REGIONE
FUSIONE
TRA
POLITEAMA ROSSETTI
E
CSS - NICO PEPE
PRESIDENTE SERRACCHIANI
BASTA
REGALI A TRIESTE!
Non le è bastato aver regalato
oltre 14 milioni di euro
al teatro lirico Verdi di Trieste?
Non le è bastato aver regalato
oltre 14 milioni di euro
al teatro lirico Verdi di Trieste?
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COMUNICATO
STAMPA
Ormai
da decenni assistiamo alla svendita del Friuli e delle sue
eccellenze. E perché mai chi coordina e dirige il CSS (Centro
Servizi e Spettacoli - Teatro Stabile di Innovazione del Friuli –
Venezia Giulia) di Udine e l'udinese “Civica Accademia d'Arte
drammatica Nico Pepe” non dovrebbe continuare a farlo?
Il
Politeama Rossetti è da sempre un teatro “esclusivamente”
triestino, anche se finanziato come “Teatro Stabile regionale del
Friuli Venezia Giulia”. In realtà non è mai
stato un teatro regionale ma ha dato sempre lustro – grazie a
corposi finanziamenti statali e regionali – alla sola città di
Trieste.
Ricordiamoci
l'ultimo salvataggio della Regione del teatro lirico Verdi di Trieste
costato alla comunità regionale oltre 14 milioni di euro.
Ora
il Governo nazionale sta riformando tutta la struttura dei teatri
italiani e soprattutto le modalità del loro finanziamento e il
Politeama Rossetti – da articoli di stampa - risulta non avere i
requisiti per diventare un “teatro nazionale”
essendo privo a Trieste di una Accademia teatrale. E si dà il caso
che in regione ci sia un'unica accademia: la Nico Pepe di Udine.
Ecco
allora offrirsi prontamente come “stampella”
al triestinissimo teatro Politeama Rossetti, in particolare,
il Teatro Stabile di Innovazione, molto conosciuto come CSS di Udine
e a ruota l'udinese
Accademia d'arte drammatica Nico Pepe.
Sia mai che il Rossetti corra il rischio di essere declassato!
Da
dichiarazioni stampa risulta infatti che il CSS e la Nico Pepe si
sono subito dichiarati pronti a “fondersi” con questo teatro
triestinissimo al fine di istituire – forse -
un “teatro nazionale regionale” che, ovviamente, non potrà che
avere la sede a Trieste. Udine,
in compenso, non sarà più la sede autonoma di un Teatro di
Innovazione teatrale, né di una Accademia d'arte drammatica.
Cos'è
stato promesso dalla Presidente
Serracchiani, che pare essere la sponsor di questa
fusione, ai teatro stabile CSS di Udine e alla Nico Pepe in cambio
della loro cancellazione e della perdita di autonomia?
Da
Honsell
ci aspetteremmo una azione di tutela del sistema teatrale udinese e
una richiesta di incentivazione di spettacoli in lingua friulana
(anche i friulani pagano l'Irpef!).
Possiamo
leggere dietro queste manovre anche la volontà politica regionale di
salvare una realtà triestina a discapito delle eccellenze teatrali
friulane?
Visto
considerato che le
due realtà teatrali friulane sono l'ago della bilancia per il
salvataggio del Rossetti, in particolare l'Accademia,
perché non pretendere qualcosa di molto importante per Udine e il
Friuli (con sede legale a Udine e non a Trieste!) e
al contrario si “svendono” ?
Udine,
23 ottobre 2014
COMITATO
PER L'AUTONOMIA
E
IL RILANCIO DEL FRIULI
Il
Presidente
Paolo
Fontanelli
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Il Comunicato stampa è stato pubblicato come "L'INTERVENTO" in prima pagina e segue a pagina XXII, il 24 ottobre 2014 sul quotidiano IL GAZZETTINO di Udine con il titolo "Il caso Rossetti e la svendita del Friuli".
Il Comunicato stampa è stato pubblicato giovedì 30 ottobre 2014 sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA (Ud), con il titolo "Il Teatro nazionale abbia sede in Friuli"
Il Comunicato stampa è stato pubblicato giovedì 30 ottobre 2014 sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA (Ud), con il titolo "Il Teatro nazionale abbia sede in Friuli"
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Di seguito i requisiti previsti
dal D.M. 1 luglio 2014
art. 10 "teatri nazionali":
MINISTERO
DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO
DECRETO
1° luglio 2014
Nuovi
criteri per l’erogazione e modalità per la
liquidazione e l’anticipazione di contributi allo spettacolo
dal vivo, a valere sul Fondo unico per lo spettacolo,
di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163.
(…)
Titolo
II – Produzione
Sezione
I – Teatri nazionali e teatri di rilevante interesse culturale
Articolo
10 – Teatri nazionali.
1.
Ai soli fini ed effetti del presente decreto, sono definiti teatri
nazionali gli organismi che svolgano attività teatrale di notevole
prestigio nazionale e internazionale e che si connotino per la loro
tradizione e storicità.
2.
Fermo restando quanto previsto nell’articolo 5 del presente
decreto, è concesso un contributo al soggetto richiedente, di cui al
comma 1 del presente articolo, che effettui complessivamente
nell’anno un minimo di 240 giornate recitative di produzione e di
15000 giornate lavorative, come definite all’Allegato D, a condizione
che:
a)
vi sia l’impegno di enti territoriali o altri enti pubblici a
concedere contributi per una somma complessivamente pari al cento per
cento del contributo statale, e tali da garantire la copertura delle
spese di gestione delle sale;
b)
gestisca direttamente in esclusiva, per l’attività di cui al
presente Capo, una o più sale, nella regione in cui ha sede legale,
per un totale di almeno 1000 posti, con una sala di almeno 500 posti;
c)
almeno il cinquanta per cento del personale artistico coincida con
quello dell’annualità precedente;
d)
almeno il cinquanta per cento del personale amministrativo e tecnico
risulti assunto con contratto a tempo indeterminato;
e)
ogni anno vengano prodotti almeno due spettacoli di autori viventi,
di cui almeno uno di nazionalità italiana;
f)
ogni anno vengano prodotti o ospitati un minimo di due spettacoli di
ricerca;
g)
almeno il settanta per cento del minimo delle giornate recitative
degli spettacoli prodotti venga rappresentato nei teatri gestiti
direttamente in esclusiva di cui alla lettera b) del presente comma;
almeno la metà di tali giornate recitative deve essere rappresentata
nelle sale e negli spazi situati nel comune in cui ha la sede legale
il soggetto richiedente; al massimo il venti per cento delle giornate
recitative in sede può
essere costituito da giornate in cui si svolgono soltanto matinée
per le scuole;
h)
non più del venti per cento del totale delle giornate recitative
prodotte sia rappresentato al di fuori della regione di appartenenza;
i)
le recite in coproduzione non superino il venti per cento delle
recite programmate e siano effettuate solo con altri teatri nazionali
e teatri di rilevante interesse culturale; il presente limite non si
applica per le coproduzioni con soggetti internazionali;
j)
sia dotato di una scuola di teatro e di perfezionamento
professionale.
Articolo
11 – Teatri di rilevante interesse culturale.
1.
Ai soli fini ed effetti del presente decreto, sono definiti teatri di
rilevante interesse culturale gli organismi che svolgano attività di
produzione teatrale di rilevante interesse culturale prevalentemente
nell’àmbito della regione
di appartenenza. (...)
...................
TRIESTE RISULTA NON AVERE UNA
scuola di teatro e
di perfezionamento professionale!!
ed è dubbio che il Politeama Rossetti
riesca a soddisfare
gli altri vincoli fissati dal D.M 1° luglio 2014
art. 10 !!
scuola di teatro e
di perfezionamento professionale!!
ed è dubbio che il Politeama Rossetti
riesca a soddisfare
gli altri vincoli fissati dal D.M 1° luglio 2014
art. 10 !!
Il problema è meno che mai un problema di campanilismo, ma piuttosto di rispetto delle eccellenze friulane che non possono essere cancellate per salvare una realtà teatrale triestina che risulta non avere i requisiti per aspirare ad essere "teatro nazionale".
RispondiEliminaLa regione Friuli-Venezia Giulia è una regione meramente amministrativa formata da due realtà diversissime: il Friuli e la Provincia di Trieste. Forse ogni tanto è bene ricordarlo!
I TANTI TEATRI DI TRIESTE, TUTTI STRA-FINANZIATI DALLA REGIONE !
RispondiEliminaDal Blog del Direttore del quotidiano Il Messaggero Veneto
http://monestier-udine.blogautore.repubblica.it/2013/12/14/i-conti-la-cultura-i-14-milioni/
1. Oreste scrive:
20 dicembre 2013 alle 15:08
Dal libro Mandi Trieste di Roberto Meroi (Editoriale Programma, 2013) pag. 142-143:
“Ci fosse solo il “Verdi” di teatro da finanziare. A Trieste invece operano anche diversi altri teatri. Il più importante di questi è il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia (soci di riferimento: Comune di Trieste, Camera di Commercio di Trieste, UniCredit e tre Province), che in realtà è il Politeama Rossetti, la più grande sala triestina (1.500 posti, in via XX Settembre). Un altro teatro di Trieste. Un altro teatro di Trieste con i conti in rosso. L’annuale contributo statale del Fondo unico per lo spettacolo e il milioncino (nel 2009 era di 1.200.000 euro) costantemente percepito dalla Regione non bastano. Il deficit del “Rossetti” è salito dai 217 mila euro del 2010 ai 300 mila euro del bilancio 2011.
Che fare? Una persona di buon senso raccomanderebbe di ridurre le spese e magari di togliere qualcosina dal cartellone degli spettacoli in programmazione. Ma qui siamo a Trieste. C’è deficit, c’è crisi in Italia e in Europa?
Non importa nulla: il “Rossetti” (da fine novembre 2012 affidato alla direzione del rettore dell’Università di Trieste Francesco Peroni, con a fianco il vice Paris Lippi) presenta un cartellone 2012-13 che, invece di diminuire qualcosina, addirittura aumenta l’offerta di spettacoli di prosa, di danza, di musical, per un totale di una sessantina di rappresentazioni una dietro l’altra: un’enormità! “Il Rossetti è un teatro di altissimo rango nel panorama nazionale”: così veniva elogiato dall’assessore regionale al Bilancio, la triestina Sandra Savino. E allora: come dire di no alle richieste di 600 mila euro di ulteriore contributo regionale per sanare i vecchi debiti di un’eccellenza simile?
C’è poi lo Slovensko Stalno Gledalisce/Teatro Stabile Sloveno (via Petronio), che è l’unico teatro stabile pubblico in Italia di lingua non italiana. Dal 1964 ha sede presso il Kulturni dom, con una dotazione di 543 posti a sedere: nell’ultima Finanziaria regionale ha ricevuto 467 mila euro.
Finanziamenti a gogò da parte della Regione anche per il Teatro Miela Reina di piazza Luigi Amedeo duca degli Abruzzi: 900 mila euro nel 2012 e per il Teatro Stabile Orazio Bobbio (ex La Contrada, via del Ghirlandaio, 743 posti), 690 mila euro di contributi regionali nel 2012, più 475 mila di fondi statali.
E non è finita, perché poi a Trieste c’è ancora: il Teatro dei Fabbri (via dei Fabbri), il Teatro La Barcaccia (via dell’Istria), il Teatro Franco e Franca Basaglia (San Giovanni, via S. Cisilino), il Teatro Silvio Pellico (Via Ananian).
E non è finita. No, perché a Trieste c’è ancora una marea di compagnie teatrali (Amici di San Giovanni, Art&Zan, ex allievi del Toti, Fariteatro, Il gabbiano, Proposte teatrali del Cral Poste, Quei de Scala Santa, Marionette & Co.) e associazioni culturali che aspettano che la Regione distribuisca loro contributi a piene mani: dalla Società dei concerti all’Orchestra da camera “Ferruccio Busoni”, dall’Associazione Chamber music al Centro letterario al Circolo della cultura e delle arti.”
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