IL
FRIULI,
LE
MINORANZE LINGUISTICHE
E
LA NUOVA
LEGGE ELETTORALE
di
Giorgio
Cavallo
Tra
mille giochi politici e furbizie si va verso una nuova legge
elettorale sia per la Camera dei Deputati che per il Senato.
La scelta del modello tedesco è per sua natura legata ad una
distribuzione proporzionale dei seggi con il diniego all’accesso
per chi non raggiunge una percentuale che lì è del 5%. Tuttavia
nulla vieta che singoli candidati indipendenti, non legati a
formazioni di carattere federale, possano essere eletti in singoli
collegi uninominali.
Nei
prossimi passaggi parlamentari assisteremo a modi diversi di
interpretare in salsa italiana il modello teutonico, sia
per necessità oggettive come la non possibilità di variare il
numero di eletti, sia per trucchi inventati
a favore di singoli interessi di parte.
In
questo quadro non è più possibile rimandare il tema della
rappresentanza politica delle minoranze linguistiche in una forma
definitiva che tenga conto dell’esistenza di una precisa legge
dello stato la 482/1999 che le inquadra e da sostanza all’art. 6
della Costituzione.
Attualmente
esiste una norma relativa alla Camera dei Deputati che permette ad
una lista rappresentativa di minoranza linguistica, presente in una
regione a statuto speciale che nello statuto preveda la tutela della
minoranza, di accedere alla ripartizione “nazionale” dei seggi
qualora raggiunga almeno il 20% dei voti validi nella Regione di
appartenenza. La norma era stata
costruita per permettere alla Sudtiroler
Volkspartei di
ottenere dei seggi e contemporaneamente impedirlo agli altri partiti
di lingua tedesca presenti in Provincia di Bolzano.
Non ci sono altre Regioni per cui questa norma possa valere,
salvo una interpretazione estensiva del significato dell’art. 3
dello statuto del F-VG. La Valle d’Aosta ha da sempre un regime
elettorale diverso che permette di eleggere direttamente un deputato
ed un senatore.
Poiché
la norma non soddisfaceva pienamente la Sudtiroler Volkspartei si è
passati ad una specifica che attribuiva al Trentino-Sudtirolo
l’elezione di tutti i propri deputati attraverso 8
collegi uninominali ed il recupero proporzionale degli ulteriori
disponibili all’interno della Circoscrizione regionale. Non si
tratta di una norma per la minoranza linguistica tedesca, né per
quella ladina, ma di una organizzazione diversa del modello
elettorale in una Regione a Statuto speciale : il tema delle
minoranze interviene solo nella definizione dei confini dei collegi
uninominali.
Non
esiste nessun motivo per cui una simile organizzazione del modello
elettorale del Trentino-Sudtirolo non possa essere applicata anche da
noi: il F-VG è una Regione a statuto speciale dell’arco alpino,
con presenza di tre minoranze linguistiche che rappresentano la
maggioranza della popolazione, ed è confinante con due stati esteri,
con uno dei quali esiste un trattato internazionale, quello di Osimo
trasferito alla Slovenia come stato successore della Jugoslavia, che
prevede per ognuno degli stati contraenti la tutela delle proprie
minoranze secondo il proprio diritto interno in armonia con una serie
di riferimenti al diritto internazionale.
L’art.
2 dell’attuale legge elettorale in vigore prevede un regime
particolare per Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige/Sudtirol e con
ogni probabilità rimarrà in vigore anche con l’adozione del
modello tedesco. L’inserimento del F-VG in questo quadro appare
necessario non solo per la presenza di particolari minoranze ma
proprio come riferimento territoriale del tutto analogo agli altri
due.
Altro
tema è quello della rappresentanza delle minoranze linguistiche che
deve
trovare soluzione generale
per quelle indicate dalla Legge 482/1999 nei loro territori di
insediamento, oggi ben identificati. Non si tratta
di costituire privilegi ma semplicemente di prevedere che una lista
rappresentativa di minoranze linguistiche possa accedere alla
ripartizione dei seggi, alla Camera ed al Senato, se è in grado di
ottenere un numero di voti nel proprio territorio di insediamento
pari a quello che a livello italiano permette ad un partito di farlo.
Questo, in prima approssimazione, è facile da ottenere anche con un
semplice emendamento all’attuale legislazione riducendo
il limite regionale previsto dal 20% al 5% ed applicandolo a tutte le
regioni dove sono insediate minoranze linguistiche.
E’ peraltro evidente la validità di questa proposta anche nel caso
di applicazione del modello elettorale tedesco.
Mi
risulta che due emendamenti nella direzione sopra descritta,
modello elettorale del Trentino-Sudtirolo applicato anche in F-VG e
norma generale per tutte le rappresentanze di minoranze linguistiche,
siano
stati presentati alla Camera dei Deputati dall’on. Gianna Malisani.
Se
ne parli e si costruisca un movimento d’opinione per sostenerli.
Giorgio
Cavallo - 30 maggio 2017
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Il
documento a firma di Giorgio Cavallo è stato pubblicato sul
settimanale della Arcidiocesi di Udine,
LA VITA CATTOLICA, il 31 maggio 2017 in prima pagina e seguito
a pagina 3, come EDITORIALE e con il titolo “In
Parlamento spazio alla minoranza friulana.
La
Redazione del Blog ringrazia Giorgio Cavallo per averle concesso la
pubblicazione del suo documento.
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Se l'on.le Tamara BLAZINA, triestina di lingua slovena, invece di cercare SOLUZIONI di nessuna utilità per la sua minoranza linguistica (oltre che danneggiare la minoranza linguistica friulana ed essere "utilissima" al Partito Democratico TRIESTINO nelle cui file la Blazina è stata eletta!) si alleasse con sardi e friulani, forse in Parlamento potremmo trovare una soluzione a vantaggio di tutte le minoranze riconosciute e tutelate ai sensi della L.482/99.
RispondiEliminaPerché non appoggia gli emendamenti presentati dall'On. Malisani?
Quando la minoranza linguistica slovena della città di Trieste uscirà dal suo "particolarismo" e cercherà la alleanza delle altre 11 minoranze linguistiche che vivono in Italia?