mercoledì 23 settembre 2015

LA OLIGARCHIA POLITICA DI PORDENONE NON RAPPRESENTA IL FRIULI OCCIDENTALE (PROVINCIA DI PORDENONE).


LA OLIGARCHIA POLITICA
DI PORDENONE 
NON RAPPRESENTA
IL FRIULI OCCIDENTALE
(Provincia di Pordenone)

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(…) le esternazioni ricorrenti a Pordenone su possibili passaggi al Veneto (altro è la collaborazione sempre auspicabile) appaiono più boutades che dibattiti costruttivi. E allora lasciate che anch’io ne butti una: “Poiché alcuni vorrebbero trasferire Pordenone nel Veneto e visto che i comuni del Portogruarese (San Michele a Tagliamento, Cinto Caomaggiore,…) hanno scelto democraticamente con referendum di passare nella regione Friuli- Venezia Giulia, accontentiamo gli uni e gli altri con uno scambio alla pari”. Sempre che i cittadini di Pordenone condividano, a maggioranza qualificata (come nel Portogruarese) l’aspirazione a cambiare regione (...).
UBALDO MUZZATTI

(Friulano della Provincia di Pordenone)

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO


LA COLLOCAZIONE DI PORDENONE

E DEL FRIULI OCCIDENTALE

di

Ubaldo Muzzatti


Quando ero attivo professionalmente, ho avuto modo di operare anche in Veneto, tra cui nel Portogruarese e nell’entroterra veneziano. Ricordo bene le traversie e le difficoltà per il disbrigo di pratiche che comportavano il raggiungimento di sedi (Tribunale, Camera di Commercio e altre) ubicate nella splendida città lagunare. Perciò, so per certo che l’accorpamento degli Uffici giudiziari a Pordenone, invece che a Venezia, è stato salutato positivamente da utenti e professionisti della zona. Mi domando, pertanto, se quanti – a fronte delle previste soppressioni di enti e istituzioni a Pordenone – vorrebbero fare “atto di dedizione a Venezia” si rendono conto delle difficoltà logistiche e dei costi aggiuntivi che caricherebbero sugli utenti di Pordenone e del Friuli occidentale.

Avendo la Regione (e lo Stato) deciso di sopprimere le Province (tutte e non una), per pura casualità (e non per trame) la prima a iniziare l’iter di dismissione è stata quella di Pordenone. E già allora ci fu chi evocò il trasloco in Veneto. Dimenticando che in quella regione ci sono almeno una decina di città consimili (Bassano, San Donà, Schio, Castelfranco, Conegliano, …) che non sono mai state capoluogo di provincia. Pordenone lo è stata grazie alla Regione Autonoma Friuli - Venezia Giulia. E ne ha tratto i benefici conseguenti: uffici regionali, enti dello stato, sovra-finanziamenti legati al ruolo che le hanno permesso di dotarsi di strutture, contenitori e contenuti pregevoli, spesso sovradimensionati per l’utenza urbana e d’area vasta.
Talché i Pordenonesi  dovrebbero erigere un monumento agli autonomisti friulani (Tessitori e Pasolini in testa) che hanno voluto e ottenuto una regione autonoma, distinta dal Veneto. Altro che bramare di traslocarvi.

La prefettura, poi, è un’istituzione dello Stato che ne decide le sorti in piena autonomia. Fa sorridere che, all’annunciata soppressione di quella Pordenonese, ancora una volta, si minacci l’abbandono della Regione, che nulla c’entra e poco potrà fare in materia. Che dire poi della “mossa del cavallo” tesa a saltare la casella di Udine, per accasarsi con Gorizia e Trieste? Siamo sicuri che utenti e associati, in grande maggioranza del territorio e non solo della città, sarebbero lieti di essere separati dal loro ambito naturale: il Friuli?

Si ha l’impressione, infatti, che Enti e Associazioni, a valenza sovra comunale, che hanno sede a Pordenone, dimentichino che non sono espressione della sola città, ma di quella che è ancora una provincia friulana. Così almeno finché non sarà portato a termine il progetto di riordino delle autonomie locali in corso. Ma poi, con le Unioni intercomunali, non si può pensare che cittadini e imprese di Sanvitese, Spilimberghese, Maniaghese, vogliano seguire strade che li allontanerebbero dalla loro collocazione storica e geografica.

Nella sua apprezzata analisi delle pulsioni pordenonesi, Mario Quaia, qualche giorno fa su queste pagine, invitava la classe dirigente (non solo politica) a dedicarsi ai progetti e non alla difesa dei simboli. Mi permetterei di aggiungere che bisognerà anche abituarsi alla riduzione dei privilegi. Lo sviluppo delle città e dei territori sarà sempre più legato all’operato dei rispettivi cittadini e amministratori e non alle rendite di posizione. Ciascuno dovrà fare con le risorse che genera da se stesso e la quota parte di quelle pubbliche che gli competono in base a parametri oggettivi. Soppressa la Provincia, verranno meno il ruolo di capoluogo e i relativi bonus. Questa è una delle due preoccupazioni che assilla la dirigenza pordenonese. Sulla seconda, possiamo … sopra-sedere.

Alla luce di quanto detto, le esternazioni ricorrenti a Pordenone su possibili passaggi al Veneto (altro è la collaborazione sempre auspicabile) appaiono più boutades che dibattiti costruttivi. E allora lasciate che anch’io ne butti una: “Poiché alcuni vorrebbero trasferire Pordenone nel Veneto e visto che i comuni del Portogruarese (San Michele a Tagliamento, Cinto Caomaggiore, …) hanno scelto democraticamente con referendum di passare nella regione Friuli Venezia Giulia, accontentiamo gli uni e gli altri con uno scambio alla pari”. Sempre che i cittadini di Pordenone condividano, a maggioranza qualificata (come nel Portogruarese) l’aspirazione a cambiare regione.




Ubaldo Muzzatti

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Il documento a firma di Ubaldo Muzzatti – che ringraziamo per l'invio – è stato pubblicato sul quotidiano IL MESSAGGERO VENETO - edizione di Pordenone , il 23 settembre 2015
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Numero Comuni della Provincia di Pordenone in cui è riconosciuta ufficialmente la presenza della minoranza linguistica friulana ai sensi della legge 482/99 e dell'art. 6 della Costituzione italiana: 36 COMUNI su 50 !

Peccato che l'oligarchia politica che comanda a Pordenone "centro storico" straparli  di  una inesistente  "identità pordenonese" (SIC! SIC!) nel mentre non solo non fa nulla per la tutela della minoranza linguistica friulana, maggioritaria nella Provincia di Pordenone, ma perfino risulti essere friulanofobica e contro i diritti linguistici dei friulanofoni .

Che fine hanno fatto i fondi che l'amministrazione regionale ha dato negli anni all'amministrazione provinciale di Pn per la tutela della minoranza linguistica friulana? Quanti cartelli stradali bilingui (italiano - friulano) ci sono nelle strade gestite dalla Provincia di Pn? E a Pordenone città quanti friulanofoni del retroterra si sono inurbati in questa cittadina e sono stati privati dal Comune di Pordenone di ogni ben che minima tutela, come se il Comune di Pordenone fosse una città della Regione Lazio e non il capoluogo del Friuli occidentale?

LA REDAZIONE DEL BLOG



3 commenti:

  1. "Soppressa la Provincia, verranno meno il ruolo di capoluogo e i relativi bonus. Questa è una delle due preoccupazioni che assilla la dirigenza pordenonese"

    UBALDO MUZZATTI.
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    Ha perfettamente ragione l'amico Ubaldo Muzzatti. Pordenone CITTA' è esclusivamente preoccupata di perdere uno status con tutti i privilegi che ciò ha sempre comportato. E allora "tira sciabolate" inconsulte e assurde contro Udine, straparlando di unirsi a Venezia o Trieste.

    Quando mai la classe dirigente della città di Pordenone si è accreditata come classe dirigente di una provincia FRIULANA? MAI!! Anzi al contrario è sempre stata friulanofobica evitando accuratamente di tutelare l'identità friulana e la minoranza linguistica friulofona.

    E ora raccoglie ciò che ha seminato dal momento che risulta che ai Friulani della Provincia di Pordenone del destino di Pordenone "nonglienepotrebbefregardimeno"!

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  2. Ma quanti sono gli anti-friulani nella città di Pordenone?

    Sicuramente non sono tantissimi e, il più delle volte, non sono nemmeno pordenonesi doc, ma immigrati che hanno fatto carriera nella politica e nelle associazioni che contano.

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  3. UBALDO MUZZATTI è nato a Castelnuovo del Friuli (ora provincia di PN) e vive a Cordenons alle porte di Pordenone. E' dunque un attento testimone della realtà di Pordenone e che descrive nella lettera riportata nel POST.

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