Comitato
per l'autonomia
e il rilancio del Friuli
COMUNICATO
STAMPA
30
marzo 2016
Il
senso delle riforme
Ci piacerebbe
che qualcuno ci spiegasse il senso delle riforme in corso di
attuazione a livello nazionale e regionale da parte del
centrosinistra poiché siamo passati, in un decennio, dalle riforme
del governo Prodi che andavano in qualche modo verso una
valorizzazione delle Autonomie a quelle del duo Renzi –
Serracchiani che vanno in senso opposto e, soprattutto, in modo più
deciso da parte di quest'ultima.
Non ci sono altre letture possibili della riforma degli Enti locali, con lo spezzettamento del Friuli in 17 piccoli governatorati (più quello triestino che copia l'attuale provincia, diversamente da tutto il resto della Regione), con risparmi del tutto indimostrati, con la riforma della sanità che aggrava ulteriormente la sperequazione delle risorse destinate alla capitale regionale a spese del resto del territorio e alla “riforma” della cultura.
Sulla
politica per l'acqua assistiamo addirittura ad una giravolta di 180
gradi.
Perché?
Potremmo dare
una lettura semplicistica e cioè, visto che l'area
triestino-monfalconese, per ragioni storiche, garantisce al
centrosinistra una certa maggioranza alle elezioni, allora vi si
concentra con vari meccanismi il potere spogliando così il Friuli di
ogni democratica autonoma scelta gestionale e politica, ma basterebbe
leggere con più attenzione i dati elettorali per capire che tale
ragionamento è illusorio, come hanno potuto verificare tutti coloro
che hanno fatto leggi elettorali e riforme finite col premiare altre
parti politiche; in ogni caso sia l'Italicum che la riforma delle UTI
sembrano avere alla base questo ragionamento.
O forse vi è
l'erronea convinzione che la centralizzazione del potere permetta al
sistema socio-economico di essere più competitivo nel mercato
globale.
Il
ragionamento allora è decisamente schizofrenico, visto che da un
lato si punta sulla specificità del territorio e delle sue
produzioni agricole mentre dall'altro si vuole confondere tutto in una
inesistente unità friulveneziagiuliana, per altro asservita alle
decisioni prese in piazza Unità.
In ogni caso,
che siano per motivi elettoralistici o per una ipotetica maggior
competitività del sistema socio-economico, le riforme ci appaiono
dannose per il Friuli. E che il passaggio di Sappada venga legato ad
ulteriori “riforme” ci appare assurdo, assurdo poiché i diritti
di una popolazione per la lingua, le scelte amministrative, la
propria autonomia, non possono dipendere dalla supina accettazione di
regole decise altrove, tanto è vero che nessuno chiede alla Sicilia
di uniformarsi ai livelli di entrate e di spesa del F-VG per poter
mantenere la propria autonomia speciale!
Meno
autonomia dei territori, meno risorse per la sanità (fino alla folle
chiusura della maternità e della pediatria a Latisana e la chiusura
dell’unico ospedale antisismico esistente in Friuli) meccanismi di
voto penalizzanti: certamente la strada
imboccata dal governo statale e regionale non porterà più benessere
e più diritti ai friulani.
il
presidente
Paolo
Fontanelli
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