domenica 2 ottobre 2011

TONDO CONFONDE BISTURI E "MACHETE"



(…) il «governatore» ha usato il bisturi dove a gran voce veniva invocata una falce, mentre su temi che avrebbero richiesto prudenza e tagli «chirurgici» ha annunciato drastici «disboscamenti». Sui costi della politica e sui privile­gi della «casta» la gran parte dei cittadini si attende provvedimenti decisi.
 E, invece, Tondo ha ignorato le questioni più macroscopiche e stridenti riguardo ai privilegi della classe politica regionale - l'abolizione del munifico vitalizio/pensione e della generosissima indennità di reinserimento/buonauscita - per soffermarsi su ag­giustamenti vaghi e di piccolo cabotaggio (…)

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Tondo confonde

bisturi e «machete»

di roberto pensa

 Il tanto atteso discorso al Consiglio regionale di martedì 27 settembre del presidente del Friuli-Venezia Giulia, Renzo Tondo ha manifesta­to una palese contraddizione, il «governatore» ha usato il bisturi dove a gran voce veniva invocata una falce, mentre su temi che avrebbero richiesto prudenza e tagli «chirurgici» ha annunciato drastici «disboscamenti». Sui costi della politica e sui privile­gi della «casta» la gran parte dei cittadini si attende provvedimenti decisi.

E, invece,
Tondo ha ignorato le questioni più macroscopiche e stridenti riguardo ai privilegi della classe politica regionale - l'a­bolizione del munifico vitalizio/pensione e della generosissima indennità di reinserimento/buonauscita - per soffermarsi su ag­giustamenti vaghi e di piccolo cabotaggio (occorrerà compiere almeno 65 anni d'età per poter aver diritto al vitalizio, mentre la reversibilità sarà possibile solo «dietro una congrua corresponsione», mentre «verrà verificata la possibilità di transitare dall'attua­le sistema retributivo ad uno di tipo contri­butivo, con benefìci commisurati ai versa­menti effettuati»).

Di grande impatto la pro­posta di ridurre da 59 a 48 i consiglieri regionali e da 10 a 8 gli assessori regionali (di cui al massimo 2 esterni): peccato che la prima misura richieda l'approvazione da parte del Parlamento di una legge costituzionale (difficilissima nel clima che si respira a Mon­tecitorio e Palazzo Madama), mentre sulle altre due Tondo non ha chiarito se intende realizzarle subito, modificando la sua giunta, o passare la palla alla prossima legislatura (se gli eletti di domani saranno d'accordo).

Su altri temi che presentano molteplici aspetti di cautela e di ponderatezza, il presi­dente Tondo si è invece mostrato categorico e intransigente.

Ha annunciato un referen­dum per l'abolizione delle Province (anche se, per la maggior parte dei giuristi, non si può fare, perché le Province sono un organo previsto dalla Costituzione e quindi devono esistere, anche se magari svuotate di compe­tenze e ridotte di numero grazie alla nostra autonomia speciale), senza dire chi ne eredi­terebbe i compiti (si va verso una devoluzione federalistica o un accentramento di pote­ri?) e come si intende gestire e mantenere l'e­quilibrio tra le due componenti della nostra regione, il Friuli e la Venezia Giulia.

Ha an­nunciato, tra le tante cose, la fusione delle 4 Camere di commercio e delle 5 Aziende ter­ritoriali per l'edilizia residenziale, azioni che sollevano molti interrogativi: un unico sog­getto regionale riuscirà a mantenere, ad esempio, la stessa attenzione per l'edilizia po­polare nell'Alto Friuli dell'attuale Ater di Tolmezzo?

Interrogativi che si fanno ancor più gravi e seri di fronte alla vera e propria rivoluzione nella sanità indicata da Tondo, con la crea­zione di un'unica Azienda sanitaria territo­riale al posto delle attuali 6, di due Aziende ospedaliero-universitarie (Udine e Trieste) e di un'Azienda ospedaliera a Pordenone.

Al confronto, la «storica» riforma del prof. Fasola (che introdusse l'aziendalizzazione e ta­gliò alcuni piccoli ospedali) sembra una cosa da nulla. Eppure non c'è uno straccio di stu­dio che dimostri che un tale assetto produrrà risparmi.

Invece gli interrogativi sono tanti: per un piccolo comune della Carnia o della Bassa Friulana sarà la stessa cosa parlare di servizi assistenziali e sanitari ad una dirigen­za che non ha più sede rispettivamente a Tolmezzo e Palmanova ma a Gorizia o Trieste? E poi un'altra questione: uno dei più grandi problemi della sanità regionale è il riequili­brio della spesa sanitaria prò-capite, che è molto più elevata a Trieste e notevolmente inferiore in Friuli.

Con l'unica azienda sani­taria territoriale - ma anche con le altre annunciate «unificazioni» dei servizi più dispa­rati - rischia di finire come i famosi polli di Trilussa: se in Carnia si mangerà poco e a Trieste si continuerà ad «ingozzarsi» di spesa pubblica, le statistiche della nuova era an­nunciata da Tondo non ci diranno forse che dappertutto si applica una dieta equilibratissima?

Il Friuli, in tutte le sue articolazioni economiche, politiche e sociali farà bene a seguire con attenzione questa «rivoluzionaria» fine di legislatura regionale.

Roberto Pensa

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Dal settimanale dell’Arcidiocesi di Udine, “La Vita Cattolica”, venerdì 30 settembre 2011. Editoriale del Direttore Responsabile Roberto Pensa


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