REGIONE FRIULI
I
PICCOLI COMUNI
SONO
SCRIGNI PREZIOSI
CHE NON VANNO CANCELLATI!
CHE NON VANNO CANCELLATI!
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Dal
sito del settimanale
IlFriuli.it
articolo a firma di
Isabella Gregoratto
1 marzo 2017
articolo a firma di
Isabella Gregoratto
1 marzo 2017
"In Provincia di Udine sono a rischio chiusura 19 farmacie rurali, in modo particolare quelle dei piccoli paesi. A lanciare l’allarme è Federfarma, dopo la presentazione da parte di Vittorio Fravezzi, componente della Commissione Bilancio del Senato, di un disegno di legge che propone l’abrogazione dell’indennità di residenza per le farmacie rurali. (...)"
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COMMENTO
Lo spopolamento dei piccoli Comuni è figlio della desertificazione dei servizi essenziali (posta, farmacia, scuola dell'obbligo, sportelli di uffici pubblici, centri di aggregazione sociale, negozi di base, ecc.) e, soprattutto, della assenza di una politica regionale a favore delle piccole comunità in difficoltà.
Perchè non viene incentivata la localizzazione dei servizi essenziali con l'erogazione di "contributi regionali a fondo perduto" a titolo di "mancato reddito" a chi apre una attività nei piccoli Comuni? Inoltre aumenterebbero anche i posti di lavoro nelle Comunità maggiormente emarginate....
O i "contributi a fondo perduto" sono riservati alla sola città di Trieste (che ovviamente non ha a rischio chiusura nessuna farmacia!)?
Ricordiamo che il Fondo per Trieste venne istituito con legge dello Stato nel lontano 1955, e da allora ha portato ad aziende, enti ed associazioni cittadine una cifra strabiliante, che si avvicina, se consideriamo gli indici di rivalutazione che ci aiutano a capire meglio quale sarebbe il suo valore attuale (calcolato all'anno 2007), a 6.200 miliardi di lire.
Se la Giunta regionale ha trovato senza fatica, in un pomeriggio e alla unanimità i fondi “pluri-milionari” per ripianare i debiti stratosferici dei teatri triestini o per regalare un abbonamento annuale sui bus a euro 5,00 agli esuli istriani residenti in regione, può anche trovare i fondi per risolvere il problema dello spopolamento nelle piccole e medie Comunità friulane.
La soluzione non sono certamente le fusioni e meno che mai le Uti che svuotano e cancellano i piccoli Comuni che diventano "periferia" del Comune più popoloso (come la cittadina di Tolmezzo che grazie all'UTI ha trasformato in realtà un sogno a lungo inseguito: essere il capoluogo istituzionale della "Provincia della Carnia" con tutti gli altri Comuni carnici svuotati, privi di competenze e il cui voto nella Uti vale pochissimo a causa del voto ponderale e che, secondo il Sindaco Brollo (attuale Sindaco di Tolmezzo!), non possono neppure protestare ed ancor meno uscire da un'Uti che porta loro solo svantaggi!).
Ma l'attuale Giunta regionale Serracchiani invece di risolvere i reali problemi della regione Friuli - VG, si è imbarcata in pessime riforme istituzionali di cui il territorio non sentiva affatto l'esigenza e che non risolveranno neppure uno dei tanti gravi problemi della regione Friuli - VG. E per IMPORRE queste pessime riforme sta utilizzando l'antidemocratico metodo "DELLA CAROTA E DEL BASTONE"!
Conseguenze? Il caos amministrativo che è sotto gli occhi di tutti e che "finalmente" quasi tutta la stampa locale sta denunciando a piena pagina (fino ad ora solo la coraggiosa Redazione del settimanale La Vita Cattolica - Ud - lo faceva.....)
LA REDAZIONE DEL BLOG
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DALL'ARCHIVIO DEL BLOG...
Perchè NO alla fusione dei Comuni
24
luglio 2011
di
Alberto BERGAMIN
(nel
2011 era Sindaco
del
piccolo Comune di Medea)
“A
mio giudizio, quello del Sindaco di un piccolo Comune, ciò che serve
oggi per i piccoli Comuni non è imboccare una scorciatoria ma una
nuova politica regionale perché
i
piccoli Comuni costituiscono l'ossatura delle autonomie locali
e sono determinanti per l'attuazione del decentramento, delle
politiche di sviluppo locale, per il mantenimento di livelli minimi
dei servizi pubblici essenziali.
Per
consentire di svolgere al meglio queste loro funzioni determinanti e
per riempire di contenuti il sistema regionale, la
strada giusta non è la cancellazione delle loro identità; è
viceversa l'elaborazione di organiche politiche di sviluppo.
A
costo di ripetere cose già dette in altre occasioni, diciamo che
troppo spesso il legislatore - che talora assume atteggiamenti non
solo superficiali ma anche incomprensibilmente punitivi - si
dimentica che i piccoli Comuni hanno caratteristiche strutturali
molto differenti da quelle delle città, grandi o meno grandi che
siano, e che queste devono essere non subite ma aggredite per
consentire l'adempimento dei numerosi impegni amministrativi che la
legge impone.
Non
la loro cancellazione, quindi, ma quello che è necessario e
possibile fare oggi è dettare
una normativa differenziata per i Piccoli Comuni.
(…)”
Alberto
Bergamin
Dopo numerose modifiche alla legge regionale riforma ( o de-forma?) enti locali, questa è la situazione che risulta da "fonte sindacale":
RispondiElimina1) UTI AGRO AQUILEIESE: su 18 Comuni 5 non hanno aderito
2) UTI CANAL DEL FERRO-VAL CANALE: su 8 Comuni 4 non hanno aderito
3) UTI CARNIA: su 28 Comuni 4 non hanno aderito e 1 ne è uscito
4) UTI CARSO ISONZO ADRIATICO: su 10 Comuni 1 non hanno aderito
5) UTI COLLINARE: su 15 Comuni 8 non hanno aderito
6) UTI COLLIO ALTO ISONZO: su 15 Comuni 3 non hanno aderito
7) UTI FRIULI CENTRALE: su 11 Comuni 5 non hanno aderito
8) UTI GEMONESE: su 6 Comuni 1 non ha aderito
9) UTI GIULIANA: su 6 Comuni tutti hanno aderito
10) UTI LIVENZA-CANSIGLIO-CAVALLO: su 6 Comuni 3 non hanno aderito
11) UTI MEDIO FRIULI: su 11 Comuni 6 non hanno aderito
12) UTI NATISONE: su 17 Comuni 6 non hanno aderito
13) UTI NONCELLO: su 7 Comuni 2 non hanno aderito
14) UTI RIVIERA BASSA FRIULANA: su 12 Comuni 3 non hanno aderito
15) UTI SILE E MEDUNA: su 7 Comuni 2 non hanno aderito
16) UTI TAGLIAMENTO: su 9 Comuni 1 non hanno aderito
17) UTI TORRE: su 9 Comuni 1 non ha aderito
18) UTI VALLI E DOLOMITI FRIULANE: su 22 Comuni 2 non hanno aderito
Fonte: Cgil funzione pubblica
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Precisazione della Redazione del Blog:
1) L'UTI GIULIANA ha avuto dalla regione un "trattamento di favore" in quanto ha un numero minore di competenze comunali traferite all'Uti rispetto alle altre 17 UTI. Prima del "trattamento di favore" solo due Comuni ci risulta fossero entrati nell'UTI Giuliana.
2) UTI CARSO ISONZO ADRIATICO - oggi sabato 5 marzo, il Comune di Monfalcone risulta aver deliberato l'uscita dall'UTI.
3) UTI DEL NATISONE - a causa "del bastone" utilizzato dalla Giunta regionale (leggi: tagli drastici ai trasferimenti finanziari regionali ai Comuni che non hanno voluto entrare nell'UTI) diversi Comuni che prima non lo avevano fatto, recentemente - per disperazione e contro voglia - sono entrati nell'UTI.
Da un articolo pubblicato su il quotidiano IL PICCOLO di Trieste, a proposito dei commenti del Partito democratico sulla uscita della cittadina di Monfalcone dalla sua UTI, scelta e decisa per altra dalla regione stessa!
RispondiElimina(...) Ma come, Monfalcone aveva finalmente la possibilità di essere guida e punto di riferimento per l’intero Mandamento della sinistra Isonzo e lei preferisce accontentarsi di una Monfalcone isolata e priva dell’ambizione di essere capoluogo? Sembrerebbe un film surrealista se non fosse vero».
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2017/03/05/news/moretti-prende-i-soldi-e-scappa-panontin-ordini-leghisti-1.14984466
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COMMENTO
...a dimostrazione che con le UTI si cancellano tutti i Comuni salvo quello più popoloso che grazie al voto ponderale diventa “asso piglia tutto” e CAPOLUOGO di una mini-provincia.....
Brollo, sindaco di Tolmezzo, con la Uti della Carnia diventa il sindaco di una Tolmezzo extra large dove tutti gli altri Comuni carnici sono gusci vuoti....
Monfalcone ha rinunciato a questo ruolo e deciso di essere AUTONOMA come prevede la Costituzione italiana, articolo 5!!
Basta così conquistare elettoralmente 18 Comuni (quelli capofila e molti abitanti) per avere in mano, politicamente parlando, TUTTA LA REGIONE!