Carta d’identità, Ladini apripista
Documento bilingue in uso per valdostani, sudtirolesi e sloveni della provincia di Trieste
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Il Gazzettino Mercoledì 24 Marzo 2010 di Andrea Valcic
Lo scalpore suscitato dalla proposta del Comitato per l’autonomia del Friuli, presentata ai parlamentari per essere discussa nella commissione paritetica Stato-Regione, non crea meraviglia, visto i precedenti. Una levata di scudi c’era già stata in occasione della legge regionale della giunta Illy, quella che poi venne impugnata dal governo e finì alla Corte Costituzionale. La proposta attuale del Comitato si spinge oltre, arrivando a chiedere la Carta d'identità bilingue, per quanti la vorranno, nei Comuni delimitati dalla legge 482.
Ma in alcune province italiane, dove risiedono minoranze linguistiche, il documento d’identificazione bilingue esiste da tempo e viene emesso in colore differente. Nella Provincia autonoma di Bolzano è di colore verde in italiano-tedesco, nella Provincia di Trieste è di colore verde scuro in italiano-sloveno e il suo rilascio è facoltativo, a richiesta dell'interessato, mentre nella Regione autonoma Valle d'Aosta è di colore blu in italiano-francese.
Appare subito chiaro che queste minoranze oltre che dalla Costituzione, sono tutelate anche da rispettivi trattati internazionali con Austria, Francia e Slovenia. La novità piuttosto riguarda il decreto 4 novembre 2009 , pubblicato sulla G.U. n. 289 del 12 dicembre 2009, nel quale il Ministero dell'Interno ha approvato un nuovo modello di carta d'identità bilingue italiano-ladino.
Il nuovo modello deve essere utilizzato nel Comprensorio Ladino di Fassa, costituito da sette comuni di Moena, Vich/Vigo, Poza/Pozza, Soraga, Mazin/Massin, Cianacei/Canazei, Ciampedel/Campitello in attuazione delle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 178/2006 della Regione Trentino Alto Adige/Sudtirol.
A questo modello è ispirata la proposta del Comitato in quanto i Ladins, come gruppo minoritario, rispecchiano punto per punto i friulani, come identificazione di soggetto tutelato dalla legge 482.
In più è la Regione trentina ad aver emesso le disposizioni, come la Corte Costituzionale vuole faccia la nostra Regione.
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