sabato 1 luglio 2017

IL FRIULI NON PUO' PAGARE LO SVILUPPO DEL PORTO TRIESTINO!!


Comitato per l'autonomia
e il rilancio del Friuli

COMUNICATO STAMPA

1 luglio 2017

IL FRIULI
(province di Udine, Pordenone e Gorizia)
NON PUO' PAGARE
LO SVILUPPO DEL PORTO TRIESTINO!
 

Fino a quando la politica regionale, sempre più triestinizzata continuerà a raccontare al milione di friulani la barzelletta che lo sviluppo di Trieste porterà beneficio all'intera regione, ossia al Friuli?
 
Noi vediamo altro!
 
I treni che partono dal porto di Trieste sono sigillati e non si fermano nel resto del territorio regionale che subisce esclusivamente una “inquinante servitù di passaggio”, con Udine che si vorrebbe ridotta a mero casello ferroviario.

L'industria friulana è stata invitata dagli operatori del porto triestino a trasferirsi nel retroterra portuale triestino per godere delle agevolazioni del porto franco. Questo significa proporre un impoverimento del tessuto produttivo friulano in terra friulana. Ossia, per essere più chiari, un aumento della disoccupazione in Friuli determinato dalla diminuzione di attività produttive che troveranno più conveniente sul piano fiscale utilizzare i benefici del porto franco triestino.

Nessun beneficio ne ricaverà l'interporto di Cervignano fino ad ora sempre snobbato dal Porto di Trieste.

La montagna friulana e il Friuli in difficoltà economica e sociale, luogo di progressivo decremento demografico e nuovamente terra di emigrazione, non potranno beneficiare di fondi regionali adeguati per il loro sviluppo perchè la regione sarà finanziariamente impegnata a “spendere e spandere” i soldi di tutti i cittadini della regione principalmente nel porto di Trieste erroneamente indicato dalla politica regionale triestinizzata come il motore dello sviluppo regionale.

Lo sviluppo del porto di Trieste (con i conseguenti elevatissimi finanziamenti regionali) in realtà andrà a beneficio solo di Trieste e di pochi altri singoli operatori, creando nello stesso tempo impoverimento nel resto della regione che si vedrà privato dei fondi regionali necessari per lo sviluppo del manifatturiero friulano (a cui serve raramente il porto di Trieste), dell'agroalimentare friulano (a cui non serve il porto di Trieste), del settore turistico friulano (a cui serve poco il porto di Trieste), per lo sviluppo della cultura, della ricerca e della innovazione in terra friulana (a cui, nuovamente, non serve il porto di Trieste).

Lo squilibrio, mai sanato, come le risorse destinate all'università, tra i fondi distribuiti dalla regione a Trieste a discapito del resto del territorio regionale, aumenterà in maniera esponenziale e diventerà ancora più pesante.

Il Friuli deve chiedere che lo sviluppo del porto di Trieste non avvenga, come si è detto, a carico del resto della regione e che ampie misure compensative devono essere previste perchè l'unico vantaggio dei friulani non potrà e non dovrà essere quello di trasferirsi a Trieste per regalare le loro braccia e il loro intelletto a questa città.

P.S. Ma con lo sviluppo del Porto Franco non vi saranno meno imposte versate nelle casse dello Stato (e quindi della Regione) per il solo vantaggio degli operatori che vi operano?

Per il COMITATO PER L'AUTONOMIA
E IL RILANCIO DEL FRIULI

Roberta Michieli
 
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Il Comunicato Stampa è stato pubblicato sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, mercoledì 19 luglio 2017 - rubrica "Giornale aperto" - con il titolo "Il Porto di Trieste non arricchisce il Friuli".
 
In calce alla lettera questo il commento aggiunto da Roberto Pensa, direttore responsabile del settimanale la Vita Cattolica:
 
"Nello speciale di questo numero, come già in precedenti servizi, cerchiamo di dare una risposta al quesito se il - porto regione - è realmente una opportunità per il Friuli. Sicuramente delle positive possibilità ci sono. Penso che vadano banditi sia l'ottuso entusiastico ottimismo privo di fondamenti che la chiusura critica. Il Friuli riuscirà a trarre vantaggio dallo sviluppo del corridoio ferroviario adriatico-baltico solo se saprà esprimere una regia strategica all'altezza, altrimenti altri si prenderanno tutti i vantaggi. Essendo un argomento economico di area vasta, fondamentale sarà l'impostazione che verrà data nella prossima legislatura regionale sulla questione friulana. E' evidente come Trieste si sia dotata di un organismo molto efficace, l'autorità portuale, per proporsi nel mondo come ambiente favorevole per investimenti manifatturieri. Per il Friuli chi lo farà? Le zone industriali rese più forti dall'aggregazione prevista dal progetto Rilancimpresa? Il ritorno di un ente di area vasta che rappresenta il Friuli ? Chi si candida alla guida della Regione dovrà dare queste risposte (R.P.)
 
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8 commenti:

  1. Dal sito triestino "Rinascita triestina":

    TRIESTE HA BISOGNO DI INDUSTRIE E DI UNA NUOVA MODERNIZZAZIONE - LA VIA MAESTRA E' L' USO PRODUTTIVO DEI PUNTI FRANCHI, PORTO VECCHIO COMPRESO - E LA GESTIONE AUTONOMA DEL TERRITORIO

    (...) Finalmente si sta affermando l' idea, che sosteniamo da anni, di utilizzare i Punti Franchi extradoganali per favorire insediamenti industriali: ma ai vantaggi doganali, unici in europa, va aggiunta una fiscalità di vantaggio su redditi e contributi sul lavoro in modo da non subire il dumping fiscale di paesi limitrofi a fiscalità e costo del lavoro molto più bassi.
    E' indispensabile completare i Punti Franchi doganali con una No Tax Area fiscale o ZES che ne aumenti l' attrattività. (...)

    http://rinascitats.blogspot.it/2017/06/trieste-ha-bisogno-di-industrie-e-di.html

    .......................

    COMMENTO:

    A lor signor basta cosi – si fa per dire..... - o desiderano qualcos’altro in aggiunta a “punti franchi extradoganali, fiscalità di vantaggio, Tax Area fiscale, ZES” ?

    Così....giusto per sapere..... dal momento che il Friuli gode e ha sempre goduto SOLO dell’"OLIO DI GOMITO"!!!

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  2. Ma i "paradisi fiscali" non erano stati vietati dalla Unione Europea perché creano "CONCORRENZA SLEALE"?

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  3. TRIESTE CONTINUA A RIAMPIANGERE UN PASSATO CHE E' STATO STORICAMENTE MOLTO BREVE:

    "2 - PORTO E SVILUPPO ECONOMICO

    La ovvia considerazione storica che Trieste è nata e cresciuta come Porto Franco Internazionale di un vasto Hinterland dell’ Europa Centrale ed Orientale e che la sua decadenza è iniziata con l’ esclusione dal suo entroterra naturale e la forzata inclusione in nel sistema politico/economico italiano- che vive Trieste come irrilevante o potenziale concorrente- ci deve portare a considerare con maggior attenzione le favorevoli condizioni geopolitiche che si stanno ripresentando (...)

    http://www.lindipendenzanuova.com/trieste-la-rinascita-passa-per-via-del-mare-rinascita-triestina/ "

    ...............

    COMMENTO

    Forse a Trieste sfugge un “piccolo” particolare storico: nel 1918 l’Austria ha perso la Prima guerra mondiale (1914-1918) e il suo impero si è di moltissimo ridimensionato. Non c’entra proprio nulla lo Stato italiano – che al contrario è stato con Trieste molto generoso (e i tantissimi miliardi del Fondo per Trieste?)! –.

    Se Trieste fosse rimasta austriaca con grande probabilità si sarebbe ancor di più ridimensionata perchè l'Austria di oggi non è certo l'Austria di Maria Teresa e i capitali austriaci, sloveni e croati che hanno finanziato nell'800 il porto di Trieste....non ci sono più!

    Ma a Trieste la studiano la storia o sono rimasti ancorati ai circa 45 anni (dal 1870 al 1915) in cui il porto triestino ha avuto un grande sviluppo commerciale “garantito da capitali sloveni, croati e austriaci”?

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  4. Da il quotidiano IL PICCOLO di Trieste.

    http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2011/04/26/news/dagli-archivi-i-nomi-di-chi-riceveva-da-roma-fondi-fuori-bilancio-1.50212

    Dagli archivi i nomi di chi riceveva da Roma fondi “fuori bilancio” di Pietro Spirito

    "TRIESTE. Otto milioni di lire a don Marzari. Oltre cinque milioni a Gino Palutan. Ancora otto milioni di lire alla voce “Marcello Spaccini”. Più otto milioni anche a Marino Szombately. E poi decine e decine di altri nomi, seguiti da cifre a sei zeri, una pagina dopo l’altra, e nella prima, in alto, la denominazione del capitolo di spesa: “Propaganda italianità”. (…)

    (…) L’Uzc era il braccio operativo - in parte nascosto - con cui il governo italiano attuava la sua politica in un territorio dove non aveva potere, né giurisdizionale né tantomeno militare, cercando di manovrare con l’unico strumento veramente efficace a sua disposizione: IL DENARO. (…)

    (…) Basta aprire solo alcuni dei diecimila faldoni dell’archivio dell’Uzc per avere un’idea abbastanza precisa, anzi molto precisa, di quale fu lo sforzo finanziario del Governo italiano per appoggiare in ogni modo l’italianità di Trieste.

    Si sa, per esempio, che allo scopo nell’anno 1946-’47 Trieste ricevette 400 milioni di lire, che diventarono 700 nel 1947-’48 e 872 nel 1948-’49. (…)

    (…) I documenti dell’Uzc dimostrano che l’azione avveniva non solo nei confronti dei partiti politici, ma anche verso le più varie forme di associazionismo, di singoli individui e, va da sé, della stampa locale.

    Un assistenzialismo programmato, diffuso, che contribuì a drogare non solo l’economia locale, ma il modo stesso di intendere i rapporti con il Governo centrale. (…).

    26 aprile 2011 – Quotidiano IL PICCOLO di Trieste

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  5. IL FONDO PER TRIESTE?

    Una pesantissima fonte di discriminazione finanziaria e di sviluppo economico all'interno della stessa regione e a danni del Friuli (più del 90% del territorio regionale).

    Da un articolo pubblicato sul settimanale “IL NUOVO” il 6 settembre 2007 a firma di Martina Seleni:


    “(...) Mezzo secolo contributi

    Il Fondo venne istituito con legge dello stato nel lontano 1955, e da allora ha portato ad aziende, enti ed associazioni cittadine una cifra strabiliante, che si avvicina, se consideriamo gli indici di rivalutazione che ci aiutano a capire meglio quale sarebbe il suo valore attuale, a 6.200 miliardi di lire. Originariamente la funzione era quella di “salvagente finanziario”, destinato, per fare un solo esempio, alla costruzione del Molo Settimo, del Porticciolo di Grignano, del pontile dell'Oleodotto, del Centro Tumori e del liceo classico “Petrarca”; alla ristrutturazione del Teatro “Verdi” e alla infrastrutturazione della Grandi Motori; al restauro del museo Rivoltella; alla realizzazione di insediamenti a Borgo San Sergio e nel quadrilatero di Rozzol Melara; a stanziamenti a favore dell'Ezit e dell'Ospedale di Cattinara (…)

    http://comitat-friul.blogspot.it/2016/06/fondo-per-trieste-e-privilegi-triestini.html

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  6. UN'ULTIMA CONSIDERAZIONE

    Nel 2018 nella regione Friuli-Vg si vota per rieleggere il Presidente di regione e il Consiglio regionale ed evidentemente il Partito Democratico sta valutando che il voto di Trieste sarà determinante per i destini politici dei magnifici quattro (Serracchiani, Russo, Rosato e Bolzonello), nel mentre il peso del voto friulano evidentemente è considerato pari a quello dei suoi politici: ZERO!!

    Ma i loro calcoli politici andranno nuovamente delusi. Un anno fa Trieste - elezioni comunali - ha voltato le spalle al candidato del Partito democratico per votare in massa il candidato di centro destra. Evidentemente i tanti regali fatti a Trieste dalla Giunta Serracchiani non sono stati giudicati sufficienti dai cittadini triestini da decenni abituati al più lussuoso assistenzialismo pubblico...

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  7. Purtroppo la storia si ripete: ricordiamoci del Collegio del Mondo Unito di Duino creato con i finanziamenti al Friuli terremotato !

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    1. Vero! Il 27% del fondi stanziati per la ricostruzione del Friuli (terremoto 1976) sono finiti a Trieste che non aveva avuto rotto neppure un lampadario!

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