giovedì 24 giugno 2010

Patto delle Alpi , una proposta delle Alte Terre alla Pianura Padana

Prazzo, 23 giugno 2010
Alla c.a. della popolazione e degli amministratori dei Comuni alpini

Oggetto: Patto delle Alpi , una proposta delle Alte Terre alla Pianura Padana.

In Piemonte da tempo si discute sulla necessità di riformulare i rapporti tra le Alte Terre e il resto della regione, dibattito che ha portato alla stesura dell’allegato “Patto delle Alpi piemontesi”.
Il momento storico impone una riflessione che veda partecipe tutta la società, che abbia come obiettivo la possibilità di continuare a vivere sulle Alpi e il perseguimento condiviso del bene comune, questioni che rimangono aperte su tutto l’arco alpino.

Riteniamo che le popolazioni delle Alpi possano dare, come in altri periodi storici, un contributo significativo allo sviluppo delle regioni del Nord, superando una frattura che ha allontanato negli ultimi tre secoli le Alpi alla Pianura Padana e questo non solo in Piemonte.
L’argomento è stato discusso il 19 giugno a Prazzo da:
Mariano Allocco, Paolo Bottero, Natale Carlotto, Marco Cucchietti, Cecco Dematteis, Antonio
Ferrentino, Sergio Olivero: Patto delle Alpi piemontesi;
Enrico Camanni, Giuseppe Dematteis, Maurizio Dematteis, Annibale Salsa: ass.ne Dislivelli;
Anna Giorgi, direttore Ente Italiano della Montagna;
Giuseppe Lozzia, direttore Ge.S.Di.Mont, Università di Milano;
Andrea Cavallero, Pietro Terna: prof. Università di Torino.

Si è deciso proporre a tutto l’arco alpino il dibattito aperto in Piemonte per giungere a un “Patto delle Alpi” tra le altre regioni del Nord; una proposta di collaborazione tra le Alte Terre e la pianura sottostante che e da le montagne contribuire alle decisioni collettive e la pianura riconoscere le specificità alpine.

Se ne discuterà il 25 settembre a EDOLO, presso la sede del Centro Interdipartimentale per la Gestione
Sostenibile e la Difesa della montagna (Ge.S.Di.Mont.) – Università degli studi di Milano, in occasione della presentazione delle tre pubblicazioni riguardanti la “questione montana” di cui sono autori Mariano Allocco, Enrico Camanni e Annibale Salsa.

L’invito è esteso a sindaci e amministratori dei comuni dell’arco alpino, seguirà programma della giornata in fase di definizione da parte del Ge.S.Di.Mont.

Mariano Allocco
Patto delle Alpi Piemontesi

Gradito un cenno di riscontro inviato a :
Mariano Allocco, Via Roma 26, 12028 Prazzo (cn), mariano.allocco@tiscali.it;
Giuseppe Lozia, Ge.S.Di.Mont, Via Marino 8 , 5048 Edolo, giuseppe.lozzia@unimi.it;



Patto delle Alpi piemontesi

Considerato che sessant’anni dopo la firma della Carta di Chivasso per le popolazioni delle vallate alpine del Piemonte è peggiorata la situazione di emarginazione politica, economica e culturale e questa tendenza non è stata modificata neppure con l’entrata in vigore della “Convenzione della Alpi” che, dopo la ratifica da parte di tutti i paesi alpini, ivi compresa l’Italia, resta in attesa della sua attuazione e in particolare di un protocollo specifico relativo alla popolazione alpina.

noi, cittadini delle valli alpine del Piemonte, affermiamo quanto segue.

Premessa

In Piemonte ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale: una pianura quasi completamente antropizzata è circondata da un territorio che si sta sempre più desertificando e la linea di demarcazione tra queste due realtà corre poche centinaia di metri a monte della fascia pedemontana, zona tra le più densamente abitate, quasi una città diffusa che traccia il confine tra la Grande Pianura e le Alte Terre ed in questo contesto vanno comprese alcune “porzioni di valli” che, a partire dagli anni sessanta del secolo scorso, hanno subito un “percorso di sviluppo” legato ad un modello di turismo non sostenibile e nelle quali si sono riprodotte dinamiche tipiche dello sviluppo urbano.
Tale modello pur avendo “arginato”, in queste aree, il fenomeno dello spopolamento favorendo l’inserimento di persone attratte dalle nuove opportunità economiche, ha lasciato impatti pesanti sul territorio compromettendone per sempre le qualità ambientali, naturalistiche e paesaggistiche.
La montagna era stata, se non fiorente, sicuramente forte quando le persone che la abitavano facevano riferimento anche a una seconda scala di valori, oltre a quella personale e una scala di valori comuni è ancora condivisa dalle comunità che vivono la montagna.
In questo contesto comunitario per le popolazioni delle vallate alpine non è possibile accettare un approccio contrattuale alla vita, perché ci sono cose che sono sentite come patrimonio collettivo e che costituiscono l’essenza stessa e il motivo d’essere della comunità, ci sono cose che non sono in vendita e perciò è impossibile quanto inutile imporne il prezzo.
Se l’approccio liberal ha funzionato in pianura, bene o male che sia, in montagna ha dimostrato tutti i suoi limiti e ad esso va in buona parte imputato lo spopolamento delle valli alpine ed il modello di sviluppo turistico non sostenibile che caratterizza alcune alte valli.
Le valli alpine e la pianura negli ultimi tre secoli si sono allontanate, ma questa frattura va superata nell’interesse di tutta la regione
La regione non può che essere un insieme composto da tasselli ai quali va riconosciuta pari dignità su tutti i piani, dando visibilità, peso e voce a tutte le differenze, che sono il grande patrimonio del Piemonte.
Questo è il modo di realizzare il “Sistema Piemonte”.

Temi essenziali

1° la struttura di potere:
gli interessi delle popolazioni alpine non sono rappresentati nella struttura di potere ed esse sono in posizione subalterna rispetto al potere centrale; è lo Statuto Regionale che deve porre fine a questa situazione, facendo proprio in modo chiaro il concetto di sussidiarietà, recependolo come valore fondante nel “corpus legis” regionale;

2° la gestione del territorio:
essa è di competenza delle popolazioni alpine, le quali devono essere rappresentate nelle istituzioni in modo proporzionale sia alla propria consistenza numerica che all’estensione del territorio montano che vivono;

3° il livello minimo di servizi :
l’erogazione dei servizi è la leva che deve essere utilizzata per far ripartire il volano dell’economia alpina, le priorità sono:
- i giovani, a loro vanno garantite pari opportunità nell’accesso ai saperi;
- le attività produttive, ad esse deve essere offerto un livello di servizi che attiri insediamenti, nel rispetto della  qualità ambientale e tutela del patrimonio irripetibile del territorio ;

Le richieste delle valli alpine

- le popolazioni delle vallate alpine devono partecipare alla struttura di potere regionale, perciò chiediamo innanzitutto la ridefizione dei collegi elettorali in modo da garantire la presenza di rappresentanze alpine a tutti i livelli;
- ogni decisione relativa a interventi strutturali e ogni tipo di utilizzo delle risorse del territorio, deve passare attraverso il consenso degli abitanti delle valli, consenso che si può esprimete sia attraverso consultazioni popolari, sia con delibere dei consigli comunali, sia con iniziative previste dagli statuti comunali;
- in ogni atto degli enti competenti, U. E., stato, regione e provincia, deve essere prevista una normativa specifica per la montagna;
- l’erogazione dei servizi deve affrancarsi da considerazioni prettamente economiche ed efficienziali, la qualità dei servizi deve diventare lo strumento per promuovere insediamenti produttivi e per creare un clima di vivibilità;
- il razionale e corretto utilizzo delle risorse naturali deve trovare una collocazione funzionale alla possibilità di vivere la montagna, l’approccio del “laissez faire” in montagna deve essere rivisto, cominciando dall’utilizzo dell’acqua e dalla gestione dei parchi naturali, per poi essere comunque esteso a tutto il territorio;
- i giovani delle valli devono essere messi in condizione di avere pari opportunità rispetto a quelli della pianura, a livello formativo e professionale, con particolare riguardo alla possibilità di formazioni mirate alle attività e alle eccellenze tipiche del vivere il monte;
- si deve ridurre la “distanza territoriale” tra montagna e pianura, attuando una politica di prezzi nell’erogazione dei servizi e una gestione adeguata per i trasporti, utilizzando in modo efficace le nuove tecnologie e utilizzando la leva fiscale come strumento perequativo;
- la manutenzione del patrimonio alpino, il suo presidio e la tutela ambientale, naturalistica e paesaggistica del territorio devono essere considerati servizi erogati dalle popolazioni delle vallate a vantaggio di tutta la regione;
- la pluriattività, sia individuale che famigliare, è storicamente alla base dell’impianto dell’economia alpina, perciò va riconosciuta, normata e tutelata a tutti i livelli.

Lista firmatari su http://www.castelmagno-oc.com/cultura/patto_alpi.htm

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