PREMESSA
Porto di Trieste e Porto Nogaro:
alcuni
dati fondamentali
da
tener presente
Il
porto di Trieste
è
un
porto
COMMERCIALE
(ossia
con merci in transito) essenzialmente PETROLIFERO
dove
la voce petrolio greggio risulta valere ben il 70% della totalità
delle merci sbarcate e imbarcate.
Il
petrolio greggio - dai dati pubblicati dall'autorità portuale triestina e relativi al 2014 - infatti vale ben 41,5 milioni di
tonnellate su un totale merci di 57,1 milioni di tonnellate.
Dati
forniti dall'autorità portuale di Trieste -
Anno
2014
-
totale delle merci sbarcate ed imbarcate: 57.153.931 tonn.
- petrolio greggio ed altre rinfuse liquide: 42.400.849 tonn.
- petrolio greggio: 41.493.027 tonn.
E
il restante 30% delle merci imbarcate e sbarcate nel Porto di
Trieste?
Da il Piccolo di Trieste, 3 dicembre 2014
TRIESTE.
Un anno decisamente da incorniciare il 2014 per il porto di
Capodistria. Da
gennaio a settembre, infatti, per quanto concerne il traffico
contenitori (teu) ha fatto registrare un incremento pari al 15% per
complessivi 510.265
contenitori movimentati. Da rilevare che quello di
Capodistria, in fatto di teu, è lo scalo più importante dell’Alto
Adriatico. Il primato è confermato dalle cifre. Sempre nel
periodo gennaio-settembre 2014 il porto di Trieste,
sempre in tema di contenitori, ha fatto registrare 358.619
movimentazioni pari a un incremento del 3%. (...)
............................
Il
porto di Giorgio di Nogaro è
un porto
INDUSTRIALE
le cui banchine sono essenzialmente al servizio dell'industria
friulana insediata nell'immediato retroterra portuale (Distretto
industriale Aussa-Corno: il più importante di tutta la regione).
Da
pochissimo tempo, dopo anni di assurda attesa mentre gli altri porti
dell'Adriatico venivano regolarmente dragati, sono finalmente
iniziati i dragaggi che dovrebbero (meglio usare il condizionale!!!) "RIPORTARE"
i fondali agli iniziali 7,5 metri di profondità di oltre 10 anni fa,
quando si è smesso di dragare creando ovvi problemi all'operatività
portuale e allo sviluppo di questo porto dalle grandi potenzialità...
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COMUNICATO
STAMPA
I PORTI DEL FRIULI - VENEZIA GIULIA:
BISOGNA FARE CHIAREZZA
Scrive il Fattoquotidiano in un articolo di Daniele Martini che
“Esemplare
il caso dell’Alto Adriatico. Il Friuli
(F-VG.
in realtà)
guidato
dal vicesegretario del Pd Deborah
Serracchiani ha
avviato l’iter di approvazione del nuovo piano regolatore del porto
di Monfalcone
imperniato
sul terminal container. Ignorando del tutto che a pochi chilometri di
distanza, a Trieste,
progettano di accrescere proprio la capacità di movimentazione del
terminal locale da 700mila a 1 milione e 200mila Teu, la misura
standard di volume nel trasporto dei container. Mentre a Venezia
hanno in testa la costruzione di una innovativa e costosa piattaforma
offshore. Oltre che vice segretario di Renzi, la Serracchiani è
anche responsabile per il partito del settore dei Trasporti, ma
sembra tenere in poco conto gli orientamenti del governo. Mentre un
altro esponente Pd, Riccardo
Nencini,
vice di Delrio, parla a sua volta un’altra lingua e magnifica il
ruolo centrale di Venezia nell’ambito delle strategie governative
sulla portualità italiana dell’Alto Adriatico.”
Sembra
che il governo regionale, affaticato dall'aver stravolto il sistema
delle autonomie locali, stia brancolando senza una meta precisa:
parliamo della crisi economica che perdura, nonostante le
dichiarazioni trionfali sui nuovi assunti (ma con un numero di
licenziati più alto degli assunti, per cui l'effetto complessivo è
che c'è sempre più disoccupazione e lavoro sempre più precario!) e
le scelte di politica economica che lasciano perplessi.
Parliamo
della chiusura di Agemont,
che pure avrà fatto errori, ma che comunque serviva,
parliamo
dell'Aussa-Corno
messa in liquidazione e con la prospettiva che quello che resterà,
dopo la svendita, sarà gestito in modo centralistico da Trieste.
Non
vogliamo entrare nel merito delle evidenti discrasie e diversità tra
un porto prevalentemente petrolifero come Trieste,
che dovrebbe rispondere ad una governace unica dell'Alto Adriatico,
Monfalcone
in grado di crescere per le facili comunicazioni ferroviarie e
stradali ed ora soprattutto funzionale al grande cantiere di
Fincantieri e allo scarico del carbone per la centrale, e Porto
Nogaro,
porto di livello regionale, interessato a svolgere per ora
prevalentemente un servizio per le fabbriche poste a ridosso delle
banchine.
E'
proponibile una governance unica tenendo conto di queste diversità
e,
soprattutto, del progetto di Renzi e Del Rio di creare, come si è
detto, un'autorità unica dell'Alto Adriatico?
O si erano sbagliati? E non sarebbe sbagliato anche calpestare la
(poca) autonomia del porto friulano?
E a quando un progetto reale di rilancio dalla crisi dell'Aussa-Corno, del Consorzio industriale, dell'interporto e scalo di Cervignano e di tutta l'area della Bassa friulana. Basta con misure a singhiozzo con liquidazioni poco credibili, a cui far seguire accentramenti su Trieste perfino di collegio elettorale. Bisogna farsi carico seriamente del percorso di un patto territoriale di sviluppo, da Isonzo a Tagliamento, tra Regione, Enti locali, CCIAA di Udine, imprese e sindacati per affrontare i nodi reali della crisi e rispondere alle esigenze di un territorio in grave degrado socioeconomico e senza un progetto di rinascita che non passa certo con episodi come il rilancio di pezzi della TAV, ma di priorità come nuova occupazione e rilancio della attività imprenditoriali.
E a quando un progetto reale di rilancio dalla crisi dell'Aussa-Corno, del Consorzio industriale, dell'interporto e scalo di Cervignano e di tutta l'area della Bassa friulana. Basta con misure a singhiozzo con liquidazioni poco credibili, a cui far seguire accentramenti su Trieste perfino di collegio elettorale. Bisogna farsi carico seriamente del percorso di un patto territoriale di sviluppo, da Isonzo a Tagliamento, tra Regione, Enti locali, CCIAA di Udine, imprese e sindacati per affrontare i nodi reali della crisi e rispondere alle esigenze di un territorio in grave degrado socioeconomico e senza un progetto di rinascita che non passa certo con episodi come il rilancio di pezzi della TAV, ma di priorità come nuova occupazione e rilancio della attività imprenditoriali.
Si trovano i finanziamenti per la Promotur, indispensabile per la montagna, si sono trovate le decine di milioni per il teatro Verdi per il quale nessuno ha pensato di liquidarlo per la perdurante crisi finanziaria, a maggior ragione bisogna individuare i finanziamenti per la Bassa Friulana per la quale i dragaggi in corso rappresentano solo un lavoro che andava fatto 10 anni fa!
Udine,
26.11.15
Comitato
per l'autonomia
e
il rilancio del Friuli
il
Presidente
dott.
Paolo Fontanelli
Alla Serracchiani adesso interessa solo la rielezione di Cosolini a Trieste!
RispondiEliminaGià..... 20 MILIONI DI EURO la Giunta regionale della Serracchiani li ha trovati in un pomeriggio per risanare i pluri-milionari debiti del teatro lirico VERDI di Trieste.... e nessuno ha chiesto di VENDERE questo teatro TRIESTINO per coprire i buchi di bilancio! Eppure erano anni e anni che questo teatro era pesantemente indebitato....
RispondiEliminaMa quando si parla di Friuli, allora la musica della politica regionale cambia.... e anche di molto!
“La Vita Cattolica” giovedì 30 maggio 2013
RispondiEliminaTITOLO - Porto Nogaro arranca per i mancati dragaggi
ll Comandante Spalluto: grandi potenzialità
di Flavio D’Agostini
"La pesante crisi congiunturale che anche il Friuli sta vivendo non ha mancato di manifestare ripercussioni sull'attività del porto di Nogaro, storica realtà economica che si sviluppa sulle sponde del tratto finale del fiume Corno, unico porto in provincia di Udine e porto più a Nord dell'Adriatico, attorno al quale si è sviluppata, a partire dagli anni 60 del secolo scorso, la Zona industriale Aussa Corno (Ziac), della quale Porto Nogaro costituisce, dando lavoro a 450 addetti più l'indotto, la più grande azienda.
DOMANDA: Ma il problema più impellente dell'area portuale non è tanto la crisi, quanto l'ormai annosa questione dei dragaggi.
RISPOSTA: «Risolto questo, la potenzialità e l'attrattività della struttura aumenterebbero e l'attività potrebbe raddoppiare», ha spiegato a «la Vita Cattolica» Luigi Spalluto, comandante dell'Ufficio circondariale marittimo di Porto Nogaro, distaccato dalla Capitaneria di porto di Monfalcone, dalla quale dipende. «Il porto di Nogaro è una realtà di grande importanza per la Bassa friulana - spiega Spalluto -. Offre un servizio rilevante alla Ziac, nata grazie alla facilità di movimentazione delle merci che grazie al porto è possibile, oltre alla presenza di altre importanti infrastruture come l'Autostrada A4 Venezia-Trieste-Tarvisio. Qui sono installate due compagnie portuali fra di loro consorziate, la Midolini e l'Impresa Portuale Porto Nogaro, che occupano una cinquantina di addetti, e operano la Guardia di finanza e la Dogana, per le attività di vigilanza e gestione delle pratiche relative alle merci, il nostro ufficio di Capitaneria di porto, che si occupa della gestione dell'entrata e uscita delle navi e di garantire la sicurezza della navigazione, e diverse agenzie marittime, che gestiscono gli arrivi e le partenze delle navi. Una realtà estremamente interessante e dalle enormi potenzialità, per la quale come Ufficio marittimo ci adoperiamo per ottenere la massima operatività, agevolando e garantendo la sicurezza della navivigazione» -
(...)
DOMANDA: Porto Nogaro sta soffrendo molto per la crisi?
RISPOSTA: «Quello di Nogaro è un porto che lavora, nonostante la crisi in atto, anche se è vero che quest'anno stiamo registrando un momento di difficoltà. Dopo il boom del 2012, infatti, nel primo trimestre del 2013 si è registrato un calo del 25% di attività di movimentazione merci, dovuto soprattutto al calo del trasporto delle bramme a causa dell'ormai annoso problema del mancato dragaggio e dei fondali, per il quale nemmeno la nomina di un commisario ha portato ai benefici sperati. Gli attuali fondali, ridotti a sì e no sei metri di pescaggio, permettono infatti il passaggio solo di navi piccole, di circa 5 mila tonnellate di stazza».
DOMANDA:Le prospettive, dunque?
RISPOSTA: «Se con i dragaggi i canali venissero portati, come è auspicabile, a 7,5 metri, si permetterebbe il passaggio di navi di 8-10 mila tonnellate, più adatte per i traffici tradizionali di questo porto. Il problema vero non è dunque la mancanza di merci, ma l'attuale inadeguatezza a riceverle: risolto questo problema, la potenzialità e l'attrattività della struttura aumenterebbero, a vantaggio anche di tutta la zona industriale».
(...)
Flavio D'Agostini
Dal sito del settimanale LA VITA CATTOLICA (Ud)
RispondiElimina1.04.2015
"Dopo 19 ANNI DALL'ULTIMO INTERVENTO DI DRAGAGGIO oggi restituiamo una prospettiva di sviluppo a Porto Nogaro e all'intero sistema della portualità regionale. Grazie ad un'importante sinergia tra istituzioni possiamo rimettere quest'area industriale nella condizione di lavorare". Sono le parole della presidente della Regione Debora Serracchiani, intervenuta oggi alla cerimonia di riconsegna del cantiere per il dragaggio del fiume Corno a San Giorgio di Nogaro. L'intervento è finalizzato a ripristinare la profondità storica di 7,5 metri di tutto il canale marittimo di accesso allo scalo commerciale di Porto Margreth, dall'asta marittima all'asta lagunare fino all'asta fluviale. I lavori prevedono lo scavo di circa 240 mila metri cubi di sedimenti che verranno utilizzati per rinforzare gli argini del fiume Corno per circa 6 chilometri e per ripristinare una barena in laguna. (...)
............................