sabato 11 marzo 2017

RIFORMA ENTI LOCALI - DELEGARE OBBLIGATORIAMENTE LE FUNZIONI FONDAMENTALI E' DI FATTO UNA FUSIONE COATTA!!


RIFORMA ENTI LOCALI

DELEGARE
"OBBLIGATORIAMENTE"
LE FUNZIONI FONDAMENTALI

E' DI FATTO
UNA FUSIONE COATTA!!

Ora si attende la pronuncia
della Corte costituzionale

...........

Da “IL CORRIERE DELLE ALPI”

25 GENNAIO 2017




(...) Il Tar del Lazio ha infatti dichiarato rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale della legge Calderoli 2010, che obbliga i piccoli Comuni a delegare le funzioni fondamentali, avviandoli di fatto ad una fusione coatta.

(...) Il Tar del Lazio, con l'ordinanza emessa il 25 ottobre dello scorso anno e resa pubblica qualche giorno fa, pone seri dubbi di costituzionalità sulla Calderoli: «Il provvedimento rileva che la legge contrasta con i principi di buon andamento, differenziazione e tutela delle autonomie locali, contrasta l'autonomia organizzativa e finanziaria degli enti locali e viola la Carta Europea dell'autonomia locale», spiega il sindaco di Seren del Grappa Dario Scopel, referente regionale Anpci (associazione nazionale piccoli comuni italiani - n.d.r.).

Il  Tar  ha  trasmesso  gli  atti alla Corte Costituzionale (...)

«Se la Corte costituzionale dovesse confermare i dubbi del Tar, ciò farebbe cadere ad esempio l'obbligo di delegare le funzioni fondamentali del Comune, il che rappresenta di fatto l’avvio alla fusione coatta. Credo sia giunto il tempo di smetterla con leggi e riforme pastrocchio fatte con l’arroganza di una politica che vuole passare sopra il territorio invece di lavorare con e per esso. (...)

(...) le soluzioni vanno trovate parlando con i cittadini e partendo dai territori, anche e soprattutto da quelli più piccoli .

Scopel ricorda che «i piccoli Comuni sono il punto da cui ripartire, e non un nodo da eliminare. Non ci siamo mai tirati indietro quando si è trattato di associare i servizi, operazione che può dare benefici al territorio. Nelle situazioni in cui fare sistema si è rivelato vincente, lo abbiamo fatto. Ma non si possono obbligare i Comuni sotto una certa popolazione a delegare le funzioni, questo è un andare oltre».

Ora si attende la pronuncia della Corte costituzionale. (a.f.)

...........

Nota della Redazione del Blog

Nella regione Friuli - Vg
con la imposizione delle Uti
la quasi totalità dei Comuni regionali
subirà una FUSIONE COATTA,
un esproprio del proprio personale
e delle proprie competenze!!

Ma i cittadini lo sanno?


5 commenti:

  1. Dal quotidiano IL MESSAGGERO VENETO sabato 11 marzo 2017 - pagina 2 - intervista all'assessore Paolo Panontin a cura di Mattia Pertoldi:

    (...)
    DOMANDA: (UTI) Lo scontro istituzionale , è tutt'altro che sopito. Non crede che, almeno per quanto riguarda il rapporto con i sindaci, la madre di tutti gli errori sia stata, in origine, l'obbligatorietà di adesione alle Uti contenuta nella riforma?

    RISPOSTA - In realtà il concetto nasce a livello nazionale, all'interno della Carta delle Autonomie voluta dall'allora ministro CALDEROLI e poi fatta propria da Tremonti, Letta e infine Delrio anche se lo Stato, anno dopo anno, posticipa l'obbligatorietà di associazione. (....)
    .............

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  2. Perché una notizia importanti come questa sui maggiori quotidiani locali del Friuli-VG non risulta essere stata riportata? Vietato disturbare chi è al Governo della regione in questo momento? Eppure è una notizia importante soprattutto rispetto al dibattito in corso in regione sulla riforma regionale enti locali....
    Il ruolo della stampa è quello di informare o quello di "servire" il "padrone politico" di turno?

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  3. "Nelle situazioni in cui fare sistema si è rivelato vincente, lo abbiamo fatto. Ma non si possono obbligare i Comuni sotto una certa popolazione a delegare le funzioni, questo è un andare oltre»."

    COMMENTO:

    Prima della imposizione delle UTI esistevano in Regione splendide realtà associative di funzioni comunali. Realtà che erano state create dal basso volontariamente dai Comuni stessi. Una per tutte: la Comunità collinare nata tantissimi anni fa e che coinvolgeva molti Comuni del Friuli centrale. Funzionava benissimo e ogni comune valeva un voto. E' stata cancellata con l'imposizione delle UTI...

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  4. La storia del “Comunità collinare del Friuli” con sede a Colloredo di Monte Albano (Ud). Dal sito del consorzio stesso:

    http://www.friulicollinare.it/index.php?id=20

    “La Comunità Collinare del Friuli, organismo consortile, ideato con lungimiranza dal suo primo presidente Titta Metus, è stato costituito il 16 aprile 1967, con specifico atto notarile, sottoscritto presso l'ala ovest del Castello di Colloredo di Monte Albano, gentilmente concesso per l'occasione dal conte Alessandro Ricardi di Netro per rendere più solenne la cerimonia della nascita dell'allora unica e originale realtà amministrativa sovracomunale della Regione Friuli Venezia Giulia.
    I primi Comuni che avevano dato la loro adesione erano stati: Buja, Cassacco, Colloredo di Monte Albano, Coseano, Dignano, Fagagna, Majano, Martignacco, Moruzzo, Osoppo, Povoletto, Ragogna, Rive d'Arcano, San Daniele del Friuli, San Vito di Fagagna e Treppo Grande.
    Con l'approvazione del primo statuto, si prevedeva la gestione in forma associata di diversi compiti e servizi d'istituto che i singoli Comuni, o non avevano ancora istituito o non erano nelle condizioni economiche di gestire da soli; anticipando in tal modo di oltre venti anni ciò che lo Stato sancirà con legge nel 1990.
    Titta Metus in quel periodo era consigliere regionale e come tale cercò di informare e sensibilizzare la realtà istituzionale ed economico-produttiva del Friuli Venezia Giulia della necessità della consorziazione tra enti locali finalizzata alla creazione dell'auspicato quanto contrastato “Comprensorio”.
    Dopo alterne vicende la Regione concesse il riconoscimento giuridico con decreto n° 54 del 27 maggio 1970, istitutivo della “Comunità Collinare del Friuli” quale consorzio volontario dei seguenti 13 Comuni: Cassacco, Colloredo di Monte Albano, Dignano, Fagagna, Forgaria nel Friuli, Majano, Moruzzo, Osoppo, Ragogna, Rive d'Arcano, San Daniele del Friuli, San Vito di Fagagna e Treppo Grande. Buja e Coseano aderirono successivamente.
    La nuova realtà consortile si doterà di un più adeguato statuto con ampie previsioni di finalità e scopi, nonchè servizi sociali da gestire in forma associata. La nuova assemblea formata dai Sindaci e da due delegati per Comune, uno dei quali della minoranza, riunitasi nel Municipio di Colloredo, dove era stata fissata la sede legale, riconfermò alla presidenza Titta Metus e nominò due vicepresidenti: Ferruccio Munari, consigliere di Fagagna e Giovanni Melchior, Sindaco di Rive d'Arcano.
    Dal 1970 al 1975 il consorzio diede vita a diverse iniziative, istituendo la segreteria, gli uffici amministrativi e l'ufficio tecnico-urbanistico che, dotati di personale, assistevano i Comuni privi di tecnico comunale, dando inizio alla progettazione di molte opere pubbliche: fognature, depuratori, cimiteri, ambulatori, ponti e strade ed altre opere di competenza comunale. Fu inoltre affrontato il problema della raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e la costruzione del grande centro sociale-casa di riposo di Fagagna, progettato a servizio di tutto il territorio collinare. (...)"

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  5. IL CAOS "UTI" NELLA REGIONE FRIULI-VG

    Dal quotidiano IL PICCOLO di Trieste:

    «Il caos Uti porterà molti disservizi»

    10 marzo 2017

    http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2017/03/10/news/il-caos-uti-portera-molti-disservizi-1.15011352

    «Per primi - continua - abbiamo fatto rilevare come questa riforma avrebbe aumentato complessivamente le spese dei Comuni, duplicato confusamente enti e azzerato servizi. Oggi ci ritroviamo con un quadro amministrativo privo delle Province, ma anche con un disequilibrio nei rapporti fra i vari Comuni. Davanti abbiamo un periodo di confusione e liti. Le responsabilità della presidente della Regione e del gruppo dirigente del Pd sono evidenti». E, lamentano che al doveroso ascolto dei problemi posti giustamente da sindaci, amministratori e cittadini, si è sostituita una furia di falsa innovazione che ha portato la regione ad una paralisi operativa a diversi livelli. «In questi 2 anni - sottolinea Dijust - sono stati spesi centinaia di migliaia di euro per costruire una nuova impalcatura amministrativa che ora è crollata. Si sente parlare di ricorsi e carte bollate. Una domanda legittima si impone, ovvero chi pagherà questo fallimento e quali saranno le sue ricadute sul territorio?». Secondo il gruppo di maggioranza, poi, il primo sconfitto è sicuramente il Pd che ha portato avanti con testardaggine una riforma sbagliata e costosa. (...)

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