RICEVIAMO
E PUBLICHIAMO
L’Italia
e le sue minoranze linguistiche:
le
figlie di un dio minore
23 agosto 2015
Non è stato facile dare attuazione art. 6 Cost., quello che dice “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”.
Fino all’entrata in vigore della legge n. 482 del 1999, non c’erano
apposite norme di legge statale, che le tutelassero, ma tuttavia
alcune minoranze all’ombra di trattati internazionali, ebbero una
tutela rafforzata addirittura di livello costituzionale, perché gli
STATUTI DELLE REGIONI E PROVINCE AUTONOME sono approvati con legge
costituzionale.
Tuttavia solo 3 lingue minoritarie godettero di
questa protezione la francese della Val d’Aosta, la tedesca della
Regione Trentino - Alto Adige- Sudtirolo e, la slovena della Regione
Friuli - Venezia Giulia, a dire il vero quest’ultima in misura
minore.
Il diavolo si annida nei dettagli e non è un caso che l’art.
1 c. 1 della legge n. 482/1999 "Norme in materia di tutela delle
minoranze linguistiche storiche" reciti “La lingua
ufficiale della Repubblica è l'italiano”. Uno dei tanti
paradossi italiani, infatti Roma, già capitale del Regno d’Italia,
con il trasferimento della capitale da Firenze, grazie alla legge 3
febbraio 1871, n. 33, ha dovuto aspettare l’arrivo al Governo della
Lega Nord per l’Indipendenza della Padania per diventare
formalmente la Capitale della Repubblica (art. 114 c. 3 Cost.
introdotto con la legge costituzionale n. 3/2001).
Tra le tante
incongruenze l’Italia ha firmato
la Carta Europea per le lingue regionali e minoritarie il 27 giugno
2000, cioè ben otto anni dopo la sua stesura il 5 gennaio 1992 e non
l’ha ancora ratificata a 15 anni di distanza dalla firma e a 23
dalla sua approvazione. Per fortuna la Convenzione quadro per
la protezione delle minoranze nazionali del 1 febbraio 1995 è stata
firmata subito e ratificata il 3 novembre 1997.
Le
norme nazionali e europee non tutelano le lingue, ma le persone che
parlano una lingua minoritaria, anzi che parlano una lingua
minoritaria in un territorio connotato dalla presenza di persone che
la parlano: una
tutela territoriale.
Per essere coerenti la tutela
richiede interventi plurisettoriali che spaziano dalla tutela del
territorio sia ambientale che idrogeologica, di sviluppo economico
mirato alla valorizzazione dei beni materiali e immateriali tipici
delle popolazioni minoritarie e
su tutte lo sviluppo della conoscenza della lingua.
Ebbene nella legge sulla
buona scuola niente di tutto questo è assicurato.
Nessun
meccanismo prevede il mantenimento dei precari bilingui nel loro
territorio, benché una scuola con una forte presenza della lingua
minoritaria sia uno degli obiettivi delle norme nazionali ed europee.
E’ un principio acquisito che nella tutela delle minoranze non
costituisce violazione del principio di uguaglianza, le azioni
cosiddette di discriminazione positiva.
Orbene succederà
invece che i precari appartenenti ad una minoranza linguistica, anche
se coinvolto in programmi regionali di sportelli linguistici o di
insegnamento nella lingua minoritaria siano trasferiti in Regioni
senza presenza minoritaria e che in territori caratterizzati da una
presenza di lingue minoritaria siano assegnate cattedre a bravissimi
insegnati, ma assolutamente digiuni di conoscenze linguistiche e
culturali nella lingua minoritaria. Alla fine i docenti minoritari
saranno sradicati dalla loro comunità e le loro comunità
private di elementi qualificati per il mantenimento della lingua.
Un
tassello che si aggiunge alla progressiva scomparsa politica di
rappresentanti delle lingue minoritarie nelle istituzioni pubbliche,
con la solita eccezione della Val d’Aosta e della Provincia
autonoma di Bolzano.
I
comuni sono raggruppati a forza in Friuli e Venezia Giulia, con
annullamento della minoranza slovena e mancato sviluppo dell’identità
friulana.
L’abolizione della democrazia elettiva
diretta nelle province ha comportato l’abolizione di collegi
caratterizzati da una presenza linguistica minoritaria, già
compromessa a livello comunale da leggi elettorali maggioritarie e
dalla diminuzione del numero dei consiglieri e dall’abolizione
delle Comunità Montane.
Nelle
elezioni politiche con l’Italicum
esponenti
di minoranze linguistiche possono aspirare ad un’elezione, solo se
un partito nazionale li scelga come capolista in collegi dove la loro
presenza sia consistente.
Le minoranze
filo-governative si sono messe in sicurezza perché in Val d’Aosta
e in Trentino - Alto Adige/Sudtirolo i collegi uninominali li
garantiscono, mentre
in Friuli - Venezia Giulia i candidati triestini, che rappresentano
il 18% della popolazione avranno il 40% della rappresentanza
regionale nella Camera dei Deputati. La Sardegna,
dove esiste la maggiore minoranza linguistica tutelata dalle legge n.
482/1999, non ha norme speciali nemmeno per il Parlamento Europeo,
tanto che presto dovrà occuparsene la Corte Costituzionale su rinvio
del Tribunale di Cagliari.
La
tutela delle minoranze è uno dei diritti fondamentali della UE e uno
dei suoi principi fondativi: “L'Unione si fonda
sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della
democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto
dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a
minoranze” (art. 2 TUE). L’Italia
ed il suo governo li stanno violando.
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La Redazione del Blog ringrazia l'On. Felice Besostri per averci inviato il suo ottimo documento che pubblichiamo quale importante contributo ad un dibattito tanto fondamentale quanto assente sul piano politico regionale, e ciò in una regione che oggi è ad autonomia speciale esclusivamente perché la maggioranza della sua popolazione storicamente parla una lingua diversa dalla lingua italiana (600 mila friulanofoni, 50 mila slovenofoni e qualche migliaio di germanofoni).
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Felice
Besostri
Felice Besostri, del team di
avvocati che ha ottenuto dalla Consulta l’affossamento del
Porcellum, ora annuncia ricorsi contro la legge
elettorale di Renzi: “Fino al 70% dei parlamentari ancora nominati”
Avv. Felice C. Besostri Avvocato
amministrativista, docente di Diritto Pubblico Comparato a.a.
2005/2009, Commissione Affari Costituzionali Senato della Repubblica
XIII Legislatura, Assemblea Parlamentare Consiglio d’Europa
1997/2001 (Commissione Giuridica dei Diritti dell’Uomo, Commissione
Ambiente, sottocommissione selezione dei giudici della Corte Europea
dei Diritti dell’Uomo), ricorrente contro ammissione dei referendum
elettorali e la legge elettorale per il Parlamento europeo,
interveniente nei giudizi contro la legge elettorale per il
Parlamento nazionale. Presidente Rete Socialista – Socialismo
Europeo.
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Il grassetto e i colori sono
della Redazione del Blog
Ci sono tre regioni veramente autonome:
RispondiElimina1) Valle d'Aosta;
2) Trentino;
3) Alto Adige / Sud Tirolo.
Il Friuli - Venezia Giulia avrebbe potuto/dovuto essere la quarta. Invece...
Invece, si tratti di problemi linguistici, dell'articolazione delle autonomie locali, di leggi elettorali e quant'altro, continuiamo a guardare altrove. Mentre il modello è là, sulle regioni autonome alpine.
Ogni ben...
E la "BUONA SCUOLA" di Matteo Renzi?
RispondiEliminaMandiamo a casa o fuori regione l'insegnante bilingue e IMPORTAMO insegnanti che non sanno neppure cosa sono le "minoranze linguistiche"?
A chi facciamo insegnare le lingue delle tre minoranze? A un insegnante napoletano? o siciliano? o calabrese?
NESSUN SINDACATO SCUOLA HA MINIMAMENTE SOLLEVATO IL PROBLEMA.....
IDEM I POLITICI REGIONALI E PARLAMENTARI ELETTI IN FRIULI....
Eppure è un problema enorme che andava tenuto in considerazione....
L'art. 6 della Costituzione italiana tutela un "diritto collettivo" di una Comunità storica che parla una lingua diversa dalla lingua italiana.
RispondiEliminaNella nostra regione sono 176 i Comuni che si sono dichiarati friulanofoni e 32 i comuni che si sono dichiarati slovofoni. Poi sono da contare i comuni che si sono dichiarati germanofoni.
Il modo con cui sono stati creati in regione i due collegi elettorali, di cui uno - quello triestino - super extra-large, viola l'art. 6 della Costituzione italiana e le norme europee di tutela delle minoranze linguistiche.
Si sono contati solo gli abitanti senza tener conto delle tre minoranze linguistiche che vivono in regione!
Trieste ha utilizzato strumentalmente e spudoratamente la minoranza linguistica slovena per aumentare i deputati che questa città eleggerà, nel mentre al massimo gliene spettano TRE!
L'articolo a firma di Felice Besostri è stato pubblicato il 28.8.2015 sul quotidiano a diffusione nazionale, IL MANIFESTO.
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