LAUREA
Il rettore di Bari:
"No all'abolizione
del valore legale"
«Così non si va nessuna parte - afferma il rettore dell'università di Bari Corrado Petrocelli - negare il valore legale della laurea significa compromettere definitivamente la mobilità sociale.
Dietro queste proposte, c'è l'idea di concentrare le eccellenze in poche realtà, lasciando che tutti gli altri atenei svolgano attività derubricate a rango inferiore. Si rischia di compromettere l'omogeneità del nostro sistema universitario, fondata sull'inscindibilità tra ricerca e didattica. Invece di collaborare per raggiungere un obiettivo, qui si vorrebbe imporre un criterio di governo estraneo alla nostra attività. È già successo con la regola del 90% nel rapporto tra spese fisse e fondi statali».
Gli esperti come Carlo Finocchietti - direttore di un centro specializzato nel riconoscimento dei titoli, il Cimea - provano a mettere ordine nel polverone alzato da un appello sottoscritto, tra gli altri, da Francesco Giavazzi, Alberto Alesina, Margherita Hack e Andrea Ichino, fratello del più famoso Pietro. «Abolire il valore legale del titolo di studio è irrealistico - afferma - c'è bisogno di una riforma costituzionale che, con i tempi che corrono, non mi sembra possibile. E poi si dovrebbe eliminare l'ordinamento didattico nazionale, cancellare il concorso come strumento di accesso alle professioni». Ipotesi peraltro già esclusa: chi vorrà fare il medico, o l'avvocato, dovrà laurearsi e fare l'esame di stato.
Ma allora di cosa si sta parlando, in realtà? «Si contrappone il modello "liberista" degli Stati Uniti a quello "corporativo" italiano, ma da decenni la situazione è cambiata su entrambe le sponde dell'oceano - spiega Finocchietti - in Italia c'è già stata una liberalizzazione che ha depotenziato il valore legale a favore dell'autonomia degli atenei che definiscono la propria offerta formativa. Anche negli Stati Uniti, si sono stabiliti standard minimi verificati da società di accredimento su base di disciplinare o territoriale». (….)
Anche gli studenti, insieme alle organizzazioni sindacali, dichiarano la loro opposizione: «Se il governo dovesse procedere - afferma Luca Spadon, portavoce di Link - si darebbe il via libera alla più spaventosa delle liberalizzazioni. Bisogna invece eliminare le università telematiche, rifinanziare il diritto allo studio, e garantirne l'universalità, con tasse eque e fortemente progressive».
Roberto Ciccarelli
Rettore dell'Università di Bari
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"Il Manifesto", 24 gennaio 2012
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Sabato 28 gennaio 2012 - A seguito delle fortissime polemiche e alla dura mobilitazione contro il progetto del Governo Monti di abolire il valore legale del titolo di studio, il Consiglio dei Ministri - per il momento - ha fatto marcia indietro.
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