venerdì 30 settembre 2011

IL FRIULI E IL CENTRALISMO CAMUFFATO DI RENZO TONDO





Ma Tondo dove vuole andare a parare col centralismo camuffato da risposta alla crisi ?


La Giunta regionale annuncia che la gestione accentrata degli Enti Fiera a Trieste è ineludibile, e questo dopo che il Friuli ha già perso la Fiera dell’Innovazione.
Dopo l’annuncio che gli interporti del Nord Italia si riorganizzeranno a sistema per meglio concorrere con il Nord-Europa, ci si chiede perchè il più sacrificato interporto d’Italia cioè Cervignano, malgrado le promesse e quanto già investito, non figura nella recente mappa interporti del sottosegretario Giachino. Interporto che si è bloccato  a circa cinquanta posti di lavoro, nel mentre gli altri interporti del Nord-Est, Padova, Bologna, Verona hanno messo assieme circa ventimila addetti. 

Poi si mette Kosic  a comunicare che unificare le Unità Sanitarie locali a Trieste è ineludibile. Pure abolire le provincie e concentrare le loro funzioni a Trieste, contro l’ipotesi di un livello di governo unitario del Friuli condotto dalle provincie, si cerca di far diventare ineludibile. Trieste del resto ha sempre praticato tranquillamente la politica del “divide et impera” verso il Friuli. Si dice anche  che, per l’Università di Udine, l’unificazione a Trieste è ineludibile. Anche la Ricerca che conta è già concentrata a Trieste in modo ineludibile.

Per le questioni che interessano il Friuli, invece tutto è eludibile.

 Ad  esempio  non si pensa  a realizzare la percorribilità della dorsale logistica tra le aree portanti dell’ economia regionale, da Gorizia a Udine e a Pordenone, men  che meno a strutturare il sostegno alla lingua friulana in rispetto a leggi di dignità costituzionale. Camber è li in Commissione cultura, gran regista della lotta alla cultura e identità unitarie dei friulani da Roma a Pordenone centro, che si beve cento De Anna e Molinaro alla volta. Poi chissà che manovre, per arrestare il  corridoio Adriatico Baltico, e il conseguente Terminal portuale a Monfalcone facendo inseguire ai partiti la chimera inventata da De Michelis,  del Corridoio 5.
Progetto che ormai è stato  giustiziato dalle iniziative austriache dei tunnel del Koralm e del Semmering, dalla severa presa di posizione dell’ AD di Trenitalia Moretti sull’ argomento, e da una crisi che certo non permette di scialare denari.

Un quotidiano del Nord-Est  ci spiega addirittura che in Friuli ci sono percentuali tra le più elevate di  impiego pubblico in Italia, dimenticando che è Trieste che alza decisamente la media, per cui le percentuali  di impiego pubblico medio nelle tre provincie friulane - togliendo la quota della Difesa Nazionale - è a livelli normali.
Non si sottolinea che il problema vero è quanto è sinergica la Pubblica Amministrazione con i problemi dello sviluppo, della competitività e la qualità della vita civile. Ad esempio in Trentino –Alto Adige la PA è sicuramente propulsiva e crea valore aggiunto.

La Giunta regionale però, con quattro assessori triestini più il triestino di seconda mano Tondo, continua ad accentrare centri direzionali, aggravando la già assurda situazione del settore pubblico nella città, mentre agli elettori si spiega che privato è bello. E da questo ambientino come non poteva uscire una proposta di legge per abolire l’ERDISU. La pasionaria triestina Rosolen, che a tempo perso coltiva udienza  al filosofo negazionista prussiano Nolte, fa registrare l’ennesima iniziativa centralistica verso  un ente che si occupa di studenti a Udine, colpevole solo di funzionare come si deve, al contrario dell’ omonimo ente dell’ Università di Trieste. Guai a chi cerca di frenare l’allargamento dei  monopoli pubblici nella “capitale regionale”. Da qui il contrasto permanente  a importanti strutture del nostro territorio friulano e della nostra peculiare cultura, da parte di quanti a Trieste, camuffati nei vari partiti specialmente della maggioranza, continuano a spingere il progetto  meloniano  di supremazia, che affascina la città, sotto lo sguardo complice di Tondo che si preoccupa solo del consenso dei  vari Camber, Antonioni, Rosolen  e dell’ex  fautore del Grande Veneto,  Gottardo. Gente sempre coerente coi loro veti a intralciare quanto ha qualche riferimento con lo sviluppo del Friuli.
Tra l’altro nessuno ritiene che una città così assistita, come la qualifica Menia, rappresenti il luogo adatto a  coltivare quell’efficienza di stampo industriale che renderebbe la regione più competitiva, che più che altro rimane forse un riferimento per la qualità della vita. Il pastone ragioneristico  presentato il 27 di Settembre dal Presidente della Giunta regionale, come traccia del percorso di fine legislatura, è l’ennesima riconferma di quanto affermato.

Cosa pensano gli eletti dai friulani a rappresentare i nostri interessi, su veti e indirizzi estranei che devono continuare a subire? Rimane un mistero, ma la stabilità di non poche maggioranze si basa sul mantenimento dei  privilegi della casta. Ci fu perfino  un senatore friulano  che divenne Presidente del porto di Trieste  per la sua connivenza.
Possibile che  i vari amministratori regionali partitici, non comprendano che restituire  al Friuli la sua naturale centralità, sia la migliore strada da battere contro il declino che incombe sul Friuli e sulla  Regione?

Giancarlo Castellarin - Roberta Michieli

27 settembre 2011


Lettera pubblicata sulla Rubrica "Giornale Aperto", settimanale "LA VITA CATTOLICA" dell'Arcidiocesi di Udine  - venerdì 30 settembre 2011 - con il titolo "Tagli ineludibili? Solo per il Friuli".

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