venerdì 11 novembre 2016

"LE REGIONI A STATUTO SPECIALE CON LA VITTORIA DEL SI' AL REFERENDUM COSTITUZIONALE, PRIVE DI RAPPRESENTANTI IN SENATO!


LE REGIONI

A STATUTO SPECIALE

CON LA VITTORIA DEL "SI"
al referendum costituzionale

PRIVE DI RAPPRESENTANTI
IN SENATO!

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Documenti:
 

1) Dal quotidiano on-line

FRIULI SERA.it

nr. 160 del 4 novembre 2016
 


Regioni a statuto speciale:con vittoria del sì sarà un mega-pasticcio costituzionale


EDITORIALE

(pag. 1 e seguito a pag.9)

di FABIO FOLISI - 4 novembre 2016



Mettiamo ordine nella vicenda della incompatibilità della carica di Senatore con quella di Consigliere nelle Regioni a statuto speciale.

Diciamo che la “scoperta” della questione, attribuita strumentalmente da molta stampa a Roberto Calderoli, probabilmente nell’intento di sminuirne la portata e credibilità, è invece stata fatta in Sicilia da un comitato per il No ed era relativa allo Statuto di quella Regione. Dalla diffusione di quella notizia, in molti, noi compresi, si sono incuriositi e attivati per capire se il problema fosse relativo solo alle peculiarità siciliane o fosse presente anche in altre Regioni a statuto speciale.

Il controllo è stato tutto sommato semplice, leggere lo statuto della propria Regione.

Così si è visto, che pur con formulazioni lievemente diverse, la questione valeva per tutte le “speciali”. Calderoli ovviamente ha voluto intestarsi la scoperta suscitando l’immediata reazione del Pd che affannosamente ha cercato di metterci una pezza mediatica. Peccato che la risposta del partito di Renzi confermi la realtà dei fatti e soprattutto la verità che la riforma Boschi è tutt’altro che perfetta.
 
Dice infatti la senatrice Anna Finocchiaro presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama: A legislazione vigente l’incompatibilità tra le funzioni di consigliere regionale e quella di parlamentare è prevista anche per le Regioni a Statuto ordinario, non solo per quelle a Statuto speciale. Il Senato infatti non è, nella previsione attuale, organo di rappresentanza delle istituzioni territoriali come previsto invece dalla riforma e dunque non è composto da consiglieri regionali e sindaci. Se la riforma costituzionale entrerà in vigore l’incompatibilità verrà ‘spazzata via’ per i consiglieri delle Regioni a Statuto ordinario (visto che è prevista da legge ordinaria), mentre per quelli delle Regioni a Statuto speciale, per le quali l’incompatibilità è prevista dagli Statuti speciali (fonti di rango costituzionale), occorrerà una modifica degli Statuti, che avverrà con legge costituzionale su intesa con le Regioni interessate.(...) 
 
  Al di là dalle considerazioni resta comunque il fatto che il problema dei senatori incompatibili esiste ed esisterà per mesi, sempre che, ovviamente prevalga il si al referendum, si per il quale, più ci si informa e meno viene voglia di votare.

FABIO FOLISI

(Direttore Responsabile
del quotidiano Friuli Sera)

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2) DA FACEBOOK 



Cecotti:
«Massacrati dall’ipercentralismo».

5 novembre 2016

 

"(...) Sergio Cecotti preferisce concentrarsi sulle parole di Anna Finocchiaro, la senatrice Pd «impegnatissima per il Sì, e dunque non sospettabile di piegare verità e diritto per favorire le ragioni del No». Intervenendo sul caso sollevato dal senatore leghista, l'ex presidente della Regione, ricordato che a Finocchiaro, presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, «si deve larga parte del testo sottoposto a referendum», aggiunge: «La senatrice non può sostenere a cuor leggero che in quel testo sono scritte autentiche scemenze: accuserebbe in primo luogo se stessa. Quando afferma che nella riforma vi sono criticità e contraddizioni, io la prendo tremendamente sul serio: sta parlando contro il proprio interesse». Il riferimento è al richiamo di Finocchiaro alla necessità di modifiche statutarie, con doppia lettura parlamentare, per superare l'incompatibilità consigliere regionale-senatore. «Se, Dio non voglia, prevalesse il Sì - osserva ancora Cecotti -, ci troveremmo di fronte due possibili scenari: il primo, più probabile, che non ci sia più il tempo in questa legislatura per una modifica degli statuti, e quindi le Regioni "speciali" semplicemente non sarebbero rappresentate nel nuovo Senato. Un esito devastante: nella prossima legislatura il Senato sarebbe chiamato a riscrivere gli statuti in ottemperanza alla norma transitoria del Renzi-Boschi, e lo farebbe in assenza dai rappresentanti delle stesse Regioni». Il secondo scenario, più improbabile secondo Cecotti, «è che già in questa legislatura il Parlamento riesca a modificare gli statuti speciali». (...)"
 
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3) E QUESTA LA REPLICA
di ETTORE ROSATO

Capogruppo alla Camera
del Partito Democratico 
 

dal quotidiano
IL MESSAGGERO VENETO (Ud)
sabato 5 novembre 2016 - pag.16

servizio a cura di Maurizio Cescon


ROSATO: "Grande bufala, fronte del NO in affanno"
 
 
(...) Rosato affida la spiegazione "tecnica" ai funzionari della Regione, ma osserva: "Abbiamo fatto tutte le verifiche del caso, abbiamo scritto le cose come stanno e ci sentiamo in una botte di ferro". "(...) Anzi, con la nuova Costituzione le Regioni Speciali avranno una tutela massima (...). Rosato ribadisce poi che "una volta in vigore la nuova Carta cambiata dopo l'esito del referendum, si applicherà la modifica implicita degli Statuti delle regioni Autonome (....). La modifica implicita su questo specifico punto evita il complicato iter per la modifica costituzionale dello Statuto, che allungherebbe a dismisura  i tempi (...)" 
 
 
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 Commento
della redazione del Blog
 
 
Ma il capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei deputati, il triestino Ettore Rosato, conosce le dichiarazioni (che ci risultano riportate virgolettate dalla stampa) della senatrice del Partito democratico Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama?

Che la senatrice Anna Finocchiaro  abbia raccontato una "grande bufala"?


LA REDAZIONE DEL BLOG
 

6 commenti:

  1. SEMPRE DA FACEBOOK, "SONO SPECIALE VOTO NO":

    https://www.facebook.com/Sono-Speciale-VOTO-NO-1705010659749890/

    Un commento di Giorgio Cavallo ad alcune dichiarazioni del triestinissimo Prof. Bartole pubblicate sul Piccolo del 9 novembre 2016

    UN TITOLO PER CONFONDERE LE IDEE

    “L’AUTONOMIA DELLA REGIONE NON E’ A RISCHIO”

    IL PROF BARTOLE SUL PICCOLO DEL 9 NOVEMBRE 2016

    "Mezzo articolo è dedicato al pasticcio... della incompatibilità dei consiglieri regionali a fare i senatori. Per Bartole la legge costituzionale statutaria è subordinata a quella generale e quindi il problema non si pone: Servirà un atto, legge o sentenza? Basta un comunicato stampa? Tuttavia in passato Bartole insegnava che una legge costituzionale generale (come le modifiche attuali) non può di per se abrogare norme di una legge costituzionale “speciale” come veniva considerata quella dello statuto regionale. E proprio a questo principio si è attenuto il Consiglio Regionale del F-VG nel chiedere la modifica del proprio Statuto per eliminare le Provincie.

    La domanda che sorge oggi è: se vince il NO rimangono le Provincie anche in F-VG o prevale il fatto che non siano più citate nello Statuto? Ad applicare l’argomentazione di Bartole sembrerebbe proprio che la Regione dovrà fare marcia indietro.

    Il titolo del Piccolo diventa scandaloso quando si va alla seconda parte dell’articolo dove Bartole invita i contendenti (del SI e del NO) a darsi una calmata nell’interpretare il futuro roseo o tragico della Regione F-VG.

    Così Bartole: “nulla dice la riforma sui contenuti della possibile revisione degli statuti salvo conservare l’identità unitaria della Regione FVG”. Dice cioè state sereni che la Regione non verrà abrogata.

    Poi, citando Onida, mette in guardia dalle difficoltà nelle future Camera e Senato di fronte a forze politiche nemiche delle specialità. Il vero salvagente per le speciali oggi non è tanto “l’intesa” con cui si modificheranno gli Statuti, oggetto che “per pudore” è stato sfumato. la salvezza sta nel fatto che, anche in caso di approvazione delle modifiche, grazie alla norma transitoria le Speciali conservano i poteri e le competenze dell’attuale Titolo V (quello approvato nel 2001) oggetto di abrogazione e modifica per le altre.

    Quelli sì che erano poteri e competenze anche per le speciali! Magari, diciamo noi, non applicati e distrutti dal governo e dalla Corte Costituzionale, ma comunque positivi erano.

    E allora che logica c’è a discutere ulteriormente. Se il Titolo V del 2001 è l’unica vera garanzia, e con le modifiche al massimo rimarremo lì, la risposta logica è votare NO al referendum del 4 dicembre.

    Quindi il titolo dell’articolo di Bartole, senza l’intervento della voce del padrone, avrebbe dovuto essere:

    L’AUTONOMIA DELLA REGIONE NON E’ A RISCHIO SOLO SE IL 4 DICEMBRE VINCE IL NO !

    GIORGIO CAVALLO – 9 novembre 2016

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  2. E' vero che Ettore Rosato è il capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei deputati, e dunque "DEVE" fare il pompiere e difendere la modifica costituzionale RENZI-BOSCHI, ma c'è un limite a tutti gli slogan.

    Affermare che "con la nuova Costituzione le Regioni Speciali avranno una tutela massima" significa offendere l'intelligenza di chi lo ascolta o legge sulla stampa queste sue dichiarazioni.

    Nella "nuova" (SIC!) Costituzione c'è una deriva accentratrice e anti- autonomistica a cui nemmeno le Regioni a Statuto speciale potranno sfuggire.

    Altro che "con la nuova Costituzione le Regioni Speciali avranno una tutela massima" come dichiarato assurdamente da Rosato!!

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  3. Quando il Partito democratico regionale (regione Friuli - Vg) la smetterà di raccontare "BUFALE" sulla "clausola di garanzia" che a loro dire (SIC!) rappresenterebbe la massima tutela della nostra autonomia speciale?

    Da facebook "sonospecialevotoNO"

    https://www.facebook.com/Sono-Speciale-VOTO-NO-1705010659749890/

    11 novembre 2016

    CONSEGNATA ALLA MINISTRA BOSCHI LA CARTA DI UDINE

    UNA ULTERIORE INIZIATIVA DI CAMPAGNA ELETTORALE PAGATA DAI CITTADINI

    "I quotidiani di oggi danno il resoconto, con enfasi il MV, quasi nascondendo la notizia il Piccolo, della consegna alla ministra Boschi della Carta di Udine firmata dai Presidenti di F-VG, Pr. di Bolzano, Pr. di Trento e Sardegna.
    La Carta rappresenta la interpretazione che queste autonomie speciali danno della “riforma” costituzionale ed in particolare dell’inserimento nella norma transitoria art.39 comma 13, della procedura di revisione degli statuti per renderli coerenti con il nuovo Titolo V che per il momento vale solo per le regioni ordinarie.
    La definizione del concetto “sulla base di intese” per la revisione degli statuti viene esaltato fino ad assolutizzarlo perpetuamente per qualsiasi modifica (quindi anche per modifiche diverse da quella definita dal comma 13 dell’art.39) e ad allargarlo alla fase dei Decreti Legislativi di attuazione.
    A parte il fatto che la procedura ed il significato dell’intesa deve ancora essere chiarito, in realtà si tratta di una vera e propria richiesta che alcune specialità fanno ma che non ha base giuridica.
    Nel comunicato, sul MV, è poi rotolata una chicca: “nella trattativa chiederanno una sorta di clausola di non retrocessione, per cui non ci possa essere alcuna diminuzione delle competenze e della dotazione finanziaria raggiunta nel tempo dalle singole Regioni Speciali”. Appunto, una clausola che oggi non c’è e su cui l’intesa non pone riparo.

    UN BUON MOTIVO QUINDI PER VOTARE NO AL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE !

    Giorgio CAVALLO
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  4. CON LA RIFORMA RENZI-BOSCHI LE REGIONI A STATUTO SPECIALE RESTANO FUORI DAL SENATO!!!!

    Articolo di Massimo VILLONE

    http://www.referendumcostituzionale.online/single-post/2016/11/11/CON-LA-RIFORMA-RENZI-BOSCHI-LE-REGIONI-A-STATUTO-SPECIALE-RESTANO-FUORI-DAL-SENATO

    Il nuovo senato è una miniera di affascinanti scoperte. L’ultima è che i consiglieri senatori delle regioni a statuto speciale non arriveranno nemmeno a sedersi sull'agognata poltrona.
    Il vigente art. 122 Cost. dispone l'incompatibilità tra la carica di consigliere regionale e quella di parlamentare. La legge Renzi-Boschi cancella l'incompatibilità per quanto riguarda i senatori, eletti dai consigli regionali nel proprio ambito. Sono dunque senatori in quanto consiglieri, e se cessano dalla carica regionale perdono anche il seggio in senato. 
    Il problema nasce perché la incompatibilità tra consigliere e parlamentare è separatamente stabilita anche dagli statuti speciali, adottati con legge costituzionale (art. 3 SI; art. 17 SA; art. 28 TAA; art. 17 VdA; art. 15 FVG). Si ha dunque un paradosso: il senatore deve necessariamente essere un consigliere, ma il consigliere delle regioni a statuto speciale non può essere senatore. Il consiglio di regione speciale che eleggesse un proprio componente al senato, dovrebbe poi dichiararlo decaduto dalla carica di consigliere. Ma così verrebbe meno anche la legittimazione a sedere in senato, con conseguente decadenza anche da quella carica. Esiste dunque tra la legge Renzi-Boschi e gli statuti speciali un contrasto insanabile, che si può superare solo cancellando l’incompatibilità disposta dai secondi. 
    La domanda è: può la Renzi-Boschi modificare gli statuti speciali? In apparenza sì, perché è legge costituzionale come gli statuti speciali, e dunque – essendo successiva – entrando in vigore con la vittoria dei sì li modificherebbe cancellando l'incompatibilità.

    Ma non è così. Perché pur essendo gli statuti speciali una legge costituzionale come la Renzi-Boschi, sono modificabili solo con un procedimento particolare, che aggiunge a quello previsto dall'art. 138 Cost. il parere obbligatorio del consiglio regionale ed esclude il referendum nazionale nel caso di approvazione delle modifiche (art. 43 ter St.si.; 103 TAA; 50 V.d.A.; art. 63 F.V.G.). Lo Statuto della Sardegna prevede anche la possibilità di un referendum consultivo tra la prima e la seconda deliberazione (art. 54). Lo statuto speciale è – come dicono i costituzionalisti - una fonte atipica rinforzata, modificabile solo con il procedimento in essa specificamente previsto. 
    La cosa si spiega considerando che siamo di fronte a due ordinamenti diversi: l'ordinamento statale e l'ordinamento regionale. Sono due sistemi separati, ciascuno modificabile con il procedimento in esso previsto. Quello statale potrà essere modificato con il procedimento ex art. 138 Cost., quello regionale con le modalità dell'art. 138 più le modalità aggiuntive previste da ogni statuto speciale. Quindi la Renzi-Boschi può cancellare la incompatibilità nell'ordinamento statale, ma non in quello regionale, dal quale potrà essere rimossa solo con altra legge costituzionale approvata secondo quanto previsto dagli statuti. E fino a questa ulteriore legge un consiglio di regione speciale che eleggesse i consiglieri senatori dovrebbe poi dichiararne la decadenza. Se omettesse di farlo, violerebbe lo Statuto. E non dimentichiamo l'interesse a far dichiarare la decadenza di chi avrebbe titolo a subentrare. Prepariamoci a un festival di carte bollate.

    (SEGUE)

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  5. CON LA RIFORMA RENZI-BOSCHI LE REGIONI A STATUTO SPECIALE RESTANO FUORI DAL SENATO!!!!

    Articolo di Massimo VILLONE

    http://www.referendumcostituzionale.online/single-post/2016/11/11/CON-LA-RIFORMA-RENZI-BOSCHI-LE-REGIONI-A-STATUTO-SPECIALE-RESTANO-FUORI-DAL-SENATO

    (SECONDA E ULTIMA PARTE)

    Agli errori si accompagnano omissioni e bugie. Sentiamo i sostenitori del sì rassicurare le comunità locali che temono il neo-centralismo statalista con la favola che manterranno il pieno controllo sul proprio territorio. Ma omettono di dire che la clausola di supremazia prevista dalla Renzi-Boschi permette alla legge statale di invadere qualsiasi materia di competenza regionale per ragioni di interesse nazionale o di unità giuridica ed economica della Repubblica. Nessuna materia sfugge, dalle trivelle all'ambiente, alla sanità. E per la legge adottata in base alla clausola di supremazia il voto della Camera prevale su quello del Senato dei territori. È questo l'argine a difesa delle comunità?
    L'arroganza e la prevaricazione che hanno segnato l'approvazione della Renzi-Boschi hanno prodotto pressapochismo e sciatteria. In fondo, per evitare pastrocchi bastava che a Palazzo Chigi leggessero le carte. Ma questo è appunto il problema: bisognava saper leggere
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  6. I Comitati del NO erano talmente in difficoltà (così aveva dichiarato ROSATO....) che il No "IL 4 DI DICEMBRE 2016" ha vinto al referendum costituzionale col 61% di voti.....contro il 40% dei voti andati al SI'!!!

    Ossia il NO ha.... super-vinto!

    Caro on.le ROSATO....e ora con la vittoria del No e secondo la sua teoria della "MODIFICA IMPLICITA" come la mettiamo con il fatto che le province sono state cancellate dallo statuto di autonomia della regione Friuli mentre ci sono ancora nella Costituzione italiana? L'ente regione farà retromarcia?

    Restiamo in attesa di un suo chiarimento che siamo certi non ci sarà!!!

    22 dicembre 2016

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