Comitato
per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli
Udine
Strane
idee sull'autonomia
Che
a Trieste circoli ancora la leggenda metropolitana che la nostra
Regione è a Statuto speciale “per i territori perduti” passi, ma
che in Friuli si sostenga che tale diritto discenda dalla
collocazione geografica confinando con due Stati esteri, ovvero dal
fatto che siamo una piattaforma logistica naturale e punto di
incrocio tra diverse importanti correnti di traffico tra est-ovest e
nord-sud o anche perchè siamo stati bravi ad amministrarci nei primi
anni di Regione autonoma, pone qualche interrogativo.
E'
vero che la geografia a scuola non si studia quasi più, ma basta un
qualsiasi atlante geografico per verificare che, ad esempio, anche il
Piemonte (con Francia e Svizzera) è nella stessa situazione. In
quanto alla logistica non si possono certo dimenticare Liguria,
Lombardia, Emilia ecc., tutti importanti nodi infrastrutturali e
logistici.
Arrogante
e presuntuosa è poi l'affermazione che abbiamo diritto alla
Specialità perchè “avremmo” dimostrato di essere bravi ad
amministrarci.
In quanto a corretta amministrazione non siamo certo tra i primi, non
più e da parecchi anni! Ed è inoltre un “dovere” di tutte le
Istituzioni pubbliche il “ben amministrarsi”.
Furono
tre, nel '47, i motivi che permisero a Tessitori di sostenere il
diritto del Friuli ad essere una Regione (si voleva farne una
provincia veneta) e ad essere autonoma e
cioè il fatto di essere una poverissima terra di emigrazione,
devastata da due guerre mondiali, immensa caserma di eserciti, mentre
il verso dantesco “ce
fastu” crudelietr eructant
era ben noto e contestualizzato a parlamentari che qui, loro o i loro
padri, vi avevano combattuto.
Avevano
un debito per questa terra e lo hanno pagato, in qualche modo,
dandole l'autonomia. E' tutto documentato.
Oggi
il Friuli non più una terra povera, anche se l'emigrazione è
ripresa, non è più attraversato da colonne corazzate in
esercitazione ed è quasi sconosciuto alle nuove generazioni di
politici che hanno abolito la leva.
Resta
il “ce fastu”, resta quel Friulano
(la lingua, non il vino!) che trova sostegno nelle direttive europee,
nella legge italiana e in quella regionale, ma che è guardato
con fastidio da molti di quelli che fanno politica, o che scrivono di
economia.
Eppure
il diritto all'autonomia speciale regionale passa di lì, dal diritto
di un popolo a parlare la propria lingua materna. Friuli, terra con
600 mila friulanofoni, oltre 50 mila
slovenofoni e qualche migliaio di
germanofoni: minoranze
linguistiche riconosciute e tutelate ai sensi degli articoli 2, 3 e 6
della Costituzione italiana.
Nel
1993, nella “Raccomandazione 1201”
dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, c’è stato
il pronunciamento in favore del diritto delle minoranze a disporre di
autorità locali e autonome oppure di uno status speciale in
territori dove costituiscono la maggioranza...”, chi
propone altre motivazioni alla specialità, talmente fragili e
inconsistenti da rendere indifendibile la nostra autonomia, conosce
l'esistenza di questo importante atto del Parlamento europeo ?
Una
previsione per il futuro? La perdita della specialità per ignoranza,
provincialismo e sciovinismo a piene mani.
per
il “Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli”
il
Presidente
Paolo
Fontanelli
30.4.2014
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30.4.2014
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Il Comunicato Stampa sopra riportato e a firma di Paolo Fontanelli, è stato pubblicato giovedì 8 maggio 2014 - a pagina 35 - Rubrica "Giornale Aperto" - La Lettera - sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, "La Vita Cattolica".
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E
INTANTO NELLA
PROVINCIA
AUTONOMA
DI
TRENTO,
Provincia
in cui le minoranze linguistiche
godono
di una effettiva tutela,
a differenza di ciò che accade
nella nostra regione,
a differenza di ciò che accade
nella nostra regione,
così
dichiara il suo Presidente in carica
Ugo
Rossi:
(…)
«Vi chiedo di aiutarmi ad esercitare la competenza sulle minoranze
che mi onora perché rappresenta l’essenza stessa della nostra
autonomia, in un momento in cui essa è messa in dubbio al di fuori
dal Trentino. La
valorizzazione delle minoranze linguistiche consente di rafforzare e
valorizzare la nostra autonomia. Nelle minoranze c’è il valore
aggiunto del Trentino.» (…)
«Stiamo lavorando alla manovra
di assestamento - ha concluso Rossi - dando priorità a interventi a
sostegno dell'economia. Lo Stato continua a chiederci sacrifici
sempre maggiori, accantonamenti forzosi, attinge alle riserve
all’erario, in violazione allo Statuto. Abbiamo impugnato la legge
di stabilità. Nonostante
il contesto difficile, siamo riusciti a confermare il nostro impegno
per le minoranze perché crediamo sia prioritario.»
(…)
«La cultura e la conoscenza
delle proprie radici - ha sottolineato il presidente Rossi - devono
trovare l’attenzione necessaria e l’investimento sulle nuove
generazioni. La scuola rappresenta il luogo ideale per garantire la
conoscenza e consolidare l’identità con il proprio territorio. Il
nostro impegno sarà di coniugare nel nostro sistema scolastico
l’apprendimento delle lingue straniere e,
sopratutto, le lingue delle nostre tre minoranze etniche.»
17.2.2014
luglio 2013
RispondiEliminaDalla Lettera inviata da Samo Pahor a
L a u r a B o l d r i n i
Presidente della Camera dei deputati.
Camera dei deputati
R o m a
(…)
5. L’articolo 3 dello statuto speciale della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia recita: “Nella regione è riconosciuta parità di diritti e di trattamento a tutti i cittadini, qualunque sia il gruppo linguistico al quale appartengono, con la salvaguardia delle rispettive caratteristiche etniche e culturali”. Nonostante i tre rimproveri della Corte costituzionale nelle tre sentenze, né il parlamento nazionale, né il consiglio regionale hanno provveduto ad emanare le norme indispensabili per assicurare tale parità di diritti e di trattamento ai cittadini appartenenti ai gruppi linguistici friulano, germanico, italiano e sloveno.
6. Per tutti questi motivi credo di poter affermare che nella regione autonoma Friuli-Venezia Giulia esiste fin dal 1963 un regime di discriminazione razziale, perché, come Lei ben sa, si tratta di discriminazione razziale quando si nega a una parte della popolazione il godimento o l’esercizio, su piede di parità, dei diritti dell’uomo goduti o esercitati dal resto della popolazione.
(…)
http://www.com482.altervista.org/altris_pdf/to_Boldrini_2013_by_Pahor.pdf