mercoledì 9 novembre 2016

"REFERENDUM E SPECIALITA', UN BEL GUAZZABUGLIO" di GIORGIO CAVALLO



REFERENDUM E SPECIALITÀ,

UN BEL GUAZZABUGLIO

di Giorgio Cavallo


 


          
Il comitato è nato nella convinzione che le modifiche costituzionali che saranno sottoposte a referendum sono negative sia per il modello istituzionale centrale, sia, soprattutto, per il complessivo attacco al sistema regionale e per le profonde incertezze che riguardano le regioni a statuto differenziato come il Fvg.
 
Cercare di chiarire questa incertezza è il compito centrale del nostro comitato.
 
Prendiamo atto con interesse che proprio sul tema delle specialità regionali si sta orientando un filone di dibattito che coinvolge esponenti del “SÌ” e del “NO”.
 
Ci sono due vulgate che ci riguardano. L’art.39 comma 13 della legge di modifica, la cosiddetta norma di salvaguardia, viene visto nelle due interpretazioni come un salvacondotto sicuro per un futuro radioso delle specialità: ma nella prima, quella dei filo governativi dei territori interessati, ciò deve portare a votare “SÌ”, mentre nella seconda l’acuirsi delle distanze con le regioni normali e l’inammissibile privilegio deve portare al “NO”. La posizione prima è stata espressa nei contenuti della Carta di Udine, mentre la seconda trova eco in alcuni costituzionalisti e direi anche dei governatori del nord Maroni-Zaia-Toti.
 
Bel guazzabuglio per chi come noi ritiene di piena attualità gli statuti differenziati anche in questa fase della storia dello stato italiano, ma non concorda con la stessa Carta di Udine per quanto riguarda il reale significato giuridico dell’art. 39 comma 13.
 
A nostro parere in quella norma non c’è alcuna salvaguardia reale e vincolante. La dizione, relativa alla revisione degli statuti, “sulla base di intese” è giuridicamente ambigua.

Non definisce tra quali soggetti l’intesa debba attuarsi e non chiarisce le procedure e i contenuti su cui la stessa revisione può soffermarsi. E inoltre la norma transitoria sull’intesa può essere considerata valida per l’eternità o è applicabile solo nel primo percorso di revisione dello Statuto di autonomia? Appare poi non credibile che il ruolo dei parlamentari nell’approvazione di una legge costituzionale possa essere quello delle belle statuine.

E si deve ricordare che l’obiettivo finale della stessa norma è il recepimento dei contenuti sostanziali del nuovo “Titolo V” della Costituzione relativo all’intero sistema regionale e delle autonomie locali. Un sistema che viene depotenziato e ridotto di fatto a luoghi geografici di pura delega amministrativa.
 
Quindi senza alcuna precisazione, che probabilmente non può venire che da una legge costituzionale, quella norma non dà alcuna garanzia per il futuro, ma ha l’unico effetto reale di congelare il presente della specialità regionale del Fvg.
      
Ma qual è il presente di questa specialità? È segnato da un distruzione delle sue basi finanziarie: per il 2015 la Corte dei Conti ha certificato in 1200 i milioni di riduzione delle entrate sulle partecipazioni e delle potenzialità di spesa pubblica regionale e degli enti locali. Cifra peraltro che non tiene conto di ulteriori gravami (spesa sanitaria, riduzione entrate fiscali, mancate restituzioni come nel caso dell’extragettito Imu) per almeno 300 milioni e che di per sé determina una perdita del Pil regionale vicina all’8%, così da far capire dove nasce la causa maggiore della caduta del Pil regionale pro capite da 30 mila a 26.500 euro tra il 2008 e il 2014.

Anche sul piano delle competenze, là dove queste non comportano uso di risorse, il massacro è stato identico, con l’avvallo o meno della Corte Costituzionale, tanto da far capire che la vittima-regione non reagisce quasi più e accetta una logica di rinuncia. Un esempio eclatante è quello della LR 19/2012 in materia di energia respinta dal governo in alcuni punti fondamentali e non più ripresa dalla attuale Giunta. Questa ha di fatto abdicato dall’operare in materia limitandosi alla stesura di un Piano Energetico Regionale che null’altro è che una opera letteraria ed è intervenuta sui temi di attualità (elettrodotti, centrali di produzione, etc.) con atti che sono in pratica dei comunicati stampa come quelli di un comitato di cittadini.
 
In questo quadro non è credibile che il Fvg, pur trafficando con le altre regioni a statuto speciale, possa sopravvivere senza una svolta generale che porti lo stato italiano a rivalorizzare le specialità dando piena attuazione perlomeno a quel minimo di federalismo introdotto dalle modifiche del 2001 al “Titolo V” della parte II della Costituzione. 
 
Un’ultima considerazione. Le potestà concorrenti non sono una bestemmia, gran parte del nostro attuale statuto di autonomia differenziata si basa su esse, e in generale non porterebbero contenzioso se lo stato facesse il suo dovere: cioè determinare con legge i principi fondamentali di inquadramento di tali potestà come chiede l’attuale art. 117 della Costituzione. Cosa che, come ha spiegato Onida nel suo intervento a Udine, non ha fatto in nessun caso: dal 2001 a oggi non c’è stata alcuna legge di definizione dei principi fondamentali a cui poi le leggi delle regioni dovessero attenersi. E oggi, truffaldinamente si accusa le regioni di non essersi attivate per rivendicare queste materie di potestà concorrente e altre da eventualmente definire sulla base dell’art.116 terzo comma. Nella realtà concreta non si è voluto, da parte delle burocrazie centrali e dai loro collegamenti con la politica, applicare l’attuale art. 117 della Costituzione e oggi si accusa le vittime del misfatto.
 
Per questo, poiché vogliamo che il gap tra speciali e normali si riduca, ma in una situazione dove i poteri reali di legiferare e amministrare crescano per tutti non dove invece vengono smantellati, riteniamo che votare “NO” sia un atto di saggezza.

Sappiamo che i centralizzatori e gli illusi, convinti che l’efficienza si raggiunge distruggendo la democrazia e la partecipazione, stanno in tutte le formazioni politiche italiane e che ogni risultato positivo in futuro dovrà essere strappato con i denti, ma confidiamo che il Friuli e Trieste siano in grado di esprimere la forza per tale compito.
      
Giorgio Cavallo
 
per “Sono Speciale voto NO”
 
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Il documento a firma di Giorgio Cavallo è stato pubblicato sul quotidiano IL MESSAGGERO VENETO (Ud), sabato 5 novembre 2016, pagina 48, rubrica "Idee".
 
La Redazione del Blog ringrazia Giorgio Cavallo per averle concesso la pubblicazione del documento.
 
I grassetti e i colori sono della Redazione del Blog. 
 
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Giorgio Cavallo è stato per quindici anni consigliere regionale (Regione Friuli-Vg); per dieci anni assessore all’Urbanistica e alla Mobilità al Comune di Udine (prima e seconda Giunta  di Sergio Cecotti). E' stato Presidente di Legambiente Friuli-Vg.

1 commento:

  1. DA FACEBOOK, "SONO SPECIALE VOTO NO":

    https://www.facebook.com/Sono-Speciale-VOTO-NO-1705010659749890/

    Un commento di Giorgio Cavallo ad alcune dichiarazioni del triestinissimo Prof. Bartole pubblicate sul Piccolo del 9 novembre 2016

    UN TITOLO PER CONFONDERE LE IDEE

    “L’AUTONOMIA DELLA REGIONE NON E’ A RISCHIO”

    IL PROF BARTOLE SUL PICCOLO DEL 9 NOVEMBRE 2016

    "Mezzo articolo è dedicato al pasticcio... della incompatibilità dei consiglieri regionali a fare i senatori. Per Bartole la legge costituzionale statutaria è subordinata a quella generale e quindi il problema non si pone: Servirà un atto, legge o sentenza? Basta un comunicato stampa? Tuttavia in passato Bartole insegnava che una legge costituzionale generale (come le modifiche attuali) non può di per se abrogare norme di una legge costituzionale “speciale” come veniva considerata quella dello statuto regionale. E proprio a questo principio si è attenuto il Consiglio Regionale del F-VG nel chiedere la modifica del proprio Statuto per eliminare le Provincie.

    La domanda che sorge oggi è: se vince il NO rimangono le Provincie anche in F-VG o prevale il fatto che non siano più citate nello Statuto? Ad applicare l’argomentazione di Bartole sembrerebbe proprio che la Regione dovrà fare marcia indietro.

    Il titolo del Piccolo diventa scandaloso quando si va alla seconda parte dell’articolo dove Bartole invita i contendenti (del SI e del NO) a darsi una calmata nell’interpretare il futuro roseo o tragico della Regione F-VG.

    Così Bartole: “nulla dice la riforma sui contenuti della possibile revisione degli statuti salvo conservare l’identità unitaria della Regione FVG”. Dice cioè state sereni che la Regione non verrà abrogata.

    Poi, citando Onida, mette in guardia dalle difficoltà nelle future Camera e Senato di fronte a forze politiche nemiche delle specialità. Il vero salvagente per le speciali oggi non è tanto “l’intesa” con cui si modificheranno gli Statuti, oggetto che “per pudore” è stato sfumato. la salvezza sta nel fatto che, anche in caso di approvazione delle modifiche, grazie alla norma transitoria le Speciali conservano i poteri e le competenze dell’attuale Titolo V (quello approvato nel 2001) oggetto di abrogazione e modifica per le altre.

    Quelli sì che erano poteri e competenze anche per le speciali! Magari, diciamo noi, non applicati e distrutti dal governo e dalla Corte Costituzionale, ma comunque positivi erano.

    E allora che logica c’è a discutere ulteriormente. Se il Titolo V del 2001 è l’unica vera garanzia, e con le modifiche al massimo rimarremo lì, la risposta logica è votare NO al referendum del 4 dicembre.

    Quindi il titolo dell’articolo di Bartole, senza l’intervento della voce del padrone, avrebbe dovuto essere:

    L’AUTONOMIA DELLA REGIONE NON E’ A RISCHIO SOLO SE IL 4 DICEMBRE VINCE IL NO !

    GIORGIO CAVALLO – 9 novembre 2016

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