DALLA
AGENZIA STAMPA
DEI
VESCOVI ITALIANI
L'Agenzia
Sir
(Servizio
informazione religiosa):
UN SECOLO FA A SARAJEVO...
"Popolo senza Stato"
Anche il Friuli soffre
UN SECOLO FA A SARAJEVO...
"Popolo senza Stato"
Anche il Friuli soffre
Il
problema irrisolto è ancora quello del 1914: lo status delle
minoranze culturali e linguistiche, dei "popoli senza Stato",
troppo spesso compressi nei loro diritti naturali. Prerogative
enunciate in molte Costituzioni e convenzioni internazionali, ma mai
attuate in molti Paesi, tra i quali sicuramente l’Italia (e
il popolo friulano ne soffre moltissimo)
Roberto
Pensa (*)
LEGGI ANCHE:
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Dal sito on line
del settimanale
dell'Arcidiocesi di Udine
LA
VITA CATTOLICA
“La lezione dimenticata
di
Sarajevo”
di
Roberto
Pensa
Editoriale del 26 giugno 2014
Editoriale del 26 giugno 2014
Dall'Editoriale di Roberto Pensa:
RispondiElimina(...) Mai come oggi, in Europa, si parla tanto di secessioni, di aggiustamento di confini, di minoranze culturalmente ed economicamente oppresse. Il caso più esplosivo (anzi... già ampiamente esploso) è quello delle minoranze russe in Ucraina. Ma anche la ex Jugoslavia è una casamatta pronta a deflagrare. A Sarajevo, 100 anni dopo, l’equilibrio etnico è quanto mai precario, come anche in Kosovo e in Macedonia.
Anche in Europa occidentale i casi di secessionismo sono molti e coinvolgono Stati unitari da lunga data, dalla Catalogna alla Scozia, dalla Fiandre ai Paesi Baschi, fino al Veneto.
Il problema irrisolto è ancora quello del 1914: lo status delle minoranze culturali e linguistiche, dei “popoli senza Stato”, troppo spesso compressi nei loro diritti naturali. Prerogative enunciate in molte Costituzioni e convenzioni internazionali, ma mai attuate in molti Paesi, tra i quali sicuramente l’Italia (e il popolo friulano ne soffre moltissimo).
Se l’Europa non affronterà seriamente questo nodo cruciale con un balzo in avanti della democrazia, dell’autonomia e della sussidiarietà a tutti i livelli per realizzare l’Europa dei popoli, capace di accogliere e valorizzare ogni cultura, l’intreccio con le tensioni economiche dettate dalla globalizzazione rischia di diventare molto pericoloso.
Occorre superare al più presto l’obsoleta forma dello Stato nazionale (uno Stato, una lingua, un popolo) per fare spazio a società più evolute, aperte e pluralistiche. L’Ucraina insegna: crisi economica, democrazia fragile, assenza di diritti delle minoranze creano l’humus fertile per un possibile nuovo scontro tra potenze.
(*) direttore “La Vita Cattolica” (Udine