Comunicato
stampa
16
dicembre 2018
"Non a Udine"
Tra piazza Unità e piazza Oberdan, a Trieste, nei palazzi della politica che conta, c'è un virus che colpisce indistintamente tutti: è la sindrome del “non a Udine”.
A Udine arriveranno contributi per risistemare un museo o una piazza ma evidentemente non si possono proporre investimenti nel campo della ricerca, innovazione, logistica, ovvero nei settori fondamentali per la crescita del manifatturiero regionale. Quello della piccola e media industria, centrata sull'asse Udine - Pordenone ovviamente, poiché sia Fincantieri a Monfalcone e Electrolux a Pordenone hanno dimensioni tali che fanno da soli.
Qualunque imprenditore o politico non colpito dalla sindrome “non a Udine” centrerebbe gli istituti di ricerca e innovazione in area baricentrica rispetto alla stragrande maggioranza delle imprese, collegata con il mondo imprenditoriale, facilmente raggiungibile da ogni parte del territorio, in particolare di quello montano, ma il “non a Udine” e nemmeno nelle vicinanze, imperversa e quindi Area Science Park di Trieste da centro di ricerca puro creato con i fondi del terremoto del Friuli del 1976 diventerà Fondazione che servirà a gestire i progetti complessi per la valorizzazione della ricerca, il trasferimento tecnologico e lo sviluppo dell'innovazione, con funzione anche di coordinamento degli altri attori del sistema regionale scientifico e dell'innovazione ridimensionando il ruolo dei Centri scientifici del Friuli, per altro da sempre trascurati e sotto finanziati.
Intanto a Udine si parla di tram e musei: bello, ma il futuro dov'è?
"Non a Udine" ?
Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli
il
presidente
Paolo
Fontanelli
Patto per l'autonomia - gruppo consiliare:
RispondiElimina"«Dopo l’Agenzia per il lavoro, va a Trieste anche la Fondazione per lo sviluppo e la generazione d’impresa. I Parchi scientifici del Friuli sono stati esclusi, nella nuova Fondazione c’è solo Area Science Park di Trieste. Questo non è accettabile, il Friuli- Venezia Giulia è una realtà policentrica, non ci devono essere territori di serie A e di serie B»,
affermano i consiglieri regionali del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo e Giampaolo Bidoli in merito alla proposta dell’assessore regionale al Lavoro, Università e Ricerca Alessia Rosolen, in sede di discussione della legge di stabilità, di finanziare con 1 milione di euro, per il 2019, una nuova Fondazione con la finalità istituzionale di creare un sistema integrato regionale per lo sviluppo e la generazione di impresa. Fondazione che servirà a gestire i progetti complessi per la valorizzazione della ricerca, il trasferimento tecnologico e lo sviluppo dell’innovazione, già disciplinati dalla Giunta Serracchiani nella legge 45/2017.
Secondo la norma proposta dall’assessore Rosolen a costituire questa nuova Fondazione saranno la Regione e l’Area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste – Area Science Park, che già la legge dello scorso anno aveva individuato come soggetto attuatore di tali progetti con funzione anche di coordinamento degli altri attori del sistema regionale scientifico e dell’innovazione. «Se l’obiettivo è la valorizzazione della ricerca, il trasferimento tecnologico e lo sviluppo dell’innovazione, al fine di sostenere la crescita della competitività del territorio regionale – osservano i consiglieri regionali Massimo Moretuzzo e Giampaolo Bidoli –, ci chiediamo perché la Regione non promuova come fondatori tutti i Parchi scientifici e tecnologici regionali. Trieste è già stata individuata come sede della nuova “Agenzia lavoro e sviluppo impresa” (il Patto per l’Autonomia aveva sostenuto la candidatura di Pordenone, sede per eccellenza della manifattura regionale). Il centralismo romano sta evidentemente contaminando tutte quelle forze di maggioranza che un tempo si dicevano federaliste, accentrare è il mantra di questa giunta e di quella che una volta si chiamava Lega Nord e gridava contro Roma Ladrona», concludono Moretuzzo e Bidoli."
https://www.facebook.com/Patto-per-lAutonomia-Gruppo-Consiliare-1756118901114454/
…………
COMMENTO: perché PATTO PER L'AUTONOMIA ha proposto Pordenone e non Udine come sede della nuova fondazione? La piccola e media impresa è sinonimo della Provincia di Udine e non di Pordenone!!
Ecco chi è l'assessore regionale alla ricerca, università e lavoro, Alessia Rosolen:
RispondiEliminaPRIMA PARTE
Il Gazzettino 24.07.2008
Trieste becchina dell'Università del Friuli
Trieste ci riprova di nuovo: cancellare l'onta della sconfitta di trent'anni fa quando l'odiato Friuli riuscì ad avere una sua università autonoma. Oddio, la nuova istituzione avrebbe dovuto chiamarsi "Università del Friuli", così infatti era previsto nella proposta di legge popolare sottoscritta da centinai di migliaia di friulani, ma a Trieste, grazie ai collaborazionisti friulani, riuscì di farla chiamare "Università di Udine". E gli riuscì anche di introdurre un principio assurdo: il principio della non concorrenzialità. Ossia un'università nuova e con pochissime facoltà non avrebbe potuto istituire facoltà già esistenti presso la facoltà di Trieste: un modo subdolo per impedire lo sviluppo della nuova istituzione friulana, per impedire di vedersi "sfilare" dal Friuli gli studenti friulani che in massa riempivano allora, siamo nel 1978, le camere delle case dello studente di Trieste.
Per le famiglie triestine far studiare i propri figli all'università non ha mai creato alcun problema economico: i propri rampolli andavano, e continuano ad andare, a lezione in vespetta o in bus. Ma vuoi mettere se abiti in Carnia, a Cividale del Friuli o a Latisana? E infatti il Friuli allora, anno 1978, era una delle regioni (perché esiste una Regione Friuli anche se Trieste sta facendo di tutto per cancellarla!) con la più bassa percentuale di laureati. E nacque l'Università del Friuli: un doppione di Trieste? Così la pensavano i triestini e i loro collaborazionisti friulani. Che al contrario fosse un diritto dei friulani a loro non passava nemmeno per la testa: e chi sarebbe andato ancora a sfalciare il fieno, disse allora un rettore dell'Università di Trieste.
Fortunatamente, Trieste violò immediatamente il vincolo di non concorrenza: Udine aveva pochissime facoltà e la principale era la facoltà di lingue straniere: che ti fa Trieste? Immediatamente istituisce..una facoltà di lingue straniere. Un doppione? Certo, un doppione. Ma Trieste può istituire doppioni, sono gli altri che non possono istituire ciò che a Trieste esiste già! Vorrai mica scherzare? Trieste.è Trieste! La grande Trieste, sempre molto cara ai cuori (e anche al portafoglio) degli italiani. Comunque, nonostante le previsioni nefaste dei detrattori della nuova istituzione, l'Università del Friuli è riuscita a farcela alla grande e oggi è una delle migliori università italiane con punte di eccellenza che tutti ci invidiano, Trieste compresa!
(continua)
RispondiEliminaEcco chi è l'assessore regionale alla ricerca, università e lavoro, Alessia Rosolen:
SECONDA E ULTIMA PARTE
Il Gazzettino 24.07.2008
Trieste becchina dell'Università del Friuli
" (…) Roma, purtroppo, continua a finanziare le università quasi totalmente in base al costo storico: ti faccio la fotografia in un certo anno (il 1993 per l'università friulana) e continuo a finanziarti in base alle necessità finanziarie di quell'anno. Ma se io ho duplicato gli iscritti? Cavoli tuoi, chi ti ha detto di essere così bravo? Te la devi cavare con un pesante sotto finanziamento! E le università poco virtuose che hanno modificato in peggio la famosa fotografia? Hai mai visto in Italia finanziare in base al merito? E poi pare che le poco virtuose siano la maggioranza e quindi si tengono ben stretto il loro "sovrafinanziamento": Trieste inclusa.Udine continua dunque ad essere finanziata in base ad una fotografia fatta tanti anni fa e così si becca un sotto finanziamento che oscilla, con segno meno, dal 18 al 20\%: ossia 95 milioni di euro dal 2001 ad oggi. E Trieste? E' una delle università più fortunate, o meglio, privilegiate, d'Italia: la quinta nella classifica delle Università più sovrafinanziate (+ 19\%). Ma nonostante questo sovrafinanziamento, Trieste pare abbia corsi di laurea privi dei requisiti minimi per rimanere attivi.
Se poi ci aggiungi il ministro Tremonti che vuole diminuire i finanziamenti alle università
Ma niente paura, ci pensa la neo-assessore regionale alla ricerca e alle Università, la triestina.doc, Alessia Rosolen (con l'aiuto dei collaborazionisti friulani Tondo e Saro), a mettere a posto tutto: una bella "Fondazione regionale di diritto privato delle Università del Friuli Venezia Giulia" e ogni problema è risolto: per Trieste s'intende! Perché pare, che nonostante le alte grida di aiuto che si levavano, e continuano a levarsi, da Palazzo Florio a Udine, in tutti questi anni nessun parlamentare regionale si sia mai preoccupato del sotto-finanziamento dell'università friulana. Oddio, se si tratta di salvare il Fondo per Trieste, allora ci si fa in quattro, ma in regione qualcuno deve pure andare a fare il fieno: e poi quante pretese questo contado contadino!
A dire il vero la "becchina" dell'università del Friuli ha anche altre strane idee: troppi doppioni tra le due università: perché non proviamo a chiuderne un bel po' a Udine? Oppure, dai, noi triestini siamo notoriamente generosi, facciamo come per i corsi infermieristici: i doppioni li attiviamo ad anni alterni. Ma le facoltà universitarie friulane non hanno problemi di requisiti minimi! Suvvia, friulani, qualche piccolo sacrificio per la grande Trieste lo potete ben fare.
E la biblioteca della facoltà friulana di giurisprudenza? Per Alessia Rosolen non deve essere finanziata. Così pare aver dichiarato ai giornalisti in una intervista al Gazzettino. Mon Dieu! C'è già quella molto fornita della facoltà di giurisprudenza di Trieste, che bisogno c'è di sprecare così preziosi finanziamenti! Un consiglio all'assessore Molinaro: vuole risparmiare con le biblioteche comunali? Segua i suggerimenti della collega Rosolen: elimini tutte la biblioteche salvo una: quella di Trieste. E perché non mantenere in vita solo la biblioteca di Stato di Roma? Pensa che risparmio! Chi glielo suggerisce a Berlusconi?
Pare di essere a "Scherzi a parte", ma purtroppo non è così: Alessia Rosalen, con la preziosa collaborazione di Tondo e Saro, ci sta confezionando un bel pacco dono: la cancellazione dell'Università autonoma del Friuli!.
Michele Tuan
Castions di Strada
………..
ALESSIA ROSOLEN, la triestinissima visceralmente anti-friulana che nel 2008 - nel suo ruolo di assessore regionale - ha "tentato" di cancellare/ridimensionare l'Università friulana colpevole ai "SUOI" occhi "triestinissimi" di oscurare e fare concorrenza al "SUO" ATENEO, quello di Trieste.
RispondiEliminaOra - di nuovo ASSESSORE REGIONALE - riprova pari operazione (cancellazione, ridimensione) con i centri di ricerca friulani per altro POCHISSIMO finanziati dalla regione che pare avere occhi solo per i centri di ricerca triestini per altro già super-finanziati sia dalla Regione che dal Governo centrale (Roma)…...senza alcuna verifica dei risultati!!
I centri di ricerca triestini sono notoriamente vocati alla RICERCA PURA, mentre i centri di ricerca friulana sono da sempre vocati alla INNOVAZIONE TECNOLOGICA!! Ma si sa che "la fame vien mangiando"....e poco importano gli ottimi risultati già ottenuti dai centri di ricerca friulani, in particolare a Udine e Amaro.
Anche il Tram può rappresentare un futuro ecosostenibile per la città e per i suoi sobborghi.
RispondiEliminaIl documento non nega l'importanza di un investimento in un tram o in un museo (per altro investimenti solo locali), ma evidenzia il fatto che pur essendo Udine la seconda città regionale in termini numerici di popolazione e soprattutto pur essendo il centro geografico della regione ottimamente servito da infrastrutture viarie e ferroviarie regionali, viene sempre esclusa come sede di importanti istituzioni/fondazioni di interesse regionale..….neanche ci fosse a Udine un virus velenoso! Meglio la piccola Palmanova o Pordenone, Gorizia e Trieste (città queste ultime tre decentrate sul piano geografico regionale) che la centralissima Udine: perché il sindaco di Udine Fontanini non protesta? Perché si accontenta di qualche spicciolo per la città che lo ha eletto?
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