COMUNICATO
STAMPA
22
ottobre 2017
Basta
emarginare il Friuli.
L’area friulana è
particolarmente negletta nell’azione delle due ultime Giunte
regionali. E’ stata rigettata perfino la proposta del Prof. Sandro
Fabbro del “Porto regione”, che conteneva una visione regionale e
non municipalista triestinocentrica. Ora si sta invece
concretizzando il programma “porto-città”, esclusivamente
diretto alla capitale giuliana e supportato su ogni fronte dalla
Giunta regionale Serracchiani.
Malgrado il
forte contributo elaborativo portato da varie associazioni ed esperti
del Friuli, il complesso sistema logistico regionale è stato
confinato in una visione chiusa alla realtà friulana e aperta
soprattutto alle elites portuali di Trieste. In passato la Giunta
regionale aveva trascurato la strategia del Corridoio cinque poichè
sovraccaricava di impatto ambientale la regione e di spesa lo Stato
e, progettata in funzione della sola Trieste, escludeva il Friuli e
la direttrice Adriatico-Baltico (dove molto sta investendo
l’Austria).
Ora
la politica è cambiata.
Si
è impostata una nuova iniziativa che ha portato all’avvio di un
costosissimo potenziamento strutturale della linea ferroviaria
Trieste-Venezia, ben oltre alle prospettive più ottimistiche di
ripresa del traffico container nel porto della città giuliana. Ma in
che contesto? Certo ci sono i cinesi che trattano con tutte le
autorità portuali dell’ Adriatico e dei gestori delle ferrovie
dell’intera penisola balcanica, per inserirsi massicciamente nei
mercati del centro-nord Europa e nelle strutture logistiche dei
Balcani, ma dobbiamo sperare che l’Europa non lasci troppi varchi
aperti.
Il
settore edilizio è strategico per il rilancio dell’economia.
Si rimane sorpresi che la proposta del Prof. Sandro Fabbro, di
rilancio degli investimenti nel settore per il recupero e la
modernizzazione del patrimonio edilizio regionale, con
l’applicazione delle norme antisismiche anche nell’area non
colpita dal terremoto sia stata brutalmente ignorata con la scusa che
già ci sarebbe una leggina attiva.
A
Trieste invece il sen. Russo può insistere per ottenere miliardi di
investimenti edilizi purchè avvengano nell’area del Porto Vecchio
della città giuliana.
Nel
porto del capoluogo regionale il privato ha sicuramente portato tanta
innovazione, come mai si era vista da decenni: dal sistema gruistico
di carico e scarico merci nei moli, alla spinta che ha permesso di
triplicare la capacità di movimentazione dei carri ferroviari che
raggiunge ora 26.000 carri merci/anno, grazie a felici interventi
sull’impostazione e su alcuni storici colli di bottiglia del
sistema. Ma dobbiamo sottolineare (fonte
la stampa locale) che la sola stazione di Udine movimenta 46.000
carri merci/anno, quasi il doppio della capacità del nuovo sistema
di movimento carri merci portuali triestini.
Che
il porto di Trieste si stia sviluppando è sicuramente un bene, anche
se l’avvenuto infeudamento dei porti di Monfalcone e S. Giorgio di
Nogaro non può che avere una lettura friulana negativa. Ma il
rilancio – comprendente anche l’insediamento di attività
manifatturiere - nelle Aree franche di Trieste non costituisce certo
un vantaggio per il Friuli, a meno che lo stesso non abbia a godere
di aree parificate.
Purtroppo
la disattenzione della politica sulla questione sta diventando
oltraggiosa. Abbiamo assistito al depauperamento delle entrate
regionali per oltre due miliardi a opera degli accordi col Governo
nazionale della Giunta Tondo e della Giunta Serracchiani, mentre
Veneto e Lombardia chiedono un trattamento pari alle regioni
veramente speciali. Abbiamo assistito al blocco dell’area di
ricerca udinese nonché della stessa fiera dell’Innovazione. A
tutto ciò si aggiunge la passività dimostrata rispetto alla crisi
che ha coinvolto le piccole aziende, e le conseguenze generate dalle
perdite delle Banche Venete. L’insieme di eventi negativi elencati,
pone serie ipoteche sulla capacità di ripresa complessiva del
sistema Friuli, malgrado la presenza di alcuni promettenti risultati
nelle medie e grandi aziende, ad esempio della cantieristica, della
meccanica e del legno a opera della Friulintagli.
Per
il “Comitato per l'autonomia
e il rilancio del Friuli”
Dott. Giancarlo
Castellarin
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