martedì 4 gennaio 2011

LINGUA FRIULANA E TRADUZIONI DI LIBRI


Messaggero Veneto – ed. di Udine
martedì 4 gennaio 2011

 Rubrica “Per Posta e per e-mail”
LINGUA FRIULANA E TRADUZIONI DI LIBRI
di Alberto Fabris
C'è chi ritiene che la tutela della lingua friulana debba essere coltivata nell'ambito familiare privato e nelle osterie o al massimo con la pubblicazione di tanto in tanto di un bel romanzo. Per costoro ogni altra iniziativa magari con impegno di risorse pubbliche (come la tabellonistica stradale con le indicazioni anche in friulano) è inutile, uno spreco di risorse, per taluni anche blasfema.

Si dicono convinti del
l'inutilità dell'insegnamento del friulano nelle scuole e ritengono una forzatura il suo uso negli uffici o in chiesa. L'attività di tutela per costoro si avvicina di molto alla conservazione di una lingua morta. Un po' come per il latino per il quale di tanto in tanto si ritrovano in conventicole i parlanti tale lingua, organizzano incontri di "alto livello", concorsi per composizioni o traduzioni e magari lussuose pubblicazioni sostenute da generosi contributi. Io invece sono tra quelli che vorrebbero il friulano usato correntemente nel quotidiano  senza complessi di sudditanza o inferiorità, ma anche senza imposizioni di sorta né prò né contro.

Con grande risalto è stata recentemente annunciata la prossima pubblicazione in lingua friulana del romanzo "Affa Taffa" il cui autore, dopo le censure sulla grande stampa sugli "sprechi di denaro pubblico" per la tutela del friulano, traduce in friulano (assieme allo zio) una sua opera letteraria scritta in italiano, naturalmente senza aiuti finanziari (così sulla stampa). L'autore presenta l'iniziativa come «il contributo migliore a un dibattito sulla tutela linguistica che da tempo trovo sterile e autoreferenziale».

 Liquidare come "autoreferenziale" la traduzione in friulano della Bibbia, dell'Odissea, per non dire degli innumerevoli testi della grande letteratura mondiale (molti dei quali io non avevo letti neppure in italiano) e le varie pubblicazioni tecnico-scientifiche, è svilire il significato degli sforzi intrapresi e finalizzati all'uso del friulano in chiesa, a scuola, nella vita quotidiana. Con la stessa fretta qualcuno potrebbe essere indotto a considerare la traduzione in friulano di un'opera scritta in italiano da un friulano (e non è la prima volta che ciò accade) strumentale alla ricerca di un riposizionamento dell'autore rispetto a un tema da lui stesso fortemente contestato soltanto qualche tempo prima con articoli di severa critica sulle modalità perseguite per la tutela e sull'utilizzo delle necessarie risorse finanziarie.

Ritengo si sia pentito chi qualche anno addietro, in occasione del dibattito sulle traduzioni in friulano, le aveva bollate come inutili perché tutti ormai conoscono l'italiano. La fatica del dottor Cerno non è certamente un'operazione di immagine anche se l'argomento trattato, e anticipato sulla stampa, non sia l'unico, a mio giudizio, atto a "svecchiare gli schemi della cultura locale". Lo leggerò.
Alberto Fabris Osoppo

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Risponde Tommaso Cerno: «Spiace solo che sia stato frainteso del tutto il mio pensiero: sostengo una tutela della lingua istituzionale, scientifica, linguistica e trasparente. Non certo gestita dalla politica».


2 commenti:

  1. L'autore del romanzo "Affa Taffa", il cui titolo è citato nel testo della lettera di Alberto Fabris, è il giornalista Tommaso Cerno. Da qui la risposta di Cerno, in commento alla lettera di Alberto Fabris.

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  2. "non certo gestita dalla politica" scrive Tommaso Cerno.

    Forse è il caso che il giornalista Tommaso Cerno si faccia un bel viaggio in Galles per cercare di capire il significato - in Europa - dell'espressione: "politica linguistica di tutela delle comunità linguistiche minorizzate".

    E' la politica che deve farsi carico di dare attuazione alle leggi di tutela finanziandole adeguatamente. Se per caso non lo sa lo informo che in Regione la legge regionale 29/2007 è del tutto non attuata: mancano tutti i Regolamenti; la legge 482/99 è attuata in maniera molto parziale e quasi priva di finanziamenti statali: nel 2009 ad ogni friulanofono sono stati destinati ben 50 centesimi a testa: ovviamente tutti sprecati!

    Ma niente paura, arriva la cavalleria con il nuovo libro di Cerno tradotto dallo zio in "vernacolo", e la lingua friulana sarà salva!

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