REGIONE
LA MODIFICA
DELL'ART. 11 "STATUTO DI
AUTONOMIA SPECIALE"
VA FERMATA!
http://comitat-friul.blogspot.it/2015/12/vergogna-stravolto-lart11-dello-statuto.html
ART.
11 ATTUALE
La
Regione esercita normalmente le sue funzioni amministrative
delegandole
alle
Province ed ai
Comuni,
ai loro consorzi ed agli altri enti locali, o avvalendosi dei loro
uffici.
I provvedimenti adottati nelle materie delegate sono soggetti al controllo stabilito nell’articolo 58.
Le spese sostenute dalle Province, dai Comuni e da altri enti per le funzioni delegate sono a carico della Regione.
E
QUESTO IL "NUOVO" ART. 11
IN
APPROVAZIONE IN PARLAMENTO
Art. 4.
«Art. 11. – 1. I Comuni, anche nella forma di Città metropolitane, sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.
2.
In
attuazione dei princìpi di adeguatezza, sussidiarietà e
differenziazione, la
legge
regionale disciplina le forme, anche
obbligatorie,
di esercizio associato delle funzioni comunali
3.
La
Regione assicura i finanziamenti per l'esercizio delle funzioni
conferite».
................
Comitato per l’autonomia
e
rilancio del Friuli
Cenni politici e socio
culturali
della specialità del Friuli-Vg
Comincerei soffermandomi sulla
modifica dell'articolo 11 del nostro Statuto di autonomia regionale,
ora in approvazione in Parlamento, modifica che purtroppo in regione
non sta sollevando sufficiente attenzione e allarme.
Ci preoccupiamo, e giustamente, della prospettiva della macroregione con il Veneto, degli attacchi a livello nazionale alle regioni a statuto speciale, ma poco viene denunciato l'attacco politico alla autonomia degli enti locali – Comuni e Provincie – in atto in Friuli – Venezia Giulia.
Ci preoccupiamo, e giustamente, della prospettiva della macroregione con il Veneto, degli attacchi a livello nazionale alle regioni a statuto speciale, ma poco viene denunciato l'attacco politico alla autonomia degli enti locali – Comuni e Provincie – in atto in Friuli – Venezia Giulia.
Avevamo un articolo 11 scritto nel
1963, dunque un articolo di legge costituzionale (perchè tale è il
nostro Statuto di autonomia speciale) che prevedeva la sussidiarietà
verticale e l'attuazione del principio autonomistico previsto
all'art. 5 della Costituzione italiana.
Oggi stiamo assistendo in regione
alla centralizzazione più incredibile e asfissiante mai attuata dal
1963; con la cancellazione della sussidiarietà verticale e dell'autonomia che la Costituzione italiana garantisce
ai Comuni.
All'art. 4 della legge di riforma
costituzionale del nostro Statuto di autonomia in approvazione al
Parlamento italiano, modifica proposta dalla Giunta regionale
Serracchiani e approvata da un “indurmidît/addormentato”
Consiglio regionale, così recita il “nuovo” art. 11, punto 2:
2. In attuazione dei princìpi di adeguatezza, sussidiarietà e differenziazione, la legge regionale disciplina le forme, anche obbligatorie, di esercizio associato delle funzioni comunali.
2. In attuazione dei princìpi di adeguatezza, sussidiarietà e differenziazione, la legge regionale disciplina le forme, anche obbligatorie, di esercizio associato delle funzioni comunali.
e
ora, ai sensi di questa norma di grado costituzionale, con “una semplice legge regionale” Giunta e Consiglio
regionale potranno obbligare i Comuni ad associarsi secondo le regole
stabilite dall'ente regione: senza “se” e senza “ma”.
Ma ci chiediamo: se in Regione si centralizza tutto con la scusa del “risparmio” perchè non dovrebbero farlo anche a livello nazionale?
Ma ci chiediamo: se in Regione si centralizza tutto con la scusa del “risparmio” perchè non dovrebbero farlo anche a livello nazionale?
Non sembra troppo incoerente
denunciare il progetto della macroregione e poi tacere sulla modifica
all'articolo 11 del nostro Statuto di autonomia?
E parliamo della specialità dove è doveroso affermare che l’unico
motivo di vera differenza
strutturale che giustifica la specialità della regione è la
presenza di tre minoranze linguistiche che assieme costituiscono la
maggioranza della popolazione. Quella friulana di gran lunga la più
numerosa, riceve una percentuale infima del bilancio regionale, solo
lo 0,02%. E’ appena il caso di rilevare che in tutte le altre
regioni europee con minoranze linguistiche riconosciute il dato è
ben diverso e genera un forte indotto economico, e nuove energie
vengono liberate dal recupero di identità.
All’assessore Torrenti portatore di una singolare concezione dell’unità
regionale e non
è il solo a Trieste, vogliamo
dire: non pensa che i friulani
abbiano già capito da un pezzo che la riforma regionale degli enti
locali, voluta dalla Presidente Serracchiani, e poi attuata da
Panontin, aveva come scopo primario e fondamentale quello di
destrutturare totalmente il Friuli; di fare di Trieste, rinforzandone
ancora gli aspetti di città della rendita, e come ha detto la
Prefetto Garuffi “destinataria di una quantità di denaro
inimmaginabile fino a poco tempo fa col Fondo Trieste” e a suo
tempo anche del terremoto, il “caput mundi” di questa regione
artificiale inventata nel 1947 e attuata nel 1962, che ora avrà
anche un Senatore a tutelarla, mentre la sua UTI è l’unica
esattamente identica alla vecchia provincia? E
non possiamo che essere d'accordo con l'ex Presidente di regione
prof. Sergio Cecotti nel ringraziarLa anche noi, per aver indicato a tutti i
cittadini delle Province di Udine, Pordenone e Gorizia, con
precisione e pubblicamente, il motivo per cui la maggioranza di
Governo della regione ha fortissimamente voluto la legge
regionale 26/2014 di riforma enti locali.
Pretendiamo
quindi la cancellazione della stessa;
oltretutto è una normativa decisamente peggiore della legge statale di riforma enti locali (L. 56/2014
– Delrio) poichè introduce pesanti elementi di incostituzionalità
nel momento in cui viola l'art. 5 della Costituzione italiana
(principio
autonomistico)
e non tiene conto della sentenza
nr. 50/2015 della Corte Costituzionale. Ai sensi di questa legge
regionale i Comuni friulani non potranno scegliere quale forma di
associazionismo comunale adottare. Al contrario invece la legge
statale Delrio lascia ai piccoli Comuni (con max 5000abitanti o 3000
abitanti se comune montano, perché i Comuni con un numero superiore
di abitanti non hanno alcun obbligo di associarsi) il
diritto di scegliere tra il costituire una Unione di Comuni o il
costituire una Convenzione
con i Comuni limitrofi, forma quest'ultima di associazionismo
comunale creata "dal basso" già molto diffusa in regione e
sufficiente a produrre risparmi ed economie di scala.
Ma
ci offende soprattutto che la legge tolga al Friuli qualsiasi
rappresentanza istituzionale, diritto che vogliamo ripristinare,
attraverso il riconoscimento della
realtà DUALE della nostra regione con la creazione di due Provincie
autonome (Friuli e Trieste)
all'interno di una stessa regione: regione "Friuli e Trieste".
Che poi era il progetto del Padre della nostra regione: l'Avv.
Tiziano Tessitori. E’ l’unico modo per evitare che il Friuli
diventi la braida di Trieste.
Ora
diamo un sguardo all’ economia;
siamo tornati il fanalino di coda del Nord, è ormai dal 2003 che si
accumulano sostanziali riduzioni di investimenti e attrattività del
territorio, ed i processi di innovazione sono troppo rallentati dal
mancato sostegno istituzionale, a partire dai soggetti portatori
della mission di diffondere conoscenza, come l’Università
del Friuli, che sta perdendo significativi dipartimenti, tuttora
sottofinanziata (oltre il generale sotto finanziamento delle
Università), contemporaneamente ai bassi o assenti finanziamenti
ai centri tecnologici dell'area manifatturiera regionale, cui si
aggiunge la scandalosa cancellazione della Fiera dell'Innovazione
che tanto interesse stava accendendo.
Quindi va recuperato al Friuli un
progetto e tutte quelle iniziative atte a superare questa lunga fase
recessiva, per implementare assieme ad attori locali, nazionali e
internazionali, un ciclo di rinnovamento delle strutture economiche,
produttive e culturali verso la nuova economia della produzione
digitale integrata, della sostenibilità e della società della
conoscenza, ridando attrattività al territorio, e il megaprogetto
Alto Adriatico - via della Seta, potrà rinverdire il ruolo nodale del
Friuli verso il Nord-Est europeo come già illustrato nelle
pubblicazioni del prof. Sandro Fabbro.
Ma è necessaria anche una nuova
fase di attenzione e impegno per ricostruire una adeguata
rappresentanza politico-istituzionale dei friulani per rinnovare
quella che in regione e nel parlamento nazionale sembra voler vivere
di luce riflessa di altri protagonismi.
Udine
27 febbraio 2016
Comitato per l’autonomia
e il rilancio del Friuli
dott.
Giancarlo Castellarin
Il documento è stato presentato dal Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli (rappresentato dal dott. Giancarlo Castellarin) al Convegno organizzato a Udine dalla "Associazione Friuli Europa" sabato 27 febbraio 2016 nella Sala Valduga della CCIAA di Udine, sul tema: “Verso una nuova autonomia e specialità del Friuli Venezia Giulia: la società civile interviene”
....................
Ma i consiglieri regionali sanno cosa votano o votano sempre secondo gli ordini del proprio partito politico? Ma, almeno l'opposizione, si è resa conto della incostituzionalità del nuovo articolo 11? O ha votato senza sapere cosa votava?
RispondiEliminaIl metodo Serracchiani/Panontin è quanto di più antidemocratico e incostituzionale si possa immaginare.
RispondiEliminaPossibile che la società civile friulana non abbia gli anticorpi per ribellarsi a tutto questo "disastro" firmato Serracchiani/Panontin?