Settimanale LA VITA CATTOLICA
Venerdì 26 Novembre 2010 - pagina 6
UNIVERSITA’ - LA CHIESA CONTRO
LA FUSIONE TRA UDINE E TRIESTE
VA IN PORTO la riforma dell'università. Non mancano, tuttavia, le proteste di docenti, ricercatori e studenti, anche a Udine. Il timore, per quanto riguarda il Friuli, resta sempre quello di una fusione tra gli atenei di Udine e di Trieste.
L'arcivescovo emerito di Udine, mons. Alfredo Battisti, che scese addirittura in piazza con i friulani, per ottenere, dopo il terremoto, l'attivazione dell'università, ha dichiarato a Telechiara che la fusione non si deve fare. L'assessore regionale di competenza, Roberto Molinaro, ha escluso che si percorra questa strada. Intanto i rettori di Udine e di Trieste, rispettivamente Cristiana Compagno e Francesco Peroni, hanno detto che «a costo zero non ci sono le condizioni per varare la riforma». Ed ecco scendere in campo anche l'arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato. «Il valore dell'ateneo di Udine lo dice il modo stesso con cui è nato, sulla spinta di un forte desiderio, di una massiccia richiesta popolare e anche per iniziativa della Chiesa popolare. Questo non lo si può dimenticare, perché l'università friulana ha un grandissimo valore per il territorio, per la promozione di alta cultura e per lo sviluppo stesso», sostiene mons. Mazzocato.
Purtroppo ci sono le difficoltà del momento, per Udine come per gli altri atenei. «Anche l'università paga la sua parte di pedaggio dentro le difficoltà globali dell'economia -osserva l'arcivescovo -. L'augurio, e l'impegno, è che si trovi il modo per non sacrificare la ricerca, la formazione, la preparazione di eccellenza, obiettivi per i quali tutti sono d'accordo. Obiettivi che è indispensabile assicurare a un popolo. Bisogna trovare il modo di essere onesti nella distribuzione delle risorse - conclude mons. Mazzocato, con riferimento anche ai necessari fondi per Udine -, tale, appunto, da non sacrificare la ricerca».
«La fusione? Non è né un'idea buona né un progetto realizzabile», risponde don Alessio Ceretti, delegato diocesano per la cultura, intervistato da Telechiara. «Non è un'idea buona, perché l'università è legata al suo territorio e con esso fa sistema. Forse in Italia ci sono troppi atenei, ma tra quelli da accorpare dì certo non c'è Udine, per la storia che ha alle spalle e per l'avvenire che ha davanti. Non è nemmeno un progetto attuabile, mentre sono possibili interazioni positive tra atenei diversi e non soltanto del territorio regionale». Quanto alla riforma e alle proteste di insegnanti e studenti, don Ceretti osserva che «un processo come questo non può non prevedere adeguati investimenti. Riformare le istituzioni della formazione, del pensiero, della ricerca, non è una scelta che costa, è una scelta che vale. Se non mettiamo lì le nostre migliori energie e anche alcuni fondi, facciamo altri investimenti, ma non altrettanto strategici. Ciò non toglie che ci debba anche essere una razionalizzazione».
Riflettendo ancora sul comportamento degli studenti in questi giorni, il delegato per la cultura osserva che «se uno sta a contatto con i nostri giovani, si accorge che la loro sensazione è quella di una relativa debolezza dell'ambiente universitario, perché la comunità educante e docente non è messa nelle condizioni di poter investire tutto il suo tempo nell'insegnamento», per cui «l'effetto sarà una certa disaffezione del mondo giovanile dall'ambiente università e, in generale, dalla serietà dello studio come occupazione che merita tutta la nostra energia».
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