Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl
Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli
Comunicato stampa
31 dicembre 2015
Il ruolo di Udine
Il ruolo di Udine
Con la cancellazione delle Provincie e l'istituzione delle UTI, in attesa delle sentenze che sembrano l'unica via per opporsi allo spezzatino del Friuli, l'unica certezza è che con questa riforma tutto il potere politico e burocratico starà nella città giuliana, lontana e impegnata con i suoi problemi portuali, della Ferriera e quant'altro, così diversi da quelli del Friuli che è sempre più alle prese con la propria crisi demografica, della piccola industria, dell'edilizia e del commercio.
Con le UTI è stato aperto un percorso di riforme controverso, mettendo in discussione e modificando equilibri territoriali e politici e ci è sembrato necessario che, come conseguenza, ci fosse anche quello di mettere in discussione la collocazione della capitale della Regione con un nuovo patto tra territori, che non riproponga l'egemonia di una città sulle altre, come accade oggi con Trieste, ma che riconosca autonomie e identità.
Vogliamo ribadire che, di fronte allo spezzatino che è stato fatto del Friuli e delle sue forme di rappresentanza politica, ovvero le tre Provincie di Gorizia, Pordenone e Udine serve un riequilibrio politico nei confronti del Friuli collocandovi la capitale regionale.
Vi sono certamente posizioni diverse ma prima o poi, anche quei territori storicamente friulani, ma che oggi si sentono più veneti o giuliani, si renderanno conto che avere una capitale regionale più “a portata di mano” sarebbe non solo funzionale e più corretto dal punto di vista politico e storico, ma anche permetterebbe risparmi, per le istituzioni e per i cittadini che, forse, sentirebbero più vicina l'istituzione regionale.
Portare la capitale regionale a Udine, sulla base di un patto tra i territori che oggi si vedono privati delle loro provincie rappresenta il passo necessario per evitare squilibri e future ingiustizie, mentre è appena il caso di ricordare che per Trieste nulla cambierà, visto che la nuova entità di area vasta coinciderà esattamente con l'attuale territorio provinciale.
E se anche la politica non volesse vedere la necessità di un tale cambiamento è comunque innegabile che Udine dovrà comunque svolgere un ruolo di rappresentanza del Friuli non altrimenti surrogabile e che il suo sindaco, volente o “obtorto collo”, dovrà ricordarsi sempre che parlerà e dovrà agire non solo nell'interesse della città di cui potrà aver calpestato più o meno a lungo i marciapiedi, ma dell'intero Friuli.
per il
Comitato per l'Autonomia
e il Rilancio del Friuli
il presidente
dott. Paolo Fontanelli
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Il Comunicato stampa è stato pubblicato sul settimanale dell'Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, giovedì 14 gennaio 2016
Come esempio, basta paragonare il diverso trattamento del Verdi di Trieste e del Teatro Giovanni da Udine: quando il primo (in pratica sempre) ha i conti in rosso, glieli ripiana la regione, quando capita a quello di Udine, invece, devono pensarci la provincia o il comune di Udine, costretti quasi a litigare come i polli di Renzo Tramaglino!!!
RispondiEliminaSNAIT, esempio perfetto!
RispondiEliminaE pensare che poi i triestini anche si permettono di considerare "spreco di denaro pubblico" ogni centesimo investito dalla regione nella tutela della minoranza linguistica friulana!
Solo questo basterebbe a far capire come sia indispensabile che la regione venga divisa in due Provincie: quella di Trieste e quella del Friuli....
E il sindaco di Udine Furio Honsell, ex-rettore dell'Università del Friuli, che ne pensa?
RispondiEliminaSarebbe interessante conoscere la sua opinione visto che su questo tema tace....
Il Comunicato stampa è stato pubblicato sul settimanale dell'Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, giovedì 14 gennaio 2016
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