venerdì 20 gennaio 2017

L'IDROELETTRICO E LA NOSTRA AUTONOMIA SPECIALE di FRANCESCHINO BARAZZUTTI


 REGIONE FRIULI - VG

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO


L’IDROELETTRICO

E LA NOSTRA

AUTONOMIA SPECIALE

di

Franceschino Barazzutti



Nell’aprile del 2015 in sede di esame del DDL 82 “Disciplina organica in materia di difesa del suolo e di utilizzo delle acque” uno schieramento trasversale di Consiglieri regionali (Revelant, Riccardi, Colautti, Boem, Dal Zovo, Lauri, Violino, Edera) presentava il seguente emendamento:

Art.35 bis (Società Energia Friuli Venezia Giulia) che al comma 1 così recitava L’Amministrazione regionale è autorizzata, entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, a costituire una Società di capitali denominata "Società energia Friuli Venezia Giulia – SEFVG", nella forma ritenuta più confacente all’oggetto sociale, totalmente partecipata della Regione FVG, che abbia ad oggetto l’organizzazione dei mezzi tecnici, economici, finanziari ed umani per le attività di ricerca, produzione, trasporto e distribuzione di energia al fine di raggiungere l’autonomia energetica del Friuli Venezia Giulia tutelandone nel contempo l’ambiente”.

Questo opportuno e coraggioso emendamento non finì nel testo approvato della legge, ma ….nel nulla!

Ad esso seguì la ritirata su un flebile Ordine del Giorno (presentatori Revelant, Riccardi, Colautti, Boem, Shaurli, Lauri, Paviotti, Ciriani, Piccin, Frattolin, Barillari) accolto dalla Giunta, che la impegnava “a presentare al Consiglio regionale entro 12 mesi un disegno di legge recante la disciplina delle concessioni di derivazione d’acqua a scopo idroelettrico”.

A quasi due anni da allora tale impegno è inevaso. Nel frattempo, operatori energetici “foresti” hanno sguazzato a loro piacere nell’idroelettrico del Friuli.

Vediamo chi e come. Alla fine del 2015 veniva portata a termine un’operazione finanziaria che ha cambiato profondamente l’assetto proprietario del settore idroelettrico in Friuli. L’operazione è avvenuta nel disinteresse della Regione, degli enti locali, degli imprenditori e della società friulana. I protagonisti di tale operazione sono stati:

Edipower spa, nel cui assetto azionario figuravano a quel tempo la controllante potente multiutility A2A dei comuni di Milano e Brescia per 79,5%, alcune banche per l’11,96%, la Società Elettrica Altoatesina (SEL) per l’8,54%. Edipower allora era proprietaria di ben 26 centrali idroelettriche in regione localizzate sull’asta del Cellina, sul canale derivato dall’Isonzo, sul canale Ledra e in Carnia le centrali Tramba, di Luincis, di Arta e – le più importanti - di Ampezzo e di Somplago.

Società Elettrica Altoatesina (SEL), allora controllata dalla Provincia Autonoma di Bolzano, avente partecipazioni con Edison nelle società Hydros (60%) e in Seledison (58%) proprietarie di centrali idroelettriche in Alto Adige, nonché in Edipower (8,54%) come suesposto.

Edison spa, controllata da Electricité de France (EdF), con SEL è azionista nelle società bolzanine Hydros (40%) e Seledison (42%), è proprietaria in Friuli delle 5 centrali dell’asta del Meduna (Valina, Chievolis, Meduno, Colle, Istrago con concessioni in scadenza nel 2020-21)) e della centrale turbogas di Torviscosa.

L’operazione finanziaria tra questi tre protagonisti si è attuata in due fasi.

La prima fase riguarda il rapporto tra SEL ed Edipower ed è esposta nel comunicato stampa di A2A del 28.12.2015: “Per effetto dell’operazione, viene assegnato a Cellina Energy srl, società interamente partecipata da Società Elettrica Altoatesina spa (SEL) , il compendio costituito dal complesso di impianti idroelettrici di titolarità di Edipower costituenti il cd. “Nucleo di Udine”, fatta eccezione per gli impianti idroelettrici di Ampezzo e Somplago e le opere ad essi inerenti, insieme ai rapporti giuridici attivi e passivi ad essi funzionali e cassa per complessivi 38,5 milioni di ero, previa acquisizione da parte di SEL, titolare di una partecipazione in Edipower pari all’8,54 del capitale sociale, delle restanti partecipazioni detenute in Edipower dai soci Finanziari Banca Popolare di Milano S.c.a.r.l., Fondazione Cassa di risparmio di Torino e mediobanca – Banca di Credito Finanziario Spa, pari all’11,96 del capitale sociale di Edipower. La scissione avrà efficacia il 1 gennaio 2016; è previsto un meccanismo di aggiustamento in relazione alla situazione patrimoniale del compendio scisso al 31 dicembre 2015. Per effetto dell’operazione A2A deterrà il !00% del capitale sociale di Edipower”. E così la quota azionaria di SEL è liquidata con il trasferimento in proprietà alla stessa di 24 centrali idroelettriche di Edipower in Friuli.

La seconda fase riguarda i rapporti tra SEL ed Edison. La politica energetica della Provincia Autonoma di Bolzano punta al potenziamento di SEL escludendo dal proprio territorio operatori esterni, Edison compresa. Pertanto SEL ha liquidato le quote azionarie di Edison in Hydros ed in Seledison trasferendo ad Edison le 24 centrali friulane ricevute da Edipower, diventando così proprietaria al 100% di Hydros e di Seledison. Nel 2016 SEL e la energetica altoatesina AEW si sono fuse nella nuova società Alperia, a seguito di che il presidente della Provincia Arno Kompatscher poteva dichiarare "L'energia è in mani altoatesine" e un grande passo avanti dal punto di vista della nostra autonomia….che porterà tariffe ancora più competitive a beneficio di imprese e famiglie”. Ciò che la presidente Serracchiani non può, purtroppo, affermare relativamente alla situazione nella nostra regione.

E così lor signori si sono tutti sistemati: la Lombarda multiutility A2A ha potuto assorbire in sé Edipower essendone diventata l’unica proprietaria e conservare le grandi centrali di Ampezzo e Somplago, oltre alla termoelettrica di Monfalcone. SEL si è liberata dalla presenza dell’esterna Edison. Edison, che già deteneva le 5 centrali del Meduna e quella termogas di Torviscosa ha acquisito attraverso SEL altre 24 centrali idroelettriche in Friuli, diventandovi una presenza dominante. Così, il suo amministratore delegato Bruno Lescoeur dichiarava: “Edison si rafforza nell’idroelettrico e allunga la vita media del proprio portafoglio idroelettrico riducendo i rischi legati ai rinnovi delle concessioni”.

Già, le concessioni! In assenza (voluta?) della sopracitata società energetica regionale, che possa concorrere all’assegnazione o all’acquisizione delle concessioni, la Giunta regionale continua a concedere i rinnovi agli stessi concessionari.

Di fronte all’operazione Edipower-SEL-Edison del valore di 230 milioni circa, eseguita sotto gli occhi (bendati o che guardavano altrove?) dei nostri governanti, al disinteresse dei friulani, al quadro che ne è risultato la nostra autonomia speciale ne esce umiliata: non è accettabile che in Friuli società “foreste” se la facciano da padrone assolute nell’idroelettrico. Così non va!

Io vorrei che, come Kompatscher, anche una/un Presidente della nostra Regione potesse quanto prima affermare "L'energia è in mani friulane" e che ciò costituisce “un grande passo avanti dal punto di vista della nostra autonomia”.

Sì, perché l’autonomia, per essere veramente tale e non solo teorica, va realizzata (e ampliata!) nel concreto, utilizzando (e disponendo!) a loro vantaggio le risorse dei territori, di cui l’idroelettrico è fondamentale particolarmente in quelli montani.

Purtroppo non lo si è fatto sinora, ma non è mai troppo tardi per imparare dalle positive esperienze dell’Alto Adige e del Trentino, per iniziare un percorso partecipato che, attraverso la costituzione della Società energia Friuli Venezia Giulia, realizzi l’acquisizione in capo alla stessa del maggior numero di concessioni, comprese quelle delle centrali di Ampezzo e Somplago, sui dissesti ambientali delle quali necessita un intervento. Un percorso in cui un ruolo importante devono avere sin dall’inizio gli operatori idroelettrici locali quali la Società Elettrica Cooperativa Alto But, la Società Cooperativa Idroelettrica di Forni di Sopra, la Comunità Montana della Carnia, l’Idroelettrica Valcanale Sas e altri produttori minori.
  
Un percorso che attui il passaggio dall’attuale situazione di “acque nostre ma centrali, kilowatt e profitti loro” ad una nuova di “acque nostre quindi centrali, kilowatt e redditi pure nostri!”.

Franceschino Barazzutti

già presidente del Consorzio del Bacino Imbrifero Montano (BIM) Tagliamento, già sindaco di Cavazzo Carnico 1977-1995

2 commenti:

  1. L'autonomia speciale della nostra regione?

    Serve esclusivamente per destrutturare il Friuli, imporre al "POPOLO SOVRANO" riforme che svuotano i Comuni di competenze e violentano la democrazia, come la riforma regionale degli enti locali (cancellazione delle Provincie e istituzioni delle UTI)....

    RispondiElimina
  2. Franceschino Barazzutti e tutta la montagna friulana sono anni che denunciano la situazione illustrata nel documento e da anni stanno richiedendo alla politica regionale di intervenire imitando la regione Trentino-Alto Adige.

    Risultati? NESSUNO!! La Giunta regionale e la Presidente Debora Serracchiani continuano a straparlare di "regione virtuosa" e dunque "meritevole" di essere a autonomia speciale, come se questa fosse una motivazione sufficiente per pretendere la specialità! Più volte è stato osservato che è ora di smetterla con questa "CIALTRONERIA" perché non c'è alcun legame tra la virtuosità e il diritto di essere ad autonomia speciale: ma non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire!

    L'autonomia speciale va usata a favore del territorio e della sua popolazione e non contro come sta facendo la Presidente Debora Serracchiani e come prima di lei ha fatto l'ex-Presidente Renzo Tondo.

    Perché non è stato accolto l'emendamento che prevedeva la creazione della "Società Energia Friuli Venezia Giulia"? Perché è stata appoggiata e sostenuta TERNA nella sua determinazione nel non voler interrare l'elettrodotto (AEREO!!!) che corre nella bassa friulana? Perché si continua a svendere il Friuli agli interessi lobbystici estranei al Friuli?

    RispondiElimina