venerdì 24 ottobre 2014

REGIONE - FUSIONE TRA POLITEAMA ROSSETTI E CSS - NICO PEPE: BASTA REGALI A TRIESTE!


REGIONE



FUSIONE

TRA POLITEAMA ROSSETTI

E CSS - NICO PEPE


 
PRESIDENTE SERRACCHIANI  

BASTA REGALI A TRIESTE!





Non le è bastato aver regalato


oltre 14 milioni di euro


al teatro lirico Verdi di Trieste?

 

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COMUNICATO STAMPA



Ormai da decenni assistiamo alla svendita del Friuli e delle sue eccellenze. E perché mai chi coordina e dirige il CSS (Centro Servizi e Spettacoli - Teatro Stabile di Innovazione del Friuli – Venezia Giulia) di Udine e l'udinese “Civica Accademia d'Arte drammatica Nico Pepe” non dovrebbe continuare a farlo?

Il Politeama Rossetti è da sempre un teatro “esclusivamente” triestino, anche se finanziato come “Teatro Stabile regionale del Friuli Venezia Giulia”. In realtà non è mai stato un teatro regionale ma ha dato sempre lustro – grazie a corposi finanziamenti statali e regionali – alla sola città di Trieste.

Ricordiamoci l'ultimo salvataggio della Regione del teatro lirico Verdi di Trieste costato alla comunità regionale oltre 14 milioni di euro.

Ora il Governo nazionale sta riformando tutta la struttura dei teatri italiani e soprattutto le modalità del loro finanziamento e il Politeama Rossetti – da articoli di stampa - risulta non avere i requisiti per diventare un “teatro nazionale” essendo privo a Trieste di una Accademia teatrale. E si dà il caso che in regione ci sia un'unica accademia: la Nico Pepe di Udine.

Ecco allora offrirsi prontamente come “stampella” al triestinissimo teatro Politeama Rossetti, in particolare, il Teatro Stabile di Innovazione, molto conosciuto come CSS di Udine e a ruota l'udinese Accademia d'arte drammatica Nico Pepe. Sia mai che il Rossetti corra il rischio di essere declassato!

Da dichiarazioni stampa risulta infatti che il CSS e la Nico Pepe si sono subito dichiarati pronti a “fondersi” con questo teatro triestinissimo al fine di istituire – forse - un “teatro nazionale regionale” che, ovviamente, non potrà che avere la sede a Trieste. Udine, in compenso, non sarà più la sede autonoma di un Teatro di Innovazione teatrale, né di una Accademia d'arte drammatica.

Cos'è stato promesso dalla Presidente Serracchiani, che pare essere la sponsor di questa fusione, ai teatro stabile CSS di Udine e alla Nico Pepe in cambio della loro cancellazione e della perdita di autonomia?

Da Honsell ci aspetteremmo una azione di tutela del sistema teatrale udinese e una richiesta di incentivazione di spettacoli in lingua friulana (anche i friulani pagano l'Irpef!).

Possiamo leggere dietro queste manovre anche la volontà politica regionale di salvare una realtà triestina a discapito delle eccellenze teatrali friulane?

Visto considerato che le due realtà teatrali friulane sono l'ago della bilancia per il salvataggio del Rossetti, in particolare l'Accademia, perché non pretendere qualcosa di molto importante per Udine e il Friuli (con sede legale a Udine e non a Trieste!) e al contrario si “svendono” ?

Udine, 23 ottobre 2014



COMITATO PER L'AUTONOMIA

E IL RILANCIO DEL FRIULI

Il Presidente

Paolo Fontanelli
 
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Il Comunicato stampa è stato pubblicato come "L'INTERVENTO" in prima pagina e segue a pagina XXII, il 24 ottobre 2014 sul quotidiano IL GAZZETTINO di Udine con il titolo "Il caso Rossetti e la svendita del Friuli"

Il Comunicato stampa è stato pubblicato giovedì 30 ottobre 2014 sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA (Ud), con il titolo "Il Teatro nazionale abbia sede in Friuli"   
 

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Di seguito i requisiti previsti
 
dal D.M. 1 luglio 2014 
 
art. 10 "teatri nazionali":
 
MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO  
 
DECRETO 1° luglio 2014
 
Nuovi criteri per l’erogazione e modalità per la liquidazione e l’anticipazione di contributi allo spettacolo dal vivo, a valere sul Fondo unico per lo spettacolo, di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163.
 
(…) 
Titolo II – Produzione
 
Sezione I – Teatri nazionali e teatri di rilevante interesse culturale
 
Articolo 10 – Teatri nazionali.
 
1. Ai soli fini ed effetti del presente decreto, sono definiti teatri nazionali gli organismi che svolgano attività teatrale di notevole prestigio nazionale e internazionale e che si connotino per la loro tradizione e storicità.
 
2. Fermo restando quanto previsto nell’articolo 5 del presente decreto, è concesso un contributo al soggetto richiedente, di cui al comma 1 del presente articolo, che effettui complessivamente nell’anno un minimo di 240 giornate recitative di produzione e di 15000 giornate lavorative, come definite all’Allegato D, a condizione che:
 
a) vi sia l’impegno di enti territoriali o altri enti pubblici a concedere contributi per una somma complessivamente pari al cento per cento del contributo statale, e tali da garantire la copertura delle spese di gestione delle sale;
 
b) gestisca direttamente in esclusiva, per l’attività di cui al presente Capo, una o più sale, nella regione in cui ha sede legale, per un totale di almeno 1000 posti, con una sala di almeno 500 posti;
 
c) almeno il cinquanta per cento del personale artistico coincida con quello dell’annualità precedente;
 
d) almeno il cinquanta per cento del personale amministrativo e tecnico risulti assunto con contratto a tempo indeterminato;
 
e) ogni anno vengano prodotti almeno due spettacoli di autori viventi, di cui almeno uno di nazionalità italiana;
 
f) ogni anno vengano prodotti o ospitati un minimo di due spettacoli di ricerca;
 
g) almeno il settanta per cento del minimo delle giornate recitative degli spettacoli prodotti venga rappresentato nei teatri gestiti direttamente in esclusiva di cui alla lettera b) del presente comma; almeno la metà di tali giornate recitative deve essere rappresentata nelle sale e negli spazi situati nel comune in cui ha la sede legale il soggetto richiedente; al massimo il venti per cento delle giornate recitative in sede può essere costituito da giornate in cui si svolgono soltanto matinée per le scuole;
 
h) non più del venti per cento del totale delle giornate recitative prodotte sia rappresentato al di fuori della regione di appartenenza;
 
i) le recite in coproduzione non superino il venti per cento delle recite programmate e siano effettuate solo con altri teatri nazionali e teatri di rilevante interesse culturale; il presente limite non si applica per le coproduzioni con soggetti internazionali;
 
j) sia dotato di una scuola di teatro e di perfezionamento professionale.
 
Articolo 11 – Teatri di rilevante interesse culturale.
 
1. Ai soli fini ed effetti del presente decreto, sono definiti teatri di rilevante interesse culturale gli organismi che svolgano attività di produzione teatrale di rilevante interesse culturale prevalentemente nell’àmbito della regione di appartenenza. (...)
 
...................
 
 
TRIESTE RISULTA NON AVERE UNA

scuola di teatro e
di perfezionamento professionale!!

ed è dubbio che il Politeama Rossetti
riesca a soddisfare
gli altri vincoli fissati dal D.M 1° luglio 2014
art. 10 !!


 

2 commenti:

  1. Il problema è meno che mai un problema di campanilismo, ma piuttosto di rispetto delle eccellenze friulane che non possono essere cancellate per salvare una realtà teatrale triestina che risulta non avere i requisiti per aspirare ad essere "teatro nazionale".

    La regione Friuli-Venezia Giulia è una regione meramente amministrativa formata da due realtà diversissime: il Friuli e la Provincia di Trieste. Forse ogni tanto è bene ricordarlo!

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  2. I TANTI TEATRI DI TRIESTE, TUTTI STRA-FINANZIATI DALLA REGIONE !

    Dal Blog del Direttore del quotidiano Il Messaggero Veneto

    http://monestier-udine.blogautore.repubblica.it/2013/12/14/i-conti-la-cultura-i-14-milioni/

    1. Oreste scrive:
    20 dicembre 2013 alle 15:08

    Dal libro Mandi Trieste di Roberto Meroi (Editoriale Programma, 2013) pag. 142-143:

    “Ci fosse solo il “Verdi” di teatro da finanziare. A Trieste invece operano anche diversi altri teatri. Il più importante di questi è il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia (soci di riferimento: Comune di Trieste, Camera di Commercio di Trieste, UniCredit e tre Province), che in realtà è il Politeama Rossetti, la più grande sala triestina (1.500 posti, in via XX Settembre). Un altro teatro di Trieste. Un altro teatro di Trieste con i conti in rosso. L’annuale contributo statale del Fondo unico per lo spettacolo e il milioncino (nel 2009 era di 1.200.000 euro) costantemente percepito dalla Regione non bastano. Il deficit del “Rossetti” è salito dai 217 mila euro del 2010 ai 300 mila euro del bilancio 2011.

    Che fare? Una persona di buon senso raccomanderebbe di ridurre le spese e magari di togliere qualcosina dal cartellone degli spettacoli in programmazione. Ma qui siamo a Trieste. C’è deficit, c’è crisi in Italia e in Europa?

    Non importa nulla: il “Rossetti” (da fine novembre 2012 affidato alla direzione del rettore dell’Università di Trieste Francesco Peroni, con a fianco il vice Paris Lippi) presenta un cartellone 2012-13 che, invece di diminuire qualcosina, addirittura aumenta l’offerta di spettacoli di prosa, di danza, di musical, per un totale di una sessantina di rappresentazioni una dietro l’altra: un’enormità! “Il Rossetti è un teatro di altissimo rango nel panorama nazionale”: così veniva elogiato dall’assessore regionale al Bilancio, la triestina Sandra Savino. E allora: come dire di no alle richieste di 600 mila euro di ulteriore contributo regionale per sanare i vecchi debiti di un’eccellenza simile?

    C’è poi lo Slovensko Stalno Gledalisce/Teatro Stabile Sloveno (via Petronio), che è l’unico teatro stabile pubblico in Italia di lingua non italiana. Dal 1964 ha sede presso il Kulturni dom, con una dotazione di 543 posti a sedere: nell’ultima Finanziaria regionale ha ricevuto 467 mila euro.

    Finanziamenti a gogò da parte della Regione anche per il Teatro Miela Reina di piazza Luigi Amedeo duca degli Abruzzi: 900 mila euro nel 2012 e per il Teatro Stabile Orazio Bobbio (ex La Contrada, via del Ghirlandaio, 743 posti), 690 mila euro di contributi regionali nel 2012, più 475 mila di fondi statali.

    E non è finita, perché poi a Trieste c’è ancora: il Teatro dei Fabbri (via dei Fabbri), il Teatro La Barcaccia (via dell’Istria), il Teatro Franco e Franca Basaglia (San Giovanni, via S. Cisilino), il Teatro Silvio Pellico (Via Ananian).

    E non è finita. No, perché a Trieste c’è ancora una marea di compagnie teatrali (Amici di San Giovanni, Art&Zan, ex allievi del Toti, Fariteatro, Il gabbiano, Proposte teatrali del Cral Poste, Quei de Scala Santa, Marionette & Co.) e associazioni culturali che aspettano che la Regione distribuisca loro contributi a piene mani: dalla Società dei concerti all’Orchestra da camera “Ferruccio Busoni”, dall’Associazione Chamber music al Centro letterario al Circolo della cultura e delle arti.”
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