lunedì 20 luglio 2015

"IL COMUNE RUSTICO ovvero IL CONTADO FRIULANO" di Gianfranco D'ARONCO


"IL COMUNE RUSTICO

ovvero

IL CONTADO FRIULANO"

di

Prof. Gianfranco D'Aronco



Non sono un politico, perciò stento a capire certe cose. I nostri capi regionali hanno cominciato con le Province, scoprendone la inutilità, anzi i guai generati dalla loro esistenza.

Per risparmiare, anzi per razionalizzare, al posto delle 4 Province nasceranno le Provincette: in numero di 18, né di più né di meno. E saranno date in affido a rappresentanti quali che siano (basta la forma) ma praticamente a personale dipendente, che passerà nei ruoli della Regione e che quindi avrà la grande libertà di eseguire gli ordini di Trieste.

Questa riforma è già passata al concreto, cominciando col trasferire sulle Rive adriache i vari Centri per l’impiego, sparsi nella Regione. Ci sarà dunque un’unica “cabina di regia” (come suona bene), secondo il linguaggio degli addetti ai lavori, e tutto sarà più veloce ed economico. Tranquilli: l’altro giorno il Senato, in via di estinzione, ha dato voto favorevole all’abolizione delle Province. “E’ un ottimo voto”, ha commentato la prima donna del FVG; abbiamo la grande fiducia di avere preso la strada giusta”. Anche un parlamentare nostrano si è dichiarato soddisfatto, perché si va verso una “semplificazione dei livelli di governo”, necessariamente basato sul dualismo Regione-Comuni” (questo nel dolce stil novo).

La sorella redenta nel 1918 è capoluogo di Comune, capoluogo di Provincia, capoluogo di Regione. Le piacerebbe anche diventare città metropolitana, nonostante ci sia stata già una bocciatura in proposito: ma si può combinare. Un altro parlamentare di qua ha asserito che “sembra giusto poter garantire alla Regione una possibilità di più” (sic).

Mentre ci si diletta con le Provincette, ci si trastulla con i Comuni. Non conta il fatto che siano nati, secolo dopo secolo, come esigenza espressa dalle popolazioni locali, chiaro esempio di autonomia dalla base. Per chi ci comanda, sono troppi. I grandi capi hanno steso su un tavolo una carta della Regione come fosse una pizza, e l’hanno tagliata in varie fette, che sarebbero i nuovi Comuni. E a chi non si adeguerà, andrà un minore trasferimento di contributi. “O noci de la Carnia, addio!”, diremo col Carducci del “Comune rustico”. E gli autogovernanti risponderanno: “Morrete per la nostra libertà”. Comunque i 57 sindaci pronti a impugnare il nuovo piano di riordino (cioè di ordini) davanti al TAR, sperano: la speranza è la virtù dei friulani.

Rimangono i misteri misteriosi della Sanità. Si penalizzano ospedali di lunga riconosciuta tradizione, assicurando che tutto andrà per il meglio. Per ragioni economiche ancora da illustrare, i lungodegenti dovrebbero rimanere a casa, dove andrà a trovarli il medico di turno appartenente al Distretto e non altri. Il Veneto ha detto di no ai tagli, quelli sì certi; noi avevamo già da anni provveduto alla bisogna: la Sanità è tutta a carico del bilancio regionale. Consoliamoci apprendendo che i friulani sono tra i maggiori donatori di sangue, raccogliendo ogni anno oltre 25 mila litri di plasma, in parte ceduto a vari Paesi del mondo.

Tornando ai Comuni rustici e alle Provincette per cui si è debordato (nel senso di uscire dalla retta via), non sappiamo se credere al generale stupore della gente, o al compiaciuto commento della prima della classe, quando asserisce: “La nostra legge di riforma degli enti locali ci ha permesso, caso unico in Italia, di trasferire dal I° luglio le competenze, e i relativi dipendenti, dei Centri per l’impiego dalle Province alla Regione. Ne faremo altri di passi, progressivamente, sino all’effettivo e definitivo superamento degli enti intermedi”. Anche i centri servono all’accentramento. Aggiungasi l’annunciato rischio di perdere 15 milioni di euro di contributi europei per occupazione e lavoro, che il governo vorrebbe trasferire a parziale copertura di uno dei tanti buchi di bilancio. E simili cose. Il guaio sta in alto loco. “La specialità non rappresenta un privilegio”, ha ammonito la maestrina dalla penna rossa. Non si sa se abbia diretto queste parole ai friulani o ai romani.



Gianfranco D’Aronco

Presidente Onorario

Comitato per l'autonomia
e il rilancio del Friuli
 
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Il documento a firma del Prof. Gianfranco D'Aronco è stato pubblicato sul quotidiano IL MESSAGGERO VENETO (Ud) venerdì 10 luglio 2015
 

2 commenti:

  1. “La sorella redenta nel 1918 è capoluogo di Comune, capoluogo di Provincia, capoluogo di Regione. Le piacerebbe anche diventare città metropolitana, nonostante ci sia stata già una bocciatura in proposito: ma si può combinare. Un altro parlamentare di qua ha asserito che “sembra giusto poter garantire alla Regione una possibilità di più” (sic).” – Prof. Gianfranco D’Aronco

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    Grazie Prof. D'Aronco per la sua inesauribile e splendida ironia con cui ridicolizza il parlamentare "triestino" che perfino si permette di considerare il desiderio di Trieste di essere, oltre che capoluogo di regione, anche città metropolitana, ... UNA POSSIBILITA' IN PIU'....PER LA "REGIONE"!

    Per la regione? Perché Trieste è "la regione"?

    Incredibile la sfacciataggine dei parlamentari triestini!

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  2. Un caffè pagato a chi ci dice il nome del parlamentare TRIESTINISSO che ha fatto la stupida dichiarazione riportata nel commento precedente....

    E magari è anche convinto che i Friulani gli credano...

    Ma va là....

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