Minoranze
linguistiche
IL
LUNGO SONNO DEI
PARLAMENTARI
FRIULANI
CONTINUA
di
Giorgio
Cavallo
Sollecitato
da una nota del sindaco Navarria Presidente dell’Assemblea della
Comunità linguistica friulana, mi sono cimentato in uno dei miei
sport preferiti da praticarsi preferibilmente nelle giornate piovose
di questa fine inverno: navigare nei siti delle Camere per osservare
il comportamento dei parlamentari regionali quando si trattano
argomenti di rilievo per le nostre vicende, quelle linguistiche in
particolare.
Martedì
2 marzo 2016 andava in scena alla camera dei deputati l’approvazione
di un testo di legge in materia di “interventi per l’editoria”.
Si trattava della istituzione del “Fondo per il pluralismo e
l’innovazione della informazione e la delega al governo per
ridefinire la disciplina del sostegno pubblico all’editoria”.
Sono
quindi in ballo i contributi che vengono dati ai giornali quotidiani
e periodici ed alle emittenti radiotelevisive, in particolare a
quelle locali.
All’art.2 comma
2 lettera b della legge vengono specificatamente indicati tra gli
aventi diritto “le imprese editrici di quotidiani e di periodici
espressione delle minoranze
linguistiche”.
Non
si tratta di una novità: la legge esistente , la L.
250/1990, all’art.3 comma 2 tre prevede che ciò valga per le
imprese editrici che “editano quotidiani in lingua francese,
ladina, slovena e tedesca nelle regioni autonome Valle d’Aosta,
Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige”, mentre l’art.3
comma quinquies della stessa legge prevede analoga misura per la
concessione dei contributi alle emittenti radiotelevisive.
Nel
dibattito conclusivo ed in sede di votazione degli ordini del giorno
è stato accolto dal Governo un o.d.g. degli onorevoli Blazina e
Alfreider relativo ai criteri che il governo dovrà adottare su
conformazione societaria, diffusione e ricavi pubblicitari affinché
non siano penalizzanti per le particolari condizioni delle minoranze
linguistiche.
E’
stato invece respinto dal governo un corposo o.d.g. firmato dagli
onorevoli Pili e Caparini volto a chiarire che la Sardegna e la
lingua sarda vengano anch’esse inserite tra le minoranze
linguistiche aventi diritto alle sovvenzioni previste dalla legge.
Sulla
questione si è acceso un vivace dibattito a cui hanno partecipato
altri parlamentari, compreso l’on. Sanna del PD . Questi,
arrampicandosi sugli specchi, ha cercato di dimostrare che la
formulazione della legge così com’è, assieme al Decreto
Legislativo di attuazione dello Statuto sardo che trasferisce le
competenze in materia linguistica alla Regione (da poco approvate dal
Consiglio dei Ministri), permetterà di inserire anche i sardi nella
distribuzione di provvidenze previste dalla nuova legge per gli
interventi in editoria.
L’ordine
del giorno Pili, oltreché respinto dal governo tramite il
sottosegretario Lotti, è stato poi bocciato dall’aula.
A mio parere si è trattato di un grosso errore poiché la sua
approvazione sarebbe stata una indicazione cogente per la delega al
Governo.
Ed è
peraltro evidente che le norme attualmente in vigore all’interno
della Legge 250/1990 sono illegittime poiché con la Legge 482/1999
le minoranze linguistiche in Italia sono state definite e tra loro
non sono più praticabili discriminazioni come più volte sentenziato
dalla Corte Costituzionale.
Certo,
i diritti possono essere riconosciuti in forme diverse tra le diverse
situazioni, ma non attraverso griglie di inserimento o di esclusione.
Come
si sarà già capito e come indica il sindaco Navarria la
vicenda riguarda pienamente anche la lingua friulana e quindi le
imprese editrici e le emittenti radiotelevisive che producono in
questa lingua. A parte l’on. Blazina che si è di
fatto riferita alla vicenda della difficile situazione del Primorski
Dnevnik, nessun parlamentare della nostra regione è intervenuto nel
dibattito su questo argomento, né per proporre emendamenti e ordini
del giorno, né per esprimere valutazioni. Non ho l’elenco dei
votanti a favore dell’o.d.g. Pili (59), dei contrari (267), degli
astenuti (102), ma ho l’impressione che la fedeltà al proprio
partito l’abbia fatta da padrone.
E
forse, quel che è peggio, i nostri rappresentanti non si sono
nemmeno accorti di cosa stavano discutendo; o semplicemente della
lingua friulana non interessa nulla.
La legge dovrà ora essere affrontata dal Senato e molto può ancora
succedere.
Se
qualcuno ha qualcosa da dire batta un colpo, anche se le esperienze
passate dell’Italicum e della “riforma” della RAI non lasciano
certo ben sperare.
Giorgio Cavallo -
Udine 8 marzo 2016
.......................
La lettera a
firma di Giorgio Cavallo è stata pubblicata sul settimanale
dell'Arcidiocesi di Udine, "LA VITA CATTOLICA", mercoledì 9 marzo 2016, rubrica "Giornale aperto".
La Redazione del Blog ringrazia Giorgio Cavallo per averle concesso la pubblicazione del documento.
LA REDAZIONE DEL BLOG
Incredibile il silenzio TOTALE dell'avv.to Debora Serracchiani, Presidente della regione Friuli - vg e nr. 2 del Partito democratico....
RispondiEliminaTroppo impegnata a Roma con il partito democratico per ricordarsi di essere anche la Presidente di 600 mila friulanofoni?
.... e non parliamo poi dei quotidiani locali per i quali il problema non esiste e non pubblicano neppure un rigo sulla violazione dei diritti linguistici di oltre il 50% della popolazione regionale! Meglio occuparsi di altro...
RispondiEliminaDel resto non è che in regione - Assessorato regionale alla cultura - le cose vadano meglio dal momento che i progetti culturali in lingua minoritaria (friulano, sloveno e tedesco) PER LEGGE sono esclusi dai finanziamenti ai progetti culturali e ghettizzati nei scarsissimi fondi destinati alle lingue minoritarie: evidentemente per l'assessore Torrenti è cultura solo quella in lingua italiana.....
RispondiEliminaE l'on.le Blazina perché non ha patrocinato tutte e tre le minoranze linguistiche riconosciute in regione (friulani, tedeschi e sloveni)? E la solidarietà tra minoranze linguistiche?
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