venerdì 22 ottobre 2010

D’Aronco risveglia le varie anime autonomiste e parte l’appello a salvare l’università di Udine

Grande adesione all’incontro in Provincia per festeggiare i novant’anni del patriarca dei friulanisti
di Nicola Cossar
Messaggero Veneto 20 ottobre 2010


UDINE. Che Gianfranco D’Aronco, da sempre anima e saggia guida dell’autonomismo friulano, avesse un grande carisma lo sapevamo, ma nessuno sospettava che avesse anche virtù... taumaturgiche: ieri è riuscito a riunire a palazzo Belgrado – dove veniva festeggiato per i suoi primi 90 anni di impegno e amore per la Piccola Patria – tutte le anime del Friuli. E lui, al termine commenta: «Ha visto? Un miracolo!» E, sorridendo, indica se stesso: «Allora, santo subito!».

Stati generali. Si respirava un gioioso clima da Stati generali ieri a palazzo Belgrado: non per la bandiera con l’aquila di Bertrando che sventolava nel salone del consiglio; non per la torta friulanista finale, bensì per quel diffuso e totalizzante senso di appartenenza che si leggeva sui volti del foltissimo pubblico che gremiva l’aula e, soprattutto, per il peso di ogni intervento. Niente frasi di circostanza, nessuno si è limitato agli auguri o a espressioni di gratitudine, ma tutti hanno approfondito temi e problemi che conducono inequivocabilmente sulla strada maestra dell’identità di un popolo che si interroga sul proprio futuro di fronte alle sfide del mondo globalizzato: l’autonomismo, di cui D’Aronco rimane il padre, il campione e il maestro; la necessità di un patto di crescita tra politica e cultura, tra economia e mondo del lavoro, tra università e ricerca; l’impegno comune per giungere alla piena applicazione delle leggi di tutela e promozione della marilenghe, «perché se togli la lingua a un popolo, questo muore».
Università dei friulani. Vibrante, appassionato e assolutamente centrale l’appello del magnifico rettore Cristiana Compagno affinché non si avverino le voci che parlano di subordinazione, fusione e addirittura smantellamento di quell’a teneo per il quale i friulani scesero in piazza e per il cui futuro sono nuovamente pronti a mobilitarsi. Dopo aver ricordato del collega D’Aronco lo spirito identitario riflessivo, le virtù civili e il senso di un autonomismo aperto all’Europa, la Compagno ha riportato il discorso sull’università: «Oggi viviamo una crisi profonda, di tipo paradigmatico, cioè una situazione in cui non si hanno ricette certe per il futuro, istruzioni per l’uso di fronte a problemi nuovi e urgenti. Però, l’università dei friulani, grazie alle sue radici, alle sue energie e ai suoi risultati, è forte, ha un bilancio sicuro ed è fra i primi atenei d’Italia. È il sistema paese a essere invece in difficoltà e incapace di uscire con la testa dalla crisi. Noi siamo disposti a discutere di tutto e con tutti, ma non a colpi di spot. Perché, allora, si parla di fusioni con Trieste? Perché si parla di cambiamenti strutturali senza una progettualità? Di smantellare un modello virtuoso, sicuramente il più bel frutto del nostro spirito identitario e autonomista?».

La ricetta. La risposta a questo appello accorato è stata un’autentica ovazione, perché il tema dell’università – conquistata dal popolo – ci riporta al nodo vitale dell’identità e dell’autonomia: non c’è un domani di sviluppo per il Friuli senza il suo prezioso volano di formazione e crescita culturale. Lo hanno sottolineato in molti, dal presidente della Filologica Lorenzo Pelizzo, che ha ricordato lo storico lavoro di D’Aronco nella Società, a Lionello D’Agostini. Il presidente della Fondazione Crup ha inquadrato meglio di tutti la circostanza e il clima: «Questa non è una festa di compleanno, è la festa del Friuli, di chi vive in Friuli: qui ci sono la Regione, la Provincia e il Comune di Udine, l’università, la Chiesa e tante realtà espressione del nostro popolo. Sia, questo, un punto di partenza per un Friuli non più sotàn, che sia in grado di chiedere e ottenere quello che merita e quello che gli è dovuto». E, rivolgendosi al festeggiato, ha aggiunto: «Dice un adagio che l’immortalità spetta ai ribelli. E chi è più spirito libero e ribelle di Gianfranco D’A ronco? Allora gli auguro di essere un immortale dell’autonomismo friulano!».

Il patriarca. Neanche fosse una rockstar! In questa festa ben organizzata dal suo Comitât pe autonomie e il rilanç dal Friûl, dalla Provincia di Udine e dall’Istitût ladin furlan Pre Checo Placerean, D’Aronco entra fra due ali di folla plaudente; alla fine c’è persino la fila di beneauguranti. E poi il sindaco Honsell gli ha donato il sigillo della città, il presidente Fontanini quello della Provincia, mentre il rettore Compagno ha annunciato che oggi in senato accademico si avvierà l’iter per conferirgli la laurea honoris causa. Gianfranco D’Aronco è felice e anche un po’ divertito, perché ritiene un miracolo che tutte le anime del Friuli siano qui festose per lui. Poi il conciso e sobrio discorso di ringraziamento: «Pensavo fosse soltanto una bicchierata, invece... Che meriti ho io? Uno sì: di essere arrivato a 90 anni. Per il resto, ho lavorato come tutti, so leggere e scrivere, amo la letteratura, ho amato sempre la Patria, piccola o grande che fosse. Però, per dirla con Mauriac, quasi mai si riesce a vedere compiuto il proprio lavoro, l’importante è essere in pace con la propria coscienza».

Il risveglio. Un paio di giorni fa, il professor D’A ronco aveva detto al nostro giornale che neanche il più friulano dei partiti friulani va bene del tutto all’uomo friulano. Invece ieri, proprio grazie alla sua magìa (o miracolo), si è respirato qualcosa di ecumenico, come dovrebbe sempre essere davanti a temi cruciali per un territorio e per i suoi abitanti; si è respirato un spirito che sa di risveglio, capace di andare al di là anche degli schieramenti politici. Lo ha sottolineato anche Geremia Gomboso, segretario dell’Istitût ladin furlan. E questo è anche il sogno di un altro combattente dell’autonomismo: Arnaldo Baracetti. Assente per motivi di salute, ha inviato una stupenda lettera, letta dall’a mico Bepi Agostinis. Reso omaggio a D’Aronco, «stella del firmamento autonomista» e grande figlio del Friuli con Marchetti, Pasolini, Tessitori, Placereani e Bellina, Baracetti si rivolge alla Chiesa, auspicando che per l’arrivo del Papa il messale friulano sia approvato; invita il neo-assessore regionale alla Cultura Elio De Anna a impegnarsi per garantire la piena applicazione di norme e convenzioni sull’informazione in marilenghe; al sindaco di Udine chiede di fare qualcosa di veramente speciale nel corso di tutto il 2011 per ricordare i 500 anni della rivolta della Zobia grassa; al rettore Compagno di continuare a battersi perché senza l’università non ci sono innovazione e sviluppo; al presidente Pelizzo domanda che la Filologica allarghi il proprio campo d’azione culturale anche al mondo dell’economia.
Un abbraccio corale. Difficile raccontare per intero tutti gli interventi, introdotti e coordinati da William Cisilino.

Il ritratto di D’Aronco lo dobbiamo a Roberto Dominici (Comitât pe autonomie); il presidente della Provincia Fontanini ha detto che «la festa di compleanno doveva essere qui, poiché questo palazzo racchiude simbolicamente i principi e i valori fondanti per i quali il professor D’Aronco si è battuto, ancora combatte e continua a far sentire la sua voce». De Anna ha annunciato un percorso di lavoro all’insegna dello spirito autonomista, tra cultura e sport, che coinvolgerà anche Catalogna e Scozia. Il vicario arcivescovile monsignor Guido Genero ha detto che quella dell’autonomismo è una buona causa, fatta di dignità e autocoscienza, che deve coinvolgere tutti: politici, clero, cultura ed economia, Honsell ha definito D’A ronco «un modello universale di virtù, coerenza, serietà, lucidità, dignità e fermezza». Infine, il presidente del consiglio regionale, Maurizio Franz, ricordando il proprio percorso autonomista e identitario, ha portato l’omaggio dell’assemblea regionale a un grande protagonista della nostra storia.





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