in merito alla riforma delle autonomie locali che la Giunta Regionale ha dichiarato di voler proporre al Consiglio Regionale
Pare che la Giunta Regionale si accinga a varare una nuova proposta di legge in materia di autonomie locali e di rapporti di queste con l'Amministrazione regionale.
Sarebbe la terza dopo le leggi regionali n.15 del 2001 e n.1 del 2006 che, sebbene positivamente orientate, si sono, al lato pratico, rivelate prive di vere conseguenze applicative e qui indi sostanzialmente inattuate.
Il Comitato per l'Autonomia ed il Rilancio del Friuli, consapevole della portata e della rilevanza di un tale provvedimento, sottolinea la necessita che si affronti il problema, in tutta la sua complessità, con una visione organica, non frammentaria, non ispirata al contingente ma al ruolo che Regione e sistema delle autonomie devono assumere in prospettiva ponendo al centro delle scelte il cittadino.
Si impone, pertanto, l'esigenza di un progetto globale di vasto respiro per il quale vanno fissati, in via preliminare e quindi orientativa dei contenuti del progetto stesso, linee guida, indirizzi, obiettivi, rifuggendo dal mero tecnicismo e pensando, invece, in via strategica a quale possa essere il modello migliore per il governo delle Comunità locali di domani, tenuto conto anche delle loro specificità, della loro storia, delle loro caratteristiche.
Non è certo positivo pensare subito a processi semplificativi delle autonomie di base quando, invece, se questi dovranno esserci, dovranno scaturire da scelte conseguenti alla attuazione di un progetto globale e strategico.
Non è neppure positivo pensare a soluzioni che, in nome di una presunta maggiore efficienza dell'istituzione locale, comprimono la rappresentanza dei cittadini e quindi gli organi elettivi con conseguente deficit di democrazia.
Il Comitato per l'Autonomia ed il Rilancio del Friuli afferma che tra gli obiettivi di fondo dell'auspicato futuro progetto va posto in primis quello di una Regione con poteri legislativi, di alto indirizzo e di programmazione che trasferisce le funzioni amministrative con mezzi finanziari e personale al sistema delle autonomie locali.
Da questo discende il resto ivi compresa l'articolazione del trasferimento alle diverse istituzioni locali, singole o associate, o a nuove forme istituzionali locali (area vasta, ecc).
Ci deve essere altresì l'obiettivo di dare voce amministrativa, senza nulla togliere all'unità della Regione, alle grandi realtà territoriali, che sono ben specifiche, di questa Regione: Trieste e Friuli.
L'entità e la portata dei problemi è dunque tale da richiedere alla Amministrazione regionale di fare un grande sforzo elaborativo, volando alto, per fissare, innanzitutto, gli obiettivi di fondo delle riforme e per avviare un vasto processo di consultazione specie degli amministratori locali, di categorie, di organismi vari, stimolando il loro apporto per predisporre poi, a conclusione, il progetto di legge.
Quando si parla del destino delle istituzioni non si può ignorarle o passarvi sopra: bisogna ascoltarle e “disegnare” insieme il futuro che le riguarda.
L'auspicio conclusivo è che, se una nuova riforma dovrà esserci, questa non si traduca in una legge che solo si aggiunge a quelle che la hanno preceduta e che come quelle sia poi sostanzialmente povera di effetti.
Il Comitato per l'Autonomia ed il Rilancio del Friuli
Nessun commento:
Posta un commento