Regione Friuli-Vg
10
ANNI DI CRISI
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Pubblichiamo di seguito il testo
integrale, a firma del prof. Sandro Fabbro,
dell'analisi della crisi in cui versa da 10 anni la regione
Friuli-Venezia Giulia.
Una rielaborazione di questo documento, sempre a firma del prof. Sandro Fabbro, è stata pubblicata dal quotidiano Il Messaggero Veneto, domenica 15 ottobre 2017 a pagina 15 con il titolo “Nascite a picco, tanti giovani all'estero. In Friuli va peggio che nel Veneto”.
Una rielaborazione di questo documento, sempre a firma del prof. Sandro Fabbro, è stata pubblicata dal quotidiano Il Messaggero Veneto, domenica 15 ottobre 2017 a pagina 15 con il titolo “Nascite a picco, tanti giovani all'estero. In Friuli va peggio che nel Veneto”.
La
Redazione del Blog ringrazia il prof. Sandro Fabbro per averle
concesso la pubblicazione del testo integrale della sua ottima e precisa analisi.
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Una
regione piegata da dieci anni di crisi. Quali gli effetti permanenti?
di Sandro
Fabbro (*)
Nei
paesi occidentali, dall’Australia alla Svizzera, passando per gli
Usa e la Germania, ci sono centinaia di “regioni in contrazione”
(si vedano gli studi dell’Ocse). Sono, per semplificare, l’altra
faccia, quella perdente, della globalizzazione. Sono regioni moderne
e dove certo non si vive male, ma dove dinamiche negative della
popolazione si combinano con gli effetti recessivi della crisi
economica degli ultimi dieci anni portando a situazioni di abbandono
e disparità socio-economica, tra regioni ma anche tra aree interne
alla stessa regione, che generano rischi e squilibri permanenti di
varia natura. I tentativi di costruire politiche “anti-contrazione”
non sono molti ma tutti puntano a rivedere radicalmente ogni aspetto
delle politiche sociali, economiche e territoriali interne ed esterne
alle regioni interessate.
La
cattiva situazione demografica credo che ponga già, il FVG, tra le
cosiddette «regioni in contrazione»: il tasso di crescita
naturale della popolazione è da tempo negativo e colloca il FVG
al 19esimo posto (su 20 regioni) in Italia. L’invecchiamento
è quasi il doppio rispetto alla media europea. Lo spopolamento di
città (Trieste: -26% e Gorizia -17% in 40 anni) e della montagna
friulana (-30% circa, a seconda delle delimitazioni, in 40 anni),
continua. Ma ciò che preoccupa di
più oggi è l’emigrazione dei giovani migliori. La nuova
emigrazione registrata all’anagrafe italiana residenti estero
(Aire), è raddoppiata in Italia dal 2006 al 2015 ed è composta per
la maggior parte da giovani. Questa
però, in FVG, è pari al doppio (14%) di quella del Veneto (7%) e
molto superiore alla media italiana (8%). Il FVG, quindi, non
solo si spopola ma ha smesso di attrarre popolazione e, ora, anche di
trattenere in loco la popolazione residente più giovane. Su questa
situazione e in un contesto produttivo che, già dai primi anni
duemila, appariva piuttosto statico, si sono abbattuti gli effetti
della crisi e della successiva recessione. E’
la regione del nord Italia che ha perso più Pil dal 2008 al 2015
(-11% a fronte di -8% in Italia ma dove il Trentino AA è cresciuto
invece del 2,7) (dati Istat). Ha perso 34 posizioni per livello di
Pil pro capite in Europa (è passata, dal 2008 al 2015, dalla 49esima
posizione alla 83esima, su 275 regioni europee) (dati Eurostat). Il
saldo imprese nate/morte, che fino al 2007 è sempre stato positivo,
dal 2007 al 2016 diventa negativo per 7 anni su dieci (anche gli
ultimi tre sono negativi): è una perdita complessiva di 6mila
imprese (7% delle imprese regionali) (dati Unioncamere) che
costituisce, a meno che non ci sia stato un grande processo di
concentrazione che ha assorbito, in poche grandi, una marea di
piccole imprese (ma di cui non ci siamo accorti), una perdita secca
di capitale imprenditoriale e che forse non era tutto da buttare. Il
saldo occupazionale (differenza tra assunzioni e cessazioni), nel
periodo 2008-2016, è sempre negativo. Ma in FVG è anche molto
peggio della media italiana (-3,8% in FVG; - 1,4% in Italia) e, in
provincia di Udine, è peggiore (-6,5%) delle regioni del mezzogiorno
(-5,9%) (dati Istat). Il giudizio finale che
diamo qui forse contrasta con la narrazione dominante secondo cui
vivremmo nel migliore dei mondi possibile, ma non è un’opinione, è
un fatto: siamo
andati peggio della media italiana e siamo crollati rispetto alle
precedenti posizioni in Europa!
I
fondamentali, quindi, non paiono essere per nulla a posto: meno
reddito, meno imprese, meno occupati ma anche meno qualità ed
attrattività complessiva del territorio.
Se
il FVG è, oggi, diversamente dai primi anni duemila, una «regione
in contrazione” (e di ciò, sia chiaro, non siamo qui a
rallegrarcene, anzi), la prognosi è di una regione più vecchia e
meno dinamica; meno capace di innovazione; con un territorio meno
attrattivo e più vulnerabile ai rischi (del cambiamento climatico ma
anche di immigrazione incontrollata) e più costoso da gestire. E
dove anche la politica rischia di avvitarsi su sé stessa perché,
più passa il tempo, più diventa difficile reagire a questa
situazione, rendendo inevitabili peraltro i conflitti tra territori
per accaparrarsi i pezzi di una torta in riduzione!
Ci
vorrebbe più di uno studio o di un convegno per capire quali siano
le cause a cui attribuire questa situazione. Ma
non credo sia per colpa di un infausto destino.
Da calcoli pubblicati e basati per la gran parte sulle relazioni di
parificazione del bilancio regionale da parte della Corte dei Conti
(**), si può constatare che, nel
periodo 2011-2017, si somma, a quanto detto, anche una enorme
contrazione della spesa pubblica degli enti locali e del bilancio
regionale che raggiunge mediamente i 1,4 miliardi l’anno. Tutti
soldi, in un modo o nell’altro, trattenuti o trasferiti allo Stato
per risanare il suo debito.
E’
una spesa mancata, in regione, pari a circa 10 md di euro che è, si
badi, pari al doppio di quello che ci sarebbe spettato in termini di
peso demografico nel Paese
e che potrebbe spiegare la perdita di diversi dei punti di PIL
regionale avvenuta in questi anni e la posizione, del FVG, peggiore
della media italiana.
Ammesso
di poter essere ancora in tempo per reagire alla “contrazione”,
cosa dovremmo fare? Non ci sono ricette miracolose ma, in un prossimo
articolo, cercheremo di provare a rispondere a questa domanda.
Prima
di tutto, però, una domanda più generale è d’obbligo: c’è,
almeno in potenza, la volontà politica necessaria per reagire? Al
momento viene da dire di no, perché, se si
continua a negare che una crisi sia mai esistita o a dire che, se è
esistita, ha riguardato tutti senza differenze e che comunque oggi ne
siamo brillantemente fuori, è chiaro che nessuno si impegnerà mai
per una, comunque molto impegnativa, politica anticrisi e tutti, da
una parte e dall’altra, preferiranno “tirare a campare” anche
se, a parole, dandosele di santa ragione. Non volendo riconoscere
prima il male, anche una cura diventa ovviamente inconcepibile.
(*)
Sandro Fabbro è professore di politiche urbane e regionali presso
l’Università di Udine
PROF.
SANDRO FABBRO
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I colori e il grassetto sono della Redazione del Blog.
Si consiglia di non cercare nella stampa locale, salvo poche eccezioni, traccia della drammatica situazione della Regione Friuli-Venezia Giulia. La stampa locale è infatti ancora troppo impegnata a pubblicare le veline autoreferenziali della politica regionale maggioritaria...
RispondiEliminaIncredibilmente ci sono politici regionali di vertice che considerano la diminuzione di investimenti pubblici una diminuzione di DEBITI, una MEDAGLIA AL MERITO, UNA FORMA DI "VIRTUOSITA'" DI CUI VANTARSI....
RispondiEliminaVirtuosi perché non si investe più e si cancellano i mutui contratti a fronte di investimenti? Paranoia politica allo stato puro...
E per cortesia "BASTA" parlare del porto franco di Trieste come il TRAINO di un futuro MERAVIGLIOSO sviluppo economico del FRIULI e della REGIONE!!!
RispondiEliminaNon è così, e non sarà certo il porto franco triestino a risolvere gli spaventosi problemi della regione Friuli-VG...
Chi sono i responsabili di questi 10 anni di crisi? Principalmente Renzo Tondo e Debora Serracchiani che con i loro REGALI miliardari al GOVERNO AMICO
RispondiEliminahanno creato una situazione di pesantissima crisi finanziaria nel bilancio regionale e, di conseguenza, degli enti locali regionali...
E pure si sono costantemente vantati di aver effettuato un politica virtuosa!!! A favore di Roma....sicuramente!!