"IL
COMUNE RUSTICO
ovvero
IL
CONTADO FRIULANO"
di
Prof.
Gianfranco D'Aronco
Non sono un politico, perciò
stento a capire certe cose. I nostri capi regionali hanno cominciato
con le Province, scoprendone la inutilità, anzi i guai generati
dalla loro esistenza.
Per risparmiare, anzi per
razionalizzare, al posto delle 4 Province nasceranno
le Provincette: in numero di 18, né di più né di meno.
E saranno date in affido a rappresentanti quali che siano (basta la
forma) ma praticamente a personale dipendente, che passerà nei
ruoli della Regione e che quindi avrà
la grande libertà di eseguire gli ordini di Trieste.
Questa riforma è già passata
al concreto, cominciando col trasferire sulle Rive adriache i vari
Centri per l’impiego, sparsi nella Regione. Ci sarà dunque
un’unica “cabina di regia” (come suona bene), secondo il
linguaggio degli addetti ai lavori, e tutto sarà più veloce ed
economico. Tranquilli: l’altro giorno il Senato, in via di
estinzione, ha dato voto favorevole all’abolizione delle Province.
“E’ un ottimo voto”, ha commentato la prima donna del FVG;
abbiamo la grande fiducia di avere preso la strada giusta”. Anche
un parlamentare nostrano si è dichiarato soddisfatto, perché si va
verso una “semplificazione dei livelli di governo”,
necessariamente basato sul dualismo Regione-Comuni” (questo nel
dolce stil novo).
La
sorella redenta nel 1918 è capoluogo di Comune, capoluogo di
Provincia, capoluogo di Regione. Le piacerebbe anche diventare città
metropolitana, nonostante ci sia stata già una bocciatura in
proposito: ma si può combinare. Un altro
parlamentare di qua ha asserito che “sembra giusto poter garantire
alla Regione una possibilità di più” (sic).
Mentre ci si diletta con le
Provincette, ci si trastulla con i Comuni. Non conta il fatto che
siano nati, secolo dopo secolo, come esigenza espressa dalle
popolazioni locali, chiaro esempio di autonomia dalla base. Per chi
ci comanda, sono troppi. I grandi capi hanno steso su un tavolo una
carta della Regione come fosse una pizza, e l’hanno tagliata in
varie fette, che sarebbero i nuovi Comuni. E a chi non si adeguerà,
andrà un minore trasferimento di contributi. “O noci de la Carnia,
addio!”, diremo col Carducci del “Comune rustico”. E gli
autogovernanti risponderanno: “Morrete per la nostra libertà”.
Comunque i
57 sindaci pronti a impugnare il nuovo piano di riordino (cioè di
ordini) davanti al TAR, sperano: la speranza è la virtù dei
friulani.
Rimangono
i misteri misteriosi della Sanità. Si penalizzano
ospedali di lunga riconosciuta tradizione, assicurando che tutto
andrà per il meglio. Per ragioni economiche ancora da illustrare, i
lungodegenti dovrebbero rimanere a casa, dove andrà a trovarli il
medico di turno appartenente al Distretto e non altri. Il Veneto ha
detto di no ai tagli, quelli sì certi; noi avevamo già da anni
provveduto alla bisogna: la Sanità è tutta a carico del bilancio
regionale. Consoliamoci apprendendo che i friulani sono tra i
maggiori donatori di sangue, raccogliendo ogni anno oltre 25 mila
litri di plasma, in parte ceduto a vari Paesi del mondo.
Tornando
ai Comuni rustici e alle Provincette per cui si è debordato (nel
senso di uscire dalla retta via), non sappiamo se credere al generale
stupore della gente, o al compiaciuto commento della prima della
classe, quando asserisce: “La nostra legge di
riforma degli enti locali ci ha permesso, caso unico in Italia, di
trasferire dal I° luglio le competenze, e i relativi dipendenti, dei
Centri per l’impiego dalle Province alla Regione. Ne faremo altri
di passi, progressivamente, sino all’effettivo e definitivo
superamento degli enti intermedi”. Anche
i centri servono all’accentramento. Aggiungasi
l’annunciato rischio di perdere 15 milioni di euro di contributi
europei per occupazione e lavoro, che il governo vorrebbe trasferire
a parziale copertura di uno dei tanti buchi di bilancio. E simili
cose. Il
guaio sta in alto loco. “La specialità non rappresenta un
privilegio”, ha ammonito la maestrina dalla penna rossa. Non
si sa se abbia diretto queste parole ai friulani o ai romani.
Gianfranco
D’Aronco
Presidente Onorario
Comitato per l'autonomia
Presidente Onorario
Comitato per l'autonomia
e il rilancio
del Friuli
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Il documento a firma del Prof. Gianfranco D'Aronco è stato pubblicato sul quotidiano IL MESSAGGERO VENETO (Ud) venerdì 10 luglio 2015
“La sorella redenta nel 1918 è capoluogo di Comune, capoluogo di Provincia, capoluogo di Regione. Le piacerebbe anche diventare città metropolitana, nonostante ci sia stata già una bocciatura in proposito: ma si può combinare. Un altro parlamentare di qua ha asserito che “sembra giusto poter garantire alla Regione una possibilità di più” (sic).” – Prof. Gianfranco D’Aronco
RispondiElimina..................
Grazie Prof. D'Aronco per la sua inesauribile e splendida ironia con cui ridicolizza il parlamentare "triestino" che perfino si permette di considerare il desiderio di Trieste di essere, oltre che capoluogo di regione, anche città metropolitana, ... UNA POSSIBILITA' IN PIU'....PER LA "REGIONE"!
Per la regione? Perché Trieste è "la regione"?
Incredibile la sfacciataggine dei parlamentari triestini!
Un caffè pagato a chi ci dice il nome del parlamentare TRIESTINISSO che ha fatto la stupida dichiarazione riportata nel commento precedente....
RispondiEliminaE magari è anche convinto che i Friulani gli credano...
Ma va là....