giovedì 17 aprile 2014

IL "FRIULI" NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE: L'ESODO DIMENTICATO DEI FRIULANI !






IL "FRIULI"
 
 
NELLA

PRIMA GUERRA MONDIALE.
 
 
 
 L'ESODO DIMENTICATO


DEI FRIULANI
 

 
 
 
Chissà perchè le tragedie che hanno colpito i friulani non hanno spazio nella memoria di questo Paese, forse vecchie abitudini a fare da soli, a piegare la testa, a voler dimenticare in fretta le tragedie.

Come valutare diversamente, in questi giorni in cui iniziano le celebrazioni per i cento anni dalla Grande Guerra, il silenzio sulla tragedia che rappresentò la Grande Guerra per il popolo friulano?

Solo durante la rotta di Caporetto ci furono 134.000 profughi, quando fuggirono per lo più le famiglie borghesi e a Udine città rimase meno del 25% della popolazione civile. Fuggirono soprattutto coloro che scrivevano e leggevano i giornali pieni di descrizioni minuziose sulle crudeltà del nemico. Al ritorno dalla profuganza passata tra umiliazioni, epidemie e difficoltà di ogni genere trovarono le case depredate e una regione devastata.

Un bilancio sommario delle distruzioni di vite e di beni per il Friuli ha queste cifre: oltre 25.000 militari friulani morti (di cui 6.000 con la divisa dell'impero austroungarico, caduti e dimenticati sul fronte russo e su quello italiano) 50.000 mutilati, 13.000 orfani, più di 50.000 bambini troveranno la morte in conseguenza della guerra, denutrizione, epidemie e mancanza di cure.
 
Il patrimonio zootecnico fu azzerato, dei 200.000 capi bovini ne restarono meno di 20.000, di 23.000 cavalli se ne contarono 2.500, l'85% dell'apparato industriale fu distrutto e i tentativi di rinascita post-bellica si scontrarono con lo sviluppo dell'industria nel resto del Paese.
 

Il pudore delle donne friulane contribuirà a far dimenticare le violenze subite anche dai militari italiani, e ne fecero testimonianza gli orfanotrofi aperti negli anni successivi.

I risarcimenti per i danni di guerra si fermeranno per la gran parte sul Piave!
 
La crisi economica sarà la causa dell'emigrazione del dopoguerra, un vero e proprio esodo, questa volta fatto prevalentemente da contadini e operai, friulani sparsi nel mondo per una guerra che li aveva costretti anche a spararsi l'un l'altro secondo il colore della divisa, nè risarciti nè ricordati, forse immemori anche i loro discendenti di quanto chiese questo Paese al popolo friulano.
 
Udine, 14 aprile 2014

COMITATO PER L'AUTONOMIA
E IL RILANCIO DEL FRIULI
Il Presidente
Paolo Fontanelli
 
........
 
 
Il documento del "Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli", a firma del suo Presidente Paolo Fontanelli, è stato pubblicato sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, "La Vita Cattolica", giovedì 17 aprile 2014, con il titolo "L'esodo dimenticato dei friulani"

3 commenti:

  1. Da "LA BREVE STORIA DEL FRIULI" edita nel 1996 dalla casa editrice "Newton & Compton editori srl" Roma - pagina 47 - autore lo storico TITO MANIACCO :

    "Quando l'esercito austro-ungarico travolse gli italiani a Caporetto (25-28 ottobre 1917)......

    Una parte delle fabbriche (friulane) fu fatta saltare, assieme ai ponti dall'esercito (italiano) in ritirata, mentre l'esercito che arrivava s'impossessava del rimanente e spediva in Austria centinaia di vagoni al mese di materiali e di macchinari e l'intero patrimonio zootecnico veniva letteralmente mangiato. La pregiata razza bovina, la pezzata rossa friulana (Simmenthal), una delle maggiori ricchezze del territorio, presente dal censimento del a9o8 in 194.835 unità, fu distrutta al 90%; le stesse cifre valgono per cavalli, capre, pecore e maiali.

    E' inutile parlare poi di strade, ponti, acquedotti, rete gas, rete elettrica, telefonica e così pure del saccheggio a edifici pubblici, musei, biblioteche e case private"

    RispondiElimina
  2. .... e nessun "FONDO PER IL FRIULI" fu istituito dallo Stato italiano per la ricostruzione del Friuli distrutto dalla Prima Guerra Mondiale.

    Al popolo friulano lo Stato italiano riservò solo un permesso per emigrare all'estero con una valigia di cartone....

    RispondiElimina
  3. FONDO PER TRIESTE

    (….) Finita l’epoca dorata del Fondo Trieste, istituito per legge nel 1955 quale “provvidenza” per il territorio confinario svantaggiato, e arrivato a erogare perfino 65 miliardi di vecchie lire nel 1989.

    (…) Comunque Trieste e Gorizia hanno avuto un diluvio di soldi. Riconquistati ogni volta coi denti, pretesi a ogni finanziaria a prezzo di liti locali ferocissime, è anche capitato fossero dai politici assegnati ben prima di essere ricevuti, nel 2006 il consigliere regionale Sergio Dressi (allora An) tuonò: «Se non arrivano il dramma sarà generale, abbiamo licenziato contributi a 150 soggetti per un totale di 6 milioni gran parte dei quali devono ancora arrivare».
    Ad approvvigionarsi gagliardamente sono stati tanti: imprese, porto, teatri, associazioni culturali, sportive e nautiche, chiese, parrocchie e conventi, istituti scientifici e l’università, Comuni, volontari, cooperative, circoli culturali, fondazioni, comunità e oratori, l’ospedale, il castello di Miramare. Nel 2000 con 1 miliardo e mezzo si comprò la camera iperbarica attesa da anni. Ma l’ex presidente della Provincia di centrodestra, Fabio Scoccimarro (anche presidente del Fondo), nel 2002 pagò con quei soldi «una notte di stelle sul ghiaccio», pattinaggio artistico davanti alla Stazione marittima con biglietto d’ingresso a 15 euro. (...)

    17 MARZO 2012 -

    articolo a firma di Gabriella Ziani – IL PICCOLO (Ts)

    RispondiElimina