mercoledì 30 novembre 2011

COMUNITA' MONTANE: APPROVATA UNA LEGGE REGIONALE DISASTROSA





COMUNITA’ MONTANE
APPROVATA
UNA LEGGE REGIONALE
“DISASTROSA”

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“La montagna purtroppo di solito partorisce il topolino, qui la montagna, fra mille difficoltà storiche e nuove invece, sarà obbligata ad adottare e mantenere un nuovo topolino chiamato Riforma degli Enti Locali montani che, come ormai tutti i Sindaci hanno capito nulla in più porterà ai nostri territori se non costi maggiori e infinite lungaggini burocratiche nei prossimi anni.
(…) l'unico risultato di questa riforma è il poter dire politicamente di aver chiuso le Comunità montane, salvo dimenticarsi che le loro competenze sono ancora gestite, dopo quasi due anni e nonostante le promesse del presidente Tondo, da Commissari che gestiranno anche questa fase di transizione in barba ad amministratori democraticamente eletti dai cittadini e che hanno spesso visto perdere in questi mesi eccezionali opportunità come quelle dei finanziamenti europei. (...)
Cristiano Shaurli – Sindaco di Faedis
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Messaggero Veneto, Udine – martedì 29 novembre 2011
L’INTERVENTO – pagina 47

Montagna,

sulla riforma domande senza  risposta

di Cristiano Shaurli

La montagna purtroppo di solito partorisce il topolino, qui la montagna, fra mille difficoltà storiche e nuove invece, sarà obbligata ad adottare e mantenere un nuovo topolino chiamato Riforma degli Enti Locali montani che, come ormai tutti i Sindaci hanno capito nulla in più porterà ai nostri territori se non costi maggiori e infinite lungaggini burocratiche nei prossimi anni.
Perché la vera contrarietà e insieme la vera domanda è questa: questa riforma produrrà benefici per il nostro territorio montano?
Chiarito che non ci saranno più risorse, porterà almeno migliori servizi per i cittadini ed il territorio? La risposta semplice purtroppo è no, ma con sé porta anche altre amare considerazioni.
La Regione ha chiuso le Comunità montane, a torto o ragione, senza un'idea del cosa fare dopo, lungo la strada ha trovato comunque il senso di responsabilità dei Sindaci che con una faticosa mediazione hanno portato ad ottenere un 80% di consenso su una riforma che non avevano mai chiesto, che sicuramente non era la migliore delle riforme, ma era comunque una mediazione in cui ognuno responsabilmente e con fatica aveva rinunciato a qualcosa.
L'assemblea regionale ha reclamato poi il suo indiscutibile ruolo legislativo creando però una norma che benevolmente si può definire pasticciata e contradditoria.
Perché un lungo percorso di condivisione con i Sindaci per poi bellamente disattendere i contenuti dell'intesa?
Come fanno a stare insieme in una riforma, Unioni che mantengono le municipalità trasferendo competenze, con Comuni di Vallata che prevedono invece la fusione e quindi la chiusura di alcuni Comuni?
Rimane soprattutto l'amarezza della debolezza di questa Giunta che ottenuto un consenso così ampio dai territori non è stata in grado di difenderlo, non è stata in grado di portare a casa un risultato positivo ormai a portata di mano e le cui indubbie difficoltà applicative avrebbe poi potuto anche condividere con i Sindaci.
Rimane l'amarezza di considerare quanto poco si sa e ci si interessa della montagna.
Qual è l'idea di Unione che ha il legislatore regionale, qual è la massa minima indispensabile per dare servizi e risposte migliori al cittadino e al territorio? I 28 Comuni della Carnia o i 3 soli delle valli del Torre obbligati ad aderire alla riforma? I Comuni di fondo valle sono indispensabili e naturali partner economici e sociali dei Comuni di montagna o possono stare fuori tranquillamente da questa riforma? Cosa sarà l'unione del Gemonese senza Gemona o quella della Valcanale senza Tarvisio? In definitiva daranno le stesse risposte Unioni tanto diverse? Come faranno i Sindaci che possono farlo, a scegliere se aderire o meno senza conoscere quali sono i loro interlocutori sul territorio e senza sapere se la loro Unione avrà 30.000 o 3.000 abitanti, che credo sia un po' diverso in termini di servizi e risposte ai cittadini?
Infine qualcuno spiegherà ai nostri cittadini perché i Comuni montani devono forzosamente trasferire funzioni mentre per analoghi se non più piccoli Comuni di pianura non si ravvede questa necessità, con una palese e a parere mio incostituzionale discriminazione?
Non sono domande su cui ci si attende risposte perché sono quelle fino a oggi volutamente evitate, e perché l'unico risultato di questa riforma è il poter dire politicamente di aver chiuso le Comunità montane, salvo dimenticarsi che le loro competenze sono ancora gestite, dopo quasi due anni e nonostante le promesse del presidente Tondo, da Commissari che gestiranno anche questa fase di transizione in barba ad amministratori democraticamente eletti dai cittadini e che hanno spesso visto perdere in questi mesi eccezionali opportunità come quelle dei finanziamenti europei.
In verità un risultato questa riforma lo ha ottenuto ed è il "ringraziamento" che Sindaci di ogni colore politico credo vogliano fare uniti a questo governo regionale e anche alle forze politiche come quella del presidente della Provincia di Udine che si dichiara assolutamente contrario alla riforma dimostrandosi nel contempo assolutamente incapace di contrastarla. Un sentito ringraziamento per essere stati prima coinvolti e poi bellamente ignorati, per avere responsabilmente avanzato proposte poi tranquillamente stravolte e soprattutto per aver dato alla montagna e ai suoi cittadini una riforma che non produrrà nessun tangibile miglioramento nella condizione socioeconomica e nei servizi dei nostri territori ma li impegnerà per i prossimi anni con relativi costi ad un’applicazione concreta che probabilmente non vedrà mai luce prima che qualche legislatore avveduto non decida di cambiarla.
CRISTIANO SHAURLI  - Sindaco di Faedis
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Il grassetto e i colori sono della Redazione del Blog


1 commento:

  1. La Giunta regionale - Presidente Renzo Tondo - si appresta a cancellare l'ERDISU, con la stessa meetodologia con cui ha cancellato le Comunità montane? PARE PROPRIO DI SI!

    L'ERDISU di Udine funziona egregiamente e gli studenti che frequentano l'Università friulana sono contrari al suo smantellamento. La stessa rettrice Cristiana Compagno è contraria alla soppressione dell'Erdisu di Udine. Perchè dunque Renzo Tondo non tiene conto della volontà del territorio?

    La "casta politica" deve sempre imporre le sue scelte anche se i cittadini non le condividono? Siamo in democrazia o in dittatura? Esere stati eletti, significa forse, "fare tutto ciò che si vuole" senza tener conto della opinione dei cittadini?

    O noi friulani dobbiamo iniziare a fare "gli indignados" per essere ascoltati dalla "casta politica regionale"?

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