martedì 22 novembre 2011

ELETTRODOTTO TERNA: per la politica regionale, la volontà popolare è un semplice rumore di fondo da non prendere in considerazione?




 

ELETTRODOTTI AEREI


PER LA POLITICA REGIONALE,
LA VOLONTA’ POPOLARE
E’ UN SEMPLICE RUMORE DI FONDO
DA NON PRENDERE IN CONSIDERAZIONE ?

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Comunicât - Agjenzie di stampe
dal Consei regjonâl
(ACON) Trieste, 21 nov - COM/AB - L'Amministrazione regionale, a partire dal vicepresidente Luca Ciriani, non può far finta di niente. Il progetto del nuovo elettrodotto Terna è un problema reale, che va approfondito e di cui vanno chiariti i sempre più numerosi lati oscuri.

Ad affermarlo è il consigliere regionale del PD-Ssk Igor Gabrovec, a giudizio del quale la questione si sviluppa male su entrambi i piani distinti: uno riferito al tratto Redipuglia-Udine, l'altro a quello Monfalcone-Padriciano. Il primo è fortemente osteggiato dal Comitato per la Vita del Friuli Rurale, l'altro dalle Comunelle e dai proprietari privati. Entrambi vantano l'appoggio di numerose Amministrazioni comunali ed esponenti politici.

Il problema - aggiunge l'esponente della Slovenska skupnost che ricorda le sue due interrogazioni e i numerosi interventi in Aula - è stato più volte oggetto di discussione anche nelle sedi regionali ed eloquenti sono state le audizioni convocate dalla Commissione consiliare competente.

Per il tratto carsico è stata presentata a fine luglio 2011 al Consiglio regionale anche una petizione sottoscritta da oltre 2.000 cittadini che continuano a chiedere un nuovo approccio al problema. Abbiamo poi le chiare e ineludibili testimonianze più volte confermate degli stessi sindaci, compreso quello di Duino-Aurisina.

Sempre in primavera, il 16 maggio 2011, Gabrovec fa presente di aver inoltrato alla Direzione forestale e all'assessore Violino un esposto formale con il quale ipotizzava la violazione delle prescrizioni VIA inerenti le aree Sic-Zps sottoposte a pesanti vincoli ambientali. Lo stesso giorno, la Terna sospese con effetto immediato tutti i lavori di disboscamento selvaggio e di scavo. E ne è seguito il comunicato del solito ufficio stampa della Terna che minimizzava l'accaduto, adducendo mere necessità di verificare la perimetrazione delle aree protette. Poi il silenzio e i lavori, guarda caso, non hanno potuto proseguire fino a settembre. Stavano, infatti, massacrando il bosco in area sottoposta a protezione europea.

Curioso che nessuno se ne fosse accorto, nonostante nelle settimane precedenti venissero pubblicati di giorno in giorno articoli su tutti i media che riportavano la ferma e motivata opposizione e le manifestazioni di protesta dei cittadini, delle comunelle e delle associazioni di categoria degli agricoltori. Sempre presenti agenti di polizia, spesso la Digos e in un caso anche la Scientifica, carabinieri, vigili urbani, guardie forestali, esponenti politici istituzionali.

Ed ecco una serie di domande formulate da Gabrovec:

Com'è possibile che nessuno si fosse accorto di trovarsi nel bel mezzo dei "luoghi di delitto"? Com'è possibile che le forze dell'ordine proteggessero l'arroganza dei funzionari della Terna e non recepissero le legittime rimostranze dei cittadini lesi?
Com'è possibile che gli uffici preposti regionali (e solo su esplicito sollecito di Gabrovec) abbiano timidamente preso atto che la Terna aveva effettivamente violato le prescrizioni in materia di tutela ambientale, per poi concludere, inspiegabilmente, che comunque che non erano stati arrecati significativi disturbi alla fauna?

Quest'ultima, sottolinea il consigliere del PD-Ssk, è un'affermazione allucinante e resa per iscritto, quindi agli atti, il 28 luglio 2011 dalla Direzione centrale risorse rurali, agroalimentari e forestali.

Arriviamo alla beffa che segue il danno - aggiunge Gabrovec - quando il 29 settembre 2011, sempre agli atti, la Direzione centrale ambiente, energia e politiche comunitarie concludeva che non ci saranno per la Terna nemmeno sanzioni, visto che le stesse sono state definite solo con legge approvata nel mese di agosto e quindi successiva alla violazione di maggio. Com'è possibile che gli organi istituzionali regionali preposti, che siano tecnici o politici, si trovino sempre e comunque con occhi e orecchie chiusi ogni qualvolta si tratta della Terna?

I funzionari della Terna da mesi battono a tappeto tutto il territorio, presentandosi sempre non invitati nelle abitazioni dei proprietari dei fondi interessati e proponendo contratti, accordi e indennizzi di ogni tipo, ben consapevoli che per buona parte dei tralicci e della linea non sono state mai regolarizzate nemmeno le servitù previste per legge. Per non parlare del diritto dei membri della comunità slovena di interloquire con i rappresentanti Terna in lingua slovena, de facto sempre da quest'ultima ignorato.

Lo stesso Comitato per la Vita del Friuli Rurale è stato più che chiaro, anche in una sua recente lettera datata 12 novembre 2011 al presidente della IV Commissione consiliare  Alessandro Collautti, nella quale tra l'altro affermano di essere "consapevoli delle possibili ritorsioni cui andremo soggetti per la nostra pervicace ricerca della verità e per la difesa della legalità, non ci stancheremo di ribadire l'esistenza di troppe concorrenti omissioni, di troppi omertosi silenzi e delle evidenti complicità sul fronte della politica energetica e della partecipazione del pubblico nella costruzione del futuro. Né vanno minimizzate le pressioni subite dai consiglieri regionali quali sono state ricordate nel corso della citata nostra audizione".

Sul Carso è la stessa cosa. Ma ci rendiamo conto del clima che è venuto a crearsi? Ce n'è abbastanza per chiedere un serio momento di riflessione e cercare di riportare la discussione sul progetto dell'elettrodotto Terna Udine-Trieste su un nuovo piano di legalità, chiarezza istituzionale e rispetto delle voci del territorio. Tutto ciò è emerso anche nel corso della manifestazione contro il progetto dell'elettrodotto Terna sul Carso promossa domenica dalla comunità locale, con il sostegno di tutte le Amministrazioni comunali interessate. Da qui la proposta di costituire una Commissione d'inchiesta regionale per verificare la correttezza dell'operato tanto degli uffici regionali preposti quanto della Giunta, che ha la responsabilità politico-amministrativa.

L'opera in oggetto è indubbiamente di interesse pubblico e si riferisce all'ambito territoriale regionale. Questi sono i requisiti fondamentali su cui viene definito il potere d'inchiesta del Consiglio regionale che è, non nuoce ricordarlo, l'organo di massima rappresentatività della comunità regionale. Esso ha quindi la possibilità e il dovere di dar vita a procedimenti specificamente diretti all'acquisizione di elementi di conoscenza, come previsto dall'articolo 188 del Regolamento interno del Consiglio regionale che disciplina le inchieste consiliari e l'istituzione di Commissioni specifiche incaricate di svolgerle. Con questo strumento avremo maggiore potere conoscitivo e allargheremo lo spettro di informazioni riguardanti l'iter procedurale dell'opera.

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I colori e il grassetto sono della Redazione del Blog

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