"FRIULGIULIANI"?
UN
NEOLOGISMO "BUGIARDO"
DA CANCELLARE
DA CANCELLARE
DAL
GERGO GIORNALISTICO!
I
“FRIULGIULIANI”
NON
ESISTONO!
Considerato che da qualche tempo a questa parte qualche
iscritto all'albo dei giornalisti usa nei suoi
articoli pubblicati sulla stampa locale l'assurdo
e bugiardo neologismo “friulgiuliani”, crediamo sia lecito chiedersi se i giornalisti regionali abbiano mai studiato la storia e la geografia dei due territori (Friuli e Trieste) che compongono la nostra Regione, una regione meramente amministrativa inventata nel 1947.
In un bel articolo a firma di Cristiano Shaurli (Capogruppo del Pd in Consiglio regionale) pubblicato giovedì 16 aprile 2015 sul quotidiano il "Messaggero Udine", si legge:
"(...) Più sottili e per questo più pericolose sulla portata divisiva di questa legge (la legge per la Festa della Patria del Friuli n.d.r.); emerge di nuovo la visione che la Regione è più forte se forzosamente massificata; siamo tutti "Friulveneziangiuliani" e questo ci renderà più forti nella difesa della nostra specialità e della nostra autonoma regionale. SICURI? Siamo uno dei pochissimi luoghi in cui si incontrano le tre più grandi culture europee, latina, slava e germanica ancora pensiamo che negare le differenze sia un pregio o forza? (...) Riconoscere diversità e storiche identità significa forse finalmente lavorare per rendere complementari e non in competizione perenne, in sintesi rendersi più forti.(...)"
Oltretutto il trattino tra "Friuli" (regione storica e geografica millenaria il cui nome è stato "occultato" dal regime fascista sui libri di scuola e nelle carte geografiche sotto i nomi fasulli di "Venezia Euganea" e "Venezia Giulia"; regime fascista che notoriamente detestava le "diversità" linguistiche e culturali) e "Venezia Giulia" (“nome politico” inventato dal nazionalismo italiano in una rivistina milanese nel 1863 e divulgato dal regime fascista) per la Corte Costituzionale c'è ancora.
In un bel articolo a firma di Cristiano Shaurli (Capogruppo del Pd in Consiglio regionale) pubblicato giovedì 16 aprile 2015 sul quotidiano il "Messaggero Udine", si legge:
"(...) Più sottili e per questo più pericolose sulla portata divisiva di questa legge (la legge per la Festa della Patria del Friuli n.d.r.); emerge di nuovo la visione che la Regione è più forte se forzosamente massificata; siamo tutti "Friulveneziangiuliani" e questo ci renderà più forti nella difesa della nostra specialità e della nostra autonoma regionale. SICURI? Siamo uno dei pochissimi luoghi in cui si incontrano le tre più grandi culture europee, latina, slava e germanica ancora pensiamo che negare le differenze sia un pregio o forza? (...) Riconoscere diversità e storiche identità significa forse finalmente lavorare per rendere complementari e non in competizione perenne, in sintesi rendersi più forti.(...)"
NO a "FRIULGIULIANI" !
NO a "FRIULVENEZIANGIULIANI"!
Oltretutto il trattino tra "Friuli" (regione storica e geografica millenaria il cui nome è stato "occultato" dal regime fascista sui libri di scuola e nelle carte geografiche sotto i nomi fasulli di "Venezia Euganea" e "Venezia Giulia"; regime fascista che notoriamente detestava le "diversità" linguistiche e culturali) e "Venezia Giulia" (“nome politico” inventato dal nazionalismo italiano in una rivistina milanese nel 1863 e divulgato dal regime fascista) per la Corte Costituzionale c'è ancora.
I
giuliani? Sono una percentuale infinitesima degli
abitanti della nostra regione, posto che anche i triestini rifiutano
di definirsi “giuliani”, essendo giustamente orgogliosi della loro "triestinità"!
I
Friulani? Sono la quasi totalità degli abitanti
della nostra regione posto che anche “carnici”, “udinesi”,
“pordenonesi” e “goriziani” sono residenti in Friuli
(occidentale, centrale e orientale). E soprattutto non si riconoscono "friulgiuliani" !
Riteniamo sia una pretesa più che legittima, pretendere dai giornalisti locali il rispetto della realtà
duale della nostra regione (Friuli e Trieste) evitando di "inventare" assurdi e bugiardi neologismi come "friulgiuliani".
Costa troppo fatica scrivere "imprenditori regionali" quando si vuole fare riferimento agli imprenditori dell'intera regione? Costa troppa fatica e spreco di inchiostro scrivere "friulani e triestini"?
O forse c'è l'ordine di servizio di cancellare il Friuli e i Friulani, attraverso l'uso giornalistico di neologismi bugiardi e inaccettabili?
O forse c'è l'ordine di servizio di cancellare il Friuli e i Friulani, attraverso l'uso giornalistico di neologismi bugiardi e inaccettabili?
LA
REDAZIONE DEL BLOG
E' anche attraverso invenzioni come "isontino", "pordenonese", "friulgiuliano" che il nazionalismo italiano prosegue nella sua opera di "COLONIZZAZIONE" dei Friulani.
RispondiEliminaChe poi ci siano giornalisti ( anche friulani !) che più o meno coscientemente si prestano a questa operazione di cancellazione del Friuli e dei Friulani, è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti.
Ci è perfino capitato di leggere "vini friulgiuliani"....
Una espressione semplicemente assurda soprattutto se si tiene conto del fatto che i vini prodotti in regione sono nella quasi totalità "vini friulani".
E comunque, quanti secondi perdeva il giornalista per scrivere "vini del Friuli - Venezia Giulia" se proprio non voleva scrivere il più corretto "vini friulani" (in Regione i vini del Carso triestino sono veramente poca cosa sul piano quantitativo)?
La Regione Friuli è stata "CANCELLATA" dal regime fascista che la rappresentava nella carte geografiche e nei libri di scuola "DEL VENTENNIO FASCISTA" come VENEZIA EUGANEA (Friuli centrale e occidentale) e VENEZIA GIULIA (Friuli goriziano).
RispondiEliminaUna chiara "pulizia etnica" di stampo fascista!
Ma pare che questo andazzo non sia ancora terminato....
QUESTO L'ARTICOLO COMPLETO DI CRISTIANO SHAURLI, PUBBLICATO SUL MESSAGGERO VENETO IL 16 APRILE 2015
RispondiEliminaMessaggero Veneto 16.04.15
l’intervento di CRISTIANO SHAURLI*
"Le preoccupazioni per la festa della Patria dal Friuli ora si uniscono, con diversità di visioni, a quelle sulla nostra Specialità. Tempesta in un bicchier d’acqua le prime per una ricorrenza festeggiata da anni da tre Province, che non ha mai visto scalmanati in elmi celtici nè tricolori bruciati ma incontro di emigranti, approfondimenti sulla tutela della lingua, percorsi scolastici ed iniziative culturali in decine di Comuni. Polemiche sulla data, l’origine del Patriarcato o la bandiera stessa, quella bandiera non è stata pensata ora ma si vede da anni vicino a quella italiana con gli alpini in missione all'estero, con i lavoratori emigrati, nelle nostre scuole e in molte case senza che questo significhi che lì vi abita un accanito antitaliano. Purtroppo però oltre alle polemiche banali sulle risorse, niente di nuovo le solite che carsicamente appaiono sui fondi alla lingua friulana, tutelata da norme statali, europee e piaccia o meno dalla nostra Costituzione. Più sottili e per questo più pericolose sulla portata divisiva di questa Legge; emerge di nuovo la visione che la Regione è più forte se forzosamente massificata; siamo tutti “Friulveneziangiulani” e questo ci renderà più forti nella difesa della nostra specialità e della nostra autonomia regionale. Sicuri? Siamo uno dei pochissimi luoghi in cui si incontrano le tre più grandi culture europee, latina, slava e germanica ancora pensiamo che negare differenze sia pregio o forza? Siamo davvero convinti che negare un policentrismo regionale fatto di territori, storie anche realtà e necessità socioeconomiche diverse sia elemento competitivo, o sia antidoto ai campanilismi e antagonismi che invece proprio da questo, secondo me, traggono forza? Riconoscere diversità e storiche identità significa forse finalmente lavorare per renderle complementari e non in competizione perenne, in sintesi renderci più forti. Mi pare quindi paradossale preoccuparsi per l’autonomia regionale e il giorno dopo guardare con contrarietà alla Festa del Friuli (che ricorre il 3 aprile e che quest’anno è stata celebrata ufficialmente a Cividale il giorno 6, ndr), è ovvio che su questo tema è inezia, ma considerato che non siamo più confine geopolitico fra due mondi credo che ricordarsi che abbiamo tre minoranze riconosciute, una con dei trattati internazionali sia opportuno anche per chi, diversamente da me, le ritiene retaggio del passato o fastidiosa fonte di spesa. Abbiamo ormai capito che non sarà questa riforma costituzionale a mettere a rischio la specialità ma ciò non dovrebbe esimerci dal chiederci qual è il "brodo di coltura" da cui nascono le dichiarazioni di Rossi, il Levante di Morassut, il Limonte di Maroni, la macroregione del "lungimirante" duo Tondo/Zaia come dal chiederci come mai il termine federalismo di fatto sia scomparso dal lessico politico Italiano.
(PRIMA PARTE)
QUESTO L'ARTICOLO COMPLETO DI CRISTIANO SHAURLI, PUBBLICATO SUL MESSAGGERO VENETO IL 16 APRILE 2015
RispondiEliminaMessaggero Veneto 16.04.15
l’intervento di CRISTIANO SHAURLI*
(SECONDA E ULTIMA PARTE)
Certo le Regioni non hanno brillato in trasparenza, sono state attraversate da scandali e indagini, alcune non hanno brillato nemmeno per la capacità di esercitare le proprie funzioni o più semplicemente di autoriformarsi (se partiamo dalle più banali in Veneto esistono ancora i vitalizi), differenze fra territori sono ancora abissali e i costi standard miraggio. Partiamo quindi da una situazione di forte debolezza. Esiste tuttavia qualcosa di più profondo in questo Paese: nei momenti di crisi la centralizzazione di poteri e decisioni diventa garanzia di efficienza e economia rispetto ad un lussuoso decentramento possibile solo con economie in crescita. E’ una visione non nuova, ma trasversale e popolare che va affrontata prima con un regionalismo in grado prima di dimostrarsi all'altezza di scelte anche difficili e solo dopo di rilanciare anche un'idea di federalismo solidale e moderno che non si ponga in difesa ma che chiami tutti gli attori Istituzionali alle proprie responsabilità, a partire da uno Stato nazionale che negli ultimi decenni si è dimostrato il centro vero di un apparato burocratico obsoleto e ridondante. Certo aiuterebbe anche allargare la nostra capacità di analisi per guardare a un’Europa in profondo e difficile cambiamento, per capire che molti Paesi in preadesione sono dell’area balcanica è questo unirà alle nostre specificità linguistiche una straordinaria responsabilità ma anche, uscendo dal comodo localismo, che ciò che è avvenuto in Catalogna e Scozia non merita ne superficiali sottostime ne strumentali sostegni da stadio ma rappresenta una sfida che attraversa il continente che non riguarda solo i noti Baschi e Fiamminghi ma incontra le richieste dei Frisoni in Olanda e dei Bretoni in Francia solo per fare degli esempi e rappresenta allo stesso tempo uno dei grandi dibattiti delle forze progressiste europee, ovvero il superamento stesso del concetto di Europa delle nazioni con i limiti che esso ha mostrato, non per assecondare tentazioni secessionistiche ma paradossalmente per difendere le unità statuali e la loro efficienza proprio con moderne forme di autogoverno e di devoluzione dagli stati centrali ai territori. Esercitando appieno specialità e propri compiti avremmo già la forza di dire ai Morassut che prima di pensare a nuove Regioni si riparta con un percorso devolutivo moderno, ma perderemmo l’occasione di andare oltre, di guardare a esempi positivi come la Germania che ha attuato appieno il federalismo, guarda caso ha territori fortemente competitivi, assenza di movimenti secessionisti ed un Bundesrat in cui i Senatori non votano a seconda del proprio partito ma del loro territorio! Forse si sta cominciando a disegnare una nuova Europa dei territori prima che degli Stati nazionali. Forse guardando un po' oltre la Patrie dal Friul non ci sembrerà momento nostalgico e conservatore ma semplicemente uno dei tanti momenti su cui si costruisce un Europa più riconosciuta meno globalizzata e più attenta a territori ed identità. Forse si capirà finalmente che nessuno vuole mettere in discussione l’unità regionale, ma nel riconoscimento delle sue diversità storiche renderla davvero più forte."
Cristiano Shaurli - Capogruppo del Pd in Consiglio regionale