Paola Treppo
Sabato 20 Marzo 2010
Secondo i sindacati erano in seimila ieri a sfilare per le vie di Udine, nel giorno dello sciopero generale promosso unitariamente dalle segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil. E anche se le stime della Questura sono come sempre più contenute (duemila persone), davvero tanta gente ha raccolto l’appello del sindacato per il rilancio del Friuli.
Uno sciopero più "per" che "contro", accompagnato già in mattinata dalla benedizione dell’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato che si è posto - in un intervento pubblicato dal settimanale diocesano - «al fianco di coloro che hanno perso il lavoro e di quelli che lo stanno rischiando seriamente», impegnandosi a «tener desta l’attenzione su una situazione assai preoccupante» e ricordando la possibilità di accedere al microcredito etico-sociale promosso attraverso la Caritas.
Le punte di adesione maggiori si sono registrate nel settore privato dove, in alcune realtà, si è raggiunto il 100%; la media si è aggirata tra il 60% e il 70%. E a manifestare, un po’ a sorpresa, sono stati non solo precari e disoccupati, ma anche molti lavoratori che il posto ce l’hanno ancora. Persone che magari in fabbrica sono in contratto di solidarietà o che non sono state toccate direttamente dalla crisi con cessazione di attività, chiusura di stabilimenti, cassa integrazione a zero ore, mobilità o licenziamento.
Numerosi anche gli impiegati, storicamente meno coinvolti nel drammatico momento del taglio della forza lavoro in azienda. E parecchi, pure, i capiturno, i capi di reparto. Gente, insomma, che il lavoro ce l’ha ma che teme di perderlo da un giorno all’altro, scesa in piazza con striscioni e bandiere per solidarietà nei confronti di chi lo sciopero non lo può fare perché un contratto non ce l’ha più o che non se l’è sentita di perdere un giorno di paga perché non ce la fa ad arrivare alla fine del mese. Sul palco, accanto a Glauco Pittilino, segretario generale di Udine e Bassa della Cgil, che da poco ha passato il testimone ad Alessandro Forabosco, una rappresentanza con fascia tricolore di primi cittadini perlopiù dei Comuni del Medio e Basso Friuli, quasi tutti a capo di amministrazioni di centrosinistra. C’erano sindaci e vicesindaci di Aquileia, Terzo, Ruda, Fiumicello, San Giorgio, Campolongo-Tapogliano, Cervignano, Torviscosa, Udine e, per collinare e Alto Friuli, solo Faedis e Trasaghis. In piazza San Giacomo anche i politici: Pegorer, Travanut, Strizzolo, rappresentanti di Legambiente e del Comitato per l’autonomia del Friuli e tanti ragazzi delle scuole superiori di Udine.
Massiccia, quasi del 100%, l’adesione di Caffaro, buona quella di Safilo: un centinaio da Precenicco mentre nello stabilimento di Martignacco hanno lavorato solo in 30 su 200. Non tutti sono scesi in piazza con bandiere, striscioni e fischietti: molti hanno scioperato comunque senza unirsi al corteo che da piazza Primo Maggio si è snodato per le vie del centro fino a raggiungere piazza San Giacomo dove Pittilino, Forabosco, Roberto Muradore di Cisl Udine e Ferdinando Ceschia della Uil provinciale hanno ribadito la loro richiesta alla Regione di rimettere al primo posto il lavoro e il supporto alle aziende, e agli organi di informazione di restituire uno spaccato veritiero e obbiettivo della realtà della crisi che sta investendo il Friuli.
Queste manifestazioni sembrano alle danze dei Sioux quando vogliono far tornar la pioggia o il sole.Servono solo a mostrare se stessi.Nessuno ne tiene conto.Cosa puó fare la regione se gli affari non vanno? Dare sussidi? E con che soldi?
RispondiEliminaI sindacati sono i rompipalle del paese.Fanno più torto che bene.
Jaio Furlanâr, nol è vêr che i bêçs no son. A son di mancul ma la politiche regjonâl e rive simpri a cjatâju cuant i van.
RispondiEliminaViôt ce tancj bêçs a son daûr a straçâ: un milion za stanziât pal acuari (Parco del mare)di Triest; stipendis plui alts pai conseîr regjonâi; un "compart unic regjonâl" che al coste un voli e nancje un dipendent public al è ancjemò stât spostât dai ufici regjonâi a chei dai comuns o altris ents locâi. Aio di continuâ?
Il sindacâts a fasin il lôr mistîr: difindi i lavoradôrs e il puest di vore. E cheste volte lu àn fat sventulant la bandiere dal Friûl. Ti parial pôc?