonomia vitale”, come ora dimostrerò analizzando i fattori che la
determinano, ossia la piovosità, l’evaporazione e l’apporto
idrico diretto.
I rilievi pluviometrici dicono che nella Valle del
Lago, sui 21kmq del bacino imbrifero montano, negli ultimi decenni
sono caduti in media 2800mm/anno d’acqua, equivalenti a
230/235mm/mese, e che mediamente è stata rilevata una temperatura di
16 C° ed un’umidità del 72%.
Ora, considerando la conformazione
geologica del sito, si stima che il 25% dell’acqua piovana,
filtrando, vada nelle falde freatiche e che i rimanenti 43 milioni di
metri cubi/anno arrivino nel Lago in parte con veloce scorrimento
superficiale, ed in parte lentamente attraverso le numerose sorgive del
fondale ancora attive. A questi si aggiunge l’apporto diretto della
pioggia sul bacino valutato di 3,25 milioni/mc anno.
Poi vi è anche
il contributo continuo del rio Scjasazze, che con un minimo di 200
litri al secondo, versa almeno 6,3 milioni/mc anno. Allora, sommando,
l’apporto complessivo nel Lago si aggira sui 52,5 milioni/mc anno,
ma da questi occorre detrarre l’acqua di evaporazione.
Calcolandola
con la formula di Vicentini per i piccoli laghi, dall’attuale
superficie lacustre stimata di 1.115.000 mq, con una media termica
dell’aria di 16 C° ed umidità del 72%, l’evaporazione asporta
una quantità d’acqua prossima a 1,5 milioni/mc anno.
Quindi,
arrotondando i valori, nel Lago arrivano, per statistica, non meno di
51 milioni/mc d’acqua/anno, ossia circa 140.000 mc/giorno.
Questo
potrebbe portare ad un aumento di livello dell’acqua del Lago di
ben 12,5 cm/giorno e, come un tempo, con le grandi piogge, “las
montanas”, defluire nell’antico canale “Taj”. Oggi, ciò non
può avvenire perché quest’acqua naturale è costretta a scaricarsi
nell’emissario artificiale della centrale. Quindi, si può
immaginare che il suo deflusso continuo sia come una roggia che
trasporta 1,6 mc/sec. Non è poi tanto se la centrale scarica
giornalmente ben 1.900.800 mc, ossia 22 mc/sec.
Inoltre, non bisogna
dimenticare che, nel contributo d’apporto, non è stato considerato
quello del “Palar”, difficile da valutare, ma continuo. L’acqua
del torrente Palar, che scorre ad ovest in un letto ben 40m più in
alto, passa sotto Alesso, filtra nella citata morena alluvionale ed
alimenta il Lago con le famose sorgive di fondale chiamate “Busins”
di forma circolare e conica, a me note sin dall’infanzia.
Infine,
analizzando bene gli studi dei citati geologi si scopre che “il
bacino del Lago” fa parte di quell’antico, profondo e ben più
grande bacino che oggi configura le faglie freatiche.
Detto questo, si
conclude che l’affermazione gratuita “Il Lago scompare se manca
l’acqua di scarico della centrale”, fatta da noti personaggi
locali, non può essere altro che una penosa bufala
speculativa. Infatti, la “Scienza” afferma il contrario: “Il
nostro Lago non si prosciugherà mai, a meno che non smetta di piovere
ed anche avverte che se non verrà costruito un bypass per isolare la
centrale, il bacino si trasformerà in una putrida palude in circa 95
anni!”.
Si deduce che il bypass è un’opera che “si deve fare”.
Si deduce che il bypass è un’opera che “si deve fare”.
Il Lago è un bene inestimabile da salvare, rendere fruibile
e da tramandare sano! “Rinaturalizzarlo” è ritenuto un dovere
per i governanti dabbene, ai quali, tale opera, non può non provocare
uno stimolo morale per spingerli a porre rimedio, almeno in parte, ai
noti ingenti disastri causati all’ambiente ed all’economia della
Valle, da concessioni, progetti ed opere inique, che da più di mezzo
secolo trasferiscono altrove le risorse locali e quelle del Friuli.
Ing.
Dino Franzil
Membro
del C.D.S.L. Comitato Difesa Sviluppo del Lago tre Comuni
Tarcento
28/12/2018
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