domenica 24 aprile 2016

IL FRIULI NON PUO' ESSERE LA CAVIA DI DEVASTANTI FUTURE RIFORME NAZIONALI!

 


REGIONE FRIULI (-VG)
 
IL FRIULI
NON PUO' ESSERE
LA CAVIA
DI  DEVASTANTI
FUTURE RIFORME NAZIONALI!
 
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Comunicato Stampa
 
23 aprile 2016


In corpore vili

I medici usavano questa frase per indicare che, quando volevano sperimentare una nuova cura senza avere troppi problemi, lo facevano su poveri cristi...
 
Forse non ci stiamo rendendo conto di quello che succede, con le riforme, in Friuli (-VG): una sperimentazione “in corpore vili” sfruttando a rovescio gli spazi dati dall'”autonomia speciale” della Regione.
 
Le potestà legislative sono quelle giuste, date proprio dall'autonomia, il territorio è quello giusto, con nomea di essere ben amministrato, ai margini dello Stato, con una popolazione abituata a subire e a non protestare in modo eclatante, comunque silenziata da un sistema dei media che non danno spazio alle poche proteste. Certo, c'è una città importante come Trieste, ma lì le riforme hanno un minore impatto, le risorse sono maggiori e quindi ci saranno, nell'area VG, minori contestazioni e quindi: tutto quadra!
 
Proviamo a riflettere:
 
  • la riforma delle UTI spazzerà via i comuni come li conosciamo, farà uno spezzatino del Friuli, cancellerà l'articolato sistema dei poteri locali con i sindaci ridotti a poco più di portavoce della proloco frazionale (e senza nemmeno i fondi della proloco...) con una riforma ben diversa e peggiorativa della riforma nazionale della legge Delrio.

  • la riforma sanitaria, nascosta dalle polemiche sulle UTI e dal senso di rassegnazione che ha invaso i medici e il personale ospedaliero (che cercano di scappare nelle altre Regioni italiane, alla faccia dei privilegi dell'autonomia) nel quasi silenzio dei medici di base a cui questa riforma da un significativo obolo, ridurrà ancora i posti letto (fino a 3 ogni 1000 abitanti contro i 5-7 di Germania, Francia, ecc.!) e scaricherà sulle famiglie gli oneri di assistenza e cura. Una ambulanza ogni 288 kmq in provincia di Udine, una ogni 227 a Pordenone, tempi di arrivo ben più lunghi degli standard nazionali previsti dal decreto Balduzzi che prevedono 20' massimo e che però faranno media con quelli dell'area triestina (una ambulanza ogni 42 kmq con due automediche pronte a correre per 182 codici bianchi in un anno...). I numeri stanno a dirci che in Friuli, con questa riforma, si sta procedendo verso la privatizzazione del sistema sanitario, con maggiori costi e maggiori rischi per i cittadini ed il progressivo smantellamento di un sistema pubblico di assistenza e cura che era ai vertici del Paese.
Con queste riforme si sperimenta in Friuli quello che non si osa fare con altrettanta decisione nel resto d'Italia, drenando risorse e competenze a favore del potere centrale. Sperimentazione “in corpore vili” -sotans, appunto!- poiché ad oggi queste scelte politiche e le altre come quelle relative all'uso del territorio ed alla gestione dell'acqua stanno portando alla spogliazione dei poteri locali e dei servizi, con un uso rovesciato dell'autonomia.
 
Servirà, ed è sempre più urgente, una azione unitaria e coerente dei comitati e dei movimenti legati al Friuli per fermare questa deriva.

Comitato per l'Autonomia
e il Rilancio del Friuli

il presidente

Paolo Fontanelli


2 commenti:

  1. ANNO 2011 LA VITA CATTOLICA - settimanale dell'Arcidiocesi di Udine

    28 gennaio 2011

    Editoriale del Direttore Roberto Pensa

    ATTENTI AI FINTI CACCIATORI DI SPRECHI.

    "(…) Particolare attenzione merita, senz'altro, una proposta già avanzata a suo tempo dalla precedente giunta regionale guidata da Riccardo Illy, ma che mantiene tutt'ora un'ampia gamma politicamente trasversale di sostenitori: la creazione di un'unica azienda socio-sanitaria per tutto il Friuli-Venezia Giulia. (…). A prima vista è una proposta accattivante (…). C'è però qualcosa che non quadra. Innanzitutto sappiamo che esiste oggi un forte squilibrio nella ripartizione dei fondi, che la giunta Tondo si è impegnata a riequilibrare (anche se su tempi molto lunghi).

    Per un cittadino triestino, si spendono all'anno per la sanità 2550 euro. Chi risiede in provincia di Udine ne ha a disposizione solo 1933, e peggio ancora va a Pordenone (1724 euro) e soprattutto a Gorizia (1628).

    Dalla Venezia Giulia si difendono dicendo che lì, la popolazione è più anziana e ha maggiori necessità. Ma si capisce che il motivo di fondo è un eccessivo accentramento storico di servizi a Trieste; al quale non si riesce (o non si vuole) porre rimedio. (...)"

    http://comitat-friul.blogspot.com/2011/02/attenti-ai-finti-cacciatori-di-sprechi.html
    ...............

    Oggi 2016

    Squilibrio a cui l'attuale contestatissima riforma sanitaria regionale non pone alcun rimedio...

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  2. DOMANDE:

    1) I Sindaci del Comuni della nostra regione, com'è che non hanno compreso per tempo che la Giunta regionale li stava "incastrando" e "svuotando"? Solo una novantina se ne sono resi conto e prontamente hanno protestato? E gli altri?

    2) Tra i Comuni che NON hanno protestato - al netto dei Comuni con la popolazione più numerosa (in particolare UDINE - TOLMEZZO - PORDENONE - GORIZIA - TRIESTE) che diventeranno nei fatti un SUPER-Comune con gli altri Comuni della loro UTI a fare da "quartiere periferico" e non più autonomi neppure di decidere sulla festa del Santo Patrono, quanti hanno solo preso ordini dalla Giunta regionale e svenduto l'autonomia costituzionale del loro Comune?

    3) dov'è il risparmio nel sostituire 4 enti di area vasta (le provincie) con ben 18 enti di mini-area vasta (UTI), con 18 direttori super pagati e nominati - così ci risulta - dalla regione stessa, oltre al maggior stipendio degli ex dipendenti provinciali, ora dipendenti regionali?

    Domande a cui i Sindaci, IN PUBBLICO, - a parte l'oltre un terzo di sindaci che stanno facendo giustamente resistenza - non risponderanno mai: troppo imbarazzante dover rispondere?

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