MESSAGGERO VENETO – Edizione di Udine - Venerdì 13 agosto 2010
Posta dei lettori – IL CASO
Il punto di vista espresso dal segretario generale Cgil-Fvg Franco Belci in un recente intervento dal titolo "Autonomia nell'unità" sconta, a mio vedere, il limite di una visione condizionata dal punto di osservazione. Se infatti il punto di osservazione si colloca sul colle di San Giusto, il ragionamento di Belci ha una sua logica. Se il punto di vista si sposta sul monte di Ragogna, per non dire sul colle di Udine, esso appare squilibrato, centralista e giulanocentrico.
Belci ritiene che dalla crisi non si possa «uscire per proprio conto» né autonomamente né spostando opportunità economiche. Se è vero che un Friuli aperto non può «essere declinato soltanto sul versante culturale», è altrettanto vero che da Trieste è arrivato un secco no alla proposta del presidente della Banca popolare di Cividale del trasferimento in quella città dell’Ince (Iniziative centroeuropee) per dare agli eventi che ivi si svolgono un impulso internazionale: dal Mittelfest a tutte le attività collegate, comprese le ricadute economiche che evidentemente non vanno decentrate.
Nell'ottica declinata da Belci che non «si può uscire per proprio conto» si colloca pure la proposta di fusione degli enti fieristici, tutti in attivo, di Udine, Gorizia e Pordenone con quello triestino, in profondo rosso. Lampante ma poco convincente esempio di «un sistema integrato capace di recuperare una dimensione verticale che dal mare arrivi alla montagna».
Come pure nella stessa ottica si colloca la proposta di fusione delle due università regionali per «far prevalere il valore della coesione sulla tentazione del frazionamento istituzionale». Proposta, questa, rispolverata di recente dal goriziano Gherghetta, il quale, per dare un concreto esempio di superamento del "frazionamento istituzionale", potrebbe essere indotto da questa logica ad avanzare la proposta di abolire la sua piccolissima provincia di Gorizia. Anche l'istituzione dell'area metropolitana di Trieste potrebbe apparire un "frazionamento istituzionale", per non parlare poi della valorizzazione istituzionale dell'assemblea delle Province friulane.
Eppure lo stesso Belci, richiamando gli apprezzamenti del presidente della repubblica sul modello friulano di ricostruzione post terremoto, non manca di sottolineare come in quel positivo modello abbiano avuto un «gran peso i meccanismi di aggregazione e solidarietà sollecitati dalle tradizioni linguistiche e culturali della comunità friulana nelle sue diverse articolazioni ».
Queste sollecitazioni devono essere invocate soltanto in occasione di particolari drammatici momenti ovvero possono anche attualmente costituire un elemento aggregante per il rilancio economico e sociale dell'area friulana? Il punto di osservazione è decisivo.
Alberto Fabrìs
Osoppo
Un brâf di cûr a Alberto Fabris. Biele petenade al "triestin" Franco Belci!
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