giovedì 3 marzo 2016

LA MODIFICA DELL'ART.11 DEL NOSTRO STATUTO DI AUTONOMIA VA FERMATA!!




REGIONE

LA MODIFICA

  DELL'ART. 11 "STATUTO DI

 AUTONOMIA SPECIALE"

VA FERMATA!


http://comitat-friul.blogspot.it/2015/12/vergogna-stravolto-lart11-dello-statuto.html
     
ART. 11 ATTUALE

La Regione esercita normalmente le sue funzioni amministrative delegandole alle Province ed ai Comuni, ai loro consorzi ed agli altri enti locali, o avvalendosi dei loro uffici.

I provvedimenti adottati nelle materie delegate sono soggetti al controllo stabilito nell’articolo 58.

Le spese sostenute dalle Province, dai Comuni e da altri enti per le funzioni delegate sono a carico della Regione.

E QUESTO IL "NUOVO" ART. 11
IN APPROVAZIONE IN PARLAMENTO

Art. 4.

      1. L'articolo 11 della legge costituzionale n. 1 del 1963 è sostituito dal seguente:

      «Art. 11. –
1. I Comuni, anche nella forma di Città metropolitane, sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.
      2. In attuazione dei princìpi di adeguatezza, sussidiarietà e differenziazione, la legge regionale disciplina le forme, anche obbligatorie, di esercizio associato delle funzioni comunali
      3. La Regione assicura i finanziamenti per l'esercizio delle funzioni conferite».

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Comitato per l’autonomia
e rilancio del Friuli

Cenni politici e socio culturali
della specialità del Friuli-Vg

Comincerei soffermandomi sulla modifica dell'articolo 11 del nostro Statuto di autonomia regionale, ora in approvazione in Parlamento, modifica che purtroppo in regione non sta sollevando sufficiente attenzione e allarme.

Ci preoccupiamo, e giustamente, della prospettiva della macroregione con il Veneto, degli attacchi a livello nazionale alle regioni a statuto speciale, ma poco viene denunciato l'attacco politico alla autonomia degli enti locali – Comuni e Provincie – in atto in Friuli – Venezia Giulia.
Avevamo un articolo 11 scritto nel 1963, dunque un articolo di legge costituzionale (perchè tale è il nostro Statuto di autonomia speciale) che prevedeva la sussidiarietà verticale e l'attuazione del principio autonomistico previsto all'art. 5 della Costituzione italiana.
Oggi stiamo assistendo in regione alla centralizzazione più incredibile e asfissiante mai attuata dal 1963; con la cancellazione della sussidiarietà verticale e dell'autonomia che la Costituzione italiana garantisce ai Comuni.
All'art. 4 della legge di riforma costituzionale del nostro Statuto di autonomia in approvazione al Parlamento italiano, modifica proposta dalla Giunta regionale Serracchiani e approvata da un indurmidît/addormentato Consiglio regionale, così recita il “nuovo” art. 11, punto 2:

2. In attuazione dei princìpi di adeguatezza, sussidiarietà e differenziazione, la legge regionale disciplina le forme, anche obbligatorie, di esercizio associato delle funzioni comunali.


e ora, ai sensi di questa norma di grado costituzionale,  con una semplice legge regionale Giunta e Consiglio regionale potranno obbligare i Comuni ad associarsi secondo le regole stabilite dall'ente regione: senza “se” e senza “ma”.

Ma ci chiediamo: se in Regione si centralizza tutto con la scusa del “risparmio” perchè non dovrebbero farlo anche a livello nazionale?

Non sembra troppo incoerente denunciare il progetto della macroregione e poi tacere sulla modifica all'articolo 11 del nostro Statuto di autonomia?

E parliamo della specialità dove è doveroso affermare che l’unico motivo di vera differenza strutturale che giustifica la specialità della regione è la presenza di tre minoranze linguistiche che assieme costituiscono la maggioranza della popolazione. Quella friulana di gran lunga la più numerosa, riceve una percentuale infima del bilancio regionale, solo lo 0,02%. E’ appena il caso di rilevare che in tutte le altre regioni europee con minoranze linguistiche riconosciute il dato è ben diverso e genera un forte indotto economico, e nuove energie vengono liberate dal recupero di identità.

All’assessore Torrenti portatore di una singolare concezione dell’unità regionale e non è il solo a Trieste, vogliamo dire: non pensa che i friulani abbiano già capito da un pezzo che la riforma regionale degli enti locali, voluta dalla Presidente Serracchiani, e poi attuata da Panontin, aveva come scopo primario e fondamentale quello di destrutturare totalmente il Friuli; di fare di Trieste, rinforzandone ancora gli aspetti di città della rendita, e come ha detto la Prefetto Garuffi “destinataria di una quantità di denaro inimmaginabile fino a poco tempo fa col Fondo Trieste” e a suo tempo anche del terremoto, il “caput mundi” di questa regione artificiale inventata nel 1947 e attuata nel 1962, che ora avrà anche un Senatore a tutelarla, mentre la sua UTI è l’unica esattamente identica alla vecchia provincia? E non possiamo che essere d'accordo con l'ex Presidente di regione prof. Sergio Cecotti nel ringraziarLa anche noi, per aver indicato a tutti i cittadini delle Province di Udine, Pordenone e Gorizia, con precisione e pubblicamente, il motivo per cui la maggioranza di Governo della regione ha fortissimamente voluto la legge regionale 26/2014 di riforma enti locali.

Pretendiamo quindi la cancellazione della stessa; oltretutto è una normativa decisamente peggiore della legge statale di riforma enti locali (L. 56/2014 – Delrio) poichè introduce pesanti elementi di incostituzionalità nel momento in cui viola l'art. 5 della Costituzione italiana (principio autonomistico) e non tiene conto della sentenza nr. 50/2015 della Corte Costituzionale. Ai sensi di questa legge regionale i Comuni friulani non potranno scegliere quale forma di associazionismo comunale adottare. Al contrario invece la legge statale Delrio lascia ai piccoli Comuni (con max 5000abitanti o 3000 abitanti se comune montano, perché i Comuni con un numero superiore di abitanti non hanno alcun obbligo di associarsi) il diritto di scegliere tra il costituire una Unione di Comuni o il costituire una Convenzione con i Comuni limitrofi, forma quest'ultima di associazionismo comunale creata "dal basso" già molto diffusa in regione e sufficiente a produrre risparmi ed economie di scala.

Ma ci offende soprattutto che la legge tolga al Friuli qualsiasi rappresentanza istituzionale, diritto che vogliamo ripristinare, attraverso il riconoscimento della realtà DUALE della nostra regione con la creazione di due Provincie autonome (Friuli e Trieste) all'interno di una stessa regione: regione "Friuli e Trieste". Che poi era il progetto del Padre della nostra regione: l'Avv. Tiziano Tessitori. E’ l’unico modo per evitare che il Friuli diventi la braida di Trieste.

Ora diamo un sguardo all’ economia; siamo tornati il fanalino di coda del Nord, è ormai dal 2003 che si accumulano sostanziali riduzioni di investimenti e attrattività del territorio, ed i processi di innovazione sono troppo rallentati dal mancato sostegno istituzionale, a partire dai soggetti portatori della mission  di diffondere conoscenza, come l’Università del Friuli, che sta perdendo significativi dipartimenti,  tuttora sottofinanziata  (oltre il generale sotto finanziamento delle Università), contemporaneamente ai bassi o assenti finanziamenti ai centri tecnologici dell'area manifatturiera regionale, cui si aggiunge la scandalosa cancellazione della Fiera dell'Innovazione che tanto interesse stava accendendo.

Quindi va recuperato al Friuli un progetto e tutte quelle iniziative atte a superare questa lunga fase recessiva, per implementare assieme ad attori locali, nazionali e internazionali, un ciclo di rinnovamento delle strutture economiche, produttive e culturali verso la nuova economia della produzione digitale integrata, della sostenibilità e della società della conoscenza, ridando attrattività al territorio, e il megaprogetto Alto Adriatico - via della Seta, potrà rinverdire il ruolo nodale del Friuli verso il Nord-Est europeo come già illustrato nelle pubblicazioni del prof. Sandro Fabbro.
Ma è necessaria anche una nuova fase di attenzione e impegno per ricostruire una adeguata rappresentanza politico-istituzionale dei friulani per rinnovare quella che in regione e nel parlamento nazionale sembra voler vivere di luce riflessa di altri protagonismi.

Udine 27 febbraio 2016


Comitato per l’autonomia

e  il rilancio del Friuli

dott. Giancarlo Castellarin



Il documento è stato presentato dal Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli (rappresentato dal dott. Giancarlo Castellarin) al Convegno  organizzato a Udine dalla "Associazione Friuli Europa" sabato 27 febbraio 2016 nella Sala Valduga della CCIAA di Udine, sul tema: Verso una nuova autonomia e specialità del Friuli Venezia Giulia: la società civile interviene”

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2 commenti:

  1. Ma i consiglieri regionali sanno cosa votano o votano sempre secondo gli ordini del proprio partito politico? Ma, almeno l'opposizione, si è resa conto della incostituzionalità del nuovo articolo 11? O ha votato senza sapere cosa votava?

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  2. Il metodo Serracchiani/Panontin è quanto di più antidemocratico e incostituzionale si possa immaginare.

    Possibile che la società civile friulana non abbia gli anticorpi per ribellarsi a tutto questo "disastro" firmato Serracchiani/Panontin?

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