IL DESTINO DELLE PROVINCE
GORIZIA, QUO VADIS ?
di
Prof. Gianfranco D’Aronco
PRESIDENTE
COMITATO PER L’AUTONOMIA
E IL RILANCIO DEL FRIULI
Ha ragione Romoli, sindaco di Gorizia, quando dice che, se le Province sono inutili anzi dannose, aboliamole tutte. Aggiungo: a cominciare non dalle più piccole, ma dalle più grandi, che essendo più grandi costano di più. Per esempio quella di Roma che, nonostante i trasferimenti generosi, si vede ogni anno ripianati i debiti vertiginosi.
Ma c'è da chiedersi anche qual è il criterio alla base della condanna delle Province "piccole". La superficie? E perché il minimo fissato dal governo è di 3 mila chilometri quadrati, e non 2 mila e 900 o 3 mila e 100? La popolazione? E perché il limite è di 300 mila abitanti e non 290 mila o 310 mila? D'altro canto, a parte le ultime nate per calcoli elettorali («hoc erat in votis»), molte Province hanno alla base ragioni che chiamerò storiche (comprese quelle geografiche, economiche eccetera): hanno insomma una loro ragione d'essere e una loro lunga tradizione. E questo mentre si continua a riempirsi la bocca di federalismo.
Che la Provincia di Trieste sia da sempre un assurdo è pacifico: quattro Comuni aggrappati sul Carso più Muggia, aggiunti alla città sono un po' poco. E la stessa Trieste (capoluogo di Provincia oltre che di Regione) fa una figura magra di fronte, a esempio, a una Provincia di Torino che di Comuni ne annovera 315. Gorizia, poverina, di Comuni ne ha 25. E se Trieste costituisce i resti di quello che fu uno dei più importanti porti del Mediterraneo (il terzo nel 1913), Gorizia è l'erede di una Principesca Contea con larga autonomia, rimasta ahimè senza una dote o quasi.
Ora ci troviamo di fronte a due Province, che oltre a tutto appartengono a una Regione a statuto speciale: statuto che è equiparato a legge costituzionale. Avrà un valore e un significato questa riconosciuta specialità, si o no? Ne deriverà il diritto almeno di organizzarsi amministrativamente come meglio crede, s'intende nei limiti consentiti dalle leggi? O le leggi sono fatte per non venire rispettate e per rinviarne l'applicazione?
Così si fa, a esempio, a proposito dei voti espressi attraverso referendum a Sappada e dei Comuni del Portogruarese, che da anni hanno liberamente manifestato la volontà di tornare a far parte del Friuli abbandonando il Veneto, cui furono aggregati a suo tempo, con decisione dei padroni di allora, contro ogni storia e ogni geografìa.
Frattanto le Regioni speciali, come la Sicilia e la Sardegna, annunciano ricorsi alla Consulta; la soppressione di enti locali, infatti, deve essere accolta dai rispettivi Consigli regionali per diventare legge. E lo stesso statuto del Fvg prevede all'articolo 4 come potestà legislativa della Regione l'«ordinamento degli enti locali e delle relative circoscrizioni».
Come minimo, s'invoca un referendum (Trieste ha poco da scegliere), con cui il Goriziano manifesti la sua preferenza di far parte della Provincia di Udine o di quella di Trieste. E si prospetta il passaggio del Goriziano intero (ovvero Isontino o meglio Friuli orientale) a una delle due Province, sic et simpliciter, tanto per fare in fretta.
Per chi conosce le cose come stanno da secoli e la verità insegna, il Friuli va dalla Livenza al Timavo. Se la Provincia di Gorizia deve proprio sparire, le conviene rivolgersi a Udine. Fagocitata da Trieste, Gorizia perderebbe quel po' di presenza e di immagine che attualmente possiede: diventerebbe una modesta frazione di quel "contado", il Friuli appunto, così battezzato a suo tempo da un sindaco giuliano.
La Provincia dei "contadini" di Udine (tutti gli altri sono "luigini": per spiegazioni consultare un recente libro di Gabrio Casati) - che a suo tempo non ha fagocitato Pordenone, ma ha ceduto sia pure con sofferenza il Friuli occidentale alla città del Noncello - ha tutto l'interesse a fare suoi i diritti della città sorella, già abbastanza umiliata e offesa dopo una guerra che la aveva distrutta a cannonate.
Che se i goriziani hanno avuto ragione a lagnarsi nel 1923 per la eliminazione della loro Provincia a favore di un "grande Friuli", non è da scordare che quella decisione fu presa non certo dagli udinesi, ma da chi comandava a Roma, e voleva in quel modo annacquare il rosso terrano del Carso con il bianco tocai del Friuli. Abolite le elezioni, la Provincia di Gorizia non correva più il rischio di guai per la presenza troppo forte degli sloveni (incamerati nel 1918): cosi dopo quattro anni fu ricostituita.
Si aboliscano pure le Province. Ma più giusto sarebbe dire che si aboliscano i Consigli provinciali, cioè presidenti, assessori, consiglieri e annessi. Non si aboliranno certo, cioè non si licenzieranno i dipendenti. Come per un colpo di bacchetta magica, probabilmente diventeranno da dipendenti provinciali dipendenti regionali, rimarranno nei loro uffici e tutto si ridurrà a cambiare le tabelle degli usci e la carta intestata.
Aboliamo pure le Province, dicevo. Ma nella peggiore delle ipotesi, pudore vorrebbe che alle popolazioni venisse dato modo di manifestare la loro volontà.
«Al cjante in un sôl mût - di ca e di là dal Judri il rusignûl», scriveva Pietro Zorutti.
Che almeno la parte compattamente friulana, quella che grosso modo sta al di qua di una linea ideale che va da Gradisca a Grado, rimanga in quella che Pacifico Valussi chiamava la «Provincia naturale». E Trieste e dintorni diventi città metropolitana.
Il citato sindaco di Gorizia Romoli e il presidente provinciale di Udine Fontanini hanno espresso dignitosamente e fermamente la loro contrarietà al "Diktat".
Interverranno certo presso chi sta sopra di loro, tanto più che appartengono allo stesso schieramento.
Ma con maggiore responsabilità politica, l'attuale presidente della Regione, lui friulano, anziché difendere l'autonomia, ha invece dichiarato con dote profetica e lungimirante: «Pare che Gorizia e Trieste saranno accorpate».
Interverranno certo presso chi sta sopra di loro, tanto più che appartengono allo stesso schieramento.
Ma con maggiore responsabilità politica, l'attuale presidente della Regione, lui friulano, anziché difendere l'autonomia, ha invece dichiarato con dote profetica e lungimirante: «Pare che Gorizia e Trieste saranno accorpate».
Immagino che, cosi dicendo, abbia almeno scosso la testa sconsolato.
Molto di più
siamo sconsolati noi.
IL MESSAGGERO VENETO
23 agosto 2011 – pagina 18
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Per quanto riguarda la Regione Friuli-Venezia Giulia, la materia è regolata dall'art. 8 - D. Lgs Att. Spec. 9/97 - norma paracostituzionale di attuazione dello Statuto speciale di autonomia, che sotto riportiamo, e che non ci risulta soppresso o modificato. Tale articolo limita e regola la podestà legislativa della Regione in materia.
Art. 8
Circoscrizioni provinciali
1. Nella materia di cui all'articolo 4, numero 1-bis), dello statuto speciale è ricompresa la revisione delle circoscrizioni provinciali, l'istituzione di nuove province e la loro soppressione, su iniziativa dei comuni, sentite le popolazioni interessate. Resta ferma la facoltà dello Stato di non istituire propri uffici decentrati nelle nuove province e di mantenerli nelle province soppresse.
2. L'eventuale istituzione da parte della regione di aree metropolitane comporta la revisione delle circoscrizioni provinciali interessate.
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