lunedì 5 giugno 2017

"IL FRIULI, LE MINORANZE LINGUISTICHE E LA NUOVA LEGGE ELETTORALE" di Giorgio CAVALLO





 
 
IL FRIULI,

LE MINORANZE LINGUISTICHE

E LA NUOVA
 
 
LEGGE ELETTORALE

 
di

Giorgio Cavallo

 
Tra mille giochi politici e furbizie si va verso una nuova legge elettorale sia per la Camera dei Deputati che per il Senato. La scelta del modello tedesco è per sua natura legata ad una distribuzione proporzionale dei seggi con il diniego all’accesso per chi non raggiunge una percentuale che lì è del 5%. Tuttavia nulla vieta che singoli candidati indipendenti, non legati a formazioni di carattere federale, possano essere eletti in singoli collegi uninominali.

Nei prossimi passaggi parlamentari assisteremo a modi diversi di interpretare in salsa italiana il modello teutonico, sia per necessità oggettive come la non possibilità di variare il numero di eletti, sia per trucchi inventati a favore di singoli interessi di parte.

In questo quadro non è più possibile rimandare il tema della rappresentanza politica delle minoranze linguistiche in una forma definitiva che tenga conto dell’esistenza di una precisa legge dello stato la 482/1999 che le inquadra e da sostanza all’art. 6 della Costituzione.

Attualmente esiste una norma relativa alla Camera dei Deputati che permette ad una lista rappresentativa di minoranza linguistica, presente in una regione a statuto speciale che nello statuto preveda la tutela della minoranza, di accedere alla ripartizione “nazionale” dei seggi qualora raggiunga almeno il 20% dei voti validi nella Regione di appartenenza. La norma era stata costruita per permettere alla Sudtiroler Volkspartei di ottenere dei seggi e contemporaneamente impedirlo agli altri partiti di lingua tedesca presenti in Provincia di Bolzano. Non ci sono altre Regioni per cui questa norma possa valere, salvo una interpretazione estensiva del significato dell’art. 3 dello statuto del F-VG. La Valle d’Aosta ha da sempre un regime elettorale diverso che permette di eleggere direttamente un deputato ed un senatore.

Poiché la norma non soddisfaceva pienamente la Sudtiroler Volkspartei si è passati ad una specifica che attribuiva al Trentino-Sudtirolo l’elezione di tutti i propri deputati attraverso 8 collegi uninominali ed il recupero proporzionale degli ulteriori disponibili all’interno della Circoscrizione regionale. Non si tratta di una norma per la minoranza linguistica tedesca, né per quella ladina, ma di una organizzazione diversa del modello elettorale in una Regione a Statuto speciale : il tema delle minoranze interviene solo nella definizione dei confini dei collegi uninominali.

Non esiste nessun motivo per cui una simile organizzazione del modello elettorale del Trentino-Sudtirolo non possa essere applicata anche da noi: il F-VG è una Regione a statuto speciale dell’arco alpino, con presenza di tre minoranze linguistiche che rappresentano la maggioranza della popolazione, ed è confinante con due stati esteri, con uno dei quali esiste un trattato internazionale, quello di Osimo trasferito alla Slovenia come stato successore della Jugoslavia, che prevede per ognuno degli stati contraenti la tutela delle proprie minoranze secondo il proprio diritto interno in armonia con una serie di riferimenti al diritto internazionale.

L’art. 2 dell’attuale legge elettorale in vigore prevede un regime particolare per Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige/Sudtirol e con ogni probabilità rimarrà in vigore anche con l’adozione del modello tedesco. L’inserimento del F-VG in questo quadro appare necessario non solo per la presenza di particolari minoranze ma proprio come riferimento territoriale del tutto analogo agli altri due.

Altro tema è quello della rappresentanza delle minoranze linguistiche che deve trovare soluzione generale per quelle indicate dalla Legge 482/1999 nei loro territori di insediamento, oggi ben identificati. Non si tratta di costituire privilegi ma semplicemente di prevedere che una lista rappresentativa di minoranze linguistiche possa accedere alla ripartizione dei seggi, alla Camera ed al Senato, se è in grado di ottenere un numero di voti nel proprio territorio di insediamento pari a quello che a livello italiano permette ad un partito di farlo. Questo, in prima approssimazione, è facile da ottenere anche con un semplice emendamento all’attuale legislazione riducendo il limite regionale previsto dal 20% al 5% ed applicandolo a tutte le regioni dove sono insediate minoranze linguistiche. E’ peraltro evidente la validità di questa proposta anche nel caso di applicazione del modello elettorale tedesco.

Mi risulta che due emendamenti nella direzione sopra descritta, modello elettorale del Trentino-Sudtirolo applicato anche in F-VG e norma generale per tutte le rappresentanze di minoranze linguistiche, siano stati presentati alla Camera dei Deputati dall’on. Gianna Malisani.

Se ne parli e si costruisca un movimento d’opinione per sostenerli.

Giorgio Cavallo - 30 maggio 2017

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Il documento a firma di Giorgio Cavallo è stato pubblicato sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, il 31 maggio 2017 in prima pagina e seguito a pagina 3, come EDITORIALE e con il titolo “In Parlamento spazio alla minoranza friulana.

La Redazione del Blog ringrazia Giorgio Cavallo per averle concesso la pubblicazione del suo documento.

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1 commento:

  1. Se l'on.le Tamara BLAZINA, triestina di lingua slovena, invece di cercare SOLUZIONI di nessuna utilità per la sua minoranza linguistica (oltre che danneggiare la minoranza linguistica friulana ed essere "utilissima" al Partito Democratico TRIESTINO nelle cui file la Blazina è stata eletta!) si alleasse con sardi e friulani, forse in Parlamento potremmo trovare una soluzione a vantaggio di tutte le minoranze riconosciute e tutelate ai sensi della L.482/99.

    Perché non appoggia gli emendamenti presentati dall'On. Malisani?

    Quando la minoranza linguistica slovena della città di Trieste uscirà dal suo "particolarismo" e cercherà la alleanza delle altre 11 minoranze linguistiche che vivono in Italia?

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