Comunicato
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10
marzo 2017
Il futuro del Friuli
e la discriminante demografica
per i movimenti
autonomistici friulani
Le prospettive
demografiche del Friuli sono il convitato di pietra di ogni convegno
degli autonomisti friulani. I dati sono impietosi, lo spopolamento
dei paesi è sotto gli occhi di tutti ma un convegno organizzato
tempo fa dall'on. Pascolat in cui si denunciava con forza la
situazione è rimasto senza alcun seguito.
Altra storia in
passato quando, a seguito delle devastazioni degli Ungari, il
Patriarca di Aquileia fece ripopolare il medio Friuli da popolazioni
slave, tanto che dal 1301 Pasian Schiavonesco (Basiliano dal 1923,
recuperando una denominazione latineggiante) ne testimoniava la
venuta col nome del paese.
E il Friuli seppe
assorbire le infinite immigrazioni che qui si sono succedute.
Sarebbe interessante
che gli storici studiassero come questi immigrati di ogni secolo sono
diventati friulani, quali scelte fece la Chiesa, le amministrazioni
comunali, il Patriarcato aquileiese, perchè oggi appare chiaro che
senza un processo inversione dell'andamento demografico anche con
progetti di “sostegno e integrazione” dell'immigrazione il
Friuli, o meglio i friulani sono destinati alla scomparsa.
La prof. Filì
dell'Università del Friuli ci propone un “reddito di maternità”:
vedremo come la politica saprà, se saprà, attuare simile idea, se
vi saranno ancora una volta discriminazioni e distinguo, sarebbe
importante anche se non basterebbe a risolvere la crisi.
La Germania, per
motivi diversi, ha affrontato un progetto enorme accogliendo un
milione di siriani e questo costerà forse la rielezione alla
cancelliera Merkel, che però ha dimostrato una capacità di pensare
al futuro del proprio paese e non al suo immediato interesse
elettorale.
Molti Comuni del
Friuli sono stati capaci di fare operazioni simili ricordando
soprattutto il dovere di rispondere alle tragedie di tanti popoli, in
particolare a Udine una presenza massiccia di immigrati,
comprensibilmente problematica e pur con qualche ritardo, è stata
gestita senza particolari traumi, mentre altri Comuni hanno rifiutato
di misurarsi col problema denunciando la propria incapacità di
capire ed affrontare quanto sta succedendo e il movimento autonomista
friulano non potrà eludere a lungo questo tema.
per
il Comitato
per l'Autonomia
e
il Rilancio del Friuli
il
presidente
Paolo
Fontanelli
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