venerdì 10 aprile 2015

ISONTINO, PORDENONESE, GIULIANO? NEOLOGISMI "DISINFORMATIVI" USATI DA RAI TS E I MASS-MEDIA LOCALI


 
ISONTINO, PORDENONESE, GIULIANO?
 
NEOLOGISMI "DISINFORMATIVI"
USATI DA RAI TS
E DAI MASS-MEDIA LOCALI.

 
 
Per RAI TS, pare che a Trieste anche i gatti siano "giuliani"!
E i "triestini" dove sono finiti? "Tutti" emigrati in Australia nel secondo dopo guerra con l'arrivo in città degli esuli istriani? In città c'è rimasto qualcosa (porto, teatri, associazioni, ecc.) di triestino?
 
E la Provincia di Pordenone? Tutto il territorio del Friuli occidentale è "periferia" della città di Pordenone? Tutti "pordenonesi" anche se rivendicano la loro identità friulana?

E il Friuli orientale (provincia di Gorizia)? E il Friuli centrale (Provincia di Udine)?
 
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Come si definiscono i residenti

L’IDENTITA’
DEL FRIULI - VENEZIA GIULIA

Esiti dell’indagine demoscopica del 2014
 
di
Ubaldo Muzzatti



Nella seconda metà del 2014, l’Unione delle Province del Friuli - Venezia Giulia (di Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine) commissionò al “Centro Studio Sintesi – Istituto di Ricerca Sociale ed Economica” di Mestre un’indagine demoscopica pubblicata poi sotto il titolo “La Provincia e l’Identità dei Cittadini”. L’indagine si prefiggeva lo scopo di dimostrare la valenza e il radicamento, non solo amministrativo, delle Province per opporsi alla soppressione dell’ente. Per una serie di motivi lo studio non ha avuto la diffusione e la considerazione che meritava. Soprattutto nella provincia di Pordenone laddove molti, in particolare nel capoluogo, auspicavano risposte diverse (dall’indagine questa provincia risulta la meno amata delle quattro; la supposta e tanto declamata “identità pordenonese” è negata; i friulani occidentali si dichiarano a grande maggioranza…friulani).

Lo studio è attendibile in quanto:
  • redatto da un qualificato istituto di ricerca, esterno alla Regione (che mai si sarebbe prestato a elaborazioni meno che corrette);
  • commissionato da tutte e quattro le province della Regione (ciascuna con le proprie peculiarità da tutelare e, ovviamente, il proprio orientamento);
  • la lettura integrale dell’elaborato mostra l’impostazione professionale e neutrale dello stesso;
  • alcuni dettagli tecnici comprovano la corretta impostazione.
Il fatto stesso che gli esiti non siano stati ampiamente divulgati dai media locali prova la bontà dello studio. Ciò in quanto, gli organi d’informazione principali della Regione sono da decenni impegnati in una campagna di disinformazione, in fatto di identità, che lo studio smentisce ampiamente.

In ultima analisi si può ritenere che i dati statistici presentati non contengano un margine di errore superiore a quelli normalmente previsti nel caso di indagini demoscopiche condotte con metodologia standardizzata. La consistenza dei dati, relativi all’identità dichiarata dai residenti nelle quattro province, è tale da non poter essere inficiata neanche nel caso si potesse riscontrare uno scostamento d’errore doppio o triplo rispetto al massimo previsto dalle metodologie statistiche.

Lo studio prende in esame numerosi fattori, per esempio: grado di apprezzamento dell’ente provincia; senso di appartenenza ai vari livelli istituzionali; ecc.. In questa sede non si prende in considerazione lo studio nella sua interezza, né le finalità dello stesso. L’attenzione è posta su un unico quesito rivolto al campione statistico di ciascuna del quattro Province della Regione:

“Se si dovesse definire,
a quale di queste identità si sente più vicino?”

Le risposte dei residenti sono raccolte nella tavola originale sotto riportata. Non ci si lasci ingannare dalle scale dei grafici (differenti), si leggano i dati!



 

I dati di questi quattro grafici dicono molte cose. Danno molte conferme e smentiscono molte supposizioni e pretese portate avanti per decenni, in particolar modo da quelle “agenzie” che vogliono frantumare, dividere, ridurre, negare il Friuli e i friulani.

Si guardi, per fare solo un esempio, al Friuli occidentale. Per decenni, con grande e quotidiano spiegamento di mezzi, si è cercato di imporgli una supposta “identità pordenonese”; di negare Friuli, friulani e friulano, tra Tagliamento e Livenza. Invece ancora oggi (l’indagine è dell’autunno 2014):

  • i friulani occidentali si definiscono e voglio essere chiamati friulani;
  • tanto quanto i friulani della provincia di Udine;
  • pordenonesi si definiscono poco più dei residenti in città (come gli udinesi del resto).

I grafici confermano che vi sono tre province (non due, o una) a maggioranza friulana; che il Friuli non può e non deve essere confinato nella provincia di Udine; che a Trieste (e provincia) ci stanno (a buon diritto) triestini, mentre “giuliano” si definisce un’esigua minoranza, a riprova che la Venezia Giulia è un residuo retorico tenuto in piedi da qualche “agenzia” interessata.

Integrando, in rapporto alle consistenze demografiche, i dati delle singole Province che emergono dall’indagine demoscopica vista, si ottiene il quadro riassuntivo della Regione (totale residenti 1.227.625 al 30-11-2014).

Anche dal quadro d’insieme delle identità in Regione vengono chiare conferme e altrettanti ridimensionamenti. Si guardi, per esempio, all’esiguità della tanto citata identità “giuliana”. Da rimarcare poi che l’identità friulana ha la maggioranza assoluta in Regione nonostante le dichiarate identità cittadine dei residenti nei capoluoghi.




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La redazione del Blog ringrazia Ubaldo Muzzatti per averci autorizzato a pubblicare il suo documento e auspica che lo studio completo abbia la diffusione e la  considerazione che merita e non rimanga nascosto nei cassetti dell'UPI (Unione Provincie italiane) regionale forse perché sgradito a "qualche" provincia della nostra Regione.     

4 commenti:

  1. “(...) mentre “giuliano” si definisce un’esigua minoranza, a riprova che la Venezia Giulia è un residuo retorico tenuto in piedi da qualche “agenzia” interessata (...).” si legge nel documento a firma di Ubaldo Muzzatti.

    Non è infatti casuale che nel mentre la quasi totalità dei triestini “doc” si definiscono “esclusivamente” triestini, le associazioni triestine degli esuli istriani, in particolare una che ci risulta ferocemente anti-slovena, anti-croata, e pure visceralmente anti-friulana, nonchè neo-irredentista, usino il nome politico “Venezia Giulia” come una bandiera e un credo ideologico per accreditare come storicamente vera la loro versione nazionalista/neo irredentista che vorrebbe l'Istria e la Dalmazia “italianissime” (nel nome di Venezia e Roma!) e da “restituire” - nel 2015! - alla madre patria Italia che le aveva conquistate con la Prima guerra mondiale e perse dopo solo 20 anni con la sconfitta nella Seconda guerra mondiale. E tutto ciò nel 2015, con un'Europa ormai senza confini! E a Trieste c'è pure chi ha il coraggio di dichiarare Trieste città europea e multietnica....

    E poi di quale “Venezia Giulia” stiamo parlando? Quali i confini?

    Quelli conquistati dal Regno d'Italia, a nord-est, con la vittoria nella Prima guerra mondiale nel 1918? Confini che hanno inglobato Friulani e Sloveni della Contea di Gorizia e Gradisca e oltre 500 mila sloveni e croati?

    O forse parliamo di un “nome politico” inventato dal nazionalismo italiano nel 1863 in una piccola rivista milanese?

    “Nome politico” rimasto ignorato per oltre 15 anni e poi riscoperto dopo il 1918 per accreditare una esclusiva nazionalità italiana – sempre nel nome di Roma e Venezia ! – di territori che erano a maggioranza di lingua italiana solo sulla costa istriana e conquistati dall'Italia con la vittoria nella Prima guerra mondiale?

    “Nome politico” questo della “Venezia Giulia”, poi diffuso nei libri di scuola e nella cartografia, dal regime fascista per ovvi motivi nazionalisti italiani, assieme alle consorelle Venezia Tridentina e Venezia Euganea/Propria.

    Ma nel 2015, la Venezia Tridentina e la Venezia Euganea/Propria, con la fine del regime fascista e la istituzione dell'anti-fascista Repubblica italiana, sono ormai solo dei nomi consegnati nel libro di storia.

    Rimane ormai solo il nome politico ”Venezia Giulia” in attesa di raggiungere le consorelle nel libro di storia, a perpetua memoria storica di "una ambiguità preziosa" come scrisse il suo inventore, il friulano Graziadio Isaia Ascoli nel 1863...

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  2. Nella Costituzione italiana repubblicana del 1947, nell'articolo in cui si elencano le regioni italiane, non trovarono spazio né la Venezia Tridentina, né la Venezia Euganea/propria.

    Il nome "politico" Venezia Giulia, nome molto amato dal regime fascista che lo impose attraverso i libri di scuola e la cartografia, fu invece unito (con un trattino !) al nome storico e geografico Friuli come segnale alla diplomazia internazionale, che l'Italia non intendeva rinunciare ai territori asburgici (Impero austro-ungarico) conquistati con la vittoria nella prima guerra mondiale.

    E il Friuli che aspirava ad avere una SUA regione, si trovò così legato a Trieste, una città a cui nulla lo univa....

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  3. http://www.storiaveneziagiulia.it/img/storiaveneziagiulia.pdf

    STORIA DELLA VENEZIA GIULIA

    EPOCA LONGOBARDA :

    “L’Isontino all’epoca dipendeva dal ducato del Friuli” ...... (pagina 23)

    …............

    COMMENTO:

    DA NON CREDERE!!!! Fino a quando dovremo continuare a leggere strafalcioni di questa portata in pseudo-storie del nome politico “Venezia Giulia”?

    In epoca longobarda – dal 568 al 776 d.C. - l'attuale provincia di Gorizia ha fatto parte del Ducato del Friuli. E pari territorio poi diventò Marchesato del Friuli (Franchi – 776 – 952 d.C.

    E nel 1077 nasce lo “Stato patriarcale friulano (1077 – 1421) comprensivo anche dell'attuale provincia di Gorizia. E il conte di Gorizia sedeva nel Parlamento Friulano.

    Una continuità storica di 900 anni ha forgiato la Regione FRIULI comprensiva dell'attuale Provincia di Gorizia, che non si è sicuramente dissolta quando La repubblica di Venezia conquistò parte della Patria del Friuli anche perché all'epoca i confini non impedivano il continuo passare della popolazione Friulana di "ca e di là dal Clap". Realtà storica e geografica che nessuno si è mai permesso di mettere in dubbio fino al regime fascista dopo il 1918.....

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  4. E' interessante questa analisi di Ubaldo Muzzatti. Ma lo sarebbe ancor di più se qualcuno si prendesse la briga di specificare quali sono le "agenzie" che tengono sotto controllo i media locali ma soprattutto, a mio avviso, le segreterie dei partiti (di regime).

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