sabato 26 novembre 2011

QUALE MODELLO DI SVILUPPO ECONOMICO PER LA MONTAGNA FRIULANA?


Conca Prevala - monte Canin (UD) - 
a inizio lavori funivia

QUALE MODELLO DI SVILUPPO ECONOMICO
PER LA MONTAGNA FRIULANA?

Con il fine di aiutare a capire se l’attuale modello economico scelto dalla Giunta regionale per risolvere i gravissimi problemi della montagna friulana (spopolamento, mancato sviluppo economico, sistema scolastico e sanitario sistematicamente marginale e depauperato, ecc. ) è il migliore o se dovrebbe invece essere sostituito con un altro modello di sviluppo economico più efficace e sostenibile, offriamo a chi segue il nostro Blog la lettura di un documento che riteniamo importante e che può aiutare a dare una risposta all’interrogativo del Post.
La redazione del Blog
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CLUB ALPINO ITALIANO
TAM -COMMISSIONE CENTRALE PER LA TUTELA DELL’AMBIENTE MONTANO

ATTI
AGGIORNAMENTO NAZIONALE
CAI-TAM 2010
Montagna, neve e sviluppo sostenibile: quali prospettive.
Leonessa (RI)
17-19 settembre 2010

“Un investimento infrastrutturale non redditizio è sempre un cattivo affare per tutti, in primo luogo per le comunità locali sul cui territorio viene realizzato. I costi ambientali di un investimento non redditizio sono la beffa che si aggiunge al danno”. (Conclusioni dell’Aggiornamento a pag. 62)

Pubblicazione della Commissione Centrale tutela Ambiente Montano – http://www.cai-tam.it/  a cura di Daniele Boninsegni, Carlo Brambilla e Giorgio Maresi


PRESENTAZIONE
Neve neve neve... sci sci sci...
Per anni nell'immaginario collettivo la montagna si è identificata quasi esclusivamente con il turismo invernale legato alla pratica dello sci alpino. Il boom degli anni 60 ha piantato questa convinzione nelle teste non solo dei cittadini ma anche dei montanari e, soprattutto, degli amministratori. Ed ancora adesso lo sviluppo economico del territorio montano sembra unicamente, strettamente e quasi obbligatoriamente vincolato ai soli progetti di creazione o di "razionalizzazione" (leggi: ampliamenti, caroselli ecc ecc) degli impianti sciistici. L'indubbio benessere e ricchezza portato da questo tipo di turismo in alcune delle valli interessate è la molla che spinge a riproporre modelli e progetti forse ottimali 40 o 50 anni fa, ma totalmente inadeguati all'attuale contesto. Già, perché nessuno ricorda mai le decine se non centinaia di impianti falliti, i condomini abbandonati e vuoti, il bacino di utenze in netto calo, la marea di soldi pubblici investiti annualmente a fondo perduto per sostenere gli enormi costi di gestione, gli evidentissimi danni paesaggistici...Senza contare fattori non marginali come il cambiamento climatico e la crisi economica che rendono davvero dura attualmente la sopravvivenza delle società impiantistiche anche nelle località più note. Lo sci alpino è ancora l'unica carta per l'economia della montagna? Alcuni continuano a crederlo, almeno a giudicare dal numero di progetti anche recentemente pubblicizzati ed ahimè finanziati, ma il CAI da anni (Bidecalogo 1981) sostiene il contrario e si impegna per un altro tipo di turismo: meno impattante, più sostenibile e più innovativo nell'ottica di una vera e nuova cultura della montagna, capace di valorizzare il "genius loci" dei nostri territori e non di uniformare ed appiattire tutto in "non luoghi", magari a spese del contribuente.
Il contributo che la TAM ha voluto fornire con questo convegno si inserisce quindi in una "pista" o meglio in una "traccia" aperta dal CAI ormai da tanti anni con tanta fatica e tante battaglie spesso perse: siamo convinti che la monocultura dello sci non è la soluzione, un'altra montagna è possibile, partendo dai fatti reali ed attuali e non dalle illusioni di un tempo che fu e che non tornerà. È auspicabile che i dati e le considerazioni contenuti nelle relazioni qui raccolte possano contribuire ad una giusta valutazione dei mutamenti fisici e sociali in atto, per favorire una fruizione attenta e sostenibile dell'ambiente montano.
Giorgio Maresi
Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano
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I colori e il grassetto dei documenti sono della Redazione del blog.



3 commenti:

  1. La società regionale "Promotur" sta finanziando a destra e a manca, piste di sci di discesa e funivie: c'è il ritorno economico di questi investimenti? Si sta fermando lo spopolamento in montagna a seguito di questi "principeschi" finanziamenti di Promotur in nuove piste di sci e nuove funivie? E' aumentata l'occupazione in montagna grazie alle funivie e piste di sci?
    E con la "montagna" di decine e decine di milioni spesi da Promotur in piste di sci e funivie, quali altri progetti alternativi era possibile finanziare nella montagna friulana? E quale il possibile ritorno economico di questi progetti alternativi alle funivie e piste di discesa?

    Queste le domande a cui una classe politica seria dovrebbe dare una risposta prima di aprire i "cordoni della borsa" e finanziare nuove piste di sci o funivie con finanziamenti miliardari....

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  2. E a proposito di "Promotur", ecco cosa si può leggere in un comunicato stampa del Consiglio regionale di data 24 novembre 2011:

    "Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia - Comunicati Agenzia Consiglio Notizie: Agemont e Promotur, relatore maggioranza Asquini (2)

    24 Novembre 2011, ore 12:51

    (ACON) Trieste, 24 nov - RC - Riorganizzazione e trasformazione di Agemont e Promotur. A parlare per primo, il relatore di maggioranza Roberto Asquini (Misto).

    Si tratta di una riorganizzazione resa necessaria da una perdurante chiusura in passivo dei rispettivi bilanci - ha spiegato il consigliere - tanto che la Giunta ha specificato che, in mancanza dell'approvazione di una legge di trasformazione, si dovrebbero porre in liquidazione queste due società.

    La trasformazione di Agemont porta allo scorporo della vecchia SpA in quattro diversi settori: i beni immobili ordinari sono trasferiti ai consorzi industriali montani, le partecipazioni entreranno nell'orbita di Friulia, le garanzie verranno poste in capo alla Regione, e si lascia aperta la possibilità di creare un nuovo Consorzio - molto snello - per gestire il Centro di innovazione tecnologico.

    Più complessa la vicenda Promotur - non ha nascosto Asquini. La società viene da un pluriennale passivo. Costa alla Regione oltre 23 milioni all'anno di finanziamento pluriennale che, alla fine di ogni esercizio, porta un ulteriore conto di sforamento dei bilanci.

    Promotur deve, quindi, essere considerato ente di supporto e sostegno alla montagna, più che vero e proprio soggetto economico di sviluppo dello sci. La trasformazione cerca, inoltre, di evitare in futuro quelli che sono i mali storici di Promotur, cioè la creazione di investimenti ampiamente superiori a quelle che sono le possibilità economiche e le potenzialità turistiche dell'area. Va preso atto - Asquini non manca comunque di evidenziare - di come i poli sciistici regionali siano soprattutto di interesse giornaliero; l'unico modo per garantirne lo sviluppo è coordinarne la crescita con un sistema di attrazione internazionale che possa offrire un comprensorio sciistico di dimensioni nettamente maggiori.

    Anche per garantire questo sviluppo, è stata introdotta una norma per i futuri investimenti: obbligo di asseverazione bancaria delle previsioni finanziarie e compartecipazione di privati. In tal modo avremo una garanzia che i bilanci di previsione saranno rispettati, che le perdite non vedranno una costante crescita, si garantirà una reale compartecipazione delle comunità interessate all'investimento, si eviteranno spese di impianto che una normale prudenza avrebbe ridimensionato anche in passato."

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  3. A questi (Mazzolini - Asquini) della montagna non gliene frega una mazza. A loro interessa avere solo il controllo dei finanziamenti regionali da usare come mezzo di promozione dell' immagine personale e di soddisfacimento delle clientele elettorali. Alla montagna non servono ne Promotur, ne Agemont, ne altri enti parassitari. occorre defiscalizzare il territorio e lasciar lavorare in pace chi ha ancora voglia di fare impresa

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