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UN ARRETRAMENTO COSTANTE
NELLA TUTELA DEL FRIULANO
di
Lorenzo Fabbro *
In questi giorni il mondo della politica, delle istituzioni e della società friulana sta discutendo animatamente sui provvedimenti proposti dal governo per contenere la spesa pubblica mediante la cancellazione di alcune province (Trieste e Gorizia nella nostra Regione) e dei piccoli comuni.
E' innegabile che una riforma complessiva degli enti locali è necessaria, ma il tema è se la partita possa, anzi debba, essere gestita dalla Regione Fvg in virtù dell'autonomia e della specialità regionale o imposta dall'alto. Una riforma vera e basata su criteri di autentica sussidiarietà che preveda il trasferimento di poteri e mezzi finanziari dalla Regione a Comuni e Provincie, la valorizzazione dell'assemblea delle province friulane e la creazione dell'area metropolitana per Trieste sono temi dei quali si dibatte da anni e che, se fossero stati realizzati, avrebbero già potuto fornire qualche risposta a esigenze non più rinviabili.
Ma ora la contingenza costringe la classe politica friulana, in ritardo su tali questioni quanto quella nazionale, a rivendicare giustamente la specialità e l'autonomia regionale che derivano da uno statuto che è equiparato a legge costituzionale. Anche in momenti come questi quando tutti si riempiono la bocca di "autonomia" e di "specialità" bisognerebbe ricordare che alla base della specialità della nostra regione vi è anche e soprattutto la presenza delle minoranze linguistiche, tutelate dalla Costituzione e da leggi nazionali e regionali.
Nel suo interessante contributo di giorni fa il prof. D'Aronco si chiede retoricamente «se avrà un valore e un significato questa riconosciuta specialità e se ne deriverà il diritto per la regione almeno di organizzarsi amministrativamente come meglio crede, nei limiti consentiti dalle leggi?». Ed ancora si domanda l'esponente autonomista se «le leggi sono fatte per non venire rispettate e per rinviarne l'applicazione?». Purtroppo nel caso delle leggi di tutela delle minoranze linguistiche, e nel nostro caso del friulano, così importanti per il mantenimento della specialità, pare proprio che all'amministrazione Tondo la provocazione del prof. D'Aronco calzi a pennello. La legge 29/2007 prodotta dal centrosinistra è attualmente bloccata perché in più di 3 anni non è stato approvato alcun regolamento attuativo.
Sul fronte della scuola sono state inspiegabilmente separate le competenze degli uffici regionali per quanto riguarda la lingua friulana e l'insegnamento della stessa, la bozza del regolamento passata in commissione tra mille critiche pare più funzionale a rendere inapplicabile la legge che a sviluppare azioni positive e la copertura finanziaria è assolutamente inadeguata. Nella discussione sulla finanziaria di luglio oltre ad aver bocciato l'emendamento del Pd per raddoppiare i fondi per l'insegnamento la maggioranza si è distinta per l'approvazione di una modifica alla legge 29 riguardante la scadenza dei membri appartenenti alla commissione per l'insegnamento della lingua friulana che è anticipata a fine anno i cui effetti positivi francamente ci sfuggono.
Purtroppo anche per il prossimo anno scolastico saranno disattese le richieste di quel 60% di genitori che richiedono inutilmente l'insegnamento del friulano a scuola.
Per quanto riguarda la presenza del friulano nei mezzi di comunicazione mentre - dopo le roboanti promesse di qualche assessore - è ancora totalmente disapplicata la legge 482 da parte della Rai, la Regione ha ripristinato solo con le variazioni di bilancio di luglio il capitolo sui programmi in friulano su radio e tv private che era stato completamente azzerato per due anni consecutivi. Anche in questo caso è stato bocciato un emendamento del Pd che proponeva di portare da 150.000 a 200.000 euro - ovvero la spesa storica - il finanziamento per un settore strategico lasciato completamente sguarnito per due anni consecutivi.
Un comportamento inequivocabile che passo passo sta segnando un arretramento costante della tutela e della qualità delle politiche linguistiche nel Fvg.
Tagli se non azzeramenti dei contributi, nessun regolamento della nuova legge approvato, niente piano di politica linguistica, smantellamento del Servizio identità linguistiche e ARLeF in difficoltà (attende tra l'altro risposta dal mese di marzo un'interpellanza presentata, sempre dal Pd, riguardo a modifiche allo statuto dell'Agjenzie).
Questo orientamento del tutto evidente della maggioranza di centro-destra (e della Lega Nord che, nei fatti, non fa nulla per contrastarlo) rischia di produrre effetti negativi rispetto a quanto si è costruito e conquistato in questi anni, un danno per la lingua, per i friulani e anche per l'autonomia e la specialità della Regione.
*membro segreteria provinciale Pd di Udine
L’intervento di Lorenzo Fabbro è stato pubblicato sul quotidiano “Il Messaggero Veneto” edizione di Udine, martedì 6 settembre 2011 – pagina 14
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Grassetti - sottolineature e colori sono della Redazione del Blog
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