giovedì 30 gennaio 2014

MINORANZE LINGUISTICHE - LA RIFORMA DELLA LEGGE ELETTORALE - "UN INSULTO AL FRIULI E ALLA SARDEGNA" di GIORGIO CAVALLO


MINORANZE LINGUISTICHE
RIFORMA ELETTORALE
in discussione in Parlamento


Un insulto che friulani,


sloveni e sardi


non possono accettare


RIFORMA ELETTORALE "ITALICUM"
PROPOSTA DI TESTO BASE

(…)

16. All'articolo 83 del "decreto  del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957", sono apportate le seguenti modifiche:

(….) 

3) individua quindi:

a) le coalizioni di liste la cui cifra elettorale nazionale sia pari ad almeno il 12 per cento dei voti validi espressi e che contengano almeno una lista collegata che abbia conseguito sul piano nazionale almeno il 5 per cento dei voti validi espressi ovvero una lista collegata rappresentativa di minoranze linguistiche riconosciute, presentata in uno dei collegi plurinominali compresi in una delle regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbia conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nel complesso delle circoscrizioni della regione medesima;
b) le singole liste non collegate che abbiano conseguito sul piano nazionale almeno l'8 per cento dei voti validi espressi nonché le singole liste non collegate rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute, presentate esclusivamente in collegi plurinominali in una delle regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbiano conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nel complesso dei collegi plurinominali della regione medesima, nonché le liste delle coalizioni che non hanno superato la percentuale di cui alla lettera a) ma che abbiano conseguito sul piano nazionale almeno il 8 per cento dei voti validi espressi ovvero  che siano rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute, presentate esclusivamente in circoscrizioni comprese in una delle regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbiano conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nel complesso delle circoscrizioni della regione medesima; (...)
……………………

E nô furlans, slovens e sarts?
Ringraziamo l'ex-consigliere regionale Giorgio Cavallo per averci inviato il documento/analisi che di seguito pubblichiamo.
La Redazione del Blog
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La “riforma” della legge elettorale :


un insulto al Friuli e alla Sardegna


di Giorgio Cavallo


La cosiddetta riforma della legge elettorale per la Camera dei Deputati si palesa sempre più come una legge truffa in cui l’oggetto del contendere non è un modo nuovo e serio di selezionare la classe politica della Repubblica Italiana ma la ricerca del trucco da parte delle forze politiche maggiori per conquistare il potere con il minimo del consenso.

Che senso ha un meccanismo elettorale per la Camera approvato in fretta e furia senza una contemporanea revisione costituzionale del ruolo del Senato e di ciò che può significare domani quale rappresentanza dei territori regionali?

E senza una revisione profonda dei poteri locali e della loro organizzazione a partire dalle Provincie?

Ma nella proposta di legge all’esame della Camera c’è anche una norma che interessa il Friuli e che dimostra la incapacità dei legislatori di andare oltre gli interessi consolidati.

E’ previsto un meccanismo per salvaguardare la rappresentanza delle minoranze linguistiche riconosciute negli statuti regionali.

Queste liste possono accedere alla distribuzione dei seggi se ottengono un quoziente utile nelle nuove minicircoscrizioni e comunque devono raggiungere il 20% dei voti nell’intera Regione. Il meccanismo serve di fatto solo a salvare la Sudtiroler Volkspartei, mentre è probabile che in Val d’Aosta venga comunque conservato l’attuale collegio uninominale.

Ma le minoranze linguistiche non ci sono solo in Trentino Sudtirolo e in Val d’Aosta. Ci sono due Regioni a Statuto Speciale, il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna, dove le rispettive minoranze linguistiche friulana e sarda costituiscono la maggioranza della popolazione: e per di più nelle due Regioni ci sono altre minoranze linguistiche riconosciute, quelle slovena e tedesca in Friuli VG e quella catalana in Sardegna.

Peraltro nelle due Regioni la rappresentanza politica non è organizzata in partiti di raccolta delle rispettive minoranze ma assume un aspetto più variegato e probabilmente più democratico.

Non ha senso che vi sia una legge elettorale che tenga conto solo del Sudtirolo memori che i loro diritti se li sono conquistati con una dura lotta di popolo e dove oltre alla Sudtiroler Volkspartei le ultime elezioni regionali hanno visto premiare le liste nazionaliste tedesche con circa il 25% dei voti.

La complessità delle realtà del Friuli Vg e della Sardegna non permettono di affidare la rappresentanza politica a forze unicamente collegate alle minoranze linguistiche, anche se finora lo si è fatto a livello di elezioni regionali per garantire in pratica la sopravvivenza della Unione Slovena, ma vedono una interlocuzione più articolata tra forze politiche.

In queste realtà non è la minoranza a dover essere rappresentata in quanto tale, ma l’integrazione tra diritti delle minoranze e rappresentanze politiche.

Per questo, anche rimanendo nella logica della proposta attualmente in discussione, l’unico modo corretto di gestire la nuova legge elettorale nelle realtà dove sono significativamente presenti minoranze linguistiche è attivare circoscrizioni di dimensione regionale (nel caso di Bolzano anche provinciale) non facenti poi parte del collegio unico nazionale su cui ripartire gli eventuali resti ed i premi di maggioranza.

Nelle singole circoscrizioni regionali, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Sud Tirolo i seggi spettanti vengano quindi direttamente assegnati con metodo proporzionale, se necessario anche con quello chiamato D’Hont che non prevede l’utilizzazione dei resti.

Visto che si è tanto parlato della legge spagnola, questo è proprio il metodo lì applicato e che permette le rappresentanze politiche della Catalogna, dei Paesi Baschi, della Galizia, dei Maiorchini e delle Isole Canarie, senza creare alcun problema al formarsi della maggioranza politica statale.

E’ chiaro che per ottenere risultati significativi eventuali forze politiche diverse dai partiti italiani dovranno procurarsi i voti necessari, e non sono pochi.

Ma il fatto di non prevedere questa possibilità è un insulto che friulani, sloveni e sardi non possono accettare.


Udine 27 gennaio 2014


Giorgio Cavallo

6 commenti:

  1. Intervento e analisi molto oppurtune, infatti con le leggi elettori si possono fare, si son fatti e si faranno molti danni. Sulla pelle delle minoranze e persino delle maggioranze. Danni indiretti che sono anche più gravi di quelli provocati direttamente da leggi di settore, tipo finaziamenti alle minoranze, trasmissioni RAI nelle lingue minoritarie, ecc..
    Dietro i tecnicismi dei sistemi elettorali si celano inisdie che, a volte, non emergono per decenni e continuano a fare danni senza che i più se ne accorgano. Complimenti quindi a Giorgio Cavallo e al blog che gli da quello spazio che non troverà su altri media.
    Due esempi locali di danni provocati e provocandi dai sistemi elettorali adottati/adottandi.
    La legge di voto per il conisglio regionale prevede 5 macrocollegi plurinominali (le 4 province più il carnico estrapolato dalla provincia di Udine). Con questo sistema viene sistematicamente sovra rappresentata un area forte, generalmente la città capoluogo (stante che lì hanno sede i partiti, le lobby econoniche, professionbli, associative, ecc) e sotto o nulla rappresentato il territorio. L'effetto, nel Friuli occidentale per esempio, è un numero sproporzionato di consiglieri pordenonesi e sottodimensionato del terrotorio che per 2 terzi è friulanofono. Serve che spieghi l'effetto che ha prodotto in 60 anni di "autonomia regionale"?
    Un esempio di assoluta attualità. Senza minimamente entrare nel merito della scelta di trasformare, transitoriamente, le province in enti di secondo grado, possiamo osservare cosa è successo relativamente alla legge di voto. In prima istanza era stato previsto di dividere le province in piccoli collegi in modo che ciascuna porzione territoriale potesse eleggere i propri rappresentati (criterio sacrosanto e che, in verità, era già in atto per le elezioni provinciali dirette). Ebbene una forza politica di amggioranza si è impuntata e ha ottenuto il collegio unico provinciale. Risultato più che prevedibile nella provincia di pordenone (che andrà al voto per prima): la città di Pordenone avrà un numero di consiglieri sproporzionatamente elevato,Il Sacilese si difenderà (come sempre) Spilmberghese, Maniaghese e Sanvitese saranno sottorapresentati (guarda caso la parte friulanofona della provincia).
    Accetto scommesse, che andrà così.
    Beninteso, la faccenda non riguarda solo il Friuli occidentale
    Credete che qualcuno si sia accorto dell'inganno?
    Avete letto qualcosa in proposito?
    E allora, si chiederà qualcuno? Cosa sarebbe meglio e giusto?
    Allora, l'unico modo perchè ogni porzione di territorio e popolazione possa ellegere liberamente e sicuramente un suo rappresentante (di destra o di sinistra; locale o parcadutato, a loro piacimento) è adottare un sistema che preveda collegi piccoli, meglio se uninominali, ovvero di numero pari agli eleggendi.
    In questo senso, a livello nazionale, era meglio tornare al Mattarellum e il miglior sistema in assoluto è il maggioritario uninominale e senza sbarramenti: in ciascun collegio viene eletto direttamente o al bollottaggio chi ottiene più voti, fosse anche parte di un partito o movimento presente in quel solo collegio. Tra l'altro, questo è quasi l'unico modo per realizzare veramente la sovranità popolare e di rispettare la libera scelta di tutti i cittadini.
    Ahi noi, siamo ancora lontani da simili traguardi...

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  2. "Conferenza stampa

    GIOVEDI’ 6 FEBBRAIO 2014

    SALA KUGY – ORE 11.30

    PALAZZO DELLA REGIONE
    VIA SABBADINI - UDINE

    INVITO

    Il “Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli” e il “Comitato 482”, invitano alla conferenza stampa che si terra' giovedì 6 febbraio 2014. Sarà presente Giorgio Cavallo.

    Sul tema:

    Nuova legge elettorale e nuove discriminazioni per le minoranze linguistiche in Italia ed in Friuli in particolare.

    Effetti, paradossi e "dimenticanze" di una proposta di legge frettolosa

    Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli
    Il Presidente Paolo Fontanelli"

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  3. Dal quotidiano IL GAZZETTINO di Udine - venerdì 7 febbraio 2014 - articolo a firma di Andrea Valcic

    RIFORMA ELETTORALE «Solo la Volkspartei raggiungerebbe il quorum»

    Minoranze, la "legge truffa"

    Il Comitato per l’autonomia denuncia: «Friuli e Sardegna tagliati fuori»

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    Venerdì 7 Febbraio 2014, Il Gazzettino

    UDINE - Che ci sia poca attenzione da parte dello Stato alle minoranze linguistiche appare non tanto dalle dichiarazioni di principio, quanto piuttosto dai fatti concreti, a cominciare dallo stanziamento di fondi sempre più esiguo rispetto ai progetti e alle istanze.
    La crisi poi viene usata come parafulmine per giustificare ulteriori scelte di carattere legislativo, utili al ridimensionamento del peso politico delle stesse minoranze.

    Questo il cappello che Paolo Fontanelli, fresco presidente del "Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli" pone in maniera forte introducendo la conferenza stampa con cui viene messa sotto accusa la nuova legge elettorale e i suoi aspetti relativi alla rappresentanza elettiva delle minoranze.

    Tocca a Giorgio Cavallo entrare nel merito delle contestazioni con una singolare premessa nella quale confessa di essere entrato nella normativa proposta dal tandem Renzi- Berlusconi, per "antica" deformazione professionale di consigliere regionale, incuriosito dai possibili esiti per il Friuli.

    E’ previsto infatti un meccanismo per salvaguardare la rappresentanza delle minoranze linguistiche riconosciute negli statuti regionali.

    Queste liste possono accedere alla distribuzione dei seggi se ottengono un quoziente utile nelle nuove minicircoscrizioni e comunque devono raggiungere il 20% dei voti nell’intera Regione.

    «Una legge- così la definisce- innanzi tutto approssimativa che dimostra ancora una volta l’incapacità di comprendere e interpretare il fenomeno delle minoranze presenti in Italia. Così come viene enunciata, sembra scritta solo per consentire l’elezione di un rappresentante della Sud Tiroler Volkspartei: non di un esponente della minoranza tedesca, ma di quel partito. Stesso discorso per il collegio uninominale della Val d’Aosta che ha regole tutte sue»

    Resterebbero dunque tagliate fuori le Regioni a Statuto speciale come la Sardegna e il Friuli Venezia Giulia, con le sue minoranze friulana, slovena e tedesca. Peraltro nelle due Regioni la rappresentanza politica non è organizzata in partiti di raccolta delle rispettive minoranze ma assume un aspetto più variegato e probabilmente più democratico. Una contraddizione ancora più stridente se si considera il fatto che la riforma della legge elettorale non contiene la contemporanea revisione costituzionale del ruolo del Senato e di ciò che può significare domani quale rappresentanza dei territori regionali.

    L’ultima considerazione Cavallo la riserva a quella scarsa attenzione romana al tema specifico: «Questa è una legge nazionale che non tiene conto della "consorella" 482, che, con riferimento all’articolo 6 della Costituzione, si erge a difesa delle 12 minoranze linguistiche presenti in Italia».

    Tutte sullo stesso piano. Per legge non per opinione o convenienza.

    Andrea Valcic

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  4. Venerdì 7 Febbraio 2014, Il Gazzettino di Udine

    MINORANZE / 2

    Ai parlamentari eletti in Regione
    la richiesta di presentare modifiche

    di Chiara Andreola

    (av) Il Comitato un interrogativo lo pone: cosa ne pensano i parlamentari eletti in Regione di questo aspetto specifico della legge? Ad oggi solo la slovena Tamara Blazina risulta eletta "minoritaria" alla Camera, ma nella lista del Pd. La complessità delle realtà del Friuli Vg e della Sardegna non hanno permesso sinora di affidare la rappresentanza politica a forze unicamente collegate alle minoranze linguistiche. Il comitato sta quindi studiando un’ipotesi alternativa da proporre ai parlamentari anche per verificare le posizioni dei partit: abolizione della soglia del 20% e ridefinizione del quoziente necessario. Visto che si è tanto parlato di modello spagnolo diventa utile ricordare che proprio la Spagna prevede le rappresentanze politiche della Catalogna, dei Paesi Baschi, della Galizia, dei Maiorchini e delle Isole Canarie, senza creare alcun problema al formarsi della maggioranza politica statale.
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  5. Comunicât dal Comitât 482

    (prima parte)

    Se le finalità del Comitato 482 sono quelle di monitorare la situazione delle minoranze linguistiche della regione (friulana, slovena e tedesca), di valutare l’applicazione della legge 482/99, i suoi esiti, le sue omissioni, di valutare ogni atto politico e istituzionale che le coinvolga e ne possa modificare la coscienza identitaria, il suo rapporto con la lingua che la esprime, allora lo stesso Comitato non può esimersi dal valutare, relativamente al problema minoritario, la proposta di legge elettorale che è stata recentemente predisposta e depositata per la discussione parlamentare. Il problema della rappresentanza politica coinvolge infatti anche la rappresentanza delle minoranze linguistiche in parlamento. Di tutte e dodici le minoranze linguistiche territoriali e storiche, nessuna esclusa.

    Il testo base prevede al punto 16 che la ripartizione dei seggi comprenda “ … le coalizioni di liste la cui cifra elettorale nazionale sia pari ad almeno il 12 per cento dei voti validi espressi e che contengano almeno una lista collegata che abbia conseguito sul piano nazionale almeno il 5 per cento dei voti validi espressi ovvero una lista collegata rappresentativa di minoranze linguistiche riconosciute, presentata in uno dei collegi plurinominali compresi in una delle regioni il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, che abbia conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nel complesso delle circoscrizioni della regione …”. Da una parte la legge contempla il caso della rappresentanza delle minoranze linguistiche, dall’altra non fa riferimento alla legge 482/99, ma agli statuti regionali delle regioni a statuto speciale che le riconoscono. Diciamo per cominciare che suona molto strano che una legge generale dello stato, per questo aspetto, non faccia riferimento all’unica legge generale sulle minoranze linguistiche che, in base all’articolo 6 della Costituzione, è stata varata dopo cinquant’anni dalla sua promulgazione. Inoltre il testo non contempla il caso delle minoranze linguistiche delle regioni a statuto ordinario, che non sono poche. Per di più la norma, così come è costruita, con quella indicazione percentuale, favorisce la sola minoranza linguistica tedesca di Bolzano nel senso che favorisce il partito etnico storico di tale minoranza, la Südtiroler Volkspartei, che tradizionalmente ha sempre superato la soglia sopra indicata. Si fa notare ancora che la rappresentanza etnica avrebbe luogo non nella forma di seggi riservati alla minoranza in quanto tale, in base alla sua consistenza demografica, ma attraverso la forma dell’assegnazione di seggi alla lista del partito che dichiara (si interpreta) di volerla specificatamente rappresentare. Di fatto quindi la proposta di legge discrimina tutte le altre minoranze linguistiche in quanto non garantisce la loro rappresentanza in parlamento.

    (SEGUE)

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  6. Comunicât dal Comitât 482

    (SECONDA E ULTIMA PARTE)

    Ancora una volta vale in Italia il principio espresso nel 1962 al segretario dell’ Associazione Internazionale per le lingue e culture minacciate (AIDLCM), che chiedeva al governo di esprimersi per un eventuale impegno di tutela delle minoranze linguistiche della repubblica, da parte del presidente di un Comitato dei Ministri on. Giulio Pastore: “ … la concessione di una seconda lingua, oltre quella materna (l’onorevole intende evidentemente per lingua materna quella italiana, anche nel caso delle minoranze linguistiche) è stata finora accordata esclusivamente a quelle regioni a statuto speciale che potevano rappresentare, nell’immediato dopoguerra, una grave minaccia per l’integrità dello stato …”.

    E’ il principio in base al quale i diritti si riconoscono a chi può minacciare gravemente lo stato. Anche la nuova proposta di legge elettorale lo fa proprio: non è cambiato nulla.

    Non spetta al Comitato 482 individuare in questa sede le soluzioni tecniche per garantire rappresentanza politica nel parlamento alle minoranze linguistiche, a tutte, comprese ovviamente la friulana, la slovena e la tedesca. In tal caso il Comitato avrebbe dovuto convocare la sua assemblea di associazioni aderenti e discuterne fino ad individuarne qualcuna. Spetta tuttavia al Comitato in questa sede sottolineare che il problema sussiste, che il testo base di legge elettorale proposto è manifestamente inadeguato sotto questo aspetto e discriminatorio nei termini che sono stati evidenziati.

    E può anche aggiungere in modo del tutto generale che sarebbe conforme con l’articolo 6 della Costituzione se ogni minoranza fosse rappresentata in qualche modo nel parlamento come tale.

    Ringrazia il Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli che ha avuto l’iniziativa di questa conferenza stampa ed ha posto il problema, consentendo di parlarne e di sollecitare una risposta da parte delle parti politiche che hanno la responsabilità di decidere.
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