Messaggero Veneto
martedì 26 luglio 2011
Pagina 1 e 5
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UN CORRIDOIO
PER IL RILANCIO
DEL FRIULI VG
di SANDRO FABBRO
Università di Udine
Qualche giorno fa si è svolto un incontro piuttosto inusuale nel panorama Regionale. Presso la sede udinese di Confindustria sono state convocate, dal presidente Adriano Luci, organizzazioni diverse per compiti e missione: le varie categorie economiche, i sindacati, il Comitato per l'Autonomia ed il Rilancio del Friuli, l'Associazione Friuli Europa, la Camera di Commercio di Udine, la Fondazione Crup, il Rettore dell'Università di Udine. Tutti insieme per discutere delle prospettive e delle opportunità, per la società regionale e per il Friuli, dei nuovi scenari infrastrutturali e di trasporto post-crisi. Dopo una relazione tecnica di chi scrive, anche l'Assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti Riccardo Riccardi ha portato un importante contributo.
In cosa consiste l'opportunità, molto concreta e per nulla campata in aria, di cui si è discusso? Consiste: a. in un forte potenziamento dei porti di Monfalcone e Trieste, cui si candidano investitori privati come Unicredit e Maersk - una grande banca europea ed un operatore della logistica mondiale -, che consentirebbe di moltiplicare il movimento di container, nei porti regionali, tra i mercati del Far East e quelli tedeschi del centro Europa; b. nel fatto che i porti, e l'intero FVG, appoggiandosi ad una ferrovia esistente come la Pontebbana ed alle sue notevoli potenzialità di trasporto merci, verrebbe a collocarsi, in pochi anni, in posizione nodale tra le aree produttive del nord del Paese, la grande area economica in espansione che si colloca tra Baviera e Polonia e i flussi mercantili dal e per il Far East. Cosa significa tutto ciò? Significa diventare un gateway di livello europeo.
L'essere gateway europeo non vuoi dire affatto, come pensano i pessimisti ad oltranza, essere solo terra di veloce transito di merci né, come pensano gli ottimisti ad oltranza, puntare solo sulle rendite di passaggio come fossimo una grande stazione di servizio. Qui si tratta, invece, di costruire programmaticamente, nell'arco di una decina d'anni, un solido progetto regionale dalle rilevanti implicazioni economiche, dal limitato costo per le finanze pubbliche (poche centinaia di milioni per il completamento delle opere) e, con le opportune cautele, dal limitato impatto ambientale: in altre parole, uno scenario di sviluppo futuro largamente "sostenibile".
Alla condizione, tuttavia, di riconoscere che le necessarie azioni programmatìche, economico-industriali, infrastrutturali, regolative non nascono da sole ma devono essere create soprattutto attraverso un forte impegno unitario della politica regionale. Il collocarsi sui grandi flussi di merci di cui si è detto, infatti, può consentire, ad una buona aliquota di queste merci, di fermarsi in Friuli dando luogo a processi produttivi capaci di generare qui nuovo valore aggiunto e, quindi, nuove opportunità di occupazione qualificata, in primo luogo per i giovani. Ma la sola classe politica, ancorché motivata, non basta! Per fare ciò bisogna mettere al lavoro tutto il mondo economico e le classi dirigenti regionali affinchè, quello che oggi è solo uno scenario auspicato (ancora da pochi, peraltro, perché molti neppure lo conoscono) possa diventare anche uno progetto concreto rispetto al quale tutti possono avere qualcosa da fare: i porti, gli interporti, le zone industriali, le reti di grandi e piccole imprese, le istituzioni, le Università con la ricerca scientifica e tecnologica ecc…
Siamo però già molto tardi e decisioni fondamentali dovranno essere prese entro poche settimane.
La prima decisione importante è quella relativa al riconoscimento del tracciato meridionale del Corridoio Adriatico-Baltico (di fatto la ferrovia Pontebbana) in sede di commissione europea; la seconda, è quella relativa ai provvedimenti governativi (o regionali se quelli non ci saranno; ma non è la stessa cosa) per avviare, sul territorio, gli interventi privati sui porti di Monfalcone e Trieste (che, se non si faranno qui, troveranno altrimenti porte aperte a Capodistria!); la terza è quella relativa agli investimenti infrastrutturali per completare, in regione, le infrastrutture ferroviarie necessarie (raddoppio della Cervignano-Udine, completamento della circonvallazione ferroviaria di Udine, raccordi ferroviari mancanti con le grandi zone industriali).
Ma il dibattito, in Friuli, su queste questioni è, purtroppo, debole se non quasi assente. La stampa friulana ne parla pochissimo. La classe dirigente è poco informata e forse non è neppure consapevole della partita che si sta giocando in questi mesi. La Regione se ne occupa da tempo ma in un contesto di politiche quasi settoriali (un unico Assessore deve, peraltro, occuparsi, allo stesso tempo, delle rotatorie di paese e dei corridoi europei!).
La Giunta è distratta dalle sue turbolenze interne. Il Consiglio regionale e le forze politiche si occupano d'altre cose, forse più importanti. Il Friuli pensa che sia una questione di Trieste. Udine, che potrebbe costituire, con la altre città regionali di terra, un pungolo importante, è concentrata su altri eventi. Trieste piange l'ennesima perdita (quella dell'alta velocità) e, temendo di vedersi portare via da Monfalcone anche il porto, sembra contrastarne il progetto di ampliamento. Insomma, tutti giocano a minimizzare se non a elidersi a vicenda.
Stiamo cosi perdendo una grande opportunità per una sorta di distrazione, se non di ignavia, generali! Ma qui è in gioco il senso stesso dell'esistenza di una Regione e per di più Autonoma! Non resta che appellarsi alla responsabilità individuale. Chi più ha potere (non solo politico) e senso di responsabilità verso il futuro di questo territorio, prenda in mano la questione senza titubanze e senza opportunismi e la imponga all'agenda politico-strategica di tutta la regione. Per questo la riunione dell'altro giorno, presso Confindustria di Udine, anche se ancora seminale è un buon segno in questa direzione.
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Prof. Sandro Fabbro
Professore di strategie urbane e regionali
Dipartimento di Ingegneria Civile ed Architettura
Università degli Studi di Udine
Professore di strategie urbane e regionali
Dipartimento di Ingegneria Civile ed Architettura
Università degli Studi di Udine
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